sabato 14 maggio 2011

TRE SANTI MAI ESISTITI S. FILOMENA, S. ESPEDITO, S. PASSERA


S. FilomenaNelle mie letture quotidiane su Roma, sulla sua civiltà e sulla sua storia, mi imbatto spesso su argomenti che tendono a diradare un velo sulle molte curiosità che circondano la capitale e svelano verità insospettate su luoghi, personaggi, chiese e santi . Una di queste riveste particolare interesse in quanto riportate su documenti ufficiali ecclesiastici e, in seguito, smentite dopo approfonditi studi e indagini da parte del Vaticano.
Si tratta di santi mai esistiti, ovvero di come la cattiva interpretazione di testi, iscrizioni e manoscritti abbia generato confusione sull’origine di màrtiri, in seguito beatificati dalla Chiesa, generando un vero e proprio culto di reliquie con tanto di santuari e miracoli. Una di questi màrtiri è Santa Filomena, nome assai diffuso nel meridione ( ndr: anche due mie parenti si chiamano così ) proprio in virtù del suo culto e c’è da dire che in Campania, nel 1800, sorse un santuario ad essa dedicato e la sua fama valicò le Alpi, in Francia, dove tale Giovanni Battista Vianney, il curato d’Ars, ne divenne l’apostolo più convinto. 
Migliaia di immaginette con le sue “storie” sui medaglioni : Filomena frustata a sangue, bersagliata dalle frecce che trafiggono invece i carnefici, sottoposta ad altre torture e, infine decapitata.
 Tutto frutto di fervida fantasia legata alla tradizione dei vari martirologi; in fin dei conti le torture e le morti erano pressoché uguali per tutti i martiri cristiani e Filomena, dunque, non poteva esserne da meno.
Ma come avvenne tutto ciò?
Un infortunio, una errata traduzione di un iscrizione funeraria; nel 1802 nel cimitero di Priscilla fu estratto un mucchietto di ossa coperte con tre mattoni  rettangolari che recavano, dipinta con vernice minio tra le figure dell’ancora e della palma, la formula augurale “.. Lumena ( primo mattone )Pax tecum (secondo mattone )Fi..( terzo mattone )”(che possiamo tradurre come : “esempio luminoso  / la pace sia con te / fi..gli(a/o) mio).Si pensò che il necroforo, riutilizzandoli per chiudere un altro loculo, avesse distrattamente collocato per ultimo il primo mattone, impedendo di leggervi “ Filumena/Pax tecum” ( Filomena la pace sia con te ) e il dubbio divenne certezza quando, frammista alle ossa, fu rinvenuta una fiala che sembrava contenesse qualche goccia di sangue.Fatto sta che il canonico Francesco de Lucia portò le reliquie in provincia di Avellino e, in buona fede,  le mise in una cassetta e le espose alla venerazione dei fedeli .
Poi, ascoltata una suora che diceva di aver avuto alcune rivelazioni su Santa Filomena (ormai la martire fu battezzata così), cominciò a scriverne la vita, sulla quale il folklore popolare ricavò un poemetto in 43 ottave e una canzone in 32 quartine che ebbero grande fortuna.Persino Benedetto Croce ricorda come il 7 novembre del 1849 il santuario fu visitato da Pio IX che vi celebrò messa e come il suddetto fu impreziosito dai regali di Ferdinando II e di Maria Teresa; non solo, ma persino Silvio Pellico le dedicò una poesiola. Il culto di Filomena era così intenso che nel 1837 la Congregazione dei riti le concesse per l’11 agosto la messa e l’ufficio “de communi”.Si contarono miracoli, tutti testimoniati,  da parte di povera gente e non poche furono le devozioni dedicate a questa martire in gratitudine dei suoi favori.
Ma, col passare degli anni, l’entusiasmo popolare cominciò ad attenuarsi, il patrocinio di Filomena venne sempre meno invocato e il suo nome, nel 1961, fu depennato per ordine di Giovanni XXIII, non dal martirologio, nel quale non era mai stato incluso, ma dal calendario ecclesiastico.Non meno interessante è la storia di Sant’ Espedito.Si sa che il libraio Enrico Feliziani, che aveva bottega in via delle cornacchie a Roma nel 1800, pubblicò insieme al settimanale politico-religioso La Nuova Roma, anche una serie di opuscoli con la vita, i tridui e le novene in onore di un’altra vittima di Diocleziano, anch’essa ignorata dal martirologio. L’aveva chiamata S.Espedito e la sua immagine, scolpita in legno, modellata in cartapesta e dipinta, si vedeva in alcune chiese, tra le quali S.Vitale, dove veniva invocato come “ intercessore benigno nelle grandi necessità”.Aveva l’aspetto di un robusto tribuno romano, con la corazza, il cinturone, l’elmo e con la destra teneva una piccola croce con su scritto “hodie”, la palma del martirio con la sinistra e sotto i piedi un corvo che da una zampa mostrava il cartiglio con il terribile avvertimento “Cras”.Quello di S. Espedito fu, tuttavia, un culto di breve durata e circoscritto a Roma, non paragonabile a l’altro tributato per più di un secolo a Filomena.
Non si sa dove il Feliziani abbia attinto tali notizie su questo personaggio o quale fonte documentata lo abbia spinto a pubblicare la vicenda di Espedito ma, tuttavia,  può certo spiegarlo una storiella che vado a raccontare anche se non fa ridere.Si diceva che le religiose di un monastero francese avevano manifestato a un ecclesiastico residente a Roma il desiderio di possedere il corpo di un martire cristiano sepolto nelle catacombe della capitale per onorarlo.Ottenutolo, questi inviò loro il seguente telegramma: “ Saint expediè arrivera demain”.
Le monache, credendo si trattasse del nome del martire, lo chiamarono Saint Expediè che, tradotto nella lingua italiana, divenne S.Espedito e tributarono a quei miseri resti gli onori di un santo.
Forse la storia andò proprio così ma non esiste la certezza del fatto anche perché il libraio di via delle cornacchie non spiegò mai dove aveva reperito le informazioni pubblicate su quel martire.Ma ancora più incredibile è la storia di San Passera ( a Roma c’è il vicolo di S.Passera; la voce che vuole la versione al femminile è del tutto arbitraria… ). La storia parte da due martiri, Ciro e Giovanni, un medico di Alessandria d’Egitto e un soldato di Emessa divenuto suo discepolo, che furono decapitati nel 303 a Canopo, durante la persecuzione di Diocleziano; ma sulla loro vita sono pervenute molte leggende con poche notizie che non hanno tuttavia impedito alla Chiesa Latina e Greca di commemorarne il martirio al 31 gennaio. Nella prima metà del V secolo il vescovo S.Cirillo fece trasferire le spoglie nella città di Menuthis (Egitto) divenuta in seguito famosa per i numerosi miracoli a loro attribuiti con troppa credulità e una settantina dei quali elencati, agli inizi del VII secolo, da Sofronio patriarca di Gerusalemme.Ma la testimonianza più probante del culto dei due martiri, rimane legata al nome di Abukir, deformazione di Abba Ciro, che sostituì l’altro di Menuthis.

Le loro reliquie furono traslate a Roma in un oratorio sulla via Portuense, dopodiché c’è un vuoto di circa due secoli. Successivamente, nel 1059, fu affidato alle Benedettine del monastero di S.Ciriaco, fu altresì concesso, nel 1452, ai canonici di S.Maria in via Lata i quali, ogni anno il 31 gennaio, dopo aver celebrato messa, ne celebravano allegramente la ricorrenza con un pranzo. Ma, fin dal 1376 il piccolo oratorio, il più antico e superstite dei cinque dedicati ai martiri alessandrini, era chiamato dal popolo con un nome diverso.Caduto nel dimenticatoio quello di Giovanni, attraverso le stesse alterazioni fonetiche che avevano trasformato i nomi dei SS. Cosma e Damiano in Cosimato (N.D.R.: la chiesa trasteverina è dedicata ad entrambi questi martiri e non al solo Cosimato peraltro mai esistito; d’altronde sulle deformazioni dei nomi di santi abbiamo più di un esempio nelle chiese veneziane: S.Zanipolo è la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, S.Stae è S. Eustachio).
Quindi dall’originario Abbas Cirus, poi Abba Ciro, Appaciro, Appacero, Pacero, Pacera, il nome di Ciro era diventato Passera, martire cristiano sotto Diocleziano. Tuttavia l’archeologo Armellini ritiene che detta deformazione derivi dal nome di S.Prassede, perché il 21 luglio, festa di questa santa, nell’oratorio si celebrava messa. Ma qualunque sia l’origine, fatto sta che il nome di Passera è rimasto di uso corrente, perché il Comune di Roma le ha intitolato una via e un vicolo del quartiere Portuense. L’oratorio riporta alcuni dipinti e affreschi interessanti e sull’architrave della cella sepolcrale è rimasta l’iscrizione “ Corpora sancta Cyri renitent hic atque Jhoannis / Quae quondam Romae dedit Alexandria magna”. Negli anni sessanta, infine, furono effettuati lavori di restauro e poi sospesi.
Chissà mai se riprenderanno i lavori per dare una definita sistemata a questo oratorio del VII secolo dedicato a San Passera… 
http://www.ilgiornaledellazio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=845:tre-santi-mai-esistiti-s-filomena-s-espedito-s-passera&catid=29:the-cms

CHE COSA SONO I SANTI SECONDO LA BIBBIA?
La parola “santo” deriva dal termine greco hagios che significa “consacrato a Dio, santo, consacrato, pio". È quasi sempre usato al plurale, “santi”: "…Signore, ho sentito dire da molti di quest’uomo quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme" (Atti 9:13); "avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti si recò anche dai santi residenti a Lidda" (Atti 9:32); "questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l’autorizzazione dai capi dei sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi… “(Atti 26:10). Esiste un solo caso di impiego singolare ed è questo: "Salutate ogni santo in Cristo Gesù…" (Filippesi 4:21, KJV). Nella Scrittura, vi sono 67 utilizzi del plurale “santi” in confronto all’unico impiego del termine singolare “santo”. Anche in quest’unico caso, c’è in vista una pluralità di santi: “…ognuno dei santi…” (Filippesi 4:21, NR).Il concetto del termine “santo” è un gruppo di persone messo da parte per il Signore e per il Suo regno. Esistono tre riferimenti al carattere pio dei santi: "perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi…" (Romani 16:2); "per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo" (Efesini 4:12); "come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi" (Efesini 5:3).Pertanto, biblicamente parlando, i “santi” sono il corpo di Cristo, i cristiani, la chiesa. Tutti i cristiani sono considerati santi. Tutti i cristiani sono santi… e allo stesso tempo sono chiamati a essere santi. 1 Corinzi 1:2 (ND) lo afferma chiaramente: “Alla chiesa di Dio che è in Corinto ai santificati in Gesù Cristo, chiamati ad essere santi…”. Le parole “santificati” e “santi” derivano dalla stessa radice greca come il termine tradotto comunemente “santi”.
I cristiani sono santi in virtù della loro unione con Gesù Cristo. I cristiani sono chiamati ad essere santi, a consentire sempre più alla loro vita quotidiana di armonizzarsi più strettamente con la loro posizione in Cristo. Questa è la descrizione biblica e la vocazione dei santi.In che modo la comprensione cattolico-romana dei “santi” regge al confronto con l’insegnamento biblico? Non troppo bene. Nella teologia cattolico-romana, i santi sono in cielo. Nella Bibbia, i santi sono sulla terra. Nell’insegnamento cattolico-romano, una persona non diventa santa finché non sia “beatificata” o “canonizzata” dal papa o da un vescovo importante. Nella Bibbia, tutti quelli che hanno ricevuto Gesù Cristo per fede sono santi. Nella pratica cattolico-romana, i santi sono venerati, li si prega e, in alcuni casi, sono adorati. Nella Bibbia, i santi sono chiamati a venerare, adorare e pregare soltanto Dio.

http://www.gotquestions.org/italiano/Santi-cristiani.html
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