lunedì 4 luglio 2011

Il Giubileo e la Via Crucis

Il Giubileo cattolico-romano, chiamato anche Anno Santo, è una solenne indulgenza plenaria che viene concessa dal papa. Esso fu inventato da Bonifacio VIII (1294-1303) nel 1300. Con una sua bolla decretò che ogni cento anni chi avesse visitato ‘la basilica di San Pietro e quella di San Paolo in Roma’, e fosse in grazia, cioè assolto dai peccati, avrebbe guadagnato il condono di tutta la pena che avrebbe dovuto soffrire in purgatorio per i peccati commessi. Clemente VI (1342-1352) ridusse il Giubileo ad ogni cinquanta anni, e così il secondo Giubileo fu celebrato nel 1350. Urbano VI (1378-1389) lo ridusse ulteriormente a trentatré anni in memoria degli anni che Gesù visse in terra.
Infine Paolo II (1464-1471) ordinò che il Giubileo si celebrasse ogni venticinque anni e tale è rimasto da quel tempo l’intervallo di tempo tra un Giubileo e l’altro. Secondo quello che dice l’Enciclopedia Cattolica le condizioni solite ad apporsi per l’acquisto del Giubileo ordinario sono la confessione, la comunione, la visita a determinati luoghi di culto della chiesa cattolica e la recita di alcune preghiere. Dal 1950 non è più indispensabile venire a Roma per lucrare questa indulgenza. Nel Dizionario storico del papato si legge infatti che in quell’anno la costituzione apostolica Par annum sacrum proclamò il carattere universale dell’indulgenza giubilare per cui ‘non fu più indispensabile compiere il viaggio a Roma, essendo gli ordinari autorizzati a designare in ciascuna città episcopale, per le visite prescritte, la cattedrale e due altre chiese od oratori in cui il culto si celebrava regolarmente’ (Dizionario storico del papato, Milano 1996, pag. 66).
Per quanto riguarda il Giubileo occorre dire che benché nella legge di Mosè si parli di un giubileo ordinato da Dio, quello cattolico non ha nulla a che fare con esso. Ricordiamo in che cosa consisteva il giubileo giudaico. Dio disse a Mosè: "Santificherete il cinquantesimo anno, e proclamerete l’affrancamento nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà, e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non seminerete e non raccoglierete quello che i campi produrranno da sé, e non vendemmierete le vigne non potate" (Lev. 25:10,11). In quell’anno quindi, secondo la legge, chi a motivo della sua povertà aveva negli anni precedenti venduto una sua proprietà, ritornava in possesso della sua proprietà; e parimente anche chi a motivo della povertà si era venduto come schiavo a uno dei suoi fratelli in quell’anno tornavo libero. Questo giubileo era l’ombra di ciò che doveva avvenire quando sarebbe venuto Cristo; perché come al giubileo lo schiavo tornava in libertà così con la venuta di Cristo coloro che erano venduti schiavi al peccato sarebbero stati affrancati dal peccato mediante l’Evangelo della pace. Ma i papi, per arricchirsi hanno preso il giubileo giudaico e ne hanno fatto un rito che libererebbe il Cattolico da un presunto purgatorio, attirando nelle casse del papato ingentissime somme di denaro. 

La devozione della Via Crucis fu inventata dai frati Francescani nel quindicesimo secolo, e divenne d’uso generale nel diciottesimo secolo quando i papi la estesero a tutte le chiese. La devozione consiste nel soffermarsi da soli o in processione davanti a quattordici quadri (chiamati stazioni e che sono appesi ai muri) uno dopo l’altro recitando certe preghiere stabilite. Le quattordici stazioni rievocano degli eventi accaduti a Gesù lungo la strada per il Calvario e la sua morte e sono così divise: 1) Processo e condanna a morte; 2) Gesù prende la croce; 3) Prima caduta; 4) Incontro con la Madre; 5) Simone di Cirene; 6) Incontro con la Veronica; 7) Seconda caduta; 8) Incontro con le pie donne; 9) Terza caduta; 10) Gesù è spogliato; 11) Crocifissione; 12) Morte di Gesù; 13) Deposizione dalla Croce; 14) Nel sepolcro.
A riguardo di questo esercizio si legge nel libro L’Aggiornamento delle Indulgenze: ‘Resta quindi valido e vivamente raccomandato il pio esercizio della Via Crucis. Fatto bene, produce frutti copiosi di fervore e di santità. Esso rinnova la memoria delle sofferenze che Cristo Signore ha sopportato, portando la Croce, lungo la via che dal pretorio di Pilato porta al monte Calvario, dove egli ha offerto la sua vita per la nostra redenzione. (...) Due sole cose sono obbligatorie per il pio esercizio: 1) passare da una ‘stazione’ all’altra; 2) meditare o considerare la Passione del Signore. Tutto il resto è lasciato alla pietà e devozione di ciascuno (...) L’aggiunta di qualche preghiera vocale, benché non sia prescritta, viene quasi spontanea ed è molto utile per preparare e per accompagnare la meditazione, in modo simile a quanto si fa nel S. Rosario. Chi fa il pio esercizio della Via Crucis può acquistare l’indulgenza plenaria. S’intende che, come per ogni altra indulgenza plenaria, deve anche adempiere le tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice’ (Sessolo Giovanni, op. cit., pag. 49,50).
E’ scritturale questa devozione? Affatto, perché nella Bibbia non è insegnato in nessun posto che i discepoli erano dati ad una simile pratica. E poi occorre dire che alcuni degli episodi rievocati in queste ‘stazioni’ non esistono nella Parola di Dio (ci riferiamo ai numeri 3, 4, 6, 7, 9).


(da uno scritto di G. Butindaro)


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