venerdì 10 dicembre 2010
Lo Ior e quei conti con i soldi della mafia
Sarzanini sul Corriere della Sera ce lo racconta: denaro delle cosche è transitato presso la banca del Vaticano. Complice un prete, parente di mafiosi.
Antonio Bonaccorsi, fratello di un boss condannato con sentenza definitiva, sarebbe stato in grado di riciclare almeno 300mila euro di soldi sporchi. Attraverso la banca del Vaticano. La storia, scabrosa, la racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera: “Soldi delle cosche riciclati attraverso un sacerdote presso lo Ior”, è l’incipit del suo pezzo, che è tutto un programma.
PRETE IN FAMIGLIA – Fortuna per i Bonaccorsi: fa sempre comodo avere unprete in famiglia. E’ infatti stato Orazio, sacerdote e rampollo della dinastia, a consegnare le chiavi del conto Ior, “dal quale accedeva tramite computer”, scrive il Corriere. “L’analisi della movimentazione dimostra che altri hanno ottenuto i codici d’accesso e utilizzato quello stesso conto corrente per spostare migliaia e migliaia di euro”, continuano da Via Solferino. E chi mai avrebbe avuto interesse a questi transiti allegri di denaro? E’ da verificare: scattano dunque, “dopo i sequestri” dei fondi provenienti dai conti del Credito Artigiano, altre verifichesulla banca del Vaticano: gli inquirenti ci vogliono vedere chiaro, perchè l’ipotesi, a questo punto, sarebbe riciclaggio di denaro sporco – e non solo violazione degli obblighi di legge sulla trasparenza bancaria.
APPALTI – Tutto parte da un appalto vinto dai Bonaccorsi presso la Regione Sicilia: ovviamente c’è di mezzo un giro di fatture false, ma quello che interessa agli inquirenti è che fine facciano i soldi che i Bonaccorsi percepiscono, che iniziano a fare il giro dei conti correnti, “attraverso numerose banche, per giungere all’istituto che ha permesso il riciclaggio”. E si arriva così dentro le mura della cittàLeonina. I soldi accreditati dalla regione Sicilia finiscono sul conto di Orazio Bonaccorsi, appunto il prete di famiglia, che, con assegno a se stesso, lo gira sul conto Ior della Banca di Roma: i magistrati hanno messo tutto per iscritto. Arrivati in Vaticano, i soldi tornano in Sicilia: “Nove bonifici verso la banca di Novara, filiale di Catania: per un importo complessivo di 225mila di euro“. Stante il fatto che tutti questi traffici sono stati effettuati dal computer, con metodo home banking, sarebbe vitale a questo punto per la procura riuscire a capire chi altri abbia la disponibilità dei codici di accesso a questi conti. Il Vaticano, interrogato in merito, nicchia: “Sono vicende passate, oggi non sarebbe più possibile”.
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