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giovedì 2 giugno 2011
Le radici pagane del cattolicesimo: da Horus a Gesù
Horus (o (H)oro, dall’egizio heru, “eroe”, come l’inglese hero e l’italiano “eroe”, aventi la stessa radice), al pari di Gesù, fu concepito da una vergine, Iside-Mari. Era
l’Unigenito figlio del dio Osiride. Padre putativo di Horus fu Jo-Sêph, di discendenza reale. Horus nacque in una grotta, annunciato da un angelo a sua madre Mari. La sua nascita fu annunziata da angeli e da una stella, ed egli nacque il 25 dicembre in una mangiatoia. I suoi seguaci lo raffigurarono come un bambino in una mangiatoia e festeggiarono la sua nascita il 25 dicembre. Alla sua nascita assistettero dei pastori e dopo la nascita vennero a lui tre personaggi, ma ben
presto Herut cercò di far uccidere Horus,
così Osiride disse a Mari, fatta oggetto di culto, di nascondersi con suo figlio. All’età di dodici (12) anni, Horus compì un atto importante. Dai dodici ai trenta (30) anni, non vi è alcuna documentazione sulla vita di Horus, il quale fu battezzato presso il fiume Eridano, o Iarutana, all’età di trent’anni per opera di Anup il Battista, che fu poi decapitato. Horus fu portato dal deserto su un’alta montagna dal suo rivale Sut, o Set(h), dove però resiste alla tentazione. Horus aveva dodici discepoli, camminò sull’acqua, espulse i demoni, guarì i malati, restituì la vista ai ciechi e resuscitò Asar presso la città di Anu1. «Gli ebrei aggiunsero il loro prefisso (“beth”) per “casa” ad “Anu”, originando “Beth-Anu”, o la “Casa di Anu”. Dato che “u” e “y” erano anticamente intercambiabili, “Bethanu” divenne “Bethany” (Betania), la località menzionata in Giovanni 11»2 come sede della resurrezione di Lazzaro. Ad Asar, fatto resuscitare da Horus, «[…] ci si rivolgeva utilizzando, come segno di rispetto, il termine “l’Asar”. Tradotto in ebraico, è reso “El-Asar”. I romani aggiunsero il […] [suffisso] “us” per indicare un nome maschile, ottenendo “Elasarus”. Con il passare del tempo la “E” fu omessa e la “s” si tramutò in “z”, dando origine a “Laz[z]arus” (Lazzaro)»3. Horus fu trasfigurato su una montagna, pronunciò il celebre Sermone del Monte. Morì crocifisso accompagnato da due ladroni, fu sepolto in una tomba, discese agli inferi e resuscita dopo tre giorni. Fu adorato presso Anu, come Gesù presso Betania. La sua resurrezione fu annunciata da donno. Horus in futuro instaurerà un regno millenario. Horus era considerato un personaggio mitico, un salvatore dell’umanità e un dio-uomo. Veniva raffigurato come un pargolo in braccio alla madre-vergine Mari, e veniva chiamato KRST (cioè l’“unto”), il buon pastore, l’agnello di Dio, il pane della vita, il figlio dell’uomo, la Parola, il pescatore e il redentore. Era associato ai pesci e al segno astrologico dei Pesci, oltre che alla mazza, alla vite e alla verga del pastore. Horus insegnava a dare il pane all’uomo affamato, l’acqua all’uomo assetato e vestiti all’uomo ignudo4. Disse: «Io sono il Signore della Luca [cfr. il giovanneo «Io sono la luce del mondo»]»5. Era colui che conosceva le vie del cielo6. Disse ancora: «Io possiedo il pane in Anu. Io condivido in cielo il pane con Râ [cfr. il giovanneo «Io sono il pane di vita ch’è disceso dal cielo»]»7.
Si noti, fra le numerosissime similitudini, le analogie fra i nomi: Mari/Maria, Giuseppe/Jo-Sêph, Herut/Erode, Iarutana/Giordano, Anup/Giovanni e Set/ Satana.
Iside-Mari, come abbiamo visto corrisponde alla Madonna, madre di Gesù (Horus). Nella mitologia egizia, essa è sorella di Osiride-Asar8, resuscitato da Horus, così come Maria di Betania è sorella di Lazzaro (Osiride) secondo il canonico Vangelo di Giovanni. Nell’agiografia cristiana, come nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, o Varagine, Maria di Betania viene identificata con Maria Maddalena, madre di Gesù, secondo la tradizione talmudica. Si confronti tutto ciò con Mari, sorella di Asar e madre di Horus.
Mari-Iside era una vergine madre, proprio Maria, madre di Gesù.
Ma se i teologi si sono accorti dell’errore perché hanno continuato a insistere sulla verginità mariana?
Perché i popoli primitivi adoravano una divinità femminile, la Madre terra. Con l’andare del tempo essa venne affiancata a una divinità maschile, più potente.
Anche presso i giudei e i cristiani primitivi vi erano le tracce della derivazione del culto matriarcale e la Madre terra (antica dea) [Iside-Mari] era divenuta la Ruah o Spirito Santo. I “Figli di Dio” […] derivavano la loro forza vitale dall’unione creatrice di Dio con Ruah, la Madre.
Ecco dunque la logica trinità: Padre, Madre, Figlio [Osiride, Iside, Horus] […]. I sacerdoti guerrieri patriarcali decisero di abrogare la Ruah, ma il suo culto era troppo radicato. Tutto quello che fu possibile fare fu toglierle il nome. La Ruah, dunque, divenne solo lo Spirito Santo, entità asessuata e incorporea. Quando i cristiani della scuola di Paolo cominciarono a sostenere, quindi, l’unione tra Maria e lo Spirito Santo […] [altri gruppi di] cristiani restarono sgomenti.
Il Vangelo di Filippo mostra tutto lo sbalordimento dei cristiani dell’epoca:
Il Vangelo apocrifo di Tommaso cita uno Spirito Santo femminile, che chiama la Innocente Spiritualità
Nel momento della “verginificazione” di Maria si ricorse così a una trinità maschile […].
[…].
Fu allora che San Paolo fece […] Gesù un semidio nato in modo straordinario. […] la frase: “Un vento calerà su di te [Maria] e ti coprirà come un’ombra la potenza dell’altissimo [El Elyon]” (Luca 1,35) […] è la copia identica dei comportamenti utilizzati da Zeus per accoppiarsi con le donne terrestri. La mitologia pagana si sposa con la nuova religione così da realizzare il sincretismo [si veda il capitolo Mitocrasia e teocrasia].
[…]. Così, sul finire del 300 Giovanni Crisostomo fece approvare il dogma della sempiterna verginità di Maria, ante partum, in partu, post partum.
[…].
[…]. Gesù non poteva essere soltanto il figlio subalterno di Dio. Ciò avrebbe significato che la nuova fede [il cristianesimo] era in realtà il credo nel Dio dei giudei [si vedano i capitoliYahweh, dio della Luna e Adonai, dio del Sole in Hyksos ed Ebrei], con l’unica differenza di averlo dotato di prole. Quindi, ovviamente […] i cristiani romani non avrebbero potuto distanziarsi, come volevano dai giudei.
Così, nel Concilio di Nicea del 325, vi fu una disputa animatissima, tanto che alcuni partecipanti vennero uccisi ([…] gli ariani […]). Si decise infine che Gesù non era solo il Figlio, ma Dio stesso incarnato. […].
Horus era il Sole, Iside la Grande Madre, vale a dire la Terra. Avendo constatato sinora le analogie fra Cristianesimo e il culto di Horus e Iside-Mari, osserviamo come queste divinità facciano riferimento ad archetipi teistici presenti anche in altre culture.
Riporto a quanto scritto in un sito web riguardo questo argomento: «Il cristianesimo non si è sviluppato di colpo a seguito della presunta venuta di Gesù ma da un concetto che esisteva da millenni, espresso in altri termini.
In effetti, come si può constatare […], la religione cristiana è stata costruita su numerosi dei, religioni, sette, culti e riti misterici che erano presenti sulla terra assai prima dell’attuale era cristiana, compreso il mondo ebraico, assai meno monoteista di quanto si voglia far credere, dove gli israeliti adoravano numerosi dei, inclusi il sole, la luna [si vedano i capitoli Yahweh, dio della Luna e Adonai, dio del Sole in Hyksos ed Ebrei], le stelle e tanti altri presunti ospiti del “cielo”.
La base fondamentale di tutti i miti (e quindi del cristianesimo) si ritrova dunque negli antichissimi culti solari [come quello di Horus]. Non è un caso che si siano enumerati 12 patriarchi, 12 tribù d’Israele e 12 apostoli, essendo 12 il numero dei segni dello zodiaco, parte fondamentale dei culti solari, in quanto questi segni identificavano le 12 “case” attraverso le quali il sole passa ogni giorno e le 12 ore del giorno e della notte.
Indubbiamente anche le 12 fatiche di Ercole, i 12 aiutanti di Horus, i 12 generali di Ahura-Mazda [i 12 compagni di Odisseo, quando questi cade prigioniero del ciclope Polifemo, i 12 Cavalieri della Tavola Rotonda del leggendario re Artù] ed i 12 apostoli di Gesù sono simboli dei segni zodiacali e non corrispondono a nessun particolare interprete del dramma che si sarebbe svolto sulla terra nell’anno 30 (e.v.).
[…] Le figure principali del cristianesimo derivano da divinità pagane esistenti in precedenza. Ad esempio, la triade padre-madre-figlio è presente in molte mitologie antiche: gli egizi avevano Osiride, Iside ed Horo; i romani Giove, Giunone e Minerva; i sumeri Enchi, Ninhursaga e Tammuz; i persiani Ahura Mazda, Anahita e Mitra, e via dicendo. Da notare che per i romani i due dei avevano una figlia anziché un figlio per lontana eco dell’ormai remoto periodo matriarcale. Parallelamente altre mitologie avevano una coppia invece del trio: i lidi con Cibele ed Atti[(s)], i greci con Demetra e Persefone e così via.
Il fatto che alcuni popoli avessero un trio ed altri una coppia (senza il padre), avvenne perché nella società in cui il maschio aveva maggior predominanza si affiancò in seguito alla madre, dea della natura, ed al figlio, dio della vegetazione, un dio maschio che facesse da capofamiglia. Addirittura in alcuni popoli il dio paredro (= compagno) della dea da figlio divenne marito perdendo così ogni alone di inferiorità o subalternanza: è il caso dei palestinesi (Asera ed Aleian-Baal), degli [(k)]hurriti ("Ma" ed il dio delle tempeste), e forse anche dei paleomaltesi. Nella mitologia indiana post-vedica, infine, le tre divinità trinitarie erano tutte maschili: Brama, Visnù e Sciva.
La Dea Madre, o Grande Madre [Iside], è stata probabilmente la prima divinità immaginata dallo spirito umano; ma anche se ciò non fosse, il suo simbolismo è tuttavia una caratteristica predominante nei reperti archeologici del mondo antico, dalle Veneri gravettiane […] alle iscrizioni del Mediterraneo orientale, dell’Asia occidentale, della valle dell’Indo e dell’Egeo. Il culto si concentrò dapprima sul mistero della nascita, e perciò si mettevano in particolare risalto le funzioni della donna […] gli attributi sessuali erano esagerati e suggerivano l’idea della gravidanza e talvolta anche del parto. Il loro scopo era di stimolare la vita con un’abbondanza sempre maggiore, sia nel genere umano che negli animali e nella natura, sicché la nascita e la generazione erano fuse in uno con la conservazione delle risorse alimentari da cui dipendeva l’esistenza.
Con lo sviluppo dell’agricoltura e della pastorizia e man mano che il culto progrediva, specialmente nel Vicino Oriente, si andò facendo sempre più chiaramente definita la figura di una dea che personificasse le funzioni materne.
In un primo tempo fu la dea vergine [come Iside o la Beata Vergine Maria] che fece sentire la sua influenza predominante dall’India al Mediterraneo. In Mesopotamia […] le forze produttrici della terra avevano fornito nei tempi preistorici (quando la donna aiutava l’uomo a coltivare con zappe e vanghe, prima che venisse inventato l’aratro ed essa sostituita dalle bestie atte a tirarlo) una classe divina in cui predominava l’elemento femminile […]14.
15 Il mito di Gesù, in http://breviarioateo.blogspot.com/2009/10/parte-iii-il-mi....
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