lunedì 6 dicembre 2010

Papi criminali: l'inquisitore sul trono di Pietro

Alla morte di Pio IV il conclave era in mano all' abile tessitore Carlo Borromeo e, come stabilito da Pio, il conclave tornò ad essere chiuso senza influenze dall' esterno. Carlo Borromeo (anche con il sostegno del cardinale Farnese) portò a far vincere nel conclave la linea della piena restaurazione contro quella opposta che prevedeva una linea dialogante e conciliante. Il massimo rappresentante di una dura controriforma non poteva che essere l'ex Grande Inquisitore Michele Ghisleri che fu eletto assumendo il nome di papa Pio V (1566-1572).Si presenta da umile e rigoroso Pio V in accordo con la sua origine di pecoraio.
 Niente festeggiamenti all' elezione con il denaro dato ai poveri. Fa vita da asceta con abiti non sfarzosi coprendo con l' abito da Papa quello povero da domenicano, nutrendosi poco e dormendo su un pagliericcio, andando scalzo ed a capo scoperto in processione. Sembrava proprio un Papa che tornava al Vangelo che non si occupava di guerre pensando che la Chiesa non cresce con i cannoni ed i soldati e che ha solo bisogno di preghiere, di ascetismo e di Testi Sacri. Anche il nepotismo non lo riguardò e furono gli altri cardinali a consigliargli di fare cardinale un suo nipote, il domenicano Michele Borelli, perché lo aiutasse in un rapporto di fiducia (come degnamente fece). Un altro nipote che fece capitano delle guardie fu da lui cacciato perché si comportava in modo indegno. Eliminò sfarzi e divertimenti dalla corte pontificia, riformò la Curia obbligando i vescovi a risiedere nei loro territori, introdusse pene severe per i peccatori del non rispetto del riposo domenicale, per quelli che
bestemmiavano, per i concubini e gli adulteri (questi ultimi venivano frustati in pubblico). E già che c'era, abolì il peccaminoso Carnevale, vietò con due bolle (1567 e 1570) la questua ed il virgiliano dirum nefas cioè l'esecrabile vizio libidinoso e l'infamia contronatura (1568), vietò rigorosamente ogni discussione sul miracolo dell'Immacolata Concezione (1570) e, con un provvedimento che avrà molta importanza nei futuri processi dell'Inquisizione, l'11 aprile 1567 concesse il titolo di dottore della Chiesa a Tommaso d'Aquino. Naturalmente tentò seri provvedimenti contro le prostitute o cortigiane che continuavano ad essere un numero enorme (intorno alle 7000 quelle censite) a Roma che faceva circa 50 mila abitanti.
Il fatto è che Roma è sempre stata piena di preti e chierici d'ogni tipo e, come oggi vicino alle caserme, la prostituzione è un grande affare. Oltretutto la Chiesa guadagnava molto da esse per le tasse che imponeva e le tangenti che riscuoteva dai protettori. Come al solito, di fronte ai decreti di espulsione, le prostitute di basso rango se ne andarono con tutti i loro averi essendo poi derubate di ogni bene appena fuori città, molte gettate nel Tevere ed altre semplicemente ammazzate, molte sopravvissute morirono di miseria e fame. Queste notizie e l'intercessione di ambasciatori e nobili fecero tornare indietro il Papa dalla sua decisione riprendendo le prostitute a Roma ma con obbligo di risiedere solo in un determinato quartiere e pene severe in caso contrario. Per le prostitute d'altro bordo, il problema non si pose. In ogni caso Roma sembrava diventata un convento, in accordo con l'idea di una dura restaurazione interpretata da Pio V. Dati i precedenti da Inquisitore sotto Paolo IV (mentre Pio IV lo aveva liquidato come tale) grande occupazione dette il Papa a questa istituzione che potenziò all'inverosimile a cominciare dalla ricostruzione del Palazzo dove aveva sede e delle carceri annesse distrutto dalla collera popolare dopo la morte di Paolo IV (i lavori iniziarono nel 1566 e terminarono nel 1569). L'Inquisizione doveva servire a moralizzare i cittadini, le singole persone che non pensavano come il Papa, a spegnere ogni minima idea di critica e di diversità. O con la Chiesa o eretici.
        La popolazione, i primi tempi incredula di un Papa così pio, iniziò a vivere nel vero e continuo terrore perché l'Inquisizione arriva ovunque con minimi sospetti e vaghe delazioni e ti tortura ed uccide, privandoti di ogni bene. E Pio V risultava essere un vero mostro sanguinario. E vescovi e cardinali in giro per l'Italia non trovarono di meglio che imitarlo trasformando l'intera Italia in un incubo per ogni persona, pur lontana da ogni peccato. Il più bravo criminale imitatore di Pio V fu il cardinale Carlo Borromeo. Apro in proposito una brevissima parentesi per ire che la Chiesa non trovò di meglio che santificare questi due incalliti criminali  e magari non Pio IV che volò molto ma molto più in alto di questi due assassini. Anche i sovrani cattolici iniziano a cogliere il nuovo spirito. Più si è assassini più si è premiati, come Cosimo de' Medici che venne promosso a granduca, come Massimiliano II d'Asburgo, successo al padre Ferdinando I nel 1564, che per il suo impegno controriformista venne elevato a arciduca. Pio V, da vero sadico, scrisse anche a vari sovrani stranieri per chiedergli durezza e nessuna pietà contro l'eresia (figurarsi la felicità di chi può eliminare i nemici politici incriminandoli di eresia). In particolare questo papa assassino scrisse a Felipe II affermando: "Riconciliarsi mai; non mai pietà; sterminate chi si sottomette e sterminate chi resiste; perseguitate ad oltranza, uccidete, ardete, tutto vada a fuoco e a sangue purché sia vendicato il Signore; molto più che nemici suoi sono nemici vostri". Uno così dovrebbe essere rinchiuso in un  manicomio criminale ed invece la Chiesa, nel suo insieme lo ha fatto santo ! Ma non basta, con somma coerenza, colui che diceva non aver bisogno la Chiesa di cannoni e soldati, inviò truppe in aiuto dei cattolici francesi nella guerra e le stragi contro gli Ugonotti, truppe che avevano l'ordine di non prendere prigioniero nessun ugonotto e di uccidere subito chiunque gli capitasse tra le mani(8). Rendina riporta il giudizio di uno storico come Giovagnoli che scriveva: s'inebriò delle stragi di Cahors, di Tours, di Amiens, di Tolosa e al Duca d'Alba mandò in premio il cappello e la spada benedetti.
        Riuscì a mettere insieme una Lega Santa contro i Turchi formata da Genova, Venezia e Spagna. I Turchi furono battuti al largo di Lepanto il 7 ottobre 1571. L'importantissima vittoria che fermò l'avanzata ottomana fu appunto solo finalizzata a quello scopo. Pio non fu soddisfatto perché avrebbe voluto la liberazione dei Luoghi Santi.      
        Altre imprese di Pio V erano dirette sempre alla sua ossessione di sterminare l'eresia. In Inghilterra appoggiò Maria Stuart perché cattolica contro l'anglicana Elisabetta I che scomunicò nel 1570 (i massacri papali nel continente comportarono odio in Paesi non cattolici e proprio in Inghilterra vi furono persecuzioni e morte per i cattolici). Ancora in Italia nel 1569 emanò una sciagurata Bolla contro gli ebrei, la Hebraeorum gens sola quondam a Deo dilecta, con cui gli ebrei vennero espulsi da ogni luogo nello Stato Pontificio meno che da Roma ed Ancona dove vi erano i ghetti per rinchiuderli. Gli ebrei di Bologna passarono nel vicino territorio estense; ma siccome la bolla ordinava anche la distruzione di tutto ciò che potesse ricordare l'esistenza di una comunità ebraica, compresi i cimiteri, gli ebrei di Bologna abbandonarono la città portando con sé anche i loro morti. In seguito scomparvero per sempre alcune comunità ebraiche italiane: quelle di Ravenna, Fano, Camerino, Orvieto, Spoleto, Viterbo, Terracina, che mai più risorsero. Gli ebrei abitanti presso Roma si rifugiano nel già sovrappopolato ghetto romano.
        Ed il suo Dio, quello ancora del Vecchio Testamento, geloso di tanto uomo, se lo riprese vicino a sé nel 1572. E qui si dimostra che quel Dio è buono.

LA CONTRORIFORMA IN AZIONE

        Alla morte di Pio V il conclave iniziò ad essere manovrato da Alessandro Farnese che puntava ad essere eletto. Poiché Farnese era un falco della stirpe di Pio V e Borromeo, Felipe II fece discretamente sapere a Farnese che era meglio si ritirasse per ricercare la possibilità di avviarsi verso la pace. Farnese ubbidì aprendo così la strada all'elezione di Ugo Boncompagni che assunse il nome di Papa Gregorio XIII (1572-1585). Si trattava di persona più mite e blanda che non il predecessore ma era estremamente tentennante, indeciso sì che faceva una norma e poi non la faceva applicare (Pasquino ebbe subito a dire: Habemus papam negativum). Comunque anch'egli proveniva da una vita licenziosa ed aveva un figlio, Giacomo. La novità è che, quando arrivò al pontificato, la sua vita divenne ligia, seria ed ineccepibile. Tentò con impegno di applicare la Controriforma conciliare servendosi, ahimé !, ancora dell'influente consiglio di Carlo Borromeo. I Romani ritrovarono modo di respirare perché era andata via l'orrida cappa di Pio V. [Quelle che seguono virgolettate sono il mio riassunto di alcune delle cose che scrisse Montaigne in viaggio a Roma] "Si respirava tanto che Roma divenne la città più insicura del mondo, visto l'espandersi a macchia d'olio di bande di briganti che aggredivano tutto e tutti non solo di notte ma anche di giorno. Quindi da una parte i banditi di strada e dall'altra i nobili che avevano bande armate per la loro difesa ma anche per attaccare le bande di altri nobili. Si era creato un dualismo ributtante, da un lato il Papa con i suoi dogmi e la sua moralità, dall'altro la massima corruzione ed il massimo libertinaggio. Le cortigiane non erano più quelle di una volta, avevano perso rango dopo le cure di Pio V ed ora erano semplici prostitute da strada. Gli omosessuali erano cresciuti in città ed avevano acquisito il costume di sposarsi in chiesa. Quando vi era un matrimonio ordinario una coppia di omosessuali ripeteva le stesse frasi che l'ecclesiastico richiedeva a chi era vicino all'altare ed alla fine si davano per sposati con un bacio e con i festeggiamenti normali. Poi andavano regolarmente a convivere".
        Il tentativo bonaccione di ecumenismo tra i cittadini non andò a buon fine ed anche il figlio che, nominato a cariche importanti ne approfittò liberando dal carcere un suo amico, tradì suo padre. Ed anche l'espressione bonaccione deve essere immediatamente corretta se si pensa ai massacri che l'Inquisizione continuò imperterrita a compiere(9).
        Comunque era intenzione di Gregorio di far uscire la Chiesa da una angusta romanità. Volle aprirsi al resto dell'Europa a partire dal'Anno Santo del 1575, per celebrare il quale aveva fatto costruire vari collegi per stranieri dove accogliere i pellegrini ecclesiastici. Particolare attenzione ebbero i Gesuiti che operavano già nel mondo come evangelizzatori. Fece ampliare di molto il loro Collegio Romano che acquisì il rango di Università Gregoriana. Ma l'impresa per la quale egli è ancora oggi ricordato nel mondo intero è quella della Riforma del Calendario che appunto si chiama Gregoriano. All'inizio solo Italia, Spagna e Portogallo accettarono quello spostamento di un colpo di 10 giorni, ma poi, piano piano aderì tutto il mondo [questo tema l'ho trattato diffusamente altrove, ndr].
        Per il resto lascia sconcertati il suo agire in occasione di una tragedia immane, quella della Notte di San Bartolomeo (tra il 23 ed il 24 agosto del 1572). Ma il mio è ancora un giudizio di chi penserebbe alla buona fede che non c'è mai perché c'è la facciate e l'agire sporco che è una delle caratteristiche degli uomini della Chiesa. In quel frangente in cui i cattolici sotto l'esaltazione della vittoria a Lepanto contro gli ottomani, dopo aver chiuso le porte di Parigi, diedero ordine di ammazzare tutti i protestanti vi era poco di religioso e molto di politico. Era una guerra di successione al trono di Francia che marciava per vie proprie e con i metodi con cui i cattolici regolavano i conti con gli avversari politici. L'orrenda strage non era da considerarsi comunque una vittoria della vera fede contro i protestanti. Eppure Gregorio gioì del massacro ritenuto come una vittoria dei cattolici sui protestanti, benedisse gli esecutori, celebrò una messa di ringraziamento, fece feste in città, illuminò Roma e fece coniare una medaglia. Mentre Gregorio gridava tutta la sua soddisfazione per l'operato dei suoi sanguinari correligionari, assolveva un assassino di strada come Guercino che aveva ammazzato solo 44 persone. Stesso spirito sanguinario espresso a chi gli proponeva l'assassinio di Elisabetta I d'Inghilterra: "Chiunque la toglie dal mondo, al debito fine del servizio di Dio, non solo non pecca, ma si acquista un merito, soprattutto tenendo conto della sentenza lanciata contro di lei da Pio V". D'altra parte vi era stata la Bolla del criminale Pio V, Regnans in excelsis (1570), nella quale Elisabetta era bollata come eretica e di lei si diceva:
« ... La stessa donna, acquistato ed usurpato in proprio favore il posto di supremo capo della Chiesa in Inghilterra, deve essere punita...Noi dichiariamo che la predetta Elisabetta è un'eretica e produttrice e sostenitrice di eretici ... che lei ed i suoi sostenitori sono incorsi nella sentenza di scomunica ... la dichiariamo privata di ogni diritto e potere, dignità e privilegio. Dichiariamo tutti i Nobili, soggetti e popolo e tutti gli altri che le obbediscono, sciolti da ogni vincolo di fedeltà ed obbedienza verso di lei ... proibiamo a chiunque di obbedirle ... e scomunichiamo chiunque farà il contrario»(10).
         Vero cristiano, Gregorio XIII, anzi cattolicissimo. In linea con Pio V. Finalmente l'assassinio politico aveva il suo pieno riconoscimento religioso e finalmente Gregorio XIII si riuniva idealmente al suo criminale predecessore, Pio V. Il nostro tentò anche delle spedizioni militari verso l'Inghilterra, attraverso l'Irlanda, che non ebbero alcun seguito oltre quello di un aumento spropositato delle tasse che fece imbestialire i romani.
        Alla morte di Gregorio XIII seguì l'elezione di Papa Sisto V (1585-1590). Qualcuno racconta che il cardinale Felice Peretti si presentò in conclave dando l'idea di un moribondo che si trascinava e la commedia sarebbe stata costruita per favorire la propria come l'elezione di un Papa di transizione e comunque in balìa della Curia. E' invece accertato che vi furono molti maneggi di due potenti cardinali per far eleggere questo cardinale di umili origini come Pio V (quello pastore di pecore questo addetto ad una porcilaia): Ferdinando de' Medici e Luigi d'Este. Entrerà nell'Ordine dei Minori e sarà subito severissimo con ogni devianza tanto che sarà notato e fatto subito Inquisitore con ogni elogio prima di Paolo IV poi di Pio V. Fu tenuto al margine da Gregorio perché troppo duro e rigido nei riguardi dei costumi della Curia. In questo periodo stette in  silenzio e sopportò anche l'assassinio di suo nipote Francesco Peretti da parte di Paolo Giordano Orsini, amante della moglie Vittoria Accoramboni. Appena eletto, divenne subito un Papa della Controriforma, a parte il nipote quindicenne Alessandro fatto cardinale ed il solito abominevole nepotismo con i suoi parenti. Iniziò a scatenare i suoi anatemi e le sue vendette contro tutti, anche contro quella coppia di amanti che si erano sposati durante il conclave immaginando che l'assassinio compiuto fosse andato dimenticato (tutte le famiglie nobili ebbero posti di prestigio e ben remunerati ma quell'Orsini e sua moglie dovettero tenersi lontani da Roma scappando prima a Bracciano e poi a Venezia inseguiti dai sicari del Papa. L'Orsini si salvò perché morì per una infezione ma Vittoria fu pugnalata dal sicario di Sisto, Ludovico Orsini). Sisto si scatenò contro ogni attività ritenuta illecita: banditismo, vizio, gioco, duelli e prostituzione. Istituì la pena di morte per chiunque portasse armi e per chi desse asilo, nobili ed ambasciatori che fossero, ai banditi ed ai portatori di armi. Per i cardinali vi era il carcere in Castel Sant'Angelo. Ed il fatto che non era un tentenna come il predecessore lo mostrò appena eletto con 4 giovani impiccati a Ponte Sant'Angelo perché trovati con delle armi. A Roma si instaurò un vero e proprio regime di polizia che operava ad imitazione dell'Inquisizione. Non vi era alcuna garanzia per nessuno. Bastava una spiata, una delazione anche falsa, per essere ammazzati senza alcuna pietà per circostanze o fatti particolari.
        Con lo stesso spirito portò avanti la riforma della Curia, del conclave (massimo 70 cardinali), delle finanze (gli introiti aumentarono insieme alle tasse, che colpirono praticamente ogni cosa, con odio montante tra i romani che non solo potevano più darsi ai vizi preferiti ma dovevano pure pagare per questo). Comunque Sisto dette il via alla sistemazione urbanistica di Roma. Restaurò l'acquedotto di Alessandro Severo che da allora divenne l'Acquedotto Felice. Con questa opera divennero abitabili altri coli di Roma precedentemente deserti, come l'Esquilino, il Viminale ed il Quirinale. Ma ciò fece danni enormi perché la gestione di Sisto era di persona che si disinteressava completamente dell'antichità classica. Furono sventrati interi edifici antichi e monumenti, opere eccellenti del passato furono utilizzate come cave di marmo per gli edifici ecclesiastici. Come furono distrutte delle colonne di Traiano e Marco Aurelio per farne i piedistalli delle statue di San Pietro e San Paolo. Sotto il suo pontificato furono innalzati (imprese architettoniche gigantesche) gli obelischi in Piazza del Popolo, in Piazza San Giovanni in Laterano, in Piazza San Pietro(11), in Piazza Santa Maria Maggiore. L'architetto Domenico Fontana fu l'artefice di queste sfide impressionanti. Altrove vi era la pena di morte per tutto e tutti: per i protettori di prostitute e per le madri che vendevano le giovani figlie. Di nuovo le prostitute furono sistemate in un luogo delimitato della città. Anche la Curia viene controriformata: i cardinali non possono più avere amanti, figli e nipoti (è praticamente Sisto che equipara le due parole riferendole ai cardinali, conscio di ciò che era davvero suo nipote), i cardinali debbono essere preferibilmente italiani, i cardinali debbono giurare fedeltà al papa perché sono come gli apostoli intorno a Cristo (sic!). La Chiesa solo evangelica non interessa più e non deve esistere più per far posto all'ordine ed alla restaurazione politica secondo gli interessi del mantenimento della struttura Chiesa in sé. E' il demonio Lutero che giustifica la dittatura del Papa.
        In politica estera assisterà dall'esterno alla lotta per il trono di Francia nota come Guerra dei Tre Enrichi (Enrico III di Francia, Enrico di Borbone, Enrico di Guisa), regnante Enrico III. Questa guerra, non combattuta con le armi ma con le delazioni, i sotterfugi e lo spionaggio, scoppiò nel 1584 quando fu designato erede al trono Enrico di Borbone che era un fervente ugonotto (alla fine la guerra fu vinta da Enrico di Borbone che divenne Enrico IV e che, per diventare re di Francia dovette rinunciare alla sua religione ugonotta. E' in questa occasione che egli ebbe a dire: Parigi vale bene una messa). Riguardo all'Inghilterra si rese conto che Elisabetta I era un grande personaggio quando decise di giustiziare la cattolica Maria Stuart. Capì che non si poteva solo demonizzare perché se fosse stata cattolica sarebbe stata la sua favorita per il polso che mostrava in ogni situazione. E, pur essendo alleato a Felipe II, non aveva troppa fiducia nella sua Armada Invencible (130 navi con 24000 uomini) che andava ad attaccare l'Inghilterra (1587) per mettere fine alle depredazioni inglesi nei Caraibi delle navi spagnole cariche d'oro, tramite pirati della Corona Britannica (ed anche perché la potenza marittima inglese era in pericolosa crescita). Ed infatti l'Armada andò a fondo per una eccellente manovra della più modesta flotta inglese e per una provvidenziale tempesta e da questo momento iniziò l'inarrestabile declino della Spagna fino alla conquista della democrazia nel 1975.
        Dopo Sisto V si ebbero tre Papi che rapidamente scomparvero in meno di un anno:
228. --- Urbano VII, Romano, Giambattista Castagna, 15.IX.1590 --- 27.IX.1590. 229. --- Gregorio XIV, di Somma Lombarda, Niccolo Sfondrati, 5, 8.XII.1590 --- 16.X.1591. 230. --- Innocenzo IX, Bolognese, Giovan Antonio Facchinetti, 29.X, 3.XI.1591 --- 30.XII.1591.
in linea di principio ed in accordo con quanto già accaduto solo il primo era un uomo probo che distribuì gran parte del suo patrimonio ai poveri della città. E probabilmente sarebbe stato un Papa degno.  Il secondo fu un criminale che ammazzò in un solo anno molti eretici con l'Inquisizione oltre alla solita scomunica contro Enrico IV ed al nepotismo. Il terzo non si alzò quasi mai dal letto dove era malato, lo fece tra l'altro per incitare alla guerra contro Enrico IV. Ma, appunto, le loro repentine scomparse non ci permettono di aggiungere altro.
        Ad Innocenzo IX i cardinali del conclave pensarono dovesse seguire un Papa in buona salute. Comunque anche le posizioni politiche (sic!) sarebbero state importanti perché vi erano almeno due fazioni: quella che voleva una rigida applicazione della Controriforma o una qualche mediazione più blanda sulle due questioni sul tappeto: la politica da seguire con la successione in Francia e l'atteggiamento da avere con i protestanti. Il partito dell'estremo rigore aveva il cardinale di Sanseverino, amico della Spagna, come crudele candidato e spietato inquisitore. L'altro partito non aveva candidati. Riuscì comunque a non far eleggere Sanseverino ma l'ultimo tra i candidati graditi alla Spagna Ippolito Aldobrandini che assunse il nome di Papa Clemente VIII (1592-1605). 
        Clemente iniziò con digiuni, con pellegrinaggi alle basiliche di Roma quindici volte l'anno, con la confessione e comunione quotidiana. Si emozionava e piangeva alla messa, ogni volta che assisteva alla consacrazione. Ma questi bigotti, alla Pio V, sono sempre stati i più pericolosi. Fu certamente un fiero sostenitore della Controriforma. Come tale vietò il Carnevale e lo volle sostituito con spettacoli coreografici e rappresentazioni sacre di crocifissioni, passioni e consimili, sempre fatte con ricchezza di costumi e mezzi che ancora oggi allietano le sagre paesane e rendono qualche soldo ad osti ed amministrazioni comunali. Sembrava un asceta ma gli piaceva sfarzo e lusso, andando a vivere al Palazzo del Quirinale anche se non ancora finito ma già a buon punto e viaggiando spesso non privandosi di conforti tanto da portare alla rovina le finanze del Vaticano- Naturalmente inventò nuove tasse che fecero di nuovo imbufalire i romani. Tuonò contro il nepotismo e dei 3 nipoti che aveva due li fece cardinali (Cinzio e Pietro) e dell'altro (Gian Lorenzo) fece cardinale il figlio quattordicenne. A tutti e 3 dette incarichi e compiti molto redditizi. Pietro, tra l'altro, costruì una sontuosa villa a Frascati servendosi dell'opera dell'architetto preferito del Papa, Carlo Maderno. Villa sfarzosa certamente ma in grado di azzerare le finanze della Curia. L'altro divenne protettore del Tasso, il cantore a pagamento della Controriforma, ormai vecchio rimbambito.
        In politica estera tentò di rendere la Chiesa sempre più indipendente dalla Spagna e, sul fronte francese, si riappacificò con Enrico IV, togliendogli nel 1595 la scomunica di Sisto V e riconoscendolo come legittimo sovrano di Francia, subito dopo la sua conversione al cristianesimo (1593). Riuscì poi a far firmare  la pace tra Francia e Spagna (1598). E visto che la Francia era ormai amica del Papa, quest'ultimo ne approfittò per riuscire ad annettere allo Stato Pontificio il Ducato di Ferrara (con le città di Modena e Reggio) governato da Alfonso II d'Este. In politica interna ripristinò leggi che aveva abolito o reso più blande Sisto V, in particolare quelle che colpivano gli ebrei con molte vessazioni economiche e sociali; e queste leggi restarono in vigore fino a Pio IX. Naturalmente l'Inquisizione funzionava senza sosta(12). Ma il pezzo forte del suo operato fu l'organizzazione del Giubileo del 1600. Per incanalare il maggior numero di pellegrini già ad ottobre del 1599 sospese ogni indulgenza in modo che i fedeli dovessero recarsi a Roma per ottenere l'auspicata indulgenza plenaria. Roma, che all'epoca era arrivata ad avere all'incirca 100 mila abitanti, nel 1600 ricevette 3 milioni di pellegrini che avrebbero ottenuto l'indulgenza ambita a patto di visitare 15 volte, se straniero, o 30 volte, se romano, le basiliche della città. A queste peregrinazioni si accodò spesso Clemente che fece anche 60 visite di basiliche (la fede attraverso un numero è pura stregoneria !). Occorreva anche sfruttare quel clamoroso evento per dare un esempio a tutto il mondo: con la Chiesa non si scherza essa è l'unica autorizzata a parlare, è l'unica che ha la verità, che è in grado di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso e quindi chi è in santità o eretico. All'inizio di quell'anno, il 17 febbraio, fu compiuto il più odioso crimine della Chiesa su ordine dello stesso Papa. Mentre l'Inquisizione funzionava a pieno ritmo e che prima ammazzava e poi bruciava gli eretici, con Giordano Bruno non vi fu questo trattamento di favore. Il grande pensatore, dopo aver passato anni di torture nelle segrete dell'Inquisizione romana, fu bruciato vivo in Campo de' Fiori. Fu trascinato dalle carceri di Tor di Nona con la mordacchia, un bavaglio di cuoio sulla bocca, bavaglio nel quale era inserito un grosso chiodo ricurvo che andava infilato in mezzo alla lingua in modo che essa restasse sospesa in mezzo alla bocca senza che il povero Bruno potesse profferire una sola parola. Lo ammazzavano e ne erano terrorizzati. Lo stesso Bruno, quando fu pronunciata la condanna contro di lui, ebbe a dire: "Avete più paura voi a pronunciare la sentenza di quanta ne abbia io ad ascoltarla". Di questo grande pensatore, che è diventato un martire del libero pensiero, ho scritto molto e rimando ad un articolo che parla di lui nell'ambito dei processi celebri dell'Inquisizione Romana. Altro episodio, meno noto, è quello che ha riguardato Beatrice Cenci. Nella nota(13) riporto notizie più dettagliate, qui dico alcune cose in breve. Beatrice Cenci e la sorella erano due giovanette delle quali abusava il padre, un violento delinquente che però conosceva il Papa e che da lui aveva garantita la salvezza, fatto che comportava il seguito delle violenze e degli abusi sulle bambine. Alla fine della storia Beatrice ed alcuni fratelli, con una complicità esterna, ammazzarono il padre delinquente, incestuoso e pedofilo. Scoperta la cosa fu anche qui il buon Clemente che ordinò la decapitazione di tutti (eccetto un giovanetto di 15 anni, Bernardo, che però fu costretto ad assistere alle esecuzioni).
        Insomma quest'altro esemplare di Papa, dopo queste prove di amore cristiano, morì. E meno male ! Seguì l'elezione di Alessandro de' Medici che assunse il nome di Papa Leone XI (1605), che però morì prestissimo. Meglio così, era anche lui un ascetico e chissà cosa avrebbe potuto combinare !
        Il conclave seguente vide eletto un indipendente, rispetto alle varie pressioni di Francia, Spagna ed Austria, il cardinale, ex inquisitore e zelante controriformista, Camillo Borghese che assunse il nome di Papa Paolo V (1605-1621). Operò subito in accordo con la Controriforma con una serie di provvedimenti interni alla Chiesa come il riconoscimento di alcuni ordini (San Filippo Neri e San Camillo de Lellis), l'importanza assegnata ai Cappuccini, l'obbligo della clausura per gli ordini che la prevedevano, l'invio di molte missioni in giro per il mondo e la concessione della Cina ai Gesuiti dove, per la prima volta, si poterono diffondere i Testi Sacri in lingua locale (e non in latino). A queste azioni, che possono apparire evangelizzatrici, di uno spirito rigoroso ma aperto al rinnovamento, corrispose un operato del Papa qualificabile come rigido assolutismo. Ne dette prova immediatamente mandando a morte una persona che in un libello non pubblicato aveva criticato Clemente VIII per le sue atrocità e dando l'interdetto a Venezia perché non voleva assoggettarsi alle norme ecclesiastiche(14).
         Altro fallimento in politica estera riguardò i rapporti con l'Inghilterra. Paolo V ed i suoi consiglieri avevano intravisto nella successione al trono d'Inghilterra la possibilità di tornare ad un'Inghilterra cattolica. Alla morte di Elisabetta I era salito al trono Giacomo I Stuart (1603), figlio della cattolica Maria Stuart fatta giustiziare da Elisabetta. Il Papa scrisse una lettera al nuovo Re (1606) con la quale tentava di proporsi come suo unico referente religioso. Giacomo non volle aderire a tale richiesta ed esplicitamente propose se stesso come pacificatore tra cattolici e protestanti in Inghilterra. Richiese un giuramento di fedeltà ai suoi sudditi ai quali chiedeva di riconoscere lui come prima autorità rispetto ad ogni altra. Paolo V non digerì questo affronto e lo condannò ufficialmente (nel 1606 e nel 1607). Ciò creò dei problemi ai medesimi cattolici inglesi perché, da questo momento si divisero in due categorie, coloro che ubbidivano al Re (i lealisti) e coloro che anteponevano il Papa (i papisti). In ogni caso i rapporti tra Inghilterra e Chiesa divennero più tesi ed a ciò contribuì uno dei consiglieri del Papa, già razzolante nelle corti papali da tempo come consigliere dei Papi criminali immediatamente precedenti, Roberto Bellarmino. Costui aveva scritto una lettera al primate cattolico d'Inghilterra accusandolo di essersi schierato con il Re e non con il Papa. Questa lettera divenne un testo che fu diffuso in giro e divenne un argomento di discussione che fu l'origine di vari scritti tra cui anche uno dello stesso Re (1608).
        Con la stessa intransigenza e prosopopea da sovrano assoluto si scontrò anche con Genova, Francia, Parma, Savoia, Lucca. I motivi erano sempre relativi al diritto della Chiesa di avere l'ultima parola su tutto e all'impossibilità degli Stati di legiferare su questioni che riguardavano la Chiesa.
        E Paolo V fu anche finanziatore della Guerra dei Trent'anni (iniziata nel 1618 e proseguita per 30 anni con diversi cambiamenti e di contendenti e di fronti) che sembrava una guerra tra cristiani e protestanti ma in realtà con contenuti politici molto forti. Con l'invenzione di una specie di Banca, sorta per depositare denaro presso l'Ospedale di Santo Spirito (da cui il Banco di Santo Spirito), raccolse molti fondi (comunque pochi rispetto all'enormità dei debiti della Chiesa anche per le infinite spese papali e delle loro famiglie) che servirono per finanziare la parte cattolica in combattimento con un esborso per la Curia di 650 mila fiorini in soli due anni e mezzo, una vera enormità. Anche Paolo V, alla faccia di quanto in precedenza sostenuto a proposito di non voler fare politica ma di volersi solo dedicare solo a questioni religiose, festeggiava apertamente le vittorie della sua parte come accadde nel 1620 in occasione di una di esse (Montagna Bianca).
        Questo grande rigore controriformista, i continui richiami al Concilio di Trento, alla moralità della Chiesa non lo convinsero a recedere dal nepotismo. Fece cardinale suo nipote, Scipione Caffarelli che aveva 26 anni, assegnandogli nome e stemma dei Borghese. Costui fece enormi affari con la Chiesa, arricchendo in modo spropositato se stesso, i fratelli e l'intera famiglia (Pasquino scrisse: Dopo i Carafa, i Medici e i Farnese/ or si deve arricchir casa Borghese). Non a caso la Villa più prestigiosa di Roma (e la terza in grandezza, comprendendo un parco di 80 ettari), la villa delle delizie, è Villa Borghese (terminata dal Bernini nel 1633). In essa Scipione raccolse preziosi tesori artistici dall'antichità fino alla sua epoca. Ma la mania di grandezza di questo Papa e famiglia lo si può misurare nella stessa Basilica di San Pietro. Egli fece modificare da Carlo Maderno il progetto di Michelangelo per la facciata della Basilica di San Pietro e fece porre sulla Basilica stessa un'iscrizione gigantesca con il suo nome IN HONOREM PRINCIPIS APOST(olorum) PAULUS V BURGHESIUS PONT(ifex) MAX(imus) AN(no) MDCXII PONT(ificati) VII. Per maggior gloria di Gesù, gloria per la quale, anche ora, l'Inquisizione funzionava egregiamente senza sosta(12).
        Questo Papa iniziò anche quel processo a Galileo che terminò poi con Urbano VIII. Naturalmente niente poteva essere sostenuto nella Chiesa che non fosse in accordo con le sciagurate teorie che si era date. In ambito di Controriforma i Testi Sacri erano reclamati come veri alla lettera. Vi era poi stato Pio V che nel 1567 aveva fatto Tommaso d'Aquino Dottore della Chiesa. Come poteva un Galileo qualunque sostenere teorie scientifiche che la Chiesa forte di libri autorevoli non approvava ? E così nel 1516, su ordine del Papa, Roberto Bellarmino convocò Galileo per una sporca operazione alla quale avevano partecipato vari frati con denunce successive.    

        Tutte le carte dell'accerchiamento concordato erano ormai pronte. Galileo, resosi conto finalmente che doveva fare qualcosa, aveva scritto una lettera per perorare le sue credenze con nuove prove o ritenute tali. Egli credeva di aver trovato la prova del sistema copernicano nelle maree, sbagliando in grandissima parte. Ma le sue argomentazioni non erano controbattibili con facilità e la cosa non era andata giù ai suoi accusatori. A questo punto si inserisce il citato racconto che l'ambasciatore Guicciardini fa al Granduca di Toscana. La veemenza di Galileo nel sostenere le sue tesi non lo aiuta. Lo stesso ambasciatore  ci fa conoscere alcuni retroscena che coinvolgono il Papa. Orsini cercò di raccomandare Galileo al Papa Paolo V ma questi «mozzò il ragionamento, et gli disse che havrebbe rimesso il negozio ai SS.ri Cardinali del S.to Offizio; et partitesi Orsino, fece S. S.tà chiamare a sé Bellarmino, et discorso sopra questo fatto, fermarno che questa opinione del Galileo fusse erronea et heretica: et hier l'altro, sento fecero una congregazione sopra questo fatto per dichiararla tale». Tale giudizio era perentorio e proveniva dallo stesso Papa. Quindi, da questo momento, tutto ha uno svolgimento predeterminato. Si cominciò il 19 febbraio 1616 con la trasmissione, dal Tribunale dell'Inquisizione ai teologi, delle proposizioni da condannare: "Che il sole sii centro del mondo te per conseguenza immobile di moto locale. Che la terra non è centro del mondo né immobile, ma si muove secondo sé tutta, etiam di moto diurno".
        Solo 5 giorni dopo si ebbe il giudizio dei teologi (detti Qualificatori) che dichiararono essere la prima proposizione stultam et absurdam et formaliter haereticam, perché era contraria alla Sacra Scrittura sia letteralmente sia nella su interpretazione da parte di tutti i teologi ed i Dottori della Chiesa. Riguardo alla seconda proposizione il giudizio fu più blando. Essa fu ritenuta censurabile in filosofia ed erronea rispetto alla fede.         Questo giudizio dei teologi fu portato al Sant'Uffizio e ratificato dal Papa che ordinò a Bellarmino di convocare Galileo e di fargli abbandonare quella eretica teoria. Nel verbale si legge la conclusione del discorso del papa: "Se dovesse ricusare obbedienza il Padre commissario avanti a notaio e testi gli faccia 'precetto' di astenersi assolutamente dall'insegnare o difendere tale dottrina, o trattare di essa. E se non acconsentisse, sia carcerato".         La macchina repressiva era stata messa in moto ed il 3 marzo fu emanato il Decreto di interdizione della dottrina copernicana e di messa all'indice e sequestro delle opere di Copernico o copernicane(15) (i cardinali Maffeo Barberini e Caetani resistettero al bigotto Papa e riuscirono a non far dichiarare eretica l'opera di Copernico). Il De Revolutionibus di Copernico era il primo libro che cadde sotto il decreto fino a che non fosse stato corretto (donec corrigantur), quindi il Commento a Giobbe di Didaco Stunica, la stessa Lettera di Foscarini, e tutte le altre opere che insegnavano il copernicanesimo. Il primo a finire in prigione fu, Lazzaro Scorriggio, l'ignaro stampatore napoletano di Foscarini che l'inquisitore Carafa fece sbattere in galera per non aver potuto presentare l'imprimatur. Incredibilmente Galileo si trovò a dover essere ottimista per quel che lo riguardava. Nessuna sua opera era stata nominata, tantomeno quella sulle macchie solari che era chiaramente copernicana. Una cosa era comunque certa: i suoi estimatori del Collegio Romano, che precedentemente lo avevano esaltato, erano spariti dalla circolazione, anche quelli che egli sapeva essere copernicani, come  de Cuppis e Grienberger.          La cosa riguardava anche Galileo che fu convocato dal Bellarmino nella sua residenza di Santa Maria in Via e, alla presenza del Commissario generale Segizi (notaio) e di due testimoni, lo ammonì(16) di essere in errore e di abbandonare le sue credenze "indi senz'altro (successive ac incontinenti) il Commissario fece precetto e ingiunzione a detto Galileo ancor presente e costituito, in nome del Papa e di tutta la Congregazione del Sant'Uffizio, di abbandonare detta opinione, né altrimenti, in qualsiasi modo, di tenerla, insegnarla o difenderla, a voce o per iscritto; che altrimenti si procederebbe contro di lui da parte del Sant'Uffizio. Al quale precetto Galileo acconsentì e promise di obbedire". Quindi vi fu un'ammonizione a Galileo e non un precetto e ciò era di estrema importanza secondo il Diritto pontificio (e Paolo V era persona che aveva studiato diritto) tanto è vero che per condannare Galileo nel processo del 1633 la Chiesa dovrà falsificare dei documenti e far risultare precetto e non ammonizione. Di questo ho comunque ampiamente parlato in altro lungo lavoro e ad esso rimando anche per la bibliografia.         Alla sua morte i sovrani cattolici impegnati nella Guerra dei Trent'anni tentarono di avere ancora un Papa a loro favorevole ma il conclave decise per un Papa neutrale ed elesse il cardinale Alessandro Ludovisi che assunse il nome di Papa Gregorio XV (1621-1623). Fu per molti aspetti un Papa di transizione che nel poco tempo che ebbe fu un nepotista di rilievo che seppe arricchire sé e famiglia. Fece cardinale il nipote Ludovico e con tutto ciò che in poco tempo riuscì ad accumulare, si comprò il ducato di Zagarolo dai Colonna che, non avendo avuto più Papi, andavano in bancarotta. Anche la neutralità iniziale venne meno ed il Papa si schierò con i cattolici nella Guerra dei Trent'anni pagando molto denaro come gli veniva richiesto (due milioni di fiorini in due anni e mezzo), denaro proveniente dalle tasse ai romani che davvero non ne potevano più.        Dal punto di vista religioso è sua la fondazione (1622) della Congregazione di Propaganda Fide, l'organo che doveva dirigere ed organizzare le opere di evangelizzazione nel mondo con tutte le infinite interferenze che creò dovunque.
        Alla sua morte ricominciò lo scontro tra i cardinali questa volta tra tre correnti distinte che rappresentavano le diverse posizioni politiche delle potenze in campo nella Guerra e che vedeva la prevalenza dell'influenza spagnola. Si raggiunse l'accordo sul cardinale Maffeo Barberini, un simpatizzante francese, che assunse il nome di Papa Urbano VIII (1623-1644). Era stato Nunzio a Parigi e questo lo aveva reso filofrancese con la conseguenza disastrosa di una gran mole di errori in politica estera. Il suo povero pensiero di fronte alle grandi capacità politiche di Richelieu, primo ministro di Luigi XIII, lo resero indifeso nella partecipazione della Guerra dei Trent'anni. Era convinto che fosse guerra di religione e per questo era accanto a quel cardinale che non si interessava proprio dei destini della Chiesa ma solo di quelli della Francia. Il Papa si schierava con la Francia, anche se finanziava la Lega cattolica che faceva capo alla Germania, quando Richelieu si alleava ai principi luterani e, per interessi di patria che volevano l'indebolimento degli Asburgo in Europa, bloccava la Controriforma cattolica in Germania. E così Urbano ne usciva perdendo ogni credibilità e soprattutto il suo ruolo di non schierato e quindi in grado di poter esercitare delle mediazioni.
        Non fu l'unico gigantesco errore di questo Papa provinciale con la sola ossessione del nepotismo, ammantato di mecenatismo pagato dalle solite tasse sui romani (che lo chiamarono Papa gabella), escluse nobiltà e clero. Da un lato si sviluppò la Roma Barocca con opere di Bernini, Maderno, Pietro da Cortona, Andrea Sacchi e dall'altro portò il nepotismo ai massimi livelli che un papa avesse mai osato. Fece cardinali un fratello e due nipoti il padre dei quali (Carlo) fu arricchito da donazioni ingentissime, provenienti dalla casse dello Stato, che gli permisero di acquistare un territorio gigantesco nello Stato Pontificio. Anche il fratello fatto cardinale ebbe rendite enormi dalla gestione che gli fu affidata di molte abbazie, priorati e commende, nonché rendite dalle banche di Bologna, Perugia e Ferrara. La sua personale ingordigia mescolata al desiderio di vendetta erano così grandi da originare una guerra interna. Poiché i Farnese, nemici storici dei Barberini, erano indebitati con le banche della Chiesa ed erano proprietari di un Ducato vicino Roma, quello di Castro e Ronciglione (gentile omaggio di Paolo III Farnese), il Papa confiscò tutti i loro beni, gli riprese il Ducato incamerandolo nei possedimenti della Chiesa, dichiarò loro guerra (1641), scomunicò il Farnese di turno (Osvaldo) minacciando lo di riprendere anche l'altro suo Ducato, quello di parma e Piacenza. Gli altri principi e duchi sparsi per l'Italia del Nord si insospettirono per tali mosse temendo per loro, non tanto per la potenza militare della Chiesa quanto per la sua alleanza con la Francia. Osvaldo Farnese capì di avere il loro appoggio e, con l'aiuto di Venezia e Firenze organizzò un esercito per marciare su Roma iniziando una guerra che durò 4 anni e finì solo quando i due contendenti terminarono il denaro. Si arrivò allora ad un accordo (1644) che vide vincere su tutta la linea Osvaldo che riebbe il ducato e la comunione. Altra brutta figura di questo Papa che ne accumulerà in quantità. Uno dei motivi che lo fece imbufalire contro Galileo (uno che perde ovunque si rifà sempre con i poveri pensatori) fu il logo utilizzato dalla tipografia fiorentina che aveva stampato il suo Dialogo sui Massimi Sistemi del Mondo.

        In esso campeggiano tre delfini che si rincorrono. Il Papa, da sciocco qual era, pensò che fosse opera di Galileo per ridicolizzarlo facendo riferimento ai suoi nipoti e parenti miracolati. Naturalmente non era così ma dal primitivo sostegno Urbano passò ad una vera caccia a Galileo che fu perseguitato, torturato psicologicamente, messo al durissimo domicilio coatto alla sua età e ciò nonostante il suo enorme prestigio mondiale. Fino al falso costruito per far condannare Galileo, a quella pagina inserita posteriormente nella quale si diceva che a Galileo era stato fatto precetto. Arrivò con crudeltà a quel processo che, insieme a quello di Bruno, ancora oggi pesa come un macigno sulle piccole spalle di Papi sciocchi non in grado di capire i danni che fanno al mondo intero con le loro idiozie per maggior gloria di Gesù. Fino alle menzogne di Giovanni Paolo II che ha parlato di riabilitazione di Galileo (e la Chiesa chi la riabilita ?) quando la cosa è falsa ! Perché occorre si sappia che di annunci sono pieni i paradisi della buona volontà ma al seguito delle dichiarazioni di principio devono seguire atti concreti che non sono mai venuti sostituiti da un libro, Galileo Galilei 350 anni di storia, che ha di nuovo condannato Galileo. Comunque anche su questi aspetti ho discusso diffusamente in Galileo condannato e dileggiato una seconda volta, mentre del processo a Galileo ho parlato in un altro articolo al quale rimando.
        Il comportamento di questo stupido criminale, che fece funzionare l'Inquisizione con scrupolo(12), viene coronato dal suo libertinaggio, anch'esso criminale. A parte il fatto noto a tutti del suo avere un'amante, Urbano venne sorpreso nel 1634 in atteggiamenti inequivocabili con un bambino (il funzionario pontifico che lo sorprese fu cacciato). Il malcontento popolare era alle stelle e, da par suo, Urbano rispose con il ben noto panem poco) et circenses (molti). Tolse i divieti della Controriforma e dell'Inquisizione alle feste che ripresero con dispendio e sfarzo. Fu permessa di nuovo la caccia e riaprirono i teatri per le commedie licenziose. Anche al clero furono permesse licenze sessuali al fine di riuscire a tenerlo dalla sua parte. Tutto questo costò ancora alle finanze vaticane con ulteriore scorno di chi alla fine doveva pagare. Quando il suo Dio se lo riprese ci furono feste a Roma e lamentele con Dio per aver tardato tanto.

FONTE

 http://www.fisicamente.net/SCI_FED_1/index-1879.htm

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