Il genocidio dimenticato. Sono stato a Lima per due anni e ho avuto la possibilità di partecipare a numerosi dibattiti della società civile, di ong e di organizzazioni dei familiari e delle vittime del conflitto sull'oscuro passato di violenza in Perù. La conclusione è sempre stata una: è aberrante come un genocidio di 69.000 vittime non abbia ottenuto l’attenzione della comunità internazionale che e’ rimasta in silenzio, inerte, di fronte al secondo massacro più grave avvenuto in America Latina. Come lo si spiega? Forse perché le vittime erano un branco di contadini ignoranti, analfabeti, che parlavano solo quechua e che quindi non meritano l’indignazione e la mobilitazione dell’Occidente? Le sperdute ande non rappresentano luoghi strategici per gli interessi regionali delle nazioni più potenti?
La ricerca della giustizia e della verità rimane una sfida cruciale per il popolo peruviano che non ha rimarginato la ferita, troppo grande. E ora il Perù sta cercando la riconciliazione, i peruviani stanno cercando di rialzare la testa supportati dalla mediazione e dalle denuncie degli organismi dei diritti umani e della società civile organizzata che chiede l’applicazione delle raccomandazioni della Cvr.
Vittime della guerra civile, coperti da teli colorati.Ma cosa c’è di così tanto scomodo e sovversivo in questo storico rapporto? Il documento, che continua a guastare i sogni di molti politici ancora oggi al governo, accusa principalmente la guerriglia maoista Sendero Luminoso e il movimento guerrigliero Tupac Amaru (Mrta) ma anche l’esercito governativo, indicando le responsabilità politica degli ex presidenti, Fernando Belaúnde (1980-1985) e Alan García (1985- 1990) e la responsabilità penale di Alberto Fujimori (1990-2000), ora fuggito in Giappone.
Tre su quattro delle 69.280 vittime, tra morti accertati e desaparecidos, erano contadino e indigeni. Quanto è avvenuto in Perù supera addirittura la tragedia Argentina (1976-1983), accaparrandosi il triste titolo del secondo più grave massacro dell’America Latina, dopo le 200.000 vittime, in maggioranza Maya, della repressione della guerra civile in Guatemala (1960-1996).
Le forze di sicurezza dello Stato sarebbero responsabili della sparizione di almeno 7mila di queste persone.
La commissione ha raccolto 17mila testimonianze durante 22 mesi di indagine e si é avvalsa della collaborazione di una squadra di investigatori. Il rapporto è di nove volumi.
Il principale responsabile é appunto Sendero Luminoso con il 54 per cento delle vittime, che ha inflitto “una violenza estrema di inusitata crudeltà, usando anche la tortura e le sevizie come forme per castigare e intimidire la popolazione civile che cercava di soggiogare”, enfatizza il rapporto finale Cvr, aggiungendo che “Sendero negava il valore della vita e dei diritti umani”. Al Movimento rivoluzionario Tupac Amaru (Mrta) la responsabilità dell’1,5 per cento delle vittime. Il resto è attribuito all'esercito. Colpevoli, dunque, anche i governi democratici di Belaude e Garcia e del dittatore Fujimori perché “carenti nel comprendere e nel gestire adeguatamente il conflitto armato”. In particolare si ritengono colpevoli i governi di Belaunde e Garcia per aver permesso in certe zone del conflitto, che la violazione dei diritti umani si trasformasse in pratica sistematica delle Forze Armate.
Tante le critiche al governo Fujimori: il golpe di stato del 1992 ha significato un “collasso dello Stato di diritto”. Allo squadrone della morte conosciuto come grupo Colina, vincolato all’ex capo dei servizi segreti di Fujimori, Vladimiro Montesinos, sotto processo per decine di imputazioni, viene dedicata una sezione speciale.Il testo segnala crimini orribili: “assassini, scomparse, crudeli massacri”.
Le complicitá e le lotte della Chiesa Cattolica. Anche la Chiesa Cattolica é stata oggetto dell’analisi della Commissione della Verità. Dito puntato contro l'arcivescovo di Ayacucho, monsignor Luis Cipriani, attuale cardinale di Lima, la cui “difesa dei diritti umani non é stata ferma e decisa durante la maggior parte del conflitto armato”. Il documento segnala che l’attuale esponente latinoamericano dell’Opus Dei “durante la maggior parte del conflitto armato ha ostacolato il lavoro delle organizzazioni ecclesiali impegnate nella difesa dei diritti umani, fino al punto di negare la violazione dei diritti umani”.
Va però detto che la Cvr riconosce anche che la Chiesa Cattolica ha saputo in molti casi tradurre il suo rifiuto della violenza in attività di difesa dei diritti umani come, per esempio, quelle organizzate dalla Commissione Episcopale per l’Azione Sociale (Ceas). In questo senso, la Cvr rende omaggio a sacerdoti, religiose, fedeli cattolici ed evangelici che pagarono con la propria vita la difesa dei diritti umani.
Il direttore esecutivo del Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani (Cnddhh) Francisco Soberon, commenta: “coloro che hanno seguito la congiuntura nazionale fin dagli anni ’80, hanno osservato come Cipriani ha volto le spalle ai familiari dei desaparecidos e a tutti coloro che hanno sofferto le violazioni dei diritti umani in Ayacucho".
Manifestazione della società civile per chiedere giustizia.E adesso? Ogni volta che si arriva a Lima la si trova paralizzatata dagli scioperi, da blocchi stradali o da manifestazioni promosse magari dalla Federazione generale dei lavoratori, dai cocaleros, da medici o maestri.
I sondaggi indicano un misero 8 per cento di approvazione del presidente Toledo, che ha promosso una fantomatica crescita del 5 per cento del Prodotto interno lordo, mentre la gente è costretta a vivere al di sotto della soglia della povertà.
Di qui il paradosso: quanta disuguaglianza strutturale possa generare uno stato di diritto dove la democrazia e’ solo apparente, dove incombe la minacciosa presenza di un sistema mafioso di fujimorista memoria.
Dopo un decennio di dittatura di Fujimori l’establishment politico non si vergogna a riunirsi al matrimonio di sua figlia. Non solo: in Perù vige ancora la Costituzione imposta dal dittatore che, con il governo Toledo, tenta di addomesticare e imbavagliare la giustizia, attaccando i procuratori anti-corruzione Gammara e Vargas Valdivia.
E' un paese allo sfascio, al centro di interessi strategici. E' infatti ricco di risorse naturali, di biodiversità e di coca (l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga ha stimato che quest'anno la produzione illegale di coca in Perù raggiungerà i 112 milioni di dollari). Il Plan Colombia, oggi Plan Patriota, sta regionalizzando il conflitto e le nefaste conseguenze colpiscono anche l’Amazzonia peruana con tanto di fumigazioni. La negoziazione del Trattato di Libero Commercio, (Tlc e Alca) tra Usa e Perù sta dimostrando come l’egemonia statunitense possa facilmente calpestare la sovranità nazionale.
Un quadro di totale ingovernabilità, dunque, che sta accelerando il processo di esclusione e abbandono del 70 per cento dei peruviani. La democrazia è bloccata, tradita dalle speranze di uscire dalla dittatura di Fujimori, con un futuro ipotecato dalle ombre del passato.5
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