domenica 10 aprile 2011
PAPI CRIMINALI: PIO X, UN SANTO PADRE?
Alla morte di Papa Leone XIII nel 1903 vi fu un conclave che tornò agitato per il veto di Francesco Giuseppe al cardinale favorito per l'elezione, Rampolla. Dopo varie votazioni senza raggiungere il quorum si arrivò all'elezione del cardinale Giuseppe Sarto, con fama di uomo religioso, ma attraverso il grave sospetto di un avvelenamento collettivo dei cardinali in conclave (50 di essi dovettero chiedere medicinali in farmacia nell'ultima notte di conclave). Il cardinale Sarto non voleva essere eletto ma accettò come si accetta una croce ed assunse il nome di Papa Pio X (1903-1914). Il nuovo Papa aveva in comune con Leone XIII solo una cosa, l'uccellagione, quella pratica barbara di catturare gli uccellini, accecarli, in modo che poi cantassero di più ed in modo migliore.
Il personaggio era certamente un pio religioso ma anche un presuntuoso che credeva che lo stesso Spirito Santo lo avesse scelto ed un teocrate che credeva più che mai al dogma dell'infallibilità del Papa.
Non si era trovato d'accordo in passato con Leone e non per un'apertura maggiore ma perché era più in sintonia con Pio IX. Era infatti un intransigente bigotto conservatore che proibì ai religiosi gli spettacoli teatrali ed alle donne di far parte della Schola cantorum, introdusse l'obbligo di imparare il Catechismo del 1912 con domande e risposte a memoria quando si doveva fare la comunione, che vietò nella musica ecclesiastica l'uso di tamburi, pianoforti e fanfare perché strumenti troppo profani, che permise solo i canti in latino, ... insomma un vero reazionario che si muoveva in linea con l'intransigentismo veneto (Ernesto Ragionieri), come veneto era la gran parte del conservatorismo italiano che aveva esordito nell'Opera. Definiva i cattolici liberali (cioè non intransigenti) dei lupi travestiti da agnelli e fu un fiero oppositore del movimento del rinnovamento sociale della democrazia cristiana che prendeva le mosse da Murri. Ai socialisti diceva invece che è conforme all'ordine stabilito da Dio che ci siano, nella società, principi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e poveri, sapienti e ignoranti. Insomma talmente estraneo al sentire della popolazione da provocare una ulteriore frattura tra società e Chiesa. Si andava delineando, anche in ambito cattolico, due schieramenti, quello degli antichi e quello dei moderni.
La maggiore ossessione di questo Papa, in accordo con il rifiuto di ogni avanzamento e novità di tutti i Papi, fu il modernismo in salsa teologica che traeva il nome dalle posizioni dei moderni. La spaccatura emerse nel Congresso del 1903 dell'Opera a Bologna. Per la prima volta si dibatteva non di questioni curiali ma di temi sociali come la partecipazione della donna alla vita sociale e la questione dell'arretratezza del Meridione. In questo Congresso, tra le fila dei modernisti emerse un giovane prete, don Luigi Sturzo che denunciò l'inadeguatezza della Chiesa al Sud, dei preti che facevano solo feste religiose e che erano strenuamente abbarbicati ai signorotti locali, rimpiangendo i bei tempi grassi dei Borbone e fregandosene delle condizioni dei contadini poveri. La reazione di Pio X a questi avvenimenti fu da par suo: pubblicò un motu proprio in cui ribadiva l'intoccabilità della proprietà privata e la dura condanna della lotta di classe, ossessione dei Papi utili idioti del padrone, ma ben remunerati, fino ad oggi. Chi come l'Opera credette di poter camminare sulla via della democrazia cristiana fu smentito da una precisa e dura presa di posizione fatta conoscere attraverso l'Osservatore Romano (19 luglio 1904). E, ad evitare ulteriori equivoci, il Papa sciolse la medesima organizzazione riconducendola sotto la direzione dei vescovi. Anche se ignorante di politica estera, le notizie della separazione tra Stato e Chiesa che provenivano dalla Francia fecero pensare a Pio X che qualcosa di analogo potesse accadere anche nel territorio dove risiedeva il suo gregge. Si disinteressò malauguratamente della Francia dove, mentre Pio X tifava per un anacronistico ritorno alla monarchia alleato con i movimenti più reazionari del Paese, avanzavano leggi molto dure per la Chiesa (1905) occupandosi disgraziatamente (per noi) dell'Italia. Ed in Italia vi era il non voto cattolico ed i socialisti che crescevano ovunque soprattutto al Nord mettendo in minoranza i liberali moderati. Fu Giolitti che, arrivato al potere nel 1903, convinse i cattolici a partecipare al voto proprio per battere i socialisti (il primo esperimento si fece a Bergamo). Ma questa operazione era diretta dalla Chiesa e non rappresentava una crescita autonoma di un partito cattolico come auspicavano Murri e don Sturzo che definirono l'operazione come un partito delle stampelle che schierava la Chiesa con i moderati ed i conservatori contro le richieste ed esigenze popolari.
Questioni simili ma con esiti del tutto diversi si erano vissute ad esempio con gli Stati Uniti. Già Leone si era rallegrato del fatto che la separazione Stato Chiesa lì realizzata avesse lasciato piena libertà di operare alla Chiesa. Ma, quando i cattolici richiesero questa libertà di operare per loro rispetto alle gerarchie vi fu la pronta mannaia del Papa. Cosa volevano i cattolici statunitensi ? L'esaltazione delle virtù umane, della sincerità, della lealtà, mettendo in second'ordine quelle dell'umiltà, dell'obbedienza, dello spirito di sacrificio. Volevano inoltre che si fosse tolleranti con chi non la pensava esattamente allo stesso modo, che fosse possibile auspicare per sé e gli altri migliori condizioni di vita e di lavoro. Leone avversò tutto ciò con dure condanne, mettendo all'Indice ogni libro che avanzasse tale peccaminose proposte (che avanzavano anche in Francia e Germania). I più avveduti cattolici del mondo cristiano stavano capendo che in questa fase espansiva della società non ci si doveva rinchiudere in un anacronistico Medio Evo. Non era possibile misconoscere ogni novità e mettersi contro ogni scoperta scientifica, come l'Evoluzionismo. Non vi erano in Italia cattolici che attaccassero la Chiesa sui dogmi ma solo persone che richiedevano studi più aperti, la possibilità, ad esempio, di leggere la Bibbia con metodo storico-critico. Su tutto ciò la risposta fu di totale chiusura, sempre più estesa ai diversi temi, da parte di Pio X. La condanna di Pio X fu anticipata dal decreto Lamentabili sane exitu del Sant'Uffizio (l'Inquisizione) del 3 luglio 1907 (in questo decreto si elencano 65 proposizioni che stravolgono la dottrina cattolica pur presentandosi come derivate e fondate sulla stessa dottrina). Venne quindi, l'8 settembre, l'enciclica Pascendi Dominici gregis nella quale il modernismo è definito come il compendio di tutte le eresie ed i modernisti vengono additati come i peggiori nemici della Chiesa (Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond'è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro)(13). Più oltre, nel 1910, si aggiunse il motu proprio Sacrorum antistitum con il quale Pio X impose ai sacerdoti il giuramento antimodernista. Queste encicliche e documenti avevano effetti solo in Italia dove si usarono metodi inquisitoriali e persecutori perché altrove i cattolici si emancipavano in accordo con la loro coscienza. Ed in Italia esse riuscivano a dividere sempre più il Nord dal Centro-Sud, con un Nord molto più aperto verso lo Stato nazionale. Vi fu addirittura il vescovo di Milano, Andrea Ferrari, che molti cattolici del Nord stimavano molto più del Papa e che per questo fu punito dal Papa che non lo ricevette per ben 5 anni. Ma i veri anatemi del Papa caddero su Murri che fu sospeso a divinis e poi scomunicato. Ne approfitterà per sposarsi e successivamente per aderire al Fascismo. Mentre i trattamenti per Murri furono questi, Pio X sosteneva altri movimenti come l'Unione elettorale, che doveva controllare i voti cattolici, diretta da Gentiloni mostrando che era in atto la mutazione della Chiesa dal non expedit ad una alleanza con le forze reazionarie del Paese che erano impegnate contro il socialismo. A partire dal 1913, Giolitti operò una serie di riforme elettorali che in pratica costrinsero al superamento del non expedit.
Questo fanatico e stolto che isolò la Chiesa dalle problematiche sociali più urgenti fu fatto santo dai gerarchi che seguirono fors'anche perché costui addirittura era avversario della Rerum novarum perché troppo permissiva. Se ne andò proprio mentre scoppiava quella immane tragedia che fu la Prima Guerra Mondiale, senza che dalla parte del vicario di Cristo fosse detta una sola parola contro la guerra. La Chiesa sarebbe stata obbligata a dirigere i voti controllati ad accordi di ogni tipo con i liberali. Sempre al fine di mettere in minoranza i socialisti. Questo fine fu raggiunto a caro prezzo per lo Stato laico che dopo 50 anni dovette ammettere l'impossibilità di governare l'Italia senza la Chiesa. Le trattative segrete furono porte avanti per parte ecclesiastica da Gentiloni, il Presidente dell'Unione elettorale. Non vi era un partito cattolico ma si decise di dirigere i voti su candidati che avessero sottoscritto i seguenti impegni elettorali:
1) opporsi ad ogni proposta di legge contro istituzioni religiose;
2) non ostacolare l'insegnamento provato;
3) battersi per l'istruzione religiosa nelle scuole pubbliche;
4) respingere qualsiasi legge divorzista;
5) sostenere il diritto delle organizzazioni cattoliche di essere rappresentate nei Consigli di Stato;
6) impegnarsi in riforme erariali e giuridiche graduali per un miglioramento della giustizia sociale;
7) rafforzare le energie morali ed economiche del paese.
Il Patto Gentiloni fu applicato in 330 collegi elettorali su 508, in quei collegi dove era maggiore il pericolo socialista. La segretezza fu violata da Gentiloni dopo le elezioni quando, per vanità o per assoggettare di più gli eletti agli impegni sottoscritti, fece i nomi degli eletti. Si scoprì che in grande maggioranza erano massoni, cioè nemici mortali della Chiesa. A parte questo inconveniente risultarono 228 su 310 i deputati eletti con il Patto. Ttra questi i veri cattolici contabilizzati furono una sessantina che era già un buon numero per un eventuale partito.
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