Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure uno lo può chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti Giudei e molti Greci. Egli era il Cristo.Antichità Giudaiche,Libro XVIII:64Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce. Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo: perché i profeti di Dio avevano profetato queste e innumeri altre cose meravigliose su di lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.Antichità Giudaiche,Libro XVIII:63 e 64 - Versione in AraboCi fu verso quel tempo un uomo saggio che era chiamato Gesù, che dimostrava una buona condotta di vita ed era considerato virtuoso (o: dotto), e aveva come allievi molta gente dei Giudei e degli altri popoli.Pilato lo condannò alla crocifissione e alla morte, ma coloro che erano stati suoi discepoli non rinunciarono al suo discepolato (o: dottrina) e raccontarono che egli era loro apparso tre giorni dopo la crocifissione ed era vivo, ed era probabilmente il Cristo del quale i profeti hanno detto meraviglieAntichità Giudaiche,Libro XX:200Con il carattere che aveva, Anano pensò di avere un'occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: così convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati.
MARA BAR SERAPION
Stoico siriano ebreo in una lettera al fratello Serapione così scrive:"Che vantaggio trassero gli ateniesi dal condannare a morte Socrate?... gli uomini di Samo dal bruciare Pitagora?... i giudei dal giustiziare il loro sapiente Re?Fu proprio dopo tale [delitto] che il loro regno fu distrutto [evidentemente la distruzione di Gerusalemme].Dio giustamente vendicò questi tre uomini saggi: gli ateniesi morirono di fame; gli uomini di Samo furono sopraffatti dal mare; i giudei, rovinati e cacciati dalla loro terra, vivono in completa diaspora.Ma Socrate non morì per i buoni; continuò a vivere nell'insegnamento di Platone.Pitagora non morì per i buoni; continuò a vivere nella statua di Hera. Né morì per i buoni il Re sapiente; continuò a vivere nell'insegnamento che aveva impartito"
(Manoscritti siriaci del British Museum: Supplemento 14, 658).
ANNALI (Vita di Claudio Nerone)
Ma non le risorse umane, non i contributi del principe, non le pratiche religiose di propiziazione potevano far tacere le voci sui tremendi sospetti che qualcuno avesse voluto l'incendio. Allora, per soffocare ogni diceria, Nerone spacciò per colpevoli e condannò a pene di crudeltà particolarmente ricercata quelli che il volgo, detestandoli per le loro infamie, chiamava cristiani. Derivavano il loro nome da Cristo, condannato al supplizio, sotto l'imperatore Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato
Poiché i Giudei si sollevavano continuamente su istigazione di un certo Cresto, li scacciò da Roma.
Storia Ecclesiatica, Libro II (cap. 2)
1. La miracolosa risurrezione del Salvatore nostro e la sua ascensione al cielo erano già note da tempo alle genti. E poiché una consuetudine antica imponeva ai governatori provinciali di segnalare all'autorità dell'imperatore ciò che di nuovo accadesse nel loro territorio così che nessun fatto gli sfuggisse, Pilato informò l'imperatore Tiberio della risurrezione dai morti del Salvatore nostro Gesù, cosa di cui parlava ormai tutta la Palestina.2. Ed era venuto a sapere anche degli altri suoi miracoli, e che la folla lo credeva già Dio, risuscitato dai morti dopo la passione. Dicono che Tiberio riferì questo in Senato per l'approvazione, ma la proposta venne respinta, in apparenza perché non era stata sottoposta a previo esame - un'antica legge comandava in-fatti ai Romani di non riconoscere nessuno come Dio, se non per voto e decreto del Senato -, ma in realtà perché l'insegnamento salutare del messaggio divino non aveva bisogno né della conferma né dell'appoggio degli uomini.3. Così il Senato romano respinse la relazione sottopostagli a proposito del Salvatore nostro, ma Tiberio mantenne l'opinione che aveva e non escogitò alcun male contro la dottrina di Cristo.
Apologia (Citaz. riportata anche da Eusebio di Cesarea)
1. Per dire una parola sull'origine di tali leggi, esisteva un vecchio decreto, che nessun dio fosse da un capitano consacrato, se l'approvazione del senato ottenuto questo dio non avesse. Lo sa Marco Emilio del suo dio Alburno. Anche questo fa alla nostra causa, che tra di voi l'accoglimento di una divinità dall'arbitrio degli uomini viene fatto dipendere. Se un dio dell'uomo il gradimento non avrà incontrato, non sarà dio: sarà ormai l'uomo, che dovrà mostrarsi propizio al dio.
2. Dunque Tiberio, al tempo del quale il Cristianesimo entrò nel mondo, i fatti annunziatigli dalla Siria Palestina, che colà la verità avevano rivelato della Divinità stessa, sottomise al parere del senato, votando egli per primo favorevolmente. Il senato, poiché quei fatti non aveva esso approvati, li rigettò. Cesare restò del suo parere, pericolo minacciando agli accusatori dei Cristiani.
3. Consultate le vostre memorie: vi troverete che Nerone per la prima volta con la spada imperiale contro questa setta infierì, che proprio allora sorgeva in Roma. Di un tale iniziatore della nostra condanna anche ci gloriamo. Chi infatti costui conosce, può comprendere che non poté non essere un qualche gran bene quello che fu da Nerone condannato.
Publio LentuloLettera di Publio Lentulo a TiberioHo inteso, o Cesare, che desideri sapere quanto ora ti narro: esiste qui un uomo, chiamato Gesù Cristo, il quale vive di grandi virtù.
Dalla gente è detto profeta, ed i suoi discepoli lo tengono per divino, e dicono che egli è figlio di Dio, Creatore del cielo e della terra, e di tutte le cose che in essa si trovano e sono fatte.
In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose meravigliose di questo Cristo: risuscita i morti, e sana gli infermi con una sola parola.
Uomo di giusta statura, è molto bello di aspetto; ed ha grande maestà nel Volto, e quelli che lo mirano sono forzati ad amarlo e temerlo.
Ha i capelli color della nocciola ben matura; sono distesi sino alle orecchie, e dalle orecchie sino alle spalle sono color della terra, ma più risplendenti.
Ha nel mezzo della fronte in testa il crine spartito ad usanza dei Nazareni, il volto senza ruga, o macchia, accompagnato da un colore modesto.
Le narici e le labbra non possono da alcuno essere descritte. La barba è spessa ed ha somiglianza dei capelli, non molto lunga, ma spartita nel mezzo.
Il suo mirare è molto severo e grave: ha gli occhi come i raggi del sole, e nessuno può guardarlo fisso per lo splendore; e quando ammonisce si fa amare, ed è allegro con gravità.
Dicono che nessuno l'ha mai veduto ridere, ma bensì piangere.
Ha le mani e le braccia molto belle; nella conversazione contenta molti, ma si vede di rado; e quando Lo si trova, è molto modesto all'aspetto, e nella presenza è il più bell'uomo che si possa immaginare, tutto simile alla madre, la quale è la più giovane che siasi mai vista in queste parti.
Però se la Maestà tua, o Cesare, desidera di vederlo come negli avvisi passati mi scrivesti, fammelo sapere, che non mancherò subito di mandartelo.
Di lettere fa stupire la città di Gerusalemme.
Egli non ha studiato giammai con alcuno, eppure sa tutte le scienze.
Cammina scalzo, senza cosa alcuna in testa; molti ne ridono in vederlo, ma in presenza sua nel parlare con lui tremano e stupiscono.
Dicono che un tal uomo non è mai stato veduto, né inteso in queste parti.
In verità secondo quanto mi dicono gli ebrei non si è sentito mai nessuno di tali consigli, di così grande dottrina, come insegna questo Cristo, e molti Giudei lo tengono per divino e lo credono; e molti altri me lo querelano con dire che è contro la Maestà tua, o Cesare.
Si dice che non ha mai fatto dispiacere ad alcuna persona, anzi, tutti quelli che lo conoscono e che L'hanno incontrato dicono di aver ricevuto benefizi e sanità.
O Cesare, alla Maestà tua, alla tua obbedienza sono prontissimo: quanto mi comandi sarà eseguito. Vale.
Da Gerusalemme ripartizione settima, luna undicesima.
Della Maestà tua fedelissimo e obbedientissimo.
Publio Lentulo (Governatore della Giudea)
La Lettera, tradotta dal latino originale.
Bisogna dire che gli storici ritengono la lettera di Publio Lentulo un falso di epoca molto posteriore a Gesù.
I riferimenti che fanno ritenere falsa questa lettera sono :1. sembra non sia mai esistito un Publio Lentulo che abbia governato la Giudea, soprattutto prima di Pilato2. il Vangelo di Luca indica come prefetto della Giudea Ponzio Pilato già all'epoca in cui Gesù inizia la predicazione.
Le indicazioni storiche di Giuseppe Flavio danno Pilato prefetto di Giudea dal 26 D.C. mentre Gesù secondo il Vangelo avrebbe iniziato la predicazioni a partire dal 15 anno di regno di Tiberio (29-30 D.c.).3. Vengono usati toni ed espressioni su Gesù che un romano non avrebbe mai usato.4. non esisteva la parola governatore ma in genere il titolo usato dai Romani era "Procuratore".5. la data sarebbe dovuta essere indicata nel modo romano.
Questa lettera sarebbe una lettera tradotta in latino forse da un originale scritto in greco non più esistente.
La datazione della lettera è incerta la maggior parte degli storici la indicano scritta nel medievo mentre un altro storico dell'ottocento un certo Munter la da per scritta durante il periodo di Diocleziano.
Flavio Giuseppe
Antichità Giudaiche Libro XVII:342
Nell'anno decimo del regno di Archelao, i magistrati dei Giudei e dei Samaritani, trovarono insopportabile la sua crudeltà e tirannia e l'accusarono davanti a Cesare, non appena seppero che Archelao aveva disobbedito alle sue (di Cesare) istruzioni di mostrarsi moderato verso di loro.Libro XVII:355Ora la regione soggetta ad Archelao fu annessa alla Siria e Quirino, persona consolare, fu mandato da Cesare a compiere una stima delle proprietà in Siria e vendere il patrimonio di Archelao.Libro XVIII:1Quirino, senatore romano passato attraverso tutte le magistrature fino al consolato, persona estremamente distinta sotto ogni aspetto, giunse in Siria, inviato da Cesare affinché fosse il governatore della nazione e facesse la valutazione delle loro proprietà.Libro XVIII:2Anche Coponio, di ordine equestre, visitò la Giudea, fu inviato con lui per governare su di essi con piena autorità. Quirino visitò la Giudea, allora annessa alla Siria, per compiere una valutazione delle proprietà dei Giudei e liquidare le sostanze di Archelao.Libro XVIII:3All'inizio i Giudei, sentendo parlare del censimento delle proprietà, lo accolsero come un oltraggio, gradualmente però acconsentirono, raddolciti dagli argomenti del sommo sacerdote Joazar, figlio di Boeto, a non proseguire nella loro opposizione; così quanti furono da lui convinti dichiararono, senza difficoltà, i beni di loro proprietà.Libro XVIII:26 - II, IQuirino vendette i beni di Archelao, e nello stesso tempo ebbero luogo le registrazioni delle proprietà che avvennero nel trentasettesimo anno dalla disfatta di Azio, inflitta da Cesare ad Antonio. Essendo il sommo sacerdote Joazar sopraffatto da una sedizione popolare, Quirino gli tolse la dignità del suo ufficio e costituì sommo sacerdote Anano, figlio di Seth.Libro XVIII:29 - 2Durante il periodo nel quale Coponio aveva l'amministrazione degli affari della Giudea che, come ho detto, fu sostituito da Quirino, accadde l'evento che sto per riferire. Nella festa degli Azzimi che noi chiamiamo Pasqua, i sacerdoti sogliono aprire i portoni del tempio dopo mezzanotte.Libro XVIII:31Dopo breve tempo, Coponio ritornò a Roma. Nell'ufficio gli succedette Marco Ambivolo; durante la sua amministrazione morì Salome, sorella del re Erode. Lei lasciò Giulia erede di Jamnia, del suo territorio, così anche di Fasaele, sulla pianura e di Archelaide ove si trova una grande piantagione di palme i cui datteri sono di eccellente qualità.Libro XVIII:32Il successore di Ambivolo fu Annio Rufo, la cui amministrazione fu segnata dalla morte di Cesare, secondo imperatore dei Romani che governò cinquantasette anni, sei mesi e due giorni: per quattordici tenne l'autorità con Antonio; morì che aveva settantasette anni.Libro XVIII:33Dopo Cesare, salì sul trono Tiberio Nerone, figlio di sua moglie Giulia; egli inviò Valerio Grato a succedere ad Annio Rufo quale governatore sui Giudei.Libro XVIII:34 Grato depose Anano dal suo sacro ufficio e proclamò sommo sacerdote Ismaele, figlio di Fabi; dopo un anno lo depose e, in sua vece, designò Eleazaro, figlio del sommo sacerdote Anano. Dopo un anno depose anche lui e all'ufficio di sommo sacerdote designò Simone, figlio di Camitho.Libro XVIII:35L'ultimo menzionato tenne questa funzione per non più di un anno e gli successe Giuseppe, che fu chiamato Caifa. Dopo questi atti Grato si ritirò a Roma dopo essere stato in Giudea per undici anni. Venne come suo successore Ponzio Pilato.
Secondo uno studioso bolognese di storia del Cristianesimo "
Luigi Cascioli" Gesù era in realtà Giovanni di Gamala e la chiesa ha creato Gesù per imporsi come religione, quindì Gesù non è mai esistito.
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