2 luglio 2011 - Nel 2005 la malattia di papa Wojtyla si mise pesantemente in mezzo ai piani dell’armata Berlusconi annidata nella Rai.
Papa Giovanni Paolo II muore nell’aprile del 2005: e, sarebbe strano il contrario, tutti gli organi di informazione si mobilitano per coprire l’importante notizia. Compresa la Rai: il punto è che proprio in quel periodo ci sono delle elezioni da vincere, un importante turno di amministrative che potrebbero decretare una sonora sconfitta per il centrodestra che governa il paese con Silvio Berlusconi. Ed è massima priorità di Deborah Bergamini, oggi deputata PdL, in precedenza direttrice del marketing Rai e, in una vita passata, segretaria personale di Silvio Berlusconi, fare in modo che le notizie dal Vaticano non distolgano in maniera eccessiva l’ elettorato dal voto. [...]
STRUTTURA DELTA – Così si attiva la struttura Delta, questo il nome che le da Repubblica, della Rai, esponenti di primo piano tutti impegnati a radunare consenso per il Cavaliere anche in quelle ore problematiche per la cristianità.
Gianfranco Comanducci, vice direttore generale della Rai, allora responsabile delle Risorse umane, le chiede: «Può darsi che la gente si metta di fronte alla televisione a guardare il Papa?». «C’è il rischio che diminuisca l’affluenza», risponde la Bergamini. La morte di Giovanni Paolo II passa in secondo piano, il problema è l’affluenza alle urne.
Il problema, lo si capisce, è mandare la gente a votare: gli istituti di sondaggi certificano, il Papa sta spingendo l’elettorato a disertare le urne. Bisogna trovare una soluzione che garantisca entrambe le esigenze, quella elettorale e quella politica.
UNA STRATEGIA – Come fare? La situazione appare più che critica visto che, per dire, nel Lazio Piero Marrazzo appare in vantaggio rispetto a Francesco Storace. I calcoli, un po’ macabri, sugli incroci fra l’orario della morte del Papa e la conseguente affluenza, non mancano.
«Se lui muore oggi, influisce negativamente sull’affluenza di alcune aree, l’area cattolica che per lutto non va a votare», spiega Benassi. «Se muore domenica, — aggiunge— vanno a votare e votano per lo scudo crociato». «Udeur, Udc» dice la Bergamini, ma soprattutto «Democrazia cristiana, Rotondi» specifica Benassi. «Quello è buono», chiosa la Bergamini, vista la vicinanza di Rotondi al centrodestra.
E alla fine, la soluzione, un po’ di rimessa, in effetti: basterà tamponare un po’, ridurre la pressione, diminuire per quanto possibile la copertura sulla malattia e la morte di Giovanni Paolo II e sperare che le persone si convincano e si dirigano al voto.
La strategia la mette in atto la Bergamini e la spiega al telefono con Comanducci: ci vuole una «copertura massiccia dell’evento» della morte del Papa, «l’idea è di tenere il palinsesto di Rai Uno a disposizione, il resto è tornare al normale». «La sensazione è che questa vicenda Papa rischia di tenere molte persone a casa, te l’ho detto da ieri», sostiene Comanducci. «Si cerca di dare un senso, ovviamente… Si informa il pubblico, ma non lo si tiene incollato alla televisione», lo assicura la Bergamini, «perché poi sono quelli della parte nostra», aggiunge Comanducci. «Esatto, non ci sfugge, per cui altri possono avere altre priorità, ti preoccupi che ti accusino di non aver dato l’informazione come si deve, ma ora noi rischiamo l’overdose di informazione », conferma Bergamini
“Stiamo facendo il possibile”, è la sintesi, “per mandare la gente a votare”.
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