“Dalla Santa Sede si alza una fumata nera”, scrive Ticino Finanza. Perché Moneyval, ovvero il comitato del Consiglio d’Europa che ha messo sotto esame lo Ior, non ha ottenuto sufficienti garanzie per inserirlo nella cosiddetta white list del Gafi-Ocse. La verifica “sulle pratiche antiriciclaggio adottate dall’istituto di credito dello Stato Pontificio non sarebbero state sufficientemente positive da annoverare San Pietro tra i paesi virtuosi”.
L'INTERVENTO DI MONTI SALVA LO IOR
Sono noti da tempo gli imbarazzanti problemi dello IOR, l’Istituto per le Opere di Religione gestito dalla Santa Sede, sotto il giudizio di Moneyval proprio per la mancanza di adeguata trasparenza nelle transazioni finanziarie. Preoccupante è anche la parte che ha giocato il governo italiano, a confermare se ce ne fosse bisogno il connubio “clerical-tecnico” tra Vaticano ed esecutivo Monti, a discapito della laicità in Italia.
Il giornalista Gianluigi Nuzzi, nel suo ultimo libro Sua Santità, aveva tra l’altro fatto emergere tra l’altro – documenti riservati alla mano – uno scambio di comunicazioni tra l’ex ministro Giulio Tremonti e il presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi per il mantenimento dei privilegi fiscali a favore della Chiesa cattolica.
Oggi Il Fatto Quotidiano, che già aveva messo in luce attività sospette dello IOR, scrive che proprio il governo ha ostacolato il lavoro dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif), la struttura della Banca d’Italia che si occupa di antiriciclaggio, per favorire il Vaticano. Durante la sessione plenaria dell’organismo di controllo finanziario del Consiglio d’Europa che stava decidendo se inserire o meno nella white list il Vaticano, gli inviati del governo hanno scelto di non parlare. Tanto che il direttore dell’Uif, Giovanni Castaldi, ha ritirato per protesta la propria delegazione da Strasburgo.
Sarebbe stato Vittorio Grilli, cioè l’attuale viceministro dell’Economia nonché delegato dal premier Mario Monti che ha assunto l’incarico per questo dicastero, ad optare per il silenzio per salvare lo IOR. Lui nega, ma il sospetto è che l’ordine di non aggravare la posizione del Vaticano sia arrivato dal governo. E lo stesso esecutivo avrebbe imposto all’Uif di non commentare la vicenda, dopo che aveva espresso pesanti dubbi sulle pratiche dello IOR.
Assente a Strasburgo anche il rappresentante del ministero della Giustizia, che avrebbe potuto fornire spiegazioni, di certo imbarazzanti Oltretevere, sulle difficoltà nelle rogatorie per casi come quello di Roberto Calvi. Risultato: il Vaticano è riuscito ad ottenere l’approvazione di Moneyval per il rotto della cuffia, a causa dell’atteggiamento reticente del governo. Strappando 9 voti a favore e 7 contrari. Oltre alla benedizione di Benedetto XVI, al quale ha donato ben 49 milioni di euro per il 2011, lo IOR ha ottenuto quella di Moneyval. Anche grazie alla protezione benevola del governo italiano.
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