giovedì 15 settembre 2011

SAN RAFFAELE,PRONTI 250 MILIONI PER L'AUMENTO DI CAPITALE.NEL PIANO DI SALVATAGGIO ANCHE LA BANCA VATICANA..

MalacalzaDa Ior e Malacalza il via al piano di salvataggio del San Raffaele.
Al termine del Consiglio di amministrazione (Cda) della Fondazione San Raffaele, nella mattinata di mercoledì 14 settembre, è arrivata l' approvazione di un piano di salvataggio per il polo di cura e di ricerca guidato da don Verzé, gravato da un buco di quasi 1,5 miliardi e con un patrimonio netto negativo per 210 milioni di euro. Una importante conferma è arrivata in primo luogo dalla voce Vittorio Malacalza.
«Penso di si», ha risposto l' imprenditore genovese a chi gli chiedeva se fosse intenzionato a intervenire nel salvataggio insieme allo Ior, mentre circa l' appuntamento del 15 settembre in Procura Malacalza si è limitato a dire che «la magistratura agisce nella sua autonomia».

UNA NEWCO AL 50% FRA MALACALZA E IOR. Il vicepresidente della Fondazione San Raffaele Giuseppe Profiti ha successivamente aggiunto: «Per il salvataggio del San Raffaele vi è l'intenzione di ricorrere a una newco partecipata al 50% dallo Ior e per il restante 50% da Vittorio Malacalza. Insieme i due soggetti possono sostenere un'iniezione di capitale da complessivi 250 milioni di euro». Profiti ha sottolineato poi come «al fianco della newco dovrebbe sorgere una nuova fondazione».
L'offerta di salvataggio del San Raffaele «è motivo generale di soddisfazione» ed è «un primo passo concreto finalizzato a trasmettere serenità e a tutelare i 5 mila lavoratori e famiglie» del gruppo ospedaliero, ha altresì aggiunto Profiti, che ha parlato con la stampa al termine della riunione del consiglio di amministrazione.
NEL PIANO ANCHE UNA CHARITY INTERNAZIONALE. Altri particolari sono emersi dal consigliere Maurizio Pini che rispondendo con tre sì alle domande dei giornalisti ha confermato che nell'ambito del piano di salvataggio entra anche una charity internazionale che possiederà il 20% della newco in cui dovrebbero confluire gli asset in bonis del gruppo ospedaliero.
Il Cda è durato circa tre ore. Gli altri consiglieri e il presidente don Luigi Verzé sono usciti senza rilasciare dichiarazioni.

Un' operazione da 1.000 milioni di euro
L' offerta dello Ior e di Vittorio Malacalza riguarda «le attività ospedaliere e sanitarie (compresi Laboraf, Resnati e Science Park), esclusi il Brasile e il 50% di Blu Energy (che è posseduta in parti eguali da Monte Tabor e dall'imprenditore Giuseppe Grossi), tutto il personale, l'accollo del finanziamento Bei, altre ulteriori passività».
RICOLLOCAMENTO PER L'OSPEDALE DI OLBIA. Per l'ospedale di Olbia, ritenuto uno dei progetti strategici per il futuro del San Raffaele, gli offerenti hanno allo studio alcune soluzioni per ricollocarlo all'interno del progetto.
Lo ha spiegato una nota della fondazione San Raffaele del Monte Tabor, secondo cui il Consiglio di amministrazione «ha preso visione del progetto di risanamento e ha preso atto dell'offerta vincolante congiunta da parte dello Ior e di Vittorio Malacalza».
LA NEWCO AL TERMINE DEL PERCORSO. Le attività oggetto dell'offerta dovrebbero confluire all'interno di una newco al termine del percorso previsto dalla legge. La proposta di Ior e Malacalza, ha continuato il comunicato, «si compone di un corrispettivo di 250 milioni garantiti da fidejussione bancaria, oltre all'accollo di tutte le passività delle società inserite nella proposta di acquisizione a oggi stimabili in circa 750 milioni», non è soggetta a due diligence, è condizionata al voto dei creditori e all'omologa del concordato.
PROFITI: «TEMPI LUNGHI PER UNA CHARITY». «Al momento l'offerta è questa. Una volta ottenuti l'ok dall'autorità giudiziaria e tutte le autorizzazioni del concordato e l'omologazione del piano, si può arrivare alla costituzione della newco. C'è tempo quindi per definire l'ingresso di una charity internazionale», ha spiegato Profiti.

Il complesso iter del piano di salvataggio
L'iter per salvare il San Raffaele richiede tempo e nella migliore delle ipotesi l'omologa del piano potrebbe arrivare entro il marzo del 2012. Con l'incontro del 15 settembre in Tribunale, infatti, si dovrebbe aprire la strada del concordato preventivo.
Questo significa che i pubblici ministeri Luigi Orsi e Laura Pedio, al fianco del presidente del Tribunale fallimentare, Filippo Lamanna, dovrebbero approvare la nomina dei due attestatori del piano, ovvero i professori Mario Cattaneo e Angelo Provasoli.
A loro dovrebbero essere poi concessi 15 giorni per attestare il piano che potrebbe quindi essere depositato in Tribunale a inizio ottobre.
L'OMOLOGA PREVISTA PER IL MARZO DEL 2012. Dopodiché entro 10 giorni la sezione fallimentare è chiamata a decidere se ammettere o meno il piano al concordato. A quel punto (cioè circa alla metà di ottobre), i creditori hanno tempo fino a gennaio per opporsi e quindi l'omologa potrebbe arrivare nell'arco dei due mesi successivi, al massimo a marzo.
Va precisato comunque che si prevede che la Procura di Milano resti sempre vigile sul piano di salvataggio e in qualunque momento dell'iter possa avanzare un'istanza di fallimento.

Malacalza: «Al lavoro per ridare slancio all'istituto»

Da un lato si pensa alla costituzione di una newco (una nuova società) cui affidare le attività principali svolte dall’ ente, dall’altro si punta a gestire attraverso il ricorso allo strumento del concordato preventivo le posizioni debitorie in cui si trova attualmente la Fondazione.
«Si sta lavorando per fare in modo che il San Raffaele riprenda slancio e continui la sua tradizione di eccellenza». Vittorio Malacalza ha commentato così la decisione di partecipare al salvataggio del San Raffaele accogliendo l'invito della Santa Sede.
«PERDERE IL SAN RAFFAELE, UN DANNO PER IL PAESE». «La perdita o la dispersione di un tale patrimonio, sia sotto il profilo dell'assistenza ospedaliera che della ricerca scientifica, rappresenterebbe un sicuro danno per l'intero Paese».
«Questo impegno significa essere partner nel progetto», ha concluso Vittorio Malacalza, «mettendo al servizio competenze ed esperienze maturate in oltre quarant'anni di vita imprenditoriale».

FONTE
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