Chi non crede non paga.Se pensate che sia uno slogan anticlericale vi sbagliate.Accade in Germania,dove la famigerata Kirchensteuer,"la tassa della chiesa",viene pagata solo dai credenti.E basta dichiarasi ateo per non pagarla più.
La "tassa della chiesa" si paga con la dichiarazione di appartenenza a una confessione ,cristiana o alla religione ebraica, e viene applicata ogni mese sul reddito dei fedeli. L’aliquota può variare tra l’ 8% (in Baviera) e il 9% (in Baden-Wurttemberg) e il ricavato finisce nelle casse delle organizzazioni religiose per il mantenimento dei luoghi di culto.
L' ATEISMO ANTI TASSE-L’importo è significativo e in epoca di crisi incide non poco su ogni contribuente. Per non pagare bisogna essere atei dalla nascita. O diventarlo. Al raggiungimento della maggiore età - per la chiesa sono sufficienti 14 anni - è possibile recarsi in un apposito ufficio del tribunale e dichiarare la propria decisione di non credere più. Così, si diventa ufficialmente atei per lo Stato, anche se magari si frequenta ancora, ufficiosamente, la propria chiesa.Gli “sbattezzi di Stato” hanno creato una falla nei conti delle chiese cristiane tedesche. I tempi sono diventati duri anche per la conferenza episcopale tedesca, la più solida e ricca d’Europa. Questo mentre in Italia continua la polemica sulle esenzioni di pagamento per la chiesa di Ici e Ires.Non è corretto dire che la Chiesa evade le tasse, ma certo il clero potrebbe volontariamente rinunciare alle esenzioni.Anche perchè come abbiamo ribadito più volte,si tratta di un'evasione legalizzata che causa anche secondo l'Europa una situzione di concorrenza sleale nel mercato,specie nel settore alberghiero.
Che la Germania ci sia d'esempio ancora una volta.Il popolo tedesco ci ha indicato una strada,sta a noi seguirla.
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