Giulio Tremonti ha fatto intanto carriera, ma continua sempre a guardarsi bene dall'intaccare interessi e affari vaticani. Finanche mentre batte cassa con una manovra finanziaria durissima che colpisce soprattutto precari e redditi medio-bassi. Una manovra che prevede anche l'eliminazione delle festività laiche: 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno. Quelle che rappresentano l'appartenenza nella cittadinanza democratica degli italiani. Di contro, in nome del Concordato, le feste religiose non si toccano. Compresa quell'Immacolata Concezione, che, con tutto il sincero e profondo rispetto dei fedeli, certo con l' emancipazione e l' autodeterminazione della donna ha ben poco a che fare.
La pesante manovra finanziaria dell' onorevole Tremonti, ha comunque avuto l' effetto di risvegliare tanti italiani stanchi delle caste. Curiale compresa.
Basta privilegi e tutti paghino le tasse! È diventato quasi un corale, a cui anche il capo della CEI, Angelo Bagnasco si è unito, affermando il 19 agosto dai microfoni di Radio Anch'io: «Le cifre dell'evasione fiscale sono impressionanti. Come credenti e comunità cristiana dobbiamo rimanere al richiamo etico che fa parte della nostra missione e fare appello alla coscienza di tutti perché anche questo dovere possa essere assolto da tutti per la propria giusta parte. Se questo dovere fosse assolto, le cose sarebbero risolte». Una predica, che priva di ogni autocritica, è suonata come una beffa. Con l'effetto di far lievitare l'indignazione dei cittadini per i privilegi ecclesiastici.
Chissà, allora, se lo sdegno della società civile, a cui stanno dando voce nel Palazzo i radicali e qualche altro esponente del Pd, non porti alla eliminazione di scudi concordatari per la Chiesa cattolica, che dovrà così rassegnarsi finalmente a ricevere i finanziamenti direttamente dai suoi fedeli. È quanto avviene normalmente negli Stati Uniti. È quanto dovrebbe accadere in ogni democrazia liberale.
L'abolizione del Concordato fascista, che Mussolini volle nel 1929 e che Craxi ha rinnovato nel 1984, farebbe dell'Italia una democrazia laica compiuta e servirebbe a ridimensionare il potere clericale. La Chiesa Padrona, come titola il bel libro del 2006 di Roberto Beretta (già giornalista dell'Avvenire) che della sua chiesa scriveva: «tornata protagonista riverita e rispettata, anzi persino lusingata e blandita, ascoltata e temuta [...] in quanto utile all'uno o all'altro degli schieramenti [...] sembra aver deciso di sfruttare tale temporanea posizione di privilegio facendo finta di crederci e cercando di ricavarne i maggiori vantaggi, per sé e per i valori che promuove. Così, dopo decenni di contestazioni, sbandamenti, depressione, autolesionismo e crisi, le sue file gerarchiche vengono sempre più abitate da un risorgente clericalismo di ritorno; molti ecclesiastici paiono volersi illudere che siano tornati i "bei tempi" in cui il parroco era il centro del paese e il vescovo un'indiscussa autorità civile».
Allora, per fermare questa chiesa padrona, è impellente e necessario andare oltre il Concordato.
Con buona pace per tutti i clericali, e (forse) proprio in nome di quella carità cristiana, che s. Paolo nella I Lettera ai Corinzi, definiva "benevola" "rispettosa" "disinteressata".
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