Il cardinale Bertone vuole una nuova Dc. Un Partito popolare di stampo tedesco, che possa raccogliere l’ eredità del centro-destra berlusconiano.
Non c’è bisogno di croce nel simbolo. L’importante è che difenda i “principi non negoziabili” del magistero ratzingeriano e sbarri la strada al centro-sinistra. E così l’ attivissimo Segretario di Stato vaticano, oltre a occuparsi del crac del San Raffaele e dell' Istituto Toniolo di Milano, intende teleguidare anche il processo di fondazione della futura sezione italiana del Partito popolare europeo. Una settimana fa, con il placet di Bertone, si è svolta a Roma una riunione riservata tra politici cattolici di ogni schieramento – da Fioroni Pd a Buttiglione, Cesa, Binetti e Pezzotta Udc a Pisanu Pdl – ed esponenti dell’associazionismo bianco: Cisl (Bonanni), Compagnia delle Opere, Confcooperative, Acli, Focolarini, Rinnovamento dello Spirito, Scout, Agesci, Forum del Terzo settore, Comunità di Sant’Egidio.
Il cardinale Bertone ha deciso di impegnarsi direttamente nel rimodellare la scena politica italiana in vista dell’uscita di scena di Berlusconi. Il che dà la misura del caos e dello stravolgimento degli ambiti di intervento, che si sono ormai affermati in Curia nell’era ratzingeriana. Almeno sotto Giovanni Paolo II la politica ecclesiastica la gestiva Ruini, nella sua qualità di presidente della Conferenza episcopale italiana.
E già qui salta agli occhi la strana mescolanza delle presenze politiche e associative. Perché un volontario del Terzo settore, un cattolico imbevuto di tensione pentecostale che fa parte di Rinnovamento dello Spirito, un credente appassionato di dialogo interreligioso che aderisce alla Comunità di Sant’Egidio o un militante della Cisl non hanno mai delegato alle proprie strutture l’obiettivo di valutare la creazione di un nuovo Partito popolare. Per di più in conventicole segrete. Appare, tuttavia, evidente il tentativo di Bertone di ripetere l’arruolamento dell’associazionismo cattolico in un disegno politico calato dall’alto come accadde ai tempi del referendum sulla procreazione assistita e dello sciagurato Family Day, che nulla ha portato alla famiglia ma ha distrutto la possibilità di una legge civile sulle unioni di fatto.
Benché la riunione sia stata derubricata da un partecipante a “incontro conviviale al termine dei corsi di formazione” promossi dai salesiani romani, la spinta vaticana è tale che i protagonisti del piccolo vertice si rivedranno domani nuovamente a porte chiuse. Paola Binetti racconta che sul fronte di una convergenza tra cattolici di varie esperienze “si sta lavorando in tanti modi, in tanti incontri, con l’obiettivo di riaffermare un’etica pubblica”.
Al di là delle dichiarazioni pubbliche conta il fatto che la direzione di marcia del progetto di Ppe in veste italiana è tracciata. Ed è una cosa molto seria. Berlusconi si attarda ancora a sospettare Tremonti di tradimento o a temere manovre del Quirinale e non si sta accorgendo che il vero “abbandono”, mortale, verrà dalla Chiesa appena avrà messo il piede irrimediabilmente in fallo. Oltretevere lo considerano finito. Un morto che cammina. In Vaticano sanno che è già pronta nel Pdl una “rete” pronta a discutere seriamente con l’Udc della rifondazione di un Partito popolare. Ne fanno parte Pisanu, Formigoni, Sacconi, Tremonti e Scajola. E Alfano, “a patto che si mostri indipendente al momento opportuno”.
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