martedì 28 giugno 2011
Dal governo almeno 250 milioni per le scuole cattoliche
Dal cilindro escono 250 milioni, una boccata d'ossigeno
Lo danno per depresso, i suoi, o per bollito, gli avversari, ma Silvio Berlusconi è vivo, vivissimo. Ne è la prova la seduta della Camera de l'altro ieri, quando nel disinteresse generale – la famigerata P4 riempe i cuori e le menti di tanti - il suo governo ha tirato fuori dal cilindro quasi 250 milioni di euro per la boccheggiante scuola cattolica, in una fase in cui Tremonti non pare intenzionato a mollare un centesimo, soprattutto in attesa della riforma fiscale.
Interpellato urgentemente da una ventina di deputati pidiellini, capitanati dal fiorentino Gabriele Toccafondi, 38enne e ciellino atipico (amico di Roberto Formigoni ma vicino a Denis Verdini), il ministero dell'Economia, per bocca del sottosegretario Bruno Cesario, ha garantito: i soldi ci sono e saranno distribuiti.
Materia del contendere, come ha ricordato in aula lo stesso Toccafondi, le continue erosioni del fondo per le scuole paritarie indicato nella Finanziaria 2011: 530 milioni, di cui, ha spiegato il parlamentare «solo 252 milioni sembrano effettivi, perché 28 milioni di euro sarebbero stati accantonati per esigenze statali». Il saldo, «reintagrato in Finanziaria con un emendamento, ancora non è stato reso disponibile per la ripartizione perché legato alla vendita delle cosiddette frequenze televisive digitali». Un'aleatorietà che ha terrorizzato quel vasto mondo scolastico privato, di matrice cattolica, cui il gruppo di deputati è corso a dar voce. Dietro al primo firmatario Toccafondi, la pattuglia formigoniana a Montecitorio (Maurizio Lupi, Raffaello Vignali, Gian Carlo Abelli e Renato Farina), qualche ex-aennino (Riccardo Migliori e Viviana Beccalossi) ma anche molti forzisti della prima ora, come gli ex-sottosegretari Valentina Aprea e Roberto Tortoli.
Cesario è intervenuto in funzione quasi notarile, a rassicurare che le cose sarebbero state fatte e come: «La ripartizione del fondo è effettuata con decreto del presidente del Consiglio e il provvedimento è in fase di perfezionamento», ha detto in aula, precisando che i fondi distribuiti nell'anno «saranno comunque 496 milioni», fra fondi individuati e risorse a rischio. Una mossa, quella di Berlusconi, che rassicura i cattolici in una fase di fibrillazione dell'associazionismo che guarda (o guardava) al Pdl. Preoccupati dalla batosta elettorale e dall'esito referendario, alcuni esponenti ciellini, fra cui i giornalisti Antonio Socci e Robi Ronza, hanno avviato un dibattito sulla opportunità di ricostituire ambiti laici di impegno politico, come il Movimento popolare da cui proveniva Roberto Formigoni. E non sono stati i soli, anche Carlo Costalli, leader del Movimento cristiano lavoratori-Mcl, nato nel '74 da una costola delle Acli, allora divorziste e poco ligie al magistero del Papa, ha ricordato recentemente la necessità di creare «un blocco sociale cattolico per le riforme». A queste suggestioni, il Cavaliere ha risposto con un timido ma concreto segnale, un piccolo ghe pensi mi con cui ha convinto il suo riottoso superministro dell'Economia a saldare il conto delle scuole private.
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