1 - CHE CRICCA DI SANTI IN PARADISO AVEVA QUEL GENTIL-OMO DEL PAPA CHIAMATO BALDUCCI
Emiliano Fittipaldi per "
l'Espresso"
ANGELO BALDUCCI
Il prelato parla sussurrando, chiedendo l'anonimato. «Guardi, tutti sanno che Angelo Balducci ha un conto qui allo Ior, si ricordi che era un gentiluomo di Sua Santità. Ora non c'è molto, non si arriva a 200 mila euro. In passato forse c'erano più soldi, qualcuno dice che giravano decine di milioni, ma non posso confermarlo, sono solo voci».
ANEMONE
Chissà se i magistrati che indagano sugli affari della cricca riusciranno mai a mettere le mani sui movimenti bancari del conto che Balducci era riuscito ad aprire nella Banca più riservata del mondo, quella del Vaticano. Di certo ogni giorno che passa i pm si stanno facendo un'idea più chiara dei legami che il presunto capo del sistema affaristico aveva Oltretevere.
IL MITICO CARDINALE GIOVANBATTISTA RE
Rapporti che vanno al di là dei lavori che il sodale Diego Anemone faceva per la congregazione del Preziosissimo sangue (quella di Don Evaldo detto "Bancomat"). E ben oltre la liaison che Balducci vantava con il corista nigeriano, accusato di organizzare per lui decine di incontri sessuali.
Più che rosso e nero, sembra sia infatti il porpora il colore preferito dall'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che per costruire il suo potere nella capitale ha potuto godere dell'amicizia di monsignori e alti prelati: in primis Giovanni Battista Re, Francesco Camaldo, Crescenzio Sepe e Leonardo Sandri. Un poker d'assi stratosferico che gli permetterà di aprire molte porte e vincere decine di partite con rivali e nemici.
CAMALDO CON VITTORIO E MARINA DI SAVOIA JPEG
Con Re i legami iniziano nel lontano 1989, grazie al ministro democristiano Gianni Prandini. È lui a promuovere Balducci, da pochi mesi provveditore alle opere pubbliche per il Piemonte e la Val d'Aosta, a uomo degli appalti in Lombardia. Prandini conosce bene Re, sono entrambi della provincia di Brescia, l'area politica è la stessa: presenta subito il suo pupillo al vescovo.
Balducci ha fortuna: mentre nel 1990 Prandini lo rispedisce nella capitale come presidente di una sezione del Consiglio superiore, il nuovo amico viene nominato da Giovanni Paolo II sostituto del segretario di Stato. In pratica, vice primo ministro della Santa Sede. I due sono così amici che è proprio Re a firmare, cinque anni più tardi, la sua nomina a Gentiluomo e ad accreditarlo dentro il Vaticano, sempre in cerca di uomini fidati negli uffici pubblici che gestiscono gli appalti per gli immobili e le proprietà della Chiesa. In quel periodo Balducci fa altre conoscenze importanti.
Monsignor Camaldo, cerimoniere pontificio amico di Vittorio Emanuele di Savoia e uomo fidato di Joseph Ratzinger, è un altro asso del poker. I due si conoscono agli inizi degli anni '90, la frequentazione sarà assidua; finiscono pure interrogati insieme nel 2006 nell'ambito di in un'inchiesta su logge massoniche e truffe milionarie della Procura di Potenza, che accuserà - senza esito - il prelato di pirateria informatica.
CARDINALE SEPE
I magistrati scoprono che l'ingegnere ha prestato centinaia di migliaia di euro al cardinale, un passaggio di denaro avvenuto, come ammette lo stesso Balducci, «all'interno della stessa banca». Non sorprende, oggi, che i pm di Perugia ritrovino il nome di Camaldo in uno dei verbali dello spicciafaccende di Balducci, il tunisino Fathi, che dice di aver accompagnato più d'una volta il costruttore Anemone da Sua Eminenza.
Nel 1998, grazie all'appoggio decisivo della Santa Sede, Balducci fa dunque il gran salto e diventa provveditore del Lazio. La promozione è firmata dal ministro prodiano Paolo Costa, che plaude pubblicamente all'operazione. Francesco Rutelli è sindaco di Roma e commissario per il Giubileo del 2000, l'evento che lancia definitivamente la carriera dell'ingegnere.
Gli interessi in ballo sono enormi: le manifestazioni, i restauri, il sottopasso di via della Conciliazione, i milioni di euro che lo Stato italiano investe per il parcheggio del Gianicolo (nonostante sia di proprietà del Vaticano). È in questo periodo che il sistema della cricca inizia a prendere forma. Balducci lavora durante l'Anno santo a stretto contatto con un altro grande sponsor, il cardinale Sepe, che ha fatto carriera all'ombra di Re. Il vescovo si fida così tanto di lui da nominarlo nel 2001 "consultore" degli affari immobiliari di Propaganda Fide.
CAMALDO
Le capacità di Balducci non sfuggono nemmeno al nuovo vice segretario che prende il posto di Re, l'argentino Leonardo Sandri. Dal Giubileo in poi, è il quarto asso che può giocare nella partita per il potere. Così amici, i due, da mangiare spesso insieme. Per sapere di cosa si discettava a quel tavolo si potrebbe chiedere ad Augusto Minzolini: il direttore del Tg1, almeno una volta, è stato invitato a cena dal prete e (dall'ormai) ex Gentiluomo del papa.
2 - CAMALDO: CHI ERA COSTUI?Non è vero, come scrive Carlo Bonini su "Repubblica", che «nessuno aveva ancora collocato Anemone accanto a quello stesso nome (di monsignor Francesco Camaldo, ndr) e indirizzo al di là dei confini Vaticani». La Voce delle Voci, infatti, nell'articolo di copertina di marzo 2010 dal titolo "L'uomo dell'Opus Dei", dedicato all'inchiesta della Procura di Firenze che vede come indagato Guido Bertolaso, si era occupata proprio di monsignor Camaldo (l'articolo è ancora in archivio sul sito www.lavocedellevoci.it).
Ma fin da giugno 2007, durante le indagini di Potenza che vedevano indagato Vittorio Emanuele di Savoia, la Voce aveva raccontato in esclusiva alcuni collegamenti dell'alto prelato,
Ecco cosa scriveva a giugno 2007 su Monsignor Camaldo la Voce.
Brani tratti dall'articolo "Massoni da Dio" uscito su La Voce delle Voci di giugno 2007 e ripubblicato sul sito www.lavocedellevoci.it.
VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA
Decano dei cerimonieri pontifici, in prima fila alle esequie di Giovanni Paolo II e da sempre vicinissimo al suo successore Joseph Ratzinger (che qualche anno fa addirittura gli telefonò, in occasione del suo compleanno, durante i festeggiamenti a casa della madre Irma), Camaldo è finito nelle "grinfie" di Dagospia per le sue frequentazioni mondane, ad esempio in occasione della mega festa in maschera organizzata dallo stilista Gay Mattiolo, che passa per essere suo ottimo amico.
«Ma soprattutto - ricostruisce Kocci (Luca Kocci, giornalista di Adista, ndr) - Camaldo è stato il "regista" della visita dei Savoia in Vaticano, il 23 dicembre 2002, appena decaduto il divieto di ingresso in Italia per i "reali"; ha aiutato Emanuele Filiberto ad organizzare il suo matrimonio con Clotilde Courau, celebrato dal cardinale Pio Laghi nella basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma, nel settembre 2003; ha concelebrato il battesimo della figlia di Emanuele Filiberto, Vittoria Chiara, nella basilica inferiore di san Francesco, ad Assisi, a maggio 2004;PAPA RATZINGER
ed e' grande amico di Vittorio Emanuele, come ha spiegato Pizza ai magistrati di Potenza: l'erede al trono "e' stato ospite a casa sua nell'appartamento di San Giovanni Laterano"». Trait d'union fra le due alte sfere - il Vaticano e Casa Savoia - potrebbero essere i due ordini religiosi che vedono rispettivamente in campo monsignor Camaldo e Vittorio Emanuele.
ORDINE, GENTE...La Gran Cancelleria dell'Ordine al Merito di San Giuseppe, che vede tra gli affiliati monsignor Francesco Camaldo nel ruolo di "cavaliere ufficiale", vanta ascendenti nel granducato di Lorena Asburgo: Gran Maestro e' infatti «S. A. I. e R. (sua altezza imperiale e reale, ndr) Arciduca Sigismondo d'Asburgo Lorena Toscana, Gran duca titolare di Toscana, Arciduca d'Austria, Principe reale di Ungheria e di Boemia».
AUGUSTO MINZOLINI
Poi, subito, la prima scoperta. Chi troviamo nella pomposa lista dei "commendatori"? Nientemeno che il «Gen. Dott. Amos Spiazzi di Corte Regia», al secolo, quello stesso neofascista definito dal giudice Felice Casson «un convinto e irriducibile cospiratore» ed arrestato nel 1974 per il golpe della "Rosa dei venti", organizzato in ambienti militari di estrema destra, compresi Ordine Nuovo e i servizi segreti sia italiani che di alcuni paesi della Nato. Condannato a 5 anni di reclusione, nel 1984 fu assolto in appello. Analogo esito aveva subito la condanna all'ergastolo per la strage della questura di Milano.
Non appena riabilitato, il camerata Spiazzi, che si proclama "vittima" della malagiustizia italiana, nel 2002 ha fondato i "Fasci del lavoro" in provincia di Mantova. E si da' da fare, oltre che nell'Ordine di San Giuseppe, anche nell'altra corazzata dai contorni massonici, le Guardie d'onore di Napoleone: un consesso "nobiliare" che rilascia titoli accademici, baronie e marchesati compresi, a coloro che si iscrivono ai corsi per body guard e mercenari.
BOSSI
Ma ben altri vip popolano le auguste stanze dell'Ordine di San Giuseppe. Gran Cancelliere (praticamente il numero 2, dopo il sovrano d'Asburgo) e' «Marchese Cav. Gr. Cr. Vittorio Pancrazi», ex vertice del Banco Ambrosiano (poi capo dell'ufficio fidi alla Comit di Firenze), da qualche anno riconvertito al ruolo di vinicultore nella sua tenuta di Bagnolo a Montemurlo, vicino Prato.
Eccoci al notabile numero 3, il vice gran cancelliere «Marchese Gr. Cr. Dott. Don Domenico Serlupi Crescenzi Ottoboni», formidabile trait d'union fra l'Ordine di San Giuseppe e i confratelli del Sacro Militare Costantiniano Ordine di San Giorgio, armati di cappa e spada per difendere i "valori" delle crociate attraverso il loro Gran Maestro Carlo di Borbone.
Ai valori terreni provvedono altri confratelli di monsignor Camaldo, come il membro delle commissioni tributarie Francesco d'Ayala Valva, o il presidente della Cassa di Risparmio di Firenze Aureliano Benedetti, in questi giorni impegnato nella contrastata fusione del suo istituto di credito con Banca Intesa; si divide invece fra onorificenze e business umanitario il «Grande Ufficiale Comm. Cav. Lav. Flaminio Farnesi», governatore di quella Arciconfraternita della Misericordia e del Crocione di Pisa titolare di una convenzione con la locale Asl per il servizio di ambulanze.
LUIGI CALABRESI
Non mancano, nell'Ordine di San Giuseppe, nomi di spicco della politica (i presidenti della Regione Toscana Claudio Martini e del consiglio regionale Riccardo Nencini), e della cultura. Se nel primo caso potrebbe trattarsi d'una iscrizione rituale e, in qualche modo, dovuta, niente permette di escludere che sia piu' che convinta l'adesione di due intellettuali come il filosofo siciliano Francesco Adorno e soprattutto il medievalista Franco Cardini, ex membro del consiglio d'amministrazione Rai, entrambi nominati "Cavalieri" dell'Ordine.
Un passato in politica vanta invece l'ex duro e puro della Lega Nord Alberto Lembo, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Giuseppe, eletto la prima volta al senato con la casacca di Umberto Bossi, poi un passaggio in An e infine, dopo lo schiaffo dell'esclusione dalle candidature 2006, fondatore di una sigla monarchica fai da te. Altri confratelli "eccellenti" di monsignor Camaldo nell'Ordine di San Giuseppe sono poi un prelato del calibro del cardinale tedesco Augusto Meyer, a lungo presidente del Pontificio Consiglio "Ecclesia Dei", e monsignor Alberto Vallini, assistente ecclesiastico della "Primaria Associazione Cattolica".
Tra i civili di sangue blu, anche il cavaliere Giuseppe Pucci Cipriani, artefice ogni anno di un raduno a Civitella del Tronto durante il quale, vagheggiando il ritorno del papa re, si fa in quattro per favorire le nozze fra i leghisti di Mario Borghezio e i ruspanti
neoborbonici partenopei. Ma di Pucci Cipriani si ricordano soprattutto l'amicizia con il commissario Luigi Calabresi, ucciso dalle Br, e le successive frequentazioni con l'omicida pentito Leonardo Marino.
LEONARDO MARINO
ADDA VENI' PELLICCIONI Dulcis in fundo, fra cavalieri, croci e gran maestri dell'Ordine di San Giuseppe, fino a poco tempo fa si aggirava anche il massone conclamato Luciano Pelliccioni, il cui nome risulta ora scomparso dalle liste. Di Pelliccioni si era occupato per la prima volta a fine anni ottanta il magistrato torinese Lorenzo Poggi nell'ambito di un procedimento penale per associazione a delinquere finalizzata «alla confezione e distribuzione di diplomi di laurea privi di valore legale recanti timbri Cee contraffatti», che vedeva fra gli indagati anche il fondatore del Parlamento Mondiale di Palermo, "Sua Beatitudine Viktor Busa'", descritto come personaggio «in rapporti col massone di spicco della circoscrizione Sud Usa, il principe Alliata di Monreale».
«Busa' - si legge in una consulenza resa all'epoca da esperti della Procura piemontese - risulta essere collegato anche al Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di San Giorgio in Carinzia attraverso il suo Gran Maestro, Luciano Pelliccioni. Di quest'ordine si era interessato il giudice Giovanni Tamburino all'epoca dell'inchiesta padovana sull'organizzazione eversiva "Rosa dei Venti"».
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