di Diego Novelli
Mi ha telefonato un vecchio amico che conosco dagli anni in cui, ragazzini, frequentavamo l’oratorio dei salesiani di Borgo San Paolo.
Malgrado le vicissitudini, che ognuno di noi ha vissuto nell’arco di parecchi decenni, la nostra amicizia non si è mai consumata. Lui cattolico praticante, per lungo tempo iscritto alla Democrazia Cristiana, nella corrente di sinistra di Carlo Donat-Cattin, ed io sul fronte avverso militando nel Pci.
Le nostra differenti condizioni non ci hanno mai impedito di mantenere rapporti amichevoli, di frequentarci, sia pure saltuariamente, anche nei momenti più aspri della battaglia politica a partire dal 1948, quando di notte ci incrociavamo per le strade del Borgo ad affiggere manifesti sui muri delle case, come allora si usava, naturalmente di opposto contenuto.
«Ho avvertito – mi ha detto al telefono – di farti sapere che ieri sera parlando con dei conoscenti all’uscita della nostra chiesa di via Lusernia, dopo la funzione per la novena di Natale, che mi sono indignato per le dichiarazioni che il cardinale Bagnasco ha rilasciato a sostegno del governo Berlusconi, che il segretario di Stato cardinale Bertone abbia frequenti incontri amichevoli con il presidente del Consiglio e che Benedetto XVI ricevendo per le credenziali il nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede ha coronato il tutto ribadendo, solennemente, il diritto di intervento della Chiesa per tutelare non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e religione, ma anche il ruolo legittimo della religione e delle comunità religiose nella sfera pubblica».
Confesso che sono rimasto lì per lì imbarazzato. Non potevo naturalmente rincuorarlo, mi sono chiesto però quante persone profondamente credenti e praticanti come il mio amico Alfonso di questi tempi, difronte a certe sortite di alti esponenti della gerarchia del Vaticano, possono aver vissuto lo stato d’animo come quello che lui mi ha manifestato.
Ma l’aspetto che più lo ha turbato, così mi ha detto, è stato il totale silenzio che ha fatto seguito alle parole del presidente della Cei. «Non un vescovo, non un monsignore, neppure un parroco di campagna ha osato muovere una sia pur timida riserva o un flebile distinguo».
I vari Bertone, Bagnasco, Fisichella, per interessi tutt’altro che spirituali sono disposti a benedire anche i festini del Cavaliere.
Dall’altra parte non è neppure una novità, una prerogativa dell’attuale gestione del Vaticano.
Per saperne di più ho consigliato al mio amico, senza dileggio, di leggere l’ultimo libro di Corrado Augias, dal significativo titolo “I misteri del Vaticano”.
Dai tempi di Costantino sino ai giorni nostri se ne sono viste di tutti i colori.
Io però – pur non essendo credente – ho consigliato al mio vecchio amico di fare una distinzione tra Chiesa e Vaticano.
Semmai è compito dei credenti nella Chiesa di Roma ribellarsi difronte a certe turpitudini.
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