ROMA — È un destino che la storia di Propaganda Fide, sin dall’inizio si intrecci con una storia di immobili, di rivalità di architetti, di lavori edilizi. «Corrisponde medesimamente sulla detta piazza questo gran Collegio, il quale ebbe principio l'anno 1622 per provvedere ai bisogni e dilatazione della Fede Cattolica... fu eretto qui il collegio col disegno del Bernini... Fu dipoi terminata la fabbrica dal Borromini». Ma i tempi cambiano e da Bernini e Borromini siamo oggi al provveditore Angelo Balducci, che della Congregazione è stato consultore fino al 10 marzo scorso, e al costruttore Diego Anemone.
Tutto il centro storico di Roma — al di là delle sedi extraterritoriali — conta vaste proprietà immobiliari del Vaticano che fanno capo sia alla Congregazione di Propaganda Fide sia all’Apsa, il patrimonio della Sede Apostolica. Ma è soprattutto Propaganda Fide a fare la parte del leone con proprietà di gran pregio che insistono nel quadrilatero più ambito del cuore della città e che secondo alcune stime è valutato (al netto delle recenti rivalutazioni del mercato) intorno ai 9 miliardi di euro. Due circostanze hanno messo «in moto» una «gestione» economica fino allora molto sonnolenta delle case, dei negozi (e altri esercizi commerciali che sono in affitto negli immobili della Congregazione) e dei palazzi: la fine del regime dell’equo canone e i lavori per il grande Giubileo del 2000. Ciò avviene quando Crescenzio Sepe, Segretario generale dell’Anno Santo, viene nominato, Prefetto di Propaganda Fide, cioè «papa rosso»: rosso perché cardinale, e papa perché ha potere sulle terre di missione, in sostanza sulle Chiese dell´Africa e dell´Asia.
Quanto agli immobili sono due le strategie perseguite dall’inizio del decennio. Primo: un certo numero di sfratti «per finita locazione» ai vecchi inquilini che abitavano in case che necessitavano di importanti opere di ristrutturazione. «Ci sono state anche delle cause intentate dagli inquilini contro gli sfratti», afferma Mario Staderini segretario dei Radicali italiani, «perché non sono avvenuti per morosità, a via Giulia, vicino piazza Farnese, vicino a Santa Maria Maggiore». C’è stata poi la messa a reddito con la collocazione, spesso a vip, degli immobili, magari dopo le ristrutturazioni effettuate delle aziende di Diego Anemone (che di molte case e palazzi di Propaganda ha gestito la manutenzione come ha diligentemente annotato nella sua lista). Del resto, numerosi palazzi di Propaganda Fide si «irradiano a raggiera» da piazza di Spagna per via di Propaganda, via della Vite, via Gregoriana, via Sistina, via Condotti, la salita di San Sebastianello, via Sant'Andrea delle Fratte, via della Mercede.
Cesara Buonamici, conduttrice del Tg5 ha spiegato cosa è successo nel suo caso: «Sono affittuaria dell'appartamento in via della Vite dal 2003. L'appartamento è di proprietà di Propaganda Fide, pertanto i lavori di ristrutturazione non sono stati commissionati dalla sottoscritta, ma dall'ente, prima del mio ingresso». Stessa situazione per l'ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio che vive in via Sistina. Nel caso di Bruno Vespa (altro affittuario di Propaganda Fide) invece i lavori di ristrutturazione sono stati fatti direttamente da lui (e infatti il suo nome non compare nella lista di Anemone). Altri immobili sono stati venduti, come quello di via dei Prefetti, all’ex ministro Lunardi. E’ un dato di fatto che con l’arrivo di papa Ratzinger Propaganda Fide abbia subìto una brusca virata. Nel 2006 è stato nominato «papa rosso» l’arcivescovo di Bombay, Ivan Dias, lontano dai «giri romani».
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