Giacomo Galeazzi - Città del Vaticano
Resterà ancora in cella per «alcuni giorni» l’ex assistente di camera del Papa Paolo Gabriele. Lo ha riferito questa mattina il direttore della Sala stampa della Santa Sede e portavoce del Papa, padre Federico Lombardi. Scadeva infatti oggi il periodo di 50 giorni di custodia cautelare prevista dalla giurisdizione vaticana.
Viene dunque prolungato il periodo di detenzione dell’ex maggiordomo, le indagini proseguono e gli inquirenti vogliono continuare a vagliare fino in fondo le dichiarazioni di Gabriele e di altri testimoni. La proroga degli arresti farà sì che Gabriele sarà interrogato ancora nelle prossime ore, ovvero nella fase nella fase finale dell’indagini condotte dal Procuratore unico del Vaticano.
Altre testimonianze saranno raccolte nei prossimi giorni dal giudice istruttore Piero Antonio Bonnet. Lombardi ha anche spiegato che «gli interrogatori formali di Gabriele saranno l’ultima cosa che avverrà nella fase istruttoria: e tutto questo dovrebbe avvenire entro una decina di giorni da oggi». Quindi nel giro delle prossime due settimane «il giudice ritiene di poter terminare la fase di raccolta delle informazioni e dei nuovi interrogatori di Gabriele, definendo
poi la situazione della custodia cautelare».
(Red)
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Al cinquantesimo giorno di detenzione dell’ex maggiordomo papale, il quadro di «Vatileaks» sembra ormai completo. La sua ultima confessione è ritenuta «soddisfacente» e Paolo Gabriele potrebbe ottenere presto gli arresti domiciliari. Per lui, dopo una sempre più probabile perizia psichiatrica, si profila il rinvio a giudizio e una condanna mite per aver trafugato le carte segrete dall’Appartamento papale.
Nel furto di documenti riservati, però, Gabriele sarebbe stato aiutato da due dipendenti laici della Segreteria di Stato e da un giornalista amico. Appare quindi imminente la decisione sul destino processuale del «corvo», arrestato il 23 maggio scorso. Proprio oggi scadono i termini della custodia cautelare. Ma oltre che sull’attività dei magistrati, l’attenzione si concentra sulle testimonianze acquisite attraverso le audizioni della Commissione cardinalizia presieduta dal cardinale Julian Herranz.
I risultati di questo lavoro specifico saranno sintetizzati entro due settimane nel rapporto conclusivo che verrà presentato a Joseph Ratzinger. Parallelamente all’indagine dei tre porporati Herranz, Tomko e De Giorgi, i magistrati vaticani hanno scandagliato la documentazione sequestrata in casa all’ex maggiordomo. È in via di completamento l’opera di riscontro e verifica con l’ascolto di persone sentite anche nell’ambito del procedimento della commissione cardinalizia. Il fatto di essere ascoltati come persone informate non significa essere sospettati di qualcosa, però alcune certezze sono state ormai raggiunte.Dagli interrogatori è emerso il quadro delle persone con cui il maggiordomo del Papa aveva contatti. Ci si è mossi, comunque, nell’ambito vaticano, e finora non è stato utilizzato lo strumento della rogatoria internazionale con l’Italia.
Nel corso dell’inchiesta sono state acquisite le testimonianze anche di altre persone, tra le quali potrebbero esserci i nuovi indagati. Il giudice istruttore Piero Antonio Bonnet ha ultimato nei giorni scorsi gli interrogatori «formali» e, secondo quanto si apprende in Curia, ciò che ha in mano gli consentirà di sciogliere presto la sua riserva sulla richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Gabriele. Considerato che la collaborazione dell’ex maggiordomo ha consentito alla magistratura della Santa Sede di definire complicità e circostanze della sottrazione delle carte riservate dall’appartamento di Benedetto XVI, non dovrebbe essere necessario prorogare la custodia cautelare, che secondo la procedura penale del Vaticano potrebbe durare fino a cento giorni.
L’iter giuridico appare insomma definito. Ci si aspetta la chiusura formale della fase istruttoria tra luglio e agosto, con conseguente comunicazione da parte del giudice Bonnet circa il rinvio a giudizio o il proscioglimento di Gabriele. «Se si arriverà a un formale dibattimento pubblico - puntualizza il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - questo si svolgerà dopo l’estate, non prima di ottobre». Intanto, anche in ragione della collaborazione offerta dall’ex maggiordomo («Collaborazione ora piena», si sottolinea), si rafforza l’ipotesi che, a al termine del processo, il Papa lo potrebbe beneficiare con un provvedimento di grazia. La detenzione preventiva in un minuscola cella della Gendarmeria (dove è costantemente sotto l’occhio di una telecamera di sorveglianza) ha però prostrato psicologicamente l’ex aiutante di camera del Pontefice.
Ultimamente l’uomo denota comportamenti ossessivi, quasi a far ritenere che sia stato fatto oggetto nel tempo di un «lavaggio del cervello». Qualcuno azzarda addirittura l’ipotesi che Paolo Gabriele sia rimasto vittima di una setta integralista: lo avrebbero convinto che la sua infedele condotta avrebbe giovato in una qualche fantomatica forma alla causa della fede.
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/vatleaks-vaticano-vatican-16741/
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