venerdì 22 giugno 2012

Dai depositi cifrati dello Ior venne trasferito un miliardo per timore dell' antiriciclaggio

Gotti Tedeschidi Fiorenza Sarzanini
ROMA — Conti aperti presso le banche italiane e straniere utilizzati per il «passaggio» di denaro proveniente dalla Santa Sede. Depositi dello Ior «svuotati» lo scorso anno quando fu varata la procedura di trasparenza e poi riutilizzati quando le norme sono state modificate. Flussi di capitali che su alcuni depositi «esterni» hanno superato addirittura il miliardo annuo. Si concentra anche su questo il nuovo interrogatorio fissato per oggi di Ettore Gotti Tedeschi, che sarà assistito dal legale Fabio Palazzo.

I pubblici ministeri di Roma e Napoli lo ascolteranno insieme, soprattutto esamineranno il contenuto dei 47 faldoni sequestrati nel corso della perquisizione disposta dagli inquirenti partenopei due settimane fa. E decideranno quali documenti allegare ai fascicoli processuali tra le migliaia di carte che il banchiere aveva archiviato negli ultimi anni. Atti che riguardano la sua permanenza al vertice dello Ior.
Ma anche fogli relativi al periodo durante il quale è stato alla guida del Banco Santander e ha avuto rapporti con i responsabili di alcune aziende del Gruppo Finmeccanica, in particolar modo per quanto attiene a contratti e finanziamenti.

L'incontro con il Papa
Continua dunque la collaborazione di Gotti Tedeschi con i titolari delle inchieste, dopo il licenziamento deciso dal board dell'Istituto Opere Religiose e ratificato dalla commissione cardinalizia. Più volte Gotti Tedeschi ha fatto sapere che attende di essere ricevuto dal Pontefice, ma appare davvero difficile che l'incontro possa avvenire, quantomeno in tempi brevi. Soprattutto dopo la scoperta del memoriale preparato da Gotti Tedeschi e destinato tra gli altri proprio al Papa, per indicare «i miei nemici» ed esternare i «timori per la mia vita».
L'attenzione dei magistrati, che procedono per riciclaggio, è puntata su quei conti cifrati per nascondere l'identità degli intestatari. Politici, faccendieri, imprenditori che sono riusciti ad occultare i proprio capitali e che lo scorso anno effettuarono prelevamenti in contanti anche per importi elevatissimi nel timore che le norme varate per l'accesso alla «white list» consentissero la loro individuazione e la ricostruzione dei movimenti.
Del resto nell'ultimo interrogatorio è stato lo stesso Gotti Tedeschi a ribadire quanto aveva già dichiarato nel 2010 dopo essere finito sotto inchiesta per la gestione di 23 milioni di euro: «Fino a un anno fa c'erano numeri di codice per i bonifici a nome Ior e io ho detto mai più, questo è intollerabile. I rapporti con le istituzioni erano attraverso codici, non dichiaravano chi era l'Ente».

Le carte segrete
Nel memoriale Gotti Tedeschi specifica che la guerra con il direttore generale Paolo Cipriani e con numerosi alti prelati, compreso il segretario di Stato Tarcisio Bertone, è cominciata proprio quando «chiesi notizie dei conti intestati ai laici». Ma con i magistrati sarebbe stato più esplicito specificando numerose circostanze che hanno segnato i due anni e mezzo di permanenza al vertice dello Ior. Oltre agli «ostacoli» che sarebbero stati posti dai componenti del board alle società di controllo e consulenza, il banchiere ha ricostruito il rapporto con la Jp Morgan che alla fine dello scorso marzo ha deciso di interromperlo definitivamente.
Gli stessi responsabili di Jp Morgan hanno dichiarato di non aver potuto avallare alcune operazioni e hanno fatto particolare riferimento alle movimentazioni avvenute su un conto aperto presso la filiale di Milano nel 2009 sul quale sono transitate somme ingenti (si parla addirittura di entrate e uscite per circa un miliardo annuo) senza ottenere informazioni reali su intestatari e gestori del deposito. E questo nonostante ci fossero state richieste di chiarimento da parte dell'Uif, l'Ufficio di indagine finanziaria della Banca d'Italia e gli organismi di controllo interni. Un atteggiamento che alla fine ha portato alla decisione di chiudere del conto. Scelta che lo stesso Gotti Tedeschi ha condiviso.

Gli affari Finmeccanica
I pubblici ministeri napoletani si occupano del filone che riguarda i finanziamenti erogati dal Banco Santander alle aziende della holding specializzata in sistemi di difesa. Due giorni fa hanno avuto un lungo incontro con il procuratore generale di Lugano per alcuni conti svizzeri che — è l'ipotesi dell'accusa — sarebbero intestati a mediatori internazionali ingaggiati come consulenti da Giuseppe Orsi, attuale amministratore delegato di Finmeccanica, quando guidava Agusta Westland.
Numerose intercettazioni allegate agli atti dell'inchiesta dimostrano lo stretto rapporto che c'era tra Gotti Tedeschi e lo stesso Orsi e su questo il banchiere dovrà fornire oggi spiegazioni. La pista esplorata nel corso delle verifiche riguarda le commissioni bancarie versate dalle società a Santander che potrebbero in realtà nascondere il versamento di tangenti per il conseguimento di appalti e commesse.


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