"Non c'è ragione di per sé - anche se altri hanno compiuto scelte diverse, che definirei integrative rispetto alle norme vigenti - di istituire figure di questo tipo", ha detto Crociata. "La competenza è infatti di ogni singolo vescovo, ed è attorno al vescovo che si determinano le scelte in questa materia. L'esperienza conferma l'efficacia del rapporto diretto dei vescovi nella gestione di questi casi dolorosi e drammatici laddove si presentano".
Il segretario della Cei ha riferito che nella riunione del 'parlamentino' dei vescovi la bozza di linee-guida richieste dalla Santa Sede a tutti gli episcopati mondiali è stata esaminata "e ora le osservazioni raccolte saranno recepite e rielaborate in vista del prossimo Consiglio permanente per una valutazione ulteriore e per l' approvazione definitiva".
Non «parole vuote e pubblico rammarico» ma l’istituzione di una commissione mista di giuristi, operatori sanitari, dell’informazione, uomini di scienza, e vittime; apertura degli archivi della Congregazione della dottrina della fede e degli enti religiosi; obbligo di denuncia della notizie di reato. Rimozione dallo stato clericale. Sono queste le richieste di un gruppo di organizzazioni italiane e straniere di vittime di preti pedofili alla Cei per affrontare il problema degli abusi su minori commessi dal clero.
La richiesta arriva a due giorni dal Consiglio permanente Cei che ha esaminato una prima bozza di linee guida contro gli abusi. Tra i firmatari dell’appello anche Snap International, l’organizzazione che ha fatto ricorso alla Corte penale internazionale dell’Aja chiamando in causa anche il papa, malgrado Josesph ratzinger abbia contrastato più di chiunque altre la pedofilia nel clero. Mentre la Cei prepara le linee guida per l'Italia su come rispondere alla crisi della pedofilia nella Chiesa, le associazione delle vittime di abusi da parte di ecclesiastici del nostro Paese scrivono ai vescovi chiedendo ''verità e giustizia per i sopravvissuti''.
Un ampio cartello di gruppi, dagli ex-alunni dell'istituto per sordi Provolo di Verona alle vittime di don Cantini, da Snap a Survivors Voice, chiede in particolare alla Cei di sostenere la creazione di una ''Commissione indipendente sui crimini sessuali sui minori da parte del clero, di religiosi e religiose cattolici in Italia'', come avvenuto in altri Paesi europei. Inoltre, le vittime chiedono alla Cei di impegnarsi ''affinché la Congregazione per la dottrina della fede assieme alle diocesi, le istituzioni, gli enti, le congregazioni e comunità religiose mettano a disposizione della Commissione, della magistratura e dell'opinione pubblica, nel rispetto delle consuete norme di garanzia, i loro archivi con tutte le notizie di reato perseguibili di ufficio sugli abusi sessuali sui minori da parte del clero, di religiosi e religiose, anche per quei reati caduti in prescrizione''.
Tra le richieste delle vittime di pedofilia ai vescovi anche ''l'obbligo di denuncia delle notizie di reato perseguibili di ufficio'' e la promozione di una legge che renda imprescrittibili i reati sessuali nei confronti di minori compiuti dal clero. La Cei dovrebbe anche imporre ''la rimozione dallo stato clericale di tutti i responsabili di abusi sessuali su minori, seppur caduti in prescrizione, senza alcuna eccezione'' e le dimissioni a ''tutti i vescovi che, seppur informati degli abusi, non abbiano trasmesso le relative notizie di reato alla magistratura''.
Ancora oggi, un cardinale che aveva nascosto preti pedofili, l'ex-arcivescovo di Boston card. Bernard Francis Law, ricopre importanti incarichi in Vaticani ed è arciprete di Santa Maria Maggiore: le vittime ne chiedono la destituzione. Infine, chi ha subito abusi da parte di preti chiede alla Cei ''di risarcire o indennizzare spontaneamente le vittime, in misura adeguata rispetto al danno subito'' e di promuovere ''una seria e approfondita riflessione sul perché si verificano questi crimini sui minori nella Chiesa cattolica''.
''Questo perché - si conclude l'appello delle vittime - sopravvissuti e vittime hanno bisogno di verità e giustizia e non di parole vuote e pubblico rammarico, che lasciano il tempo che trovano. Se veramente si vogliono ascoltare le vittime e i sopravvissuti, agendo di conseguenza, e' necessario che tutto quanto chiediamo sia effettivamente attuato''.
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