Il vescovo ausiliare dell' Aquila Giovanni D' Ercole si raccomandava al sottosegretario Carlo Giovanardi per ottenere i fondi del terremoto. Anzi, per farli ottenere ad una onlus ("Solidarietà e Sviluppo") fondata dalla stessa diocesi dell' Aquila,dietro la quale, secondo la Procura si nascondeva una truffa. Una truffa per sottrarre 12 milioni di euro dal bancomat miliardiario della ricostruzione dell' Aquila. Una truffa per la quale sono state arrestate due persone (tra cui il segretario generale della Onlus, Fabrizio Traversi nominato proprio dai vertici della diocesi) e indagate altre tre (compreso il sindaco di San Demetrio dei Vestini, Silvano Cappellini). L'obiettivo era quello di ottenere i "fondi Giovanardi", quelli che il sottosegretario era riuscito ad accantonare nel "decreto Abruzzo" per la ricostruzione.Fondi destinati a progetti "per la famiglia e per il sociale" sui quali ci fu uno scontro con il Comune dell'Aquila.
Il sindaco Massimo Cialente riteneva che dovessero essere destinati in parte (circa tre) per ristrutturare un centro anziani (al quale, poi, vennero effettivamente assegnati) e a un'altra ristrutturazione (per nove milioni) di un complesso nel centro storico. Su questa fetta, invece, si erano accentrate le mire della fondazione di origine curiale "Solidarietà e Sviluppo" i cui progetti, però, risultarono non conformi alla normativa. Cialente lo disse pubblicamente e attaccò anche Giovanardi quando, nel luglio del 2010, sembrava che la onlus stesse riuscendo nei suoi intenti truffaldini. Proprio dalle affermazioni del sindaco è partita l'inchiesta.
Giovanardi risulta coinvolto in quanto i progetti della Onlus facevano riferimento al suo dipartimento della famiglia. Lo stesso senatore si lamentava pubblicamente del fatto che questi soldi che non venivano spesi. E il secondo arrestato, Gianfranco Cavaliere, è proprio un politico legato a Giovanardi. E così, dalle intercettazioni si scopre che mentre pubblicamente Giovanardi si lamentava dei ritardi della ricostruzione e dell'assegnazione dei fondi, al telefono invece si dava da fare per farli ottenere alla onlus della Curia. Come si evince da una intercettazione tra lo stesso vescovo D'Ercole e Giovanardi. " Volevo soltanto dirti questo: siccome è ovvio che con questo nostro progetto probabilmente daremo fastidio a qualcuno, faranno un po' di questioni. Mi raccomando: tieni la barra ferma..." chiede D'Ercole.
"Ma ti immagini! Ma io ho solo bisogno che voi... cioè, che chi mi può dare il disco verde che è il commissario di governo mi dica "spendi" e io vengo lì con i soldi cash..." risponde Giovanardi. E D'Ercole "Noi.. noi in settimana ti diamo tutti i progetti nostri, pronti".
Giovanardi: "e certo.. bravo.. altro che carriole o non carriole.. scusami, altro che popolo delle carriole. Ce l'ho qua i soldi... che alla fine... veramente una cosa incredibile. Comunque, io aspetto ancora un po', poi risollecito il commissario, se magari tramite Cavaliere (uno degli arrestati, ndr) che è qua e poi dico "amico, io ho polemizzato con il sindaco, ma a me non mi fa mica (..) lo schieramento politico, eh! Se devo polemizzare con uno del Pdl ci penso due secondi, ma proprio non me ne può fregare di meno". Da notare che proprio D'Ercole si farà fotografare con il popolo della carriole all'interno del centro storico, mentre con la pala cerca di rimuovere le macerie.
E Giovanardi a nome del dipartimento alla famiglia, nello stesso periodo, firmava anche una lettera di "congruità" per i progetti della Fondazione. Sollecitava poi anche il presidente della Provincia Antonio Del Corvo, affinché intervenisse. Ma l'appoggio del sottosegretario non era sufficiente, occorreva quello del commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi - che seppure del Pdl - alla fine non appoggerà mai l'iniziativa. E la truffa così non andrà in porto. Eppure, i due arrestati avevano tentato in tutti i modi di raggiungere il loro obiettivo. Cavaliere al telefono parlava anche di come utilizzare i fondi del terremoto per la politica: "perché l'associazione Democratici Cristiani è un'associazione per gestire i 5 milioni di euro, parte dei 5 milioni di euro che Carlo (Giovanardi, ndr) c'ha sulla Fondazione".
Scrive il giudice per le indagini preliminari Marco Billi nell'ordinanza di custodia cautelare: "il senatore Giovanardi, da quanto risulta al momento, è stato sostanzialmente "utilizzato" dagli indagati, i quali hanno saputo fare leva sulla evidente volontà dello stesso di utilizzare i fondi, strumentalizzandone gli interventi di carattere politico nel tentativo di convogliare tutti o parte dei fondi sulla loro fondazione. Si è visto come al sottosegretario venissero fornite informazioni sull'evolversi della vicenda sapientamente filtrate e distorte, per spronarlo ad assumere atteggiamenti utili per il conseguimento dell'illecito fine prefissato. Si può in proposito ritenere che proprio lo stretto collegamento di Cavaliere con Gio vanardi (dovuto alla medesima matrice politica di riferimento) abbia fornito concrete possibilità operative agli indagati".
Molto più dure le considerazioni del Gip sul ruolo della Curia e sui due vescovi dell'Aquila: "Si ritiene, in ogni caso, che il ruolo dell'arcidiocesi (ed il particolare dei vescovi Molinari e D'Ercole) debba essere ulteriormente approfondito nell'ulteriore corso delle indagini preliminari, al fine di accertare il livello di consapevolezza che gli stessi hanno avuto degli effettivi propositi degli indagati. Sotto tale profilo, infatti, è da rilevare che tanto l'associazione Aquila Città Territorio quanto la Fondazione hanno la propria sede presso la Curia arcivescovile aquilana, che l'arcivescovo Molinari ha partecipato al la Fondazione fin dall'atto costitutivo e che Molinari e D'Ercole hanno partecipato personalmente all'incontro di Palazzo Chigi del 17.6.10 con il sottosegretario Giovanardi, Chiodi (commisario alla ricostruzione, ndr) De Matteis (vice presidente del consiglio regionale abruzzese, ndr) e Cialente (sindaco dell'Aquila, ndr)". Quindi, seppure allo stato i due vescovi non sono indagati, il Gip sul loro ruolo nella vicenda chiede indagini più approfondite.
Laconiche le considerazioni finali sul ruolo della stessa onlus della Curia da parte del giudice: "In nessuna di tali conversazioni si è potuto evidenziare un passaggio, un apprezzamento, una considerazione, una valutazione in ordine al merito dei progetti. I diversi progetti appaiono, infatti, considerati esclusivamente sulla base del relativo referente politico nonché sul grado di priorità che può essere loro riconosciuto in considerazione del possibile tornaconto economico e politico personale degli indagati. Manca, all'evidenza, una seppure generica e formale attenzione alle finalità concrete dei progetti, all'utilità per la popolazione, all'esigenza di creare una ragionata e consapevole scala di priorità delle esigenze, per utilizzare nel migliore modo possibile i fondi in esame. I diversi organi istituzionali coinvolti non sembrano operare in accordo tra loro né risulta esistente una struttura di raccordo tra gli stessi che possa comporre eventuali contrasti ed armonizzare le rispettive esigenze. Al contrario è evidente che tali organi operino in competizione tra loro ed il riferimento alla "guerra", seppure considerata politicamente, non appare troppo lontano dalla realtà"
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