lunedì 26 settembre 2011

Ricatti a preti gay, le verità choc di Trementino

ISERNIA – Un’attrazione fatale, divampata a prima vista. Prima gli apprezzamenti, poi l’invito a casa, infine il sesso. La verità di Giuseppe Trementino, 30 anni, arrestato lo scorso 26 luglio a Bagnoli del Trigno insieme al 35enne Diego Caggiano con l’accusa di estorsione aggravata e continuata ai danni di numerosi parroci omosessuali adescati via web, è di quelle che sconvolge. L’indagato, attualmente ai domiciliari, la racconta in esclusiva a “Panorama” attraverso uno dei suoi legali, l’avvocato isernino Franco Mastronardi. Nell’intervista raccolta dal settimanale, il giovane si sfoga a cuore aperto, svelando i retroscena di rapporti inconfessabili con tonache provenienti da tutta Italia, qualcuna anche dalla Francia. In un crescendo di dettagli difficili da digerire per i benpensanti.
Tutto è cominciato per caso: «Io lavoro per un corriere espresso – rivela Trementino – Nel dicembre scorso sono andato a fare una consegna, ho chiesto un indirizzo al parroco del posto e lui da subito ha iniziato a farmi degli apprezzamenti. Ci siamo scambiati i numeri di telefono, poi ci siamo sentiti e mi ha invitato a casa sua, dove abbiamo fatto sesso. Da quel momento, io e questo prete abbiamo iniziato a frequentarci». Il Lui si era offerto di comprarmi un’auto e mi aveva chiesto di andare a vivere a casa sua». Peccato che nel maggio scorso il prelato lo denunci, dopo avergli corrisposto 6.700 euro – le offerte dei fedeli alla parrocchia – per tacitare uno scandalo. «Io non sapevo nulla – riporta il news magazine – L’ho visto l’ultima volta a giugno, in canonica. Lui mi ha abbracciato, mi ha baciato in bocca, mi ha toccato le parti intime e mi ha detto: “Crocifiggimi”. Poi mi ha messo 100 euro in tasca». Ma ad accusare Trementino è stato anche un secondo parroco, che di fronte ai carabinieri ha ammesso di averlo invitato a Roma. In apparenza, per un convegno. Sempre “Panorama”: «Ho conosciuto questo prete su Facebook, mi ha contattato lui. Poi mi ha invitato ad andare a Roma con lui per tre giorni, in un albergo all’ombra del Cupolone. Mi ha comprato un biglietto ferroviario e mi ha inviato 300 euro». Un compenso che doveva servire per una sorta di festino privato: «Con quei soldi voleva che comprassi cannabis, alcol, preservativi e lubrificanti. Io ero rimasto così impressionato che dopo questa richiesta ho chiuso ogni rapporto». Da allora sarebbero decine i preti che lo avrebbero contattato. Trementino, definendosi «preso d’assalto », confessa di aver scambiato messaggi erotici con «almeno una trentina di loro. Ci si trovava su Facebook e poi si passava su Messenger, dove io vedevo loro e loro vedevano me. Io iniziavo a parlare con linguaggio erotico e loro si spogliavano e si masturbavano ». Ma come facevano a trovarlo? «Io non ho mai adescato nessuno – questa l’autodifesa del giovane – erano loro che si passavano la voce e mi contattavano. Arrivavano anche cinque richieste al giorno, da tutta Italia, perfino una dalla Francia. Mi sembrava di essere finito in una specie di rete di perversione». Dalla quale, forse con ingenuità, forse con malizia, Trementino prova a lucrare. «Le richieste di soldi erano un modo per togliermeli di torno, la loro insistenza era diventata asfissiante. Credetemi – conclude l’uomo accusato di estorsione – io sono vittima di un mondo che non conoscevo e che mi ha fagocitato. Sono rimasto impressionato, sono disgustato».

FONTE
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