sabato 3 settembre 2011

PERÙ, IL PRESSING DEL VATICANO SULL’ UNIVERSITÀ “RIBELLE”

Marcial Rubio, Pucp
La Congregazione per l’ Istruzione Cattolica della Santa Sede preme perché da parte della Pontificia Università vi sia un’ accettazione completa delle indicazioni romane.
Il Vaticano è intervenuto per chiudere una vecchia polemica con la Pontificia Università Cattolica del Perú (Pucp). Ma le autorità di quest’ istituzione hanno deciso, ancora una volta, di ribellarsi: non sono disposte, dicono, ad accettare le istruzioni della Congregazione per l’ Istruzione Cattolica della Santa Sede e, ancora meno, quelle del cardinale arcivescovo di Lima, Juan Luis Cipriani Thorne. Una rivolta che può costare cara.
Il 19 agosto scorso, l’ arcivescovo di Lima ha diffuso una lettera del Vaticano nella quale compaiono gli ordini per far sì che la casa di studi si regga con le leggi del suo paese e con la costituzione apostolica “Ex Corde Ecclesiale”, ossia il documento che “governa” tutte le università cattoliche del mondo.
La Pucp rappresenta un caso unico. Delle 9 università cattoliche presenti nel Paese sudamericano, 8 si reggono con la costituzione apostolica. Soltanto una non lo fa: la Pontificia, appunto.

Per questo motivo e per compiere le indicazioni romane, dovrà adeguare i suoi statuti: una riforma che il suo rettore, Marcial Rubio, e l’ Assemblea Universitaria non sembrano disposti a realizzare, nonostante siano stati proprio loro a inviare il documento a Roma per la sua approvazione. Preferiscono non cambiare nulla, mantenendo l’indipendenza assoluta della arcidiocesi di Lima, ultimo garante della cattolicità di quel centro d’istruzione.
In effetti, nonostante sia formalmente il Gran Cancelliere, l’arcivescovo Cipriani non ha potuto, finora, esercitare mostrare la sua autorità. Qualcosa di simile è successo con i suoi predecessori a partire dal 1972.
Lo scontro di quella che non a caso viene chiamata “università ribelle” con le autorità ecclesiastiche ha un vecchio antico, risalente agli ultimi 50 anni. Nelle sue aule hanno studiato personaggi rappresentativi della dissidenza sociale e politica del Perú, della sinistra radicale e del “progressismo cattolico”.
Inoltre ha accolto conferenze nelle quali si criticavano apertamente la dottrina cattolica e i suoi difensori.
Uno dei cattedratici più noti è stato Gustavo Gutiérrez Merino: sacerdote dominicano noto come il padre della “teologia della liberazione” e la cui opera è stata in diverse occasioni sotto lo sguardo attento del Vaticano, anche se non è stato mai condannato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Dunque, è nel decennio degli anni Settanta del secolo scorso, che è nato un nuovo modello per l’Università Cattolica: autonomia assoluta, soprattutto ideologica e dottrinale. Un concetto che però non si allinea con gli ultimi statuti autorizzati dal Vaticano (del 1967).
Ma nel 1999 Giovanni Paolo II approvò la “Ex Corde Ecclesiale” e chiese a tutte le università cattoliche di aderire al documento. La Pucp ci ha messo più di dieci anni per inviare il suo testo a Roma. A novembre del 2009 ha consegnato il documento che adesso la Santa Sede ha chiesto di modificare.
Tra altre cose, la lettera della Congregazione per l’Istruzione Cattolica ha chiesto che il Gran Cancelliere (l’arcivescovo di Lima) abbia la potestà di nominare il rettore dell’università, dopo aver ricevuto tre proposte dall’Assemblea Universitaria.
Inoltre, la stessa lettera ha sollecitato per i professori il rispetto della dottrina e della morale cattolica nell’ambito delle loro attività di ricerca e di insegnamento. L’episcopato peruviano, si chiarisce, partecipa alla vita universitaria tramite il Gran Cancelliere, che, in un certo senso, costituisce il rappresentante vaticano.
La decisione del Vaticano è stata una doccia d’acqua fredda per Marcial Rubio. Il rettore ha sostenuto l’indipendenza della Assemblea Universitaria, l’unica che può nominare la persona che occuperà il rettorato dell’istituzione. Rubio ha annunciato che sarà creata una commissione la quale valuterà le “proposte” del Vaticano prima di emettere un nuovo comunicato entro 30 giorni. Inoltre, Cipriani è stato accusato di «creare uno scandalo» perché «si trova orfano di potere».

«Dal punto di vista canonico, è vero che l’arcivescovo può negare il diritto a un’istituzione di definirsi cattolica. In ogni caso, l’istituzione deciderà se eliminare o meno il nome. Noi siamo la Pontificia Università del Perú e vogliamo continuare a esserlo, ma se ci tolgono i nomi vedremo cosa decide l’Assemblea», ha detto il rettore.
Tra studenti e professori circola una voce secondo la quale l’interesse dell’arcivescovo di Lima è quello di «appropriarsi dei milioni» dell’ateneo e permettere che «l’Opus Dei entri a dirigerla». Questo come una chiara citazione della filiazione del porporato con “L’Opera”.
Tuttavia, la realtà è molto diversa: la Pucp è stata fondata nel 1917 grazie all’eredità di un ricco pensatore peruviano, José de la Riva-Agüero y Osma, che condizionò il suo supporto alla creazione di un’università cattolica. Ecco perché c’è un articolo della “costituzione” di quest’istituzione, ancora in vigore, che prevede, nel caso questa dovesse scomparire, che tutti i beni passino all’arcivescovato di Lima, che dovrebbe destinarli a un’altra opera d’istruzione.

Stando così le cose, se i dirigenti attuali continuano a non ascoltare le istruzioni vaticane, c’è il rischio che l’Università perda i titoli di “pontificia” e “cattolica”, insieme con le risorse e i terreni.
«Abbiamo chiesto - ha osservato l’arcivescovo di Lima - di accettare una decisione, io non accuso nessuno ma neanche accetto graziosamente che vogliano ridurre l’identità di un’università a certi interventi sfortunati dalle sue autorità».


FONTE
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