Giacomo Galeazzi - Città del Vaticano.
C’è fermento nel paese con più cattolici al mondo. La sede della prossima Gmg (Rio de Janeiro, 18-23 luglio 2013) è stata annunciata da Benedetto XVI a conclusione del megaraduno di Madrid. Mentre la Santa Sede assegna al Brasile la Giornata mondiale della gioventù 2013, i gesuiti brasiliani organizzano un convegno internazionale sulla teologia della liberazione, in programma dall’ 8 all’ 11 ottobre 2012.
Come in Spagna, anche la «Woodstock cattolica» in Brasile sarà preceduta dalle «giornate diocesane» cioè da gemellaggi tra le diocesi del paese ospitante e quelle dei paesi di provenienza dei ragazzi. Intanto, un anno prima della Gmg, gli «avversari teologici» di Joseph Ratzinger (che da prefetto dell’ex Sant’Uffizio aveva ricondotto all’ordine i teologi della liberazione sbilanciati verso il marxismo )tornano in auge attraverso un congresso mondiale dedicato alla sinistra terzomondista cattolica. A promuoverlo nel sud del Brasile sono i Gesuiti della «Humanitas Unisinos», l’ istituto della Unisos University, specializzato in diverse aree di studio: l' antropologia, il diritto, la teologia, le scienze sociali e politiche, la filosofia e la musica.
L’ ateneo gesuita della Valle del Rio dos Sinos (40mila studenti) è un prestigioso centro diffusore di cultura per l’intero Sud America ed ha recentemente promosso una serie di seminari internazionali per analizzare il progetto di globalizzazione sviluppato dalla Compagnia di Gesù fin dai primordi e le sue ripercussioni nei secoli, fino all’epoca contemporanea. Con l’obiettivo, in particolare, di focalizzare l’azione e la partecipazione dell’ordine religioso alla formazione e diffusione della cultura moderna e il suo ruolo spirituale e culturale in Brasile e nell’America ispanica, attraverso l’apostolato missionario e l'impegno educativo. Il Paese con il maggior numero di cattolici nel mondo (140 milioni) si trova a dover fare i conti con una difficile convivenza tra la chiesa cattolica e le cosiddette sette di matrice cristiana (in maggioranza pentecostali) che raccolgono sempre più proseliti, soprattutto tra gli strati più bassi della popolazione. Nel maggio 2007 il primo incontro del Papa con i giovani ha messo in evidenza le difficoltà che attraversa la Chiesa cattolica del Brasile: gli organizzatori attendevano 70 mila giovani (40 mila nello stadio e 30 mila all’esterno).
In realtà i numeri sono stati decisamente inferiori: nello stadio sono rimasti diversi spazi e posti vuoti mentre fuori i giovani erano pochi. In tutto quindi i partecipanti sono stati 35 mila secondo i dati forniti dagli stessi organizzatori: non molti se si tiene presente che San Paolo conta 11 milioni di abitanti. In ogni caso, lo stile Ratzinger, sobrio ed essenziale, si è imposto anche nel viaggio del 2007 in Brasile. Il Papa non si curò dei numeri ma si concentrò sul messaggio. Incurante delle defezioni, Benedetto XVI rivolse ai giovani brasiliani un lungo e impegnativo discorso nel quale li invitò a mettere da parte le paure ed avere fiducia in Cristo, custodire la castità e difendere il valore del matrimonio, reagire alla violenza ed evitare ogni forma di corruzione. Unica concessione ai temi più sentiti dai giovani: l’appello per salvare l’Amazzonia, unito all’offerta di 200 mila dollari donati dal Papa per salvare la foresta e i progetti di sviluppo delle popolazioni indigene. Per il resto Benedetto XVI non cercò il consenso ma si impegnò a lanciare messaggi chiari. La visita incluse la messa di canonizzazione a San Paolo del beato Frei Galvao (il primo santo nato in Brasile) e l’appuntamento al santuario mariano di Aparecida (170 chilometri da San Paolo) per l’inaugurazione della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi che fu la ragione principale del viaggio del pontefice in Brasile.
«Insieme a verie altre organizzazioni teologiche- spiega Moisés Sbardelotto, portavoce dell’istituto “Humanitas Unisinos”- la nostra università sta organizzando un Congresso teologico continentale per il 2012 che verrà ospitato nelle strutture dell’ateneo per celebrare il 50° anniversario dalla convocazione del Concilio Vaticano II e il 40° dalla pubblicazione del libro di Gustavo Gutierrez, «Una teologia della liberazione». Ma l’idea, evidenzia Moisés Sbardelotto, «non è solo quella di celebrare la memoria, ma anche di proporre nuove prospettive per una teologia progressista del continente americano».
Ieri è avvenuto il lancio ufficiale del sito in inglese e in spagnolo sull’evento (http://www.unisinos.br/eventos/congresso-de-teologia/) e gli organizzatori stanno progettando di «mettere insieme teologi come lo stesso Gustavo Gutiérrez, Leonardo Boff, Jon Sobrino e altri “padri” della Teologia della liberazione. «Sarà un momento molto speciale per la nostra Chiesa- afferma Moisés Sbardelotto-. E confidiamo che anche in Europa ci sia interesse per divulgare questa buona notizia dello Spirito».
Nel maggio 2007 un’insolita battaglia giudiziaria accompagnò l’incontro di Benedetto XVI con i giovani brasiliani. Gli organizzatori avevano infatti scelto il piccolo stadio municipale di Pacaembu per questo appuntamento, uno dei momenti più significativi della visita del Papa a San Paolo del Brasile. Ma appena due settimane prima lo stesso stadio era stato teatro di un grande incontro promosso da una delle Chiese pentecostali che stanno attirando un numero sempre crescente di fedeli strappati alla Chiesa cattolica (negli ultimi trent’anni la percentuale dei cattolici brasiliani sul totale della popolazione è scesa dal 91,7% al 73,8%, mentre le Chiese protestanti evangeliche solo salite dal 5,2 % al 17,9%). I pentecostali avevano organizzato un affollatissimo happening di musica e preghiera che aveva completamente paralizzato la zona. Perciò i residenti sono ricorsi al giudice federale chiedendo che l’incontro con il Papa venisse annullato o trasferito in un’altra struttura per evitare che nel giro di pochi giorni il quartiere si trovasse di nuovo nel caos.
Niente da fare: il Governo è intervenuto per ribadire che l’incontro con il Papa era di interesse nazionale e si sarebbe svolto comunque. D’altronde sarebbe stato incredibile se, a meno di dieci giorni dalla visita di Benedetto XVI, l’appuntamento con i giovani fosse stato annullato a causa di un comitato di quartiere. L’episodio tuttavia fu sintomatico del difficile clima che si respira nella Chiesa e nella società brasiliana. I cristiani di base attribuiscono a Giovanni Paolo II e al suo custode dell’ortodossia Joseph Ratzinger di aver «normalizzato» negli anni Ottanta e Novanta il clero e l’episcopato sudamericano e di averlo riempito di esponenti dell’ Opus Dei e dei Legionari di Cristo, mettendo ai margini quei teologi della liberazioni che avevano spostato troppo a sinistra il baricentro della chiesa, dialogando con quel comunismo che invece il Vaticano stava combattendo nell’Europa dell’Est. E l’attuale, drammatica emorragia di fedeli a favore delle sette evangeliche sarebbe il frutto anche della marginalizzazione dei preti a più stretto contatto con i ceti popolari e con le masse delle favelas.
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