“La riduzione in stato di schiavitù è promossa dagli Stati cattolici che sono a capo della scoperta e colonizzazione del continente americano dai primi del Cinquecento.Risale a un passo dal Requerimiento,ovvero del proclama redatto ai sovrani spagnoli su concessione del papa,che serviva ai conquistadores come documento di conquista del territorio e li autorizzava anche allo sterminio […].Il passo in questione imponeva al conquistador di spostare,dal territorio in cui si insediava, gli indigeni verso l’interno o in altra zona.Significava in sostanza allontanarli dalla zona in cui erano le loro risorse e quindi ridurli a uno stato di indigenza.
Nel 1502,i sovrani spagnoli Isabella e Ferdinando accordano il permesso di ridurre in stato di schiavitù gli indigeni,ma specificatamente i “cannibali”,perché pericolosi per i colonizzatori europei.Permesso che non viene in verità condannato dal papa Alessandro VI,dando seguito ad altri stati di schiavitù,che non sono condannati dai papi seguenti:Pio III,Giulio II,Leone X e Adriano VI;e qualcuno di loro dirà che non ne erano venuti a conoscenza.Ai conquistadores subentrano dei privati cittadini europei,attirati dall’idea di sfruttare commercialmente gli schiavi in Europa;e nel 1528 si registra la prima concessione da parte dei sovrani spagnoli cattolici ai due commercianti tedeschi Eynger e Sayller.Si chiama asiento ed è un vero e proprio contratto commerciale,che dà inizio alla tratta degli schiavi.Il papa regnante,Clemente VII,non formula nessuna condanna.Da allora imperversa il traffico di schiavi trasportati dall’Africa nel nuovo continente,e di questo schiavismo sono pertanto da considerare colpevoli i sovrani cattolici e i sei papi indicati in precedenza,tanto che bisogna arrivare a Paolo III per avere dalla Chiesa una condanna,che apparte in uan bolla del 1537,nella quale deplora questo “abominevole commercio di uomini”.La Bolla può anche essere considerata una richiesta di “perdono” agli schiavi per il precedente silenzio-assenso.A questo bolla ne faranno seguito altre di Pio V nel 1568,Urbano VIII nel 1639,Benedetto XIV nel 1741 e Gregorio XVI nel 1839.Peraltro ,da principio,i missionari al seguito dei conquistores si opporranno a quel mercato con opere di carità,come quella del gesuita Pietro Claver(1580-1644)in Colombia,ma ovviamente non riusciranno a bloccarlo.
COSA DICE LA BIBBIA SULLA SCHIAVITU’?
La Bibbia non condanna specificamente la pratica della schiavitù. Dà delle istruzioni su come dovrebbero essere trattati gli schiavi,come si legge,a titolo di esempio,nei seguenti brani:
Colossesi 4,1
Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo.
Efesini 6,9
Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.
Deuteronomio 15,12-15
12 Se un tuo fratello ebreo o una ebrea si vende a te, ti servirà per sei anni, ma il settimo lo manderai via da te libero. 13 Quando lo lascerai andare via libero, non lo rimanderai a mani vuote; 14 gli farai doni dal tuo gregge, dalla tua aia e dal tuo torchio; gli darai ciò con cui il Signore tuo Dio ti avrà benedetto; 15 ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese di Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha riscattato; perciò io ti dò oggi questo comando.
La Bibbia,in conclusione,non bandisce la schiavitù.Questo è un aspetto molto controverso e ha portanti tanti alla conclusione opposta,come se la Bibbia acconsentisse a tutte le forme di schiavitù. In realtà quello che molte persone non riescono a comprendere è che, ai tempi della Bibbia, la schiavitù era assai diversa da quella praticata nei secoli passati in molte parti del mondo. Nella Bibbia, la schiavitù non era basata esclusivamente sulla razza. Le persone non erano schiavizzate a causa della loro nazionalità o del colore della loro pelle. Ai tempi della Bibbia, la schiavitù aveva più a che fare con una condizione sociale. Le persone si vendevano come schiave quando non riuscivano a pagare i loro debiti o a provvedere alla propria famiglia. Ai tempi del Nuovo Testamento, talvolta i medici, gli avvocati e perfino i politici erano schiavi di qualcun altro.Siamo di fronte a una schiavitù figlia di una condizione sociale,ma non legata alla razza o al colore della pelle.Ed è proprio su questo punto che la Bibbia è chiara condannando in modo netto e deciso la “schiavitù razziale”. Si pensi alla schiavitù che sperimentarono gli Ebrei quando stavano in Egitto. Gli Ebrei erano schiavi non per scelta, ma perché erano Ebrei (Esodo 13:14). Le piaghe che Dio riversò sull’Egitto mostrano i Suoi sentimenti verso la schiavitù razziale (Esodo 7-11). Quindi, certo, la Bibbia condanna eccome alcune forme di schiavitù. Allo stesso tempo, sembra permetterne altre. La questione principale è che la schiavitù permessa dalla Bibbia non assomiglia assolutamente a quella razziale che ha afflitto il nostro mondo nei secoli passati.E quindi è evidente come la schiavitù degli indios e delle popolazioni africane,ritenute inferiori,sia tale e quale a quella subita dagli Ebrei.Ed è quindi punita dalla Bibbia.Non si trattò di una schiavitù frutto di una condizione sociale,come quella che ci appare nella Bibbia,ma si trattò di uno schiavismo legato alla razza e al colore della pelle. A molti questa differenza non sembrerà così facile da capire.O magari neanche la capiranno.E allora è importante sottolineare un punto cruciale. Lo scopo della Bibbia è di indicare la via della salvezza, non di riformare la società. Mentre Dio riforma la sua anima, una persona che ha sperimentato il dono divino della salvezza e della libertà dalla schiavitù del peccato capirà che è sbagliato schiavizzare un altro essere umano. Una persona che ha sperimentato davvero la grazia di Dio mostrerà grazia agli altri. È questa la ricetta biblica per porre fine alla schiavitù.
Bibliografia
I Peccati del Vaticano,di Claudio Rendina pagina 248
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