In questo caso tutto ha avuto inizio quando questo prelato, assai conosciuto in curia per il ruolo svolto alla congregazione dei Vescovi, ha avuto bisogno di denaro che chiedeva ad amici e conoscenti. Cifre in sé non esorbitanti solo che col tempo, l’ammontare del debito accumulato ha finito per non essere trascurabile. Monsignor Sonda si è sempre difeso insistendo su un punto, che prima o poi avrebbe restituito «fino all’ultimo centesimo». Tuttavia a sentire i diretti interessati le cose non stavano proprio così.
Pian piano l’esasperazione dei creditori è divenuta incontenibile e il monsignore, pur di non incrociarli per strada, ha cercato di evitarli. Ora vive recluso in un modestissimo appartamento a Borgo Pio, con le persiane chiuse. Le autorità vaticane, dalla Segreteria di Stato in giù, informate dei fatti, sono intervenute dando mandato alla Gendarmeria di svolgere un’indagine preliminare interna e poi impedendo a Sonda l’ingresso in Vaticano. Persino per dire messa nella chiesetta di Sant’Anna. Va però detto che finora a suo carico non sono state fatte denunce alla polizia italiana, probabilmente per non fare scoppiare il caso e non dare l’ennesimo dispiacere Papa Ratzinger. Ma tant’è.
Cosa ci sia all’origine di questo continuo bisogno di quattrini resta un mistero per tutti,considerato anche lo stile di vita semplicissimo, quasi francescano che conduce. Classe 1937, originario di Vicenza, monsignor Sonda afferma di essersi trovato in una momentanea mancanza di liquidità per via di una enorme eredità: una tenuta situata in Umbria, comprensiva di una fonte di acqua minerale, per la quale ha dovuto sborsare molte tasse. La tenuta sembra che non esista nemmeno, ma allora perché nessun creditore lo ha ancora denunciato alla polizia? La risposta la fornisce un anziano sacerdote (anch’egli in attesa di riavere il prestito fatto): «I panni sporchi li laviamo in casa».
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