domenica 26 giugno 2011

Vaticano vietato a “monsignor truffa”: chiedeva soldi ai prelati senza restituirli

La Città del Vaticano
CITTA’ DEL VATICANO - Vietato entrare in Vaticano: con tanto di foto segnaletica, nome e cognome sotto ben evidenti, a monsignor Gianni Sonda è stato interdetto ogni accesso in area extra-territoriale. Mai in passato una decisione del genere era stata adottata dalle «autorità superiori del Governatorato», come si legge nel warning distribuito alcuni giorni fa ai gendarmi che controllano i varchi di Porta Sant’Anna, del Petriano, del Perugino. La singolare misura restrittiva nei confronti dell’ex capo ufficio della Congregazione dei Vescovi, per anni valente collaboratore del cardinale Giovanni Battista Re, è stata presa dopo una serie di segnalazioni indirizzate al Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, da parte di cardinali, vescovi, suore ma anche di Gentiluomini di Sua Santità. A loro il convincente monsignore chiedeva denaro - cifre modeste che non oltrepassavano i diecimila euro - che però, salvo rarissimi casi, non tornava mai indietro. I soldi, diceva, servivano per far fronte ad una serie di spese impreviste legate ad una consistente eredità lasciatagli da un generoso benefattore.
I malcapitati, fidandosi della promessa di una restituzione a breve, elargivano senza problemi il denaro richiesto. Peccato però che questi soldi non tornassero mai indietro. Anzi. Il monsignore cercava di tenere buoni i creditori (sempre più numerosi) con promesse continue che non sempre riusciva a mantenere, sino all’epilogo finale. Forse Totò non avrebbe saputo fare di meglio e probabilmente da questa storia ne avrebbe persino tratto spunto per un film comico. Chissà.

In questo caso tutto ha avuto inizio quando questo prelato, assai conosciuto in curia per il ruolo svolto alla congregazione dei Vescovi, ha avuto bisogno di denaro che chiedeva ad amici e conoscenti. Cifre in sé non esorbitanti solo che col tempo, l’ammontare del debito accumulato ha finito per non essere trascurabile. Monsignor Sonda si è sempre difeso insistendo su un punto, che prima o poi avrebbe restituito «fino all’ultimo centesimo». Tuttavia a sentire i diretti interessati le cose non stavano proprio così.

Pian piano l’esasperazione dei creditori è divenuta incontenibile e il monsignore, pur di non incrociarli per strada, ha cercato di evitarli. Ora vive recluso in un modestissimo appartamento a Borgo Pio, con le persiane chiuse. Le autorità vaticane, dalla Segreteria di Stato in giù, informate dei fatti, sono intervenute dando mandato alla Gendarmeria di svolgere un’indagine preliminare interna e poi impedendo a Sonda l’ingresso in Vaticano. Persino per dire messa nella chiesetta di Sant’Anna. Va però detto che finora a suo carico non sono state fatte denunce alla polizia italiana, probabilmente per non fare scoppiare il caso e non dare l’ennesimo dispiacere Papa Ratzinger. Ma tant’è.

Cosa ci sia all’origine di questo continuo bisogno di quattrini resta un mistero per tutti,considerato anche lo stile di vita semplicissimo, quasi francescano che conduce. Classe 1937, originario di Vicenza, monsignor Sonda afferma di essersi trovato in una momentanea mancanza di liquidità per via di una enorme eredità: una tenuta situata in Umbria, comprensiva di una fonte di acqua minerale, per la quale ha dovuto sborsare molte tasse. La tenuta sembra che non esista nemmeno, ma allora perché nessun creditore lo ha ancora denunciato alla polizia? La risposta la fornisce un anziano sacerdote (anch’egli in attesa di riavere il prestito fatto): «I panni sporchi li laviamo in casa».

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