Un esempio è il libro "Chariots of the gods" (I carri degli dèi) dello svizzero Erich von Daniken (ciò vale anche per il film che è stato tratto dal suo libro). L'autore sosteneva che il libro biblico di Ezechiele, al capitolo 1 conterrebbe una descrizione di dischi volanti provenienti dallo spazio che visitano la terra. Uno studio serio di quel capitolo mostra in realtà l'assurdità della teoria di Daniken.
La visione del profeta Ezechiele
Il profeta Ezechiele era uno dei deportati nella conquista di Babilonia nel 606 a.C.
Il suo libro inizia dicendo che il trentesimo anno (della sua vita), il profeta era in Babilonia presso il fiume Chebar. "I cieli si aprirono", spiega il profeta, "e io ebbi delle visioni da Dio". Ezechiele vide dapprima la forma di quattro esseri viventi; erano di aspetto simile a quello di un uomo, ma ciascuno di essi aveva quattro facce: d'uomo, di leone, di bue, e d'aquila (verso 10).
Avevano delle mani come gli uomini, ma i piedi erano come quelli di vitelli (versi 7-8), e ciascuna creatura aveva quattro ali - due delle quali coprivano il corpo (verso 11), e due si estendevano in alto (versi 22-23). Il loro aspetto era come carboni ardenti e i loro movimenti apparivano come i lampi dei fulmini (versi 13-14).
Sotto queste quattro creature c'erano quattro ruote. Ogni ruota sembrava essere "in mezzo a un'altra ruota", e poteva muoversi in quattro direzioni senza voltarsi. Inoltre, i cerchi delle ruote erano pieni d'occhi tutt'intorno (versi 15-18). Sopra tutto questo c'era un trono sul quale era seduto uno che aveva sembianze d'uomo, che era circondato da uno splendore immenso e glorioso (versi 26-28). Vinto da quello spettacolo, Ezechiele cadde sulla sua faccia.
Il significato della visione
Prima di discutere degli elementi di queste scene, è importante fare alcune osservazioni preliminari.
1. Anziché avere a che fare con misteriosi UFO provenienti dallo spazio, queste visioni erano delle sconvolgenti rivelazioni della gloria di Dio. Infatti, i versi 1 e 28 sembrano essere stati messi come sentinelle a guardia dell'inizio e della fine del capitolo per prevenire speculazioni fanatiche sul significato del racconto. Nel primo verso, il profeta dice chiaramente: "io vidi delle visioni di Dio", e nel verso finale egli conclude: "Era un'apparizione dell'immagine della gloria del Signore".
2. Queste scene sono identificate come "visioni". Si trattava cioè di un fenomeno mediante il quale il Signore rivelava la verità al profeta sia mostrandogli delle cose simboliche che parlandogli direttamente (come leggiamo ad esempio in Apocalisse 1:10-20).
Le visioni erano frequenti nell'antichità, quando la Bibbia come la conosciamo oggi non era ancora completa e Dio dava le sue rivelazioni a servitori fedeli che Egli sceglieva per questo compito.
"Ascoltate ora le mie parole; se v'è tra voi alcun profeta, io, l'Eterno, mi faccio conoscere a lui in visione..." (Numeri 12:6).
"Iddio, dopo aver in molte volte e in molte maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il suo Figliuolo..." (Ebrei 1:1).
3. La narrativa del capitolo di Ezechiele è altamente simbolica; si noti la ripetizione di parole come "aspetto di" (14 volte) e "somiglianza di" (10 volte).
4. Infine, si noti come questa visione divina - simile a quella di Isaia (6:1-8) e a quella dell'apostolo Giovanni (Apoc. 1:9-20) - era senza dubbio intesa a preparare il profeta alle grandi verità che avrebbe ricevuto nel ministero per il quale era stato scelto (cfr. 2:2 e seg.).
Le quattro creature viventi
Le quattro creature viventi non erano "esseri spaziali" provenienti da qualche remoto pianeta; essi, anzi, sono identificati chiaramente come cherubini. Si noti la spiegazione del profeta Ezechiele: "I cherubini si alzarono. Erano gli stessi esseri viventi che avevo visti presso il fiume Chebar" (Ezechiele 10:15).
I cherubini sono un ordine di creature angeliche al servizio di Dio. Ad esempio, furono impiegati da Dio per guardare l'entrata di Eden dopo la caduta di Adamo ed Eva (Gen. 3:24). Immagini di cherubini furono anche montate ai lati dell'arca della testimonianza nel Luogo Santissimo del Tabernacolo (Es. 25:22).
Nella visione di Ezechiele, ogni cherubino aveva quattro facce: uomo, leone, bue, aquila. La tradizione giudaica interpreta questi simboli nel modo seguente:
"L'uomo è esaltato tra le creature di Dio; l'aquila è esaltata tra gli uccelli; il bue è esaltato tra gli animali domestici; il leone è esaltato tra le bestie selvagge: e tutti questi hanno ricevuto il dominio, e grandezza gli è stata data, eppure sono fermi al di sotto del carro dell'Iddio Santo" (Midrash Rabbah Shemoth, n. 23, su Es. 15:1).
Si tratta senza alcun dubbio di una rappresentazione simbolica della supremazia e della sovranità dell'Eterno Iddio sull'intera creazione. Non vi è la benché minima connessione tra ciò e dei presunti esseri spaziali.
Le ruote
Le ruote sono descritte come "una ruota in mezzo a un'altra ruota". Identificare questo con dei "dischi volanti" è, francamente, assurdo. La realtà è che i cherubini, con queste "ruote", rappresentavano il carro celeste sul quale si trovava il trono del Dio Eterno (si veda 1 Cronache 28:18, dove i cherubini sono descritti come rappresentanti simbolicamente il carro dell'Eterno). Le ruote sono semplicemente un componente simbolico della visione del carro.
Il carro celeste poteva muoversi sulla terra sulle sue ruote, o essere trasportato quando le ali dei cherubini si alzavano (verso 21), mostrando così che l'Eterno è "l'Iddio del cielo e l'Iddio della terra" (Gen. 24:3). Il dettaglio della "ruota in mezzo a un'altra ruota" dà l'immagine di due ruote "fuse" insieme perpendicolarmente, esprimendo la capacità del carro di muoversi subito in tutte le direzioni senza voltarsi. Il significato è il seguente: Dio è presente nell'intero universo! "Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto sì ch'io non lo vegga? dice l'Eterno. Non riempio io il cielo e la terra? dice l'Eterno" (Ger. 23:24).
E' importante notare inoltre che viene detto che queste ruote multidirezionali sono "piene di occhi" tutt'intorno (verso 18), per enfatizzare l'onniscienza del nostro Creatore. "Gli occhi del Signore sono in ogni luogo, osservano i malvagi e i buoni" (Prov. 15:3).
Il Trono
Sopra i cherubini, sostenuto dalle loro ali, v'era come "una distesa di cielo d'un bagliore come di cristallo di ammirevole splendore" (versi 22-23). Al di sopra di essa, vi era "come una pietra di zaffiro, che pareva un trono" (verso 26). Sul trono era seduto uno che aveva "come la figura d'un uomo", circondato di luce e splendore simile a un "bagliore di metallo", e sopra di Lui vi era splendore simile a quello dell'arcobaleno (si confronti questa visione con l'altra apparizione di Cristo Gesù in Apocalisse 1:13-15; entrambe le immagini sono espresse con elementi simbolici che parlano della gloria del Signore).
"Era un'apparizione dell'immagine della gloria del Signore" (verso 28).
Conclusione
La Bibbia è il suo miglior commentario. Questo capitolo è un meraviglioso resoconto della maestà e della gloria dell'Iddio Eterno, che ci è concesso conoscere attraverso lo scritto ispirato di Ezechiele.
Dunque, esaltiamo e serviamo bene il nostro Creatore - e interpretiamo la sua Parola con rettitudine.
Articolo tratto da: http://camcris.altervista.org/ezecufo.html
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