Nonostante le polemiche dei giorni scorsi le suore Marcelline hanno deciso di far cantare lo stesso ai bambini “Faccetta Nera”. Fedeli al motto fascista “Me ne frego“, le suore così hanno fatto eseguire la canzone più nota del regime mussoliniano durante il saggio per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Italia.
domenica 5 giugno 2011
LE SUORE SE NE FREGANO E FANNO CANTARE FACCETTA NERA AI BIMBI DELLA SCUOLA
4 giugno 2011 - Al saggio di fine anno dell’ istituto religioso i piccoli alunni hanno eseguito la nota canzone fascista.
Nonostante le polemiche dei giorni scorsi le suore Marcelline hanno deciso di far cantare lo stesso ai bambini “Faccetta Nera”. Fedeli al motto fascista “Me ne frego“, le suore così hanno fatto eseguire la canzone più nota del regime mussoliniano durante il saggio per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Italia.
Nonostante le polemiche dei giorni scorsi le suore Marcelline hanno deciso di far cantare lo stesso ai bambini “Faccetta Nera”. Fedeli al motto fascista “Me ne frego“, le suore così hanno fatto eseguire la canzone più nota del regime mussoliniano durante il saggio per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Italia.
FACCETTA NERA NON SI TOCCA - Nel saggio di fine anno degli alunni dell’istituto di Lecce delle suore Marcelline, dedicato ai 150 anni dell’Unita’ d’Italia, c’e’ stato spazio anche per cantare ‘Faccetta nera’. E’ accaduto questa mattina, dopo vivaci polemiche che avevano accompagnato nei giorni scorsi la scelta fatta dalla direzione scolastica dell’ istituto.
La protesta era partita dal padre adottivo di una bimba di colore, il quale riteneva offensivo che nel saggio dedicato all’ Unita’ dell’Italia si cantasse un brano anni ’30, del periodo fascista, che inneggiava alla conquista dell’Etiopia. Altri genitori avevano condiviso la protesta e la direzione dell’Istituto aveva dovuto convocare i genitori dei piccoli alunni delle elementari per motivare la loro scelta. Nessuna adesione agli ideali di quel periodo, avevano spiegato le suore, ma il programma ministeriale prevede la conoscenza dei periodi storici antecedenti e successivi all’Unita’ d’Italia, quindi anche il fascismo. Cosi’ ‘Faccetta nera’ non solo non e’ scomparsa dal programma delle prove degli alunni, ma e’ stata intonata anche stamani nel saggio di fine anno
BELL’ ABISSINA – Le spiegazioni che le suore che gestiscono l’istituto privato hanno dato a quelli di 20 centesimi, quotidiano online che per primo ha trovato la storia non appaiono in effetti granché soddisfacenti: “Il fascismo è argomento del programma no? E allora è naturale che qualcosa del concerto di fine anno lo riguardi!”.
Nel programma del coro finale, che gli scolari provano ogni mercoledì, c’è qualcosa che non quadra. Qualcosa che può sembrare pure orecchiabile, ma pesa come un macigno. Vi compaiono, fra gli altri, l’inno nazionale italiano; il “Garibaldi Innamorato” di Sergio Caputo; “Le radici ca teni” dei Sud Sound System; “Bella ciao” e, appunto, “Faccetta nera”. Un genitore è andato su tutte le furie, quando lo ha saputo. E’ padre adottivo di una bambina di colore. La risposta dell’Istituto pare sia stata libro di storia alla mano. Il loro programma didattico include il periodo fascista e dunque hanno inserito una canzone lo rievoca e che, comunque, i bambini sanno ormai a memoria e vogliono cantare come tutte le altre. Come se “Faccetta nera” fosse un’altra canzone pop che rievoca un qualunque periodo storico dall’Unità a noi (anche perché, chiediamo venia, ma il Fascismo cosa ci azzecca con i 150 anni dall’Unità?). E non, come è, la celebrazione sonora di una delle fogne assolute della nostra storia, scritta dal profondo di quella fogna stessa. Un caso di straordinaria leggerezza, una pericolosissima negligenza.
Su 20 centesimi si affrontano con dovizia di particolari le possibili conseguenze legali di questa sciagurata scelta. “Ma anche al di là di questo”, dicono i reporter, ” il rischio che corrono i responsabili della didattica di questa scuola è quello di far associare ai bambini, magari anche molto inconsciamente, elementi di affettività positiva e bei ricordi degli ultimi attimi prima delle vacanze estive del 2011, a concetti e melodie che erano incentrate sull’esaltazione della possibilità di ridurre in “schiavitù d’amore”, una volta trattele dall’Etiopia conquistata, giovani donne di colore subsahariane”: davvero un’eventualità che tutti vogliamo evitare, o no? In ogni caso, le suore marcelline sono state ulteriormente contattate per replicare alla vicenda, ma si sono rifiutate di formalizzare un parere sul punto.
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