Durante il massacro, Mategeko era parroco di Hanika, un’altra parrocchia cattolica della regione.
«Sono innocente, ma non sono il primo ad essere vittima di un’ingiustizia,» ha detto il sacerdote durante l’intervista rilasciata a Radio Rwanda alla fine del processo, prima di annunciare il ricorso in appello.
Ispirati dalle vecchie assemblee di villaggio in cui gli anziani risolvono le loro controversie “seduti sul prato” (“Gacaca”, in lingua rwandese), i tribunali “Gacaca” sono incaricati di giudicare i responsabili del genocidio del 1994, con l’eccezione dei “pianificatori” di livello nazionale.
Possono comminare pene fino al carcere a vita, sentenza massima in Rwanda, dopo l’abolizione della pena capitale nel 2007. Perpetrato dagli estremisti hutu, il genocidio ha provocato, dall’aprile al luglio del 1994, più di 800.000 morti, secondo le stime delle Nazioni Unite, in larga parte di etnia tutsi.
Fonte: Le Figaro
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