Qualche anno fa uno scandalo finanziario vide protagonisti i frati di S. Giovanni Rotondo, che affidarono 9 miliardi di lire, mai rientrati, ad un finanziere molisano, Nicola Avorgna, finito poi in carcere nel 1998 per bancarotta fraudolenta. I soldi erano il frutto delle raccolte fatte tra i fedeli per costruire il nuovo santuario.
Vi era poi stato il caso di padre Alfonso Maria Parente, un cappuccino che nel 2000 aveva anche preso parte al festival di San Remo e che poi, in qualità di presidente onorario di una sedicente (e mai riconosciuta dal suo Ordine) associazione "Padre Pio con i bambini", fu coinvolto in una truffa ai danni dei fedeli del santo, ai quali estorceva elemosine, mai arrivate a destinazione, a favore di bambini bisognosi.
Recentemente, la creazione di una "carta di credito" recante l'immagine del santo, e in cui una percentuale delle spese sarebbe servita a finanziare la nuova chiesa, non è piaciuta in Vaticano.
Preoccupazioni della Santa Sede anche per alcune divisioni all'interno dell'Ordine dei Cappuccini: qualche tempo fa è stato allontanato il vice-postulatore della causa di canonizzazione di Padre Pio, padre Gerardo da Flumeri. Molto stimato dalla Curia romana, ha abbandonato il convento e lasciato la direzione della rivista "La voce di Padre Pio".
OPERE E AFFARI IN CIFRE. SCHEDA SU S. GIOVANNI ROTONDO
Attorno al santuario ruota un indotto turistico che, per quello che riguarda i 100 alberghi, 84 affittacamere, 12 bed and breakfast (per ricettività totale di 6.500 posti letto) e ristoranti, produce una ricchezza di circa 530 milioni di euro all'anno. Altri alberghi sono in costruzione ed il business è in rapida crescita, visto che nel 2002 la presenza nei luoghi di ospitalità per i pellegrini è aumentata del 15,27%. A tutto ciò va poi aggiunto il reddito prodotto dalla vendita di ogni tipo di gadget con l'immagine del santo: portachiavi, orologi, portafogli, statuette: un fatturato medio per bancarella o negozietto stimato sui 150mila euro l'anno. Senza dimenticare i prodotti (liquori, torte, ecc.) intitolati al santo di Pietrelcina.
Il nuovo santuario
Progettato dall'architetto Renzo Piano è poi dal 1994 in costruzione un nuovo enorme santuario, che sarà pronto presumibilmente entro la fine dell'anno (mancano ormai solo lavori di rifinitura interna), con 10mila posti (6.500 seduti e 3.500 in piedi), in grado di accogliere la massa di persone che la vecchia struttura non era più in grado di ricevere. Il sagrato potrà inoltre accogliere altre 40.000 persone. La spesa per l'opera era stata stimata intorno ai 40-50 miliardi. 17mila euro i soldi finora raccolti attraverso le offerte dei fedeli. All'esterno del nuovo santuario svetterà un campanile costituito da nove colonne, sul quale verranno collocate otto campane, sormontate da una grande croce in pietra di 40 metri che sarà visibile dai caselli autostradali di Canosa e di Candela, oltre che dal mare del golfo di Manfredonia. Proprio la gestione della costruzione del santuario è uno dei punti che hanno destato maggiore preoccupazione in Vaticano. La ditta appaltatrice scelta dai frati è accusata di ritardi e aumento ingiustificato dei costi.
La "Casa sollievo della sofferenza"
Per quanto riguarda l'altra grande "opera" di padre Pio, la "Casa sollievo della sofferenza", si tratta di un ospedale che è riuscito ad effettuare, nel solo 2001, 58.225 ricoveri, di cui 12.970 di pazienti provenienti da altre regioni d'Italia. L'ospedale fornisce inoltre annualmente circa 800mila prestazioni ambulatoriali. Fu inaugurato nel 1956 (all'epoca aveva solo 250 posti letto): oggi è tra le strutture sanitarie di punta del Sud Italia. Ha oltre tremila dipendenti tra medici, infermieri, personale ausiliario e amministrativo. Alla morte di padre Pio l'ospedale fu lasciato alla Santa Sede ed amministrato fino all'8 marzo scorso da mons. Riccardo Ruotolo, vescovo titolare di Castulo e ausiliare dell'arcidiocesi Manfredonia-Vieste, che da anni vive proprio presso la "Casa sollievo della sofferenza". Nel tempo sono state acquisite dall'ospedale anche una serie di proprietà terriere, dove sono sorte aziende che forniscono alla struttura sanitaria, generi alimentari come derivati del latte, olio e carne.
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