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Una manifestazione di protesta contro la pedofilia nella chieda davanti alla cattedrale di Boston (Ap) |
MILANO – Si intitola «Le cause e il contesto di abuso sessuale di minori da parte di preti cattolici negli Stati Uniti, 1950-2002» ed è il rapporto commissionato dalla Confederazione dei Vescovi americana riguardo al delicato tema della pedofilia e dell’omosessualità negli ambienti ecclesiastici. Un team di ricercatori del
John Jay College of Criminal Justice di New York, che già in passato aveva condotto una ricerca in questa direzione, si è cimentato per cinque anni nel tentativo di dare risposte e ipotizzare spiegazioni al dilagante fenomeno degli scandali sessuali che in questi anni hanno coinvolto la Chiesa Cattolica.
IN SINTESI – Il
New York Times lo ha definito lo studio più autorevole che abbia mai promosso la
Chiesa Cattolica americana e non per niente è costato 1,8 milioni di dollari ed è stato co-finanziato dal National Institute of Justice e dal Dipartimento di Giustizia americano con la cifra di 280mila dollari.
Un enorme dispiegamento di forze dunque per censire gli abusi dei preti, per contare i gay tra le fila dei religiosi e vedere se abusi e omosessualità hanno necessariamente un link e ancora per mettere a fuoco il clima culturale degli anni presi
in esame e capire quanto ha inciso.
Tutto ciò per arrivare alla conclusione, già foriera di molte polemiche, che il vero danno l’hanno fatto il Sessantotto e gli ideali libertari, il permissivismo,
la rivoluzione sessuale e il rock and roll. Woodstock diviene il simbolo di tutto ciò che va condannato poiché ha colto impreparati i preti che si sono trovati dunque troppo esposti alle tentazioni, poco controllati e incapaci di gestire un’ondata di libertà che si è rivelata essere per loro (ma soprattutto per le loro vittime) un boomerang. Tanto è vero che, sottolinea la Confederazione dei vescovi americana, proprio in quegli anni vi fu un picco di abusi sessuali, tanto da poter parlare di effetto Woodstock.
OMERTÀ E CELIBATO – Insomma gli argomenti spesso utilizzati nell’affrontare il problema, ovvero la mancanza di una vita sessuale e affettiva per i religiosi e l’indifferenza delle alte gerarchie, passano in secondo ordine secondo la Chiesa americana. Non fu quello il punto, sostiene in sintesi la ricerca, bensì un clima di relativismo culturale ( riprendendo le parole di Benedetto XVI nel 2010) che finì per recare molti danni agli ambienti clericali.
PREADOLESCENTI – L’altra questione destinata probabilmente a far molto discutere è la definizione che la Confederazione dei vescovi fornisce della parola «preadolescente»: cavillando sul termine, il rapporto sostiene che solo il 22 per cento delle vittime di abusi da parte di preti sia o sia stato preadolescente, fissando del tutto arbitrariamente la soglia dell’età che precede l’adolescenza intorno ai dieci anni.
OMOSESSUALITÀ E PEDOFILIA – Infine secondo lo studio del John Jay College of Criminal Justice bisogna usare cautela nell’identificare l’omosessualità con la pedofilia poiché, mentre la prima è quasi fisiologica negli ambienti ecclesiastici dove il mondo maschile rimane chiuso in sé stesso, la seconda è ben altra cosa e soprattutto all’aumento di omosessuali negli ambienti clericali non è seguita negli anni una crescita di crimini, anzi. Ancora nel rapporto viene osservato come sarebbe stato quasi impossibile identificare gli autori degli abusi che si sono susseguiti in questi anni, non presentando nella maggior parte dei casi alcun disturbo psichiatrico normalmente riconducibile alla pedofilia. Inutile dire che le storie raccontate nel reportage sui preti pedofili e sul reverendo Geoghan (su cui pesano oltre 130 accuse di molestie sessuali a minori) che ha vinto un premio Pulitzer sembra fare eccezione, come sembra fare eccezione la recentissima storia che ha coinvolto il sacerdote genovese don Riccardo Seppia, nella quale la droga fa da contorno a squallidi e gravissimi abusi su minori da parte di un parroco che aveva un curriculum in grado di lanciare svariati segnali d’allarme.
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