Nuovi documenti sfaterebbero il mito del Papa “nero”.
Molto si è detto su Pio XII, il papa che sedette sul trono di Pietro proprio durante le convulse giornate della Seconda Guerra Mondiale: le accuse principali che gli vengono mosse sono quelle di antisemitismo, visto che, secondo i più feroci critici di Papa Pacelli, egli avrebbe volutamente rinunciato a criticare gli orrori del regime nazista visto che in fondo in fondo l’ingombrante presenza di Benito Mussolini prima e di Adolf Hitler poi gli facevano comodo in una logica di feroce contrasto al comunismo che imperversava ad est. Ma ora alcuni nuovi documenti rivelati dalla rete mettono in dubbio questo tipo di lettura.
NUOVE RIVELAZIONI – Secondo le rivelazionidella Fondazione americana Pave the Way ripresein Italia (ma non in italiano) dal magazine cattolico Zenit, sarebbero stati gli alleati in persona a chiedere a Papa Pio XII di non azzardarsi a pronunciare uscite pubbliche di contrasto al nazismo e al fascismo, ma allo stesso modo di tacere sulle drammatiche condizioni del popolo israelitico. Qualsiasi movimento del Vaticano, qualsiasi presa di posizione esplicita non avrebbe fatto altro che complicare la situazione.
NUOVE RIVELAZIONI – Secondo le rivelazionidella Fondazione americana Pave the Way ripresein Italia (ma non in italiano) dal magazine cattolico Zenit, sarebbero stati gli alleati in persona a chiedere a Papa Pio XII di non azzardarsi a pronunciare uscite pubbliche di contrasto al nazismo e al fascismo, ma allo stesso modo di tacere sulle drammatiche condizioni del popolo israelitico. Qualsiasi movimento del Vaticano, qualsiasi presa di posizione esplicita non avrebbe fatto altro che complicare la situazione.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna scoraggiarono in maniera netta Papa Pio XII dal parlare contro la brutalità dei nazisti, avvertendo il Papa che una protesta pubblica avrebbe potuto avere conseguenze molto gravi. (…) Il 7 novembre del 1944, una nota firmata da Franklin C.Gowen, assistente di Myron Taylor, ambasciatore del Stati Uniti presso la Santa Sede, riporta come Osborne (omologo inglese, ndt) “avesse chiamato per dire che aveva paura che il Santo Padre se ne uscisse con un appello radiofonico a supporto degli ebrei in Ungheria e che nel suo appello potesse anche criticare quel che i russi stavano facendo nei territori occupati. Sir D’Arcy affermò che bisognasse fare qualcosa per prevenire una tale uscita da parte del Papa, perchè avrebbe potuto avere serissime ripercussioni.”
Insomma sarebbero stati i rappresentanti diplomatici presso il Vaticano per conto dei vari stati alleati a suggerire al Papa di tacere per non complicare ulteriormente un già difficile quadro internazionale. Non solo: lo stesso tipo di censura preventiva sarebbe stata applicata, secondo il media internazionale, al pontefice che tentava di parlare a favore degli ebrei e contro l’Olocausto voluto dal regime nazista.
UNA DIVERSA LUCE – A più riprese la Radio Vaticana aveva accennato qualche critica ad una tale operazione, ma l’episodio della lettera che ancora Zenit riporta sarebbe sufficiente a descrivere il modus operandi delle truppe alleate nei confronti di questo tipo di uscite pubbliche.
Un’altra nota fra assistenti degli uffici fa riferimento ad una lettera che parlava di aiuti per i rifugiati ebraici. La nota “afferma chiaramente che la lettera dovesse essere distrutta per far sì che non cadesse in mani nemiche”.
In ogni caso alcune rivelazioni e notizie andate perdute, ma radunate perlopiù da un’agenzia di studi ebraici, dimostrano oltre ogni dubbio che il Papa della seconda guerra mondiale avrebbe fatto di tutto per aiutare e supportare gli ebrei nelle maniere più diverse.
28 giugno del 1943, la Radio Vaticana parla denunciando il trattamento degli ebrei in Francia. 25 giugno 1943, vengono denunciate le azioni antisemite in Slovacchia. 19 maggio 1940, la rivista Jewish Chronicle pubblicata da B’nai B’rith mostra una foto di Pio XII che si riferisce ai dotti ebraici del Papa. L’articolo mostra come il Vaticano stesse reclutando docenti ebrei che erano stati licenziati dalle istituzioni grazie alle leggi antisemite di Mussolini.
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