Intervista a Étienne Fouilloux, storico del cristianesimo, a cura di Stéphanie Le Bars in “Le Monde” del 16 gennaio 2011 (traduzione: www.finesettimana.org).
Al termine di una procedimento eccezionalmente rapido, Giovanni Paolo II sarà beatificato il 1° maggio a Roma, alla presenza di decine di migliaia di persone.
Benedetto XVI ha firmato, venerdì 14 gennaio, il decreto di convalida di un miracolo attribuito al suo predecessore, condizione necessaria per la beatificazione. Che avverrà quindi sei anni dopo la morte del papa polacco mentre i termini abituali per aprire la procedure sono di cinque anni dopo il decesso.
Questa rapidità si spiega con “l'imponente fama di santità goduta dal papa Giovanni Paolo II in vita, in morte e dopo morte” ha spiegato il Vaticano che ha riconosciuto come “miracolosa” la guarigione della religiosa francese Marie Simon-Pierre dal morbo di Parkinson, di cui lo stesso Giovanni Paolo II, morto nell' aprile 2005 dopo ventisette anni di pontificato, aveva sofferto.
La canonizzazione, che permette di accedere allo statuto di santo nella Chiesa cattolica, presuppone il riconoscimento di un secondo miracolo. Étienne Fouilloux, storico del cristianesimo, spiega l'importanza politica di questa beatificazione per il papato.
Per quali ragioni la Chiesa cattolica beatifica i suoi papi? Che questa istituzione esalti quasi tutti coloro che l'hanno diretta da centocinquant'anni costituisce ai miei occhi una forma di autogiustificazione del papato. Questi processi servono infatti a rafforzare l'istituzione, a mostrare che sta resistendo nonostante le critiche, e che gli uomini che la dirigono sono delle personalità eccezionali, a rischio di instaurare un “culto della personalità”.
A quando risale questa politica? È un fenomeno nuovo che risale al XX secolo. Prima, l'ultimo papa beatificato fu, nel XVII secolo, Pio V, il papa della controriforma. Da allora, sugli ultimi dieci papi, solo tre, Leone XIII, Benedetto XV e Pio XI, rimangono estranei a questo concorso di glorificazione. Le loro posizioni di carattere politico – l'adesione al regime repubblicano per l'uno, l'opposizione alla prima guerra mondiale per l'altro, la firma degli accordi del Laterano con Mussolini per il terzo – hanno impedito una unanimità postuma sul loro nome. Ne beneficiano tutti gli altri, compreso Giovanni Paolo I, dal pontificato brevissimo; alcuni sono già canonizzati – Pio X nel 1954 – o beatificati, Pio IX e Giovanni XXIII nel 2000.
Quindi tutte le correnti sono rappresentate... Le beatificazioni del 2000, che mettevano insieme l'intransigenza di Pio X e il modernismo incarnato da Giovanni XXIII, “padre” del Concilio Vaticano II, provano la dimensione politica di queste beatificazioni. Mirano a mantenere un equilibrio e a confermare l'ipotesi di una continuità del papato, quali che siano i papi. La beatificazione di Giovanni Paolo II si inscrive nel movimento conciliare. La Chiesa afferma che si beatifica un uomo e non la sua politica, o che le virtù eroiche mettono in primo piano la dimensione spirituale del futuro santo, ma la distinzione è difficile da stabilire per un papa. I gruppi di pressione che spingono per la causa dell'uno o dell'altro, di fatto spingono per una concezione della Chiesa.
Giovanni Paolo II, la cui popolarità e il cui impatto sulla Chiesa restano eccezionali, aveva “bisogno” di questa beatificazione? Fin dalla sua morte, in maniera più o meno spontanea, è scaturita la richiesta che fosse fatto “santo subito”. Benedetto XVI poteva difficilmente andare contro questo movimento. Ma io penso che il suo progetto fosse di portare avanti in parallelo le cause di beatificazione di Giovanni Paolo II e di Pio XII, come aveva tentato di fare Paolo VI, aprendo insieme le cause di Giovanni XXIII e di Pio XII per neutralizzare le contraddizioni tra i due pontificati. Ma le difficoltà attorno alla personalità di Pio XII, in particolare i suoi “silenzi” durante la Shoah, hanno reso la sua causa molto più lenta.
Per la sua personalità eccezionale, Giovanni Paolo II gode già di un'aura particolare e ci si può interrogare sul beneficio spirituale della sua beatificazione per i fedeli. Il mito si era già impossessato dell'uomo, nonostante certe scelte, come il sostegno al fondatore dei Legionari di Cristo – riconosciuto dopo la sua morte, nel 2008, colpevole di pedofilia e di rapporti con diverse donne.
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