giovedì 23 dicembre 2010

VITA, MORTE E MIRACOLI DI MONS. MARCINKUS, SERVO DI DIO E AMICO DI MAMMONA

ADISTA N°19 del 11.3.2006
Il nome di mons. Paul Casimir Marcinkus, morto ad 84 anni nella città di Sun City (in Arizona, dove da alcuni anni risiedeva e curava la parrocchia di San Clemente), resta indissolubilmente legato alla vicenda del crack del Banco Ambrosiano ed alla oscura morte del suo presidente, Roberto Calvi.

Nato a Cicero, nei sobborghi di Chicago, il 15 gennaio 1922, Marcinkus studiò teologia a Roma divenendo sacerdote nel 1947. Negli anni ‘50 lavorò nella sezione inglese della Segreteria di Stato vaticana. Lì Marcinkus conobbe Giovanni Battista Montini, che nel 1963 divenne Papa col nome di Paolo VI. Sotto il pontificato di Montini la carriera di Marcinkus, sponsorizzata anche dal segretario del papa, mons. Macchi, decollò. Soprannominato "Il Gorilla" per il suo aspetto imponente e le maniere spicce, ebbe l'incarico di organizzare il servizio di guardia del corpo al papa. Nel 1969 venne nominato vescovo e presidente dello Ior, l'Istituto per le Opere di Religione, fondata da Pio XII nel 1942.
Come capo della Banca Vaticana, e di una banca che non pubblica un bilancio annuale e non dà informazioni sui propri investimenti, Marcinkus fece accordi anche con Michele Sindona, uomo d'affari siciliano con agganci nel mondo della mafia, presidente della Banca Privata, che in quegli anni comprò o fondò moltissimi tra istituti di credito e società finanziarie, spesso creati in paradisi fiscali grazie alle prerogative derivanti dalla extraterritorialità dello Ior.
Ma nel 1974, con l'accusa di bancarotta mossagli dal governo americano, Sindona cade in disgrazia. Arrestato a New York nel 1976 ed estradato in Italia nel ‘79, viene condannato per vari reati e poi, nel 1986, anche per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, liquidatore di una delle sue banche. Morì nel supercarcere di Voghera, avvelenato da un caffè al cianuro nel 1986.
Alla morte di Paolo VI (6 agosto 1978), divenne papa, col nome di Giovanni Paolo I, per soli 33 giorni, Albino Luciani, deceduto, in circostanze mai del tutto chiarite (non fu fatta l'autopsia sul corpo), nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978. Il collegio dei cardinali respinse tutte le richieste di procedere ad una autopsia, ma voci interne sussurrarono che l'autopsia non fu concessa... perché era stata già eseguita. In un suo libro del 1984, "In nome di Dio. La morte di papa Luciani", il giornalista inglese David Yallop ipotizza che Luciani fosse stato vittima di una congiura "di palazzo". Secondo Yallop, l'intenzione di operare un ricambio immediato ai vertici delle finanze vaticane (a partire da Marcinkus), e di allontanare gli ecclesiastici in odore di massoneria non sarebbe estranea alla morte del papa che, fu detto, venne trovato morto con in mano il libro «l'imitazione di Cristo»; si disse poi che si trattava in realtà di fogli di appunti, di un discorso da tenere ai gesuiti ed infine qualcuno ipotizzò che tra le sue mani vi fosse l'elenco delle nomine che intendeva rendere pubbliche il giorno dopo (anche su chi ritrovò effettivamente il corpo del papa vi sono diverse versioni, così come sull'ora reale della morte).
Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II la posizione di Marcinkus divenne ancora più forte.
Essendo lo Ior una banca che non doveva rendere conto a nessuno se non al papa, in quegli anni la Banca Vaticana gestisce e raccoglie capitali enormi, spesso di incerta provenienza. Soldi che vengono utilizzati per finanziare gruppi e movimenti di opposizione ai regimi comunisti, in particolare Solidarnosc in Polonia.
Attraverso Sindona, era entrato in rapporto con Marcinkus anche Roberto Calvi, che da semplice impiegato diventa nel 1975 presidente del Banco Ambrosiano, strettamente legata allo Ior. Calvi arriva a costituire - grazie ai rapporti con il mondo malavitoso, i servizi segreti e la loggia massonica segreta P2 - con Marcinkus, Gelli (capo della loggia P2) e il finanziere Umberto Ortolani, una sorta di comitato d'affari che opera attraverso banche e consociate estere, spostando capitali, manovrando fondi neri o provenienti da operazioni o fonti illecite, ma anche esportando valuta aggirando le norme bancarie. Tra le operazioni più eclatanti del gruppo, la scalata, nel ‘76, dell'editoriale Rcs-Corriere della Sera.
Dopo la scoperta, nel 1982, della lista degli affiliati alla P2, Calvi viene arrestato per reati valutari e condannato in primo grado. In attesa del processo di appello, viene messo in libertà provvisoria e torna ai vertici del Banco Ambrosiano. Cerca, insieme al faccendiere Flavio Carboni, l'aiuto dello Ior. Ottiene da Marcinkus alcune lettere di patronage, ma non riesce ad arginare la crisi. Viene trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi.
Secondo i calcoli fatti dall'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta (la cui denuncia sulle collusioni tra Ior e finanza deviata gli costarono un lungo "purgatorio" politico), il Vaticano fu coinvolto nello scandalo per una somma di 1500 miliardi di lire. Rimborsò anni dopo solo una parte della cifre con cui Calvi si era indebitato.
In una lettera del 5 giugno 1982 pubblicata nel libro di Ferruccio Pinotti Poteri forti (Bur, 2005), Calvi scriveva a Giovanni Paolo II: "Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona...; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest...; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato...".
Nel febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emette un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello Ior, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crack del Banco Ambrosiano, ma la Cassazione non convalida il provvedimento, a causa dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, che recita: "gli enti centrali della Chiesa sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano".
Nel 1990 Giovanni Paolo II promulga i nuovi statuti dello Ior. Tra le figure di garanzia, quella di un prelato che garantisca l'eticità degli investimenti dello Ior. Carica che ricoprirà mons. Donato De Bonis, già braccio destro di Marcinkus.
Mons. Marcinkus si ritira in una parrocchia dell'Illinois e poi presso la diocesi di Phoenix, dove è morto


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