sabato 4 dicembre 2010

Uno sguardo al suk dei partiti: perché Nichi Vendola diventa socio di Don Verzé?

Don Verzè e Vendola


La sua regione Puglia sborsa 120 milioni per l'ospedale di Taranto che verrà privatamente gestito da don Verzé. Il 24 per cento della società appartiene a Luigi Berlusconi, figlio del Presidente al quale don Verzé è devoto. La sinistra cambia così?

16-08-2010 di don Paolo Farinella

La pazzia della delinquenza al potere e il malaffare tracimano dal governo e fanno saltare il tappo per tutti. La pantomima della scissione del Pdl in nome della legalità e la panna montata del centro che inneggia alle istituzioni fanno impazzire tutti, meno il Pd che fa finta di non esserci. Un parlamento che acclama come allo stadio Berlusconi è agghiacciante e disgustoso per gli onesti. La sfiducia di un viceministro è atto di gravità istituzionale somma e dovrebbe ispirare comportamenti compunti e non l’indecenza da curva sud.
Chi compra senatori e deputati, chi è definitivamente individuato come corruttore di giudici e testimoni, è osannato da chi ha l’obbligo di rappresentanza libera e cosciente dell’intera Nazione: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» (, articolo 67 della Costituzione ). In quel giorno il parlamento ha dichiarato formalmente se stesso servo di un padrone senza rispetto. Molti mi chiedono una valutazione e altri cosa penso della scelta di Beppe Grillo di mettere in moto il «Movimento a cinque stelle» e dell’auto-candidatura di Niki Vendola. Provo a dare una risposta complessiva.

Una cosa è certa: lo scoppio della maggioranza, entro Natale, provocherà una deflagrazione nel Pd che si frantumerà: la parte ex Dc (quella destrorsa per vocazione), ritornerà a casetta Casini-Fini-Rutelli; mentre la parte ex Pci-Ds (soggiogata da D’Alema, navigherà a vista senza mèta. Al suo interno alcuni sperano in Vendola. Il Pd ha paura delle elezioni che lo dimezzerebbero: non ha linea e strategia, ma pensa, restando bloccato e immobile: qualunque decisione, se va bene agli ex Pci-Ds non va bene agli ex Dc-Margherita da Roma alla periferia. In Liguria deve allearsi con l’Udc di Casini che non è il massimo della legalità; nel comune di Genova senza politica, galleggia su un equilibrio instabile. Il Pd è morto nelle sabbie mobili dell’immobilismo dalemiano. Una prece.

Quali scenari si aprono? Se si va alle elezioni in autunno (evento improbabile), Berlusconi e Lega stravincono per la «legge porcata», la macchina da guerra mediatica del padrone e l’appoggio incondizionato dei miscredenti che abitano in Vaticano, Bertone capofila [sì, quello della cena carbonara!]. Di Pietro non va molto lontano perché ormai è dentro fino al collo nella fauna partitica di cui ha imparato presto tattiche e metodi da sottobosco immorale (basta vedere l’Idv all’opera in Liguria). Beppe Grillo presenta il Movimento, ma sento moltissimi che sono perplessi e temono un qualunquismo diffuso: Grillo può avere la maggioranza per prendere le redini della legalità e dell’economia alternativa? Avrà successo, ma più aspetta e più perde e di questo passo si va alle calende greche. In questo momento l’Italia si riforma solo in un modo: prendendo il governo e la maggioranza, abolendo tutte le leggi-Berlusconi e facendo leggi coerenti con la Costituzione con uomini e donne onesti. Punto.

Resta Vendola come ultima speme del Pd. Non mi entusiasma. La sua precedente presidenza pugliese ha mostrato il disastro in cui ha portato la sanità. E’ vero che lui come persona è rimasto fuori dalla maglie del malaffare, ma è anche vero che le persone inquisite e le loro politiche le ha scelte e approvate lui. L’ultima perla: il 28 maggio 2010 don Luigi Verzè (è lui, è lui) firma insieme a Nichi Vendola l’atto costitutivo della «Fondazione San Raffaele del Mediterrano» che gestirà a Taranto un complesso ospedaliero privato (convenzionato). Costo iniziale: 120 milioni di euro, tutti sborsati dalla Regione Puglia. Il Consiglio di Stato ha sentenziato che don Verzè e il suo San Raffaele svolgono «attività commerciale», cioè gli interessa «fare soldi», altro che la salute!.

Vendola non ha indetto una gara d’appalto, ma ha appaltato la sanità tarantina a don Verzè e a Luigi Berlusconi (sì, il figlio di Silvio e ciellino per sovrapprezzo) che per il 24% è nel consiglio di amministrazione della MolMed spa di Milano, da cui dipende la porcata che Vendola sta facendo in Puglia. La domanda semplice, semplice è la seguente: perché Vendola non ha speso i 120 milioni per un centro pubblico di sanità, ma li ha regalati al peggiore affarista in ambito sanitario, compagno di merenda di Berlusconi che così lucra anche sulla sanità pugliese? Se queste sono le prime luci dell’alba, figuratevi cosa sarà il mezzogiorno! Aveva ragione Nanni Moretti: «con questi qua non vinceremo mai». In attesa di un cataclisma, aspetto fiducioso che qualche santo provveda di suo, perché Dio è scappato inorridito dalla «serva Italia, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello» (Dante, Purg. VI, 76-78).

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