sabato 4 dicembre 2010

Sepe, Balducci e Bertolaso: un'alleanza nata all'ombra di un parcheggio

Guido Bertolaso con il cardinale Crescenzio Sepe
L'ex soprintendente La Regina: "Cercai di fermarli, erano caterpillar. Quello è territorio italiano, l'hanno fatto passare per Vaticano". La maxi struttura sotto il Gianicolo costata 85 miliardi di lire e da 10 anni sotto utilizzata

ROMA - Le radici del "sistema Bertolaso" affondano nella terra del Giubileo, l'Anno Santo aperto nel 1994 e celebrato a Roma nel 2000, il padre dei Grandi eventi della modernità italiana. E il parcheggio della collina di Santo Spirito al Gianicolo, con le sue devastazioni archeologiche, le elusioni dei pareri degli uffici scomodi, la mancanza di un controllo su appalto e cantiere e (pure) un probabile falso storico, diventa l'opera che segna la nascita della turbo Protezione civile applicata all'ordinario. Il battesimo, appunto, del "metodo Bertolaso".

Nel suo ufficio deserto - la nazionale italiana sta giocando contro la Slovacchia - l'ex soprintendente ai Beni archeologici Adriano La Regina, nel Duemila granitico oppositore "della coppia Rutelli-Bertolaso" (il sindaco di Roma e il vicecommissario straordinario di Governo per il Giubileo), estrae da un dossierone nove pagine intestate ai Beni culturali. È la sua relazione, inedita, con la quale il 22 novembre 1999 dichiarava un falso tutta la costruzione amministrativa che aveva definito l'area del futuro parcheggio del Gianicolo "nello Stato Vaticano", "sito in territorio vaticano", "in territorio vaticano". La copia che allunga, in particolare, è quella inviata all'attenzione del dottor Guido Bertolaso: "Ma lui è andato avanti senza colpo ferire, un caterpillar".

Citando libri di toponomastica antica, Patti lateranensi del 1929 e concordati dell'85, La Regina a pochi giorni dall'apertura della Porta Santa smontò l'architrave che aveva portato lo Stato italiano a finanziare per metà un parcheggio da 85 miliardi di lire che avrebbe dovuto ospitare, su sei piani, 90 pullman e 750 auto. Per realizzare quell'autorimessa per pellegrini nel cuore della Roma oltretevere - nei dieci anni a seguire resterà quotidianamente deserta - gli operai di Impregilo e Dioguardi costruzioni sventrarono una collina rimuovendo 200 mila metri cubi di terra.

Il progetto nel 1992 era stato bocciato dal severo soprintendente e, allora, nell'aprile '97 il Comune di Roma scelse la strada dello "spostamento toponomastico" per saltare il visto archeologico, realizzare l'opera e inaugurare la futura strategia della "Protezione civile stazione appaltante": l'elusione dei controlli. Il Vaticano, d'altronde, in una lettera dedicata al parcheggio del Gianicolo aveva chiesto esplicitamente "l'esonero da controlli e approvazioni da parte della autorità italiane".

Si legge ora nella relazione La Regina: "Il provveditorato alle Opere pubbliche ha sempre dichiarato negli atti ufficiali che il parcheggio si trovava su territorio vaticano mentre si trova su territorio dello Stato italiano". Ancora, "il danneggiamento di beni di interesse storico o artistico appartenenti all'Italia, ancorché di proprietà della Santa Sede, non è considerato ammissibile da alcuna norma o trattato". Lo spianamento giubileare regalò, infatti, "l'asportazione incontrollata dei livelli archeologici e dei resti antichi nell'area del giardino del collegio di Propaganda Fide" - gli Horti di Agrippina, si teorizza - "e la distruzione di alcuni tratti di mura del Bastione di Santo Spirito realizzati da Antonio da Sangallo il giovane".

Su quel danno "rilevante e irreversibile per la conoscenza della topografia antica di una parte di Roma", nello scavalco del millennio si cementificò l'intesa di un blocco di funzionari pubblici che, cresciuti all'ombra dei 2.578 miliardi di lire stanziati per il Giubileo e sotto la spinta delle necessità del Vaticano, nei dieci anni a seguire avrebbero gestito 13 miliardi pubblici in libertà. Attraverso la Protezione civile. Il sottosegretario Guido Bertolaso, abbiamo visto, nel Duemila era il braccio operativo di Rutelli. Angelo Balducci nel 1998 fu nominato provveditore alle Opere pubbliche del Lazio dopo la sconfitta rutelliana sul sottopasso di Castel Sant'Angelo (fermato proprio dal sovrintendente La Regina).

Balducci, allora tra i più feroci sostenitori della demolizione della "domus" neroniana in nome del parcheggio, oggi è in carcere per associazione a delinquere nell'inchiesta grandi appalti. Nel novembre del 1997, riannodando i fili, era diventato segretario generale del Giubileo Crescenzio Sepe: oggi è indagato per corruzione. All'ingegner Claudio Rinaldi, altro funzionario delle Opere pubbliche ora sotto inchiesta per corruzione, in quegli anni fu affidato il cantiere Tor Vergata, la grande adunata giovanile attorno a Papa Wojtyla. Ettore Figliolia era il consulente legislativo del commissariato guidato da Rutelli: diventerà capo dell'ufficio legislativo della Protezione civile. E di Francesco Silvano, l'amico che avrebbe girato a Bartolaso il pied-à-terre in affitto di via Giulia, all'epoca si ricordano lettere minacciose scritte al Comune per conto del Vaticano: bisognava accelerare la "pratica parcheggio".

FONTE

http://www.repubblica.it/
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