Il Tribunale punisce un istituto padovano e il ministero per «discriminazione religiosa indiretta», una bambina si era dovuta trasferire durante le lezioni sulla Bibbia
PADOVA – Padova e la religione a scuola, un binomio destinato sempre a finire sulle pagine dei giornali. Questa volta a far parlare di sé legando la storia al concetto di discriminazione è una sentenza del Tribunale di Padova del 4 giugno, che ha accolto il ricorso presentato dai genitori di una bambina che frequenta la scuola elementare all’interno dell’Istituto comprensivo Vivaldi di Padova. Il tribunale ha sancito che l’organizzazione da parte della scuola dell’ora alternativa all’insegnamento della religione è un obbligo, pur ritenendo facoltativa la partecipazione degli studenti.
La storia è quella di una ragazzina che aveva scelto di non fare religione a scuola. E mentre ai suoi compagni era impartito l’insegnamento della religione cattolica, l’alunna era stata costretta prima a rimanere in classe, poi a trasferirsi in classi parallele, senza che l’istituto provvedesse ad attivare le lezioni alternative, come chiesto dai genitori. Nella sua sentenza il Collegio giudicante parla di «discriminazione indiretta nell’esercizio del diritto all’istruzione e alla libertà di religione». Il comportamento della scuola, scrive il giudice, è stato quello di «inibire la libertà di religione e il diritto all’istruzione, valori tutelati dalla Costituzione». Per questo l’istituto comprensivo e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono stati condannati a pagare – come risarcimento danni – una somma di 1.500 euro in solido.
Nicola Munaro
09 agosto 2010
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