domenica 12 dicembre 2010
Preti pedofili: sotto inchiesta il “Santo Vivente” cileno
Importanti sviluppi dopo le denunce presentate lo scorso aprile contro Don Fernando Karadima, accusato da otto uomini di aver abusato di loro. L’arcivescovo di Santiago, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, ha chiesto al Vaticano l’autorizzazione alle indagini
Lo chiamano il Santo Vivente. Don Fernando Karadima, 79 anni, è un prete cattolico molto conosciuto in Cile. Il suo nome è altisonante e migliaia di fedeli lo venerano come fosse già beato. Sfortunatamente per lui, dopo le pesanti accuse di abuso su minori mossegli contro, la beatificazione, almeno per il momento, pare che dovrà proprio cercarsela da un’altra parte. Magari intribunale, perchè il suo arcivescovo, il cardinale Errázuriz, in una relazione inviata alla Congregazione per la Dottrina della Fede di Roma ha richiesto che il Santo Vivente venga indagato, interrogato e qualora sussistessero le prove a suo carico, anche processato.
VATICANO ORA COLLABORATIVO – Nella relazione inviata al Vaticano, Il cardinale Erràzuris ha richiesto per don Karadima l’esonero di 10 anni dallo statuto che consente la limitazione delle indagini sulle denuncie di abusi verso i minori, così da poter intraprendere le indagini e permettere all’accusato di potersi eventualmente anche difendere da queste accuse così infamanti. Verrà interrogato già nei prossimi giorni, e se vi sarà le necessità, tre giudici di diritto canonico istituiranno il processo a carico del prete cileno. Nel frattempo don Karadima è stato sospeso dal servizio e non potrà celebrare nessuna funzione. Il Vaticano, dopo aver insabbiato per anni questi scandali, ora inizia a mostrarsi collaborativo, anche se solo in parte e limitatamente a casi che sembrano loro adatti per essere indagati. Restano chiusi, infatti, gli archivi segreti che potrebbero davvero far luce sulla portata dello scandalo che per il momento sta spazzando via buona parte della fiducia residia nella chiesa cattolica.
ANCORA PEDOCATTOFILIA? – Il parroco, innocente fino a prova contraria, è solamente l’ultimo prete in ordine cronologico ad essere incappato nello scandalo pedofilia, scandalo che ormai sta raggiungendo dimensioni all’inizio nemmeno immaginabili. Ora è la volta del Cile. Nello scorso aprile quattro uomini, ai quali nel frattempo ve ne sono aggiunti altri quattro, presentarono una denuncia dettagliata e circostanziata contro don Karadima. Una delle vittime, già dal 2003, aveva presentato una denuncia alla chiesa cattolica cilena contro gli abusi che avrebbe ricevuto da parte di Karadima, ma era stata ignorata a piè pari. Ancora nel 2007 altra denuncia, sempre ignorata. L’avvocato di una dellevittime, Juan Pablo Hermosilla, ha dichiarato che “appare abbastanza chiaro che gli abusi abbiano avuto effettivamente luogo” e ha aggiunto “quello che resta da capire è per quanto tempo siano stati perpretati”. Parole dure, quelle dell’avvocato Hermosilla, accompagnate da quelle di uno degli accusatori, James Hamilton, 44 anni, che a 17 anni avrebbe subito il primo abuso, con baci inbocca e toccamenti dei genitali, mentre l’anno successivo, quando Hamilton aveva 18 anni, presso un ritiro di Azione Cattolica vicinoSantiago l’abuso sarebbe andato ben oltre, per poi protarsi per più di venti anni. Per il 79 enne Santo Vivente, insomma, si annunciano giorni di passione.
CONNESSIONE PEDOFILIA-CELIBATO? – Mentre nuovi casi di pedofilia vengono alla luce, nel mondo ci si interroga se la connessione celibato-pedofilia sia così marcata. Il 22 Aprile 2010 i teologi morali tedeschi avevano inviato alla Conferenza Episcopale Tedesca un comunicato secondo il quale venivano fatte delle ammissioni circa la possibilità di connessioni tra celibato e pedofilia, pregando la Conferenza di voler rivedere la posizione della Chiesa Cattolica riguardo al celibato stesso. Il 27 Aprile il Cardinal Bertone aveva ammesso che il celibato non era intoccabile mentre il due giorni dopo la rivista gesuita Civiltà Cattolica enunciava la sua sentenza: “Celibato e pedofilia non sono connessi in modo causale’ come dimostra il fatto che coloro i quali hanno compiuto atti di violenza sui minori sono per lo piu’ sposati e con figli”. Altamente scentifico. La rivista invitava inoltre la Chiesa ad un’analisi sessuale e psicologica più approfondita sui preti in formazione, premettendo il sacerdozio soltanto a chi davvero può sopportare il peso del celibato. Quindi nessuna connessione, ma un richiamo affinchè solo preti moralmente ligi alla causa del celibato possano essere ordinati. Insomma, nella chiesa anche le strategie d’azione su questo tema molto importante non seguono direttive comuni, a differenza dei preti che abusano, che lo fanno tutti allo stesso modo: in modo animale.
FONTE
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