Il penalista, insieme con l'avvocato Marco Malara, ha presentato una denuncia all'ufficio primi atti della Procura di Roma, proprio nei confronti di Gino Reali. Nell'atto si ricorda l'esame testimoniale reso dal vescovo nel processo a don Conti il 20 maggio scorso davanti ai giudici della VI sezione del tribunale di Roma. Nell'atto si legge: «Il vescovo Reali si è limitato ad affermare che la sua era una diocesi molto grande con 500mila abitanti e che non poteva provvedere a tutte le richieste che arrivavano sul suo tavolo in forma di lettere». «Anche se in una diocesi così grande fatti del genere non erano mai stati portati alla conoscenza del Vercovo - si spiega - e comunque nonostante sia tanto grande la diocesi, fatti del genere non possono essere avvertiti e fermati». In udienza il vescovo «affermava - ancora secondo la denuncia dell'avvocato Gallo - di aver chiamato più volte don Ruggero Conti e di avergli riferito che, dopo la voce che circolavano e dopo i fatti appresi, avrebbe dovuto avere un atteggiamento più prudente con i ragazzini ed evitare di portare questi ultimi in casa sua». «Ma per tutta risposta don Conti continuava a fare quello che faceva prima ed il vescovo, che non può nascondersi dietro i 'non potevo fare e 'ho una diocesi numerosà, avrebbe dovuto prendere drastici provvedimenti come quello di allontanare e sospendere il prete Conti in attesa di avere contezza di quello che accadeva nella comunità al fine di evitare prudentemente ed in via cautelativa, possibili consumazioni di altri reati gravissimi». Invece «il vescovo Reali è stato così solerte - continua il penalista - contro il vice parroco reo di aver denunciato l'accaduto e di avere continui litigi con don Ruggero Conti da allontanarlo immediatamente dalla parrocchia». «In pratica il Vesco ha coperto don Ruggero Conti in quanto come dice il vice parroco don Pino Brichetto, sentito anche lui all'udienza del 20 maggio scorso, egli aveva insabbiato tutto per difendere Conti. Ma un vescovo aveva l'obbligo, in presenza di reati così gravi, di intervenire drasticamente ed energicamente in quanto, quando i vescovi tacciono, il prete pedofilo continua a commettere crimini ed il silenzio diventa una forma molto grave di complicità così come è avvenuto nel caso di specie ed invece il vescovo don Gino Reali addirittura riconferma don Conti allungando la sua permanenza presso quella parrocchia di altri 9 anni». L'avvocato Gallo ricorda in tal senso, rispetto all'obbligo del responsabile della diocesi, anche una nota diffusa dal Vaticano il 12 aprile e norme presenti sul sito internet della santa Sede rispetto a norme del 2003. «E lui invece non ha interessato l'autorità giudiziaria italiana e nemmeno la Congregazione per la dottrina della fede». Il penalista poi aggiunge: «Le parole del cardinale Angerlo Bagnasco mi hanno dato coraggio. Lui ha detto di recente che bisogna essere di sostegno alle vittime, alle loro famiglie. Gino Reali non l'ha fatto. Anzi secondo quanto riferito da un ragazzo in aula, nel 2005, quando il monsignore ascoltò certe cose avvertì che poteva scattere una denuncia per calunnia»
lunedì 6 dicembre 2010
Pedofilia,a Fiumicino denunciato il vescovo per non aver impedito abusi
L'Avvocato Fabrizio Gallo: "Parole del cardinale Bagnasco mi hanno dato coraggio"
«Il vescovo è stato più volte avvertito della perpetrazione di tali fatti delittuosi dai genitori dei bambini abusati. Monsignor Gino Reali ha di fatto favorito il compimento di reati che aveva la possibilità di fermare, in quanto nel nostro ordinamento penale all'articolo 40 si afferma 'non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlò». Così ha affermato l'avvocato Fabrizio Gallo, difensore di uno dei ragazzi vittima di violenza sessuale da parte di don Ruggero Conti, il parroco di Selva Candida arrestato nel luglio del 2008 e da tempo ai domiciliari.
Il penalista, insieme con l'avvocato Marco Malara, ha presentato una denuncia all'ufficio primi atti della Procura di Roma, proprio nei confronti di Gino Reali. Nell'atto si ricorda l'esame testimoniale reso dal vescovo nel processo a don Conti il 20 maggio scorso davanti ai giudici della VI sezione del tribunale di Roma. Nell'atto si legge: «Il vescovo Reali si è limitato ad affermare che la sua era una diocesi molto grande con 500mila abitanti e che non poteva provvedere a tutte le richieste che arrivavano sul suo tavolo in forma di lettere». «Anche se in una diocesi così grande fatti del genere non erano mai stati portati alla conoscenza del Vercovo - si spiega - e comunque nonostante sia tanto grande la diocesi, fatti del genere non possono essere avvertiti e fermati». In udienza il vescovo «affermava - ancora secondo la denuncia dell'avvocato Gallo - di aver chiamato più volte don Ruggero Conti e di avergli riferito che, dopo la voce che circolavano e dopo i fatti appresi, avrebbe dovuto avere un atteggiamento più prudente con i ragazzini ed evitare di portare questi ultimi in casa sua». «Ma per tutta risposta don Conti continuava a fare quello che faceva prima ed il vescovo, che non può nascondersi dietro i 'non potevo fare e 'ho una diocesi numerosà, avrebbe dovuto prendere drastici provvedimenti come quello di allontanare e sospendere il prete Conti in attesa di avere contezza di quello che accadeva nella comunità al fine di evitare prudentemente ed in via cautelativa, possibili consumazioni di altri reati gravissimi». Invece «il vescovo Reali è stato così solerte - continua il penalista - contro il vice parroco reo di aver denunciato l'accaduto e di avere continui litigi con don Ruggero Conti da allontanarlo immediatamente dalla parrocchia». «In pratica il Vesco ha coperto don Ruggero Conti in quanto come dice il vice parroco don Pino Brichetto, sentito anche lui all'udienza del 20 maggio scorso, egli aveva insabbiato tutto per difendere Conti. Ma un vescovo aveva l'obbligo, in presenza di reati così gravi, di intervenire drasticamente ed energicamente in quanto, quando i vescovi tacciono, il prete pedofilo continua a commettere crimini ed il silenzio diventa una forma molto grave di complicità così come è avvenuto nel caso di specie ed invece il vescovo don Gino Reali addirittura riconferma don Conti allungando la sua permanenza presso quella parrocchia di altri 9 anni». L'avvocato Gallo ricorda in tal senso, rispetto all'obbligo del responsabile della diocesi, anche una nota diffusa dal Vaticano il 12 aprile e norme presenti sul sito internet della santa Sede rispetto a norme del 2003. «E lui invece non ha interessato l'autorità giudiziaria italiana e nemmeno la Congregazione per la dottrina della fede». Il penalista poi aggiunge: «Le parole del cardinale Angerlo Bagnasco mi hanno dato coraggio. Lui ha detto di recente che bisogna essere di sostegno alle vittime, alle loro famiglie. Gino Reali non l'ha fatto. Anzi secondo quanto riferito da un ragazzo in aula, nel 2005, quando il monsignore ascoltò certe cose avvertì che poteva scattere una denuncia per calunnia»
Il penalista, insieme con l'avvocato Marco Malara, ha presentato una denuncia all'ufficio primi atti della Procura di Roma, proprio nei confronti di Gino Reali. Nell'atto si ricorda l'esame testimoniale reso dal vescovo nel processo a don Conti il 20 maggio scorso davanti ai giudici della VI sezione del tribunale di Roma. Nell'atto si legge: «Il vescovo Reali si è limitato ad affermare che la sua era una diocesi molto grande con 500mila abitanti e che non poteva provvedere a tutte le richieste che arrivavano sul suo tavolo in forma di lettere». «Anche se in una diocesi così grande fatti del genere non erano mai stati portati alla conoscenza del Vercovo - si spiega - e comunque nonostante sia tanto grande la diocesi, fatti del genere non possono essere avvertiti e fermati». In udienza il vescovo «affermava - ancora secondo la denuncia dell'avvocato Gallo - di aver chiamato più volte don Ruggero Conti e di avergli riferito che, dopo la voce che circolavano e dopo i fatti appresi, avrebbe dovuto avere un atteggiamento più prudente con i ragazzini ed evitare di portare questi ultimi in casa sua». «Ma per tutta risposta don Conti continuava a fare quello che faceva prima ed il vescovo, che non può nascondersi dietro i 'non potevo fare e 'ho una diocesi numerosà, avrebbe dovuto prendere drastici provvedimenti come quello di allontanare e sospendere il prete Conti in attesa di avere contezza di quello che accadeva nella comunità al fine di evitare prudentemente ed in via cautelativa, possibili consumazioni di altri reati gravissimi». Invece «il vescovo Reali è stato così solerte - continua il penalista - contro il vice parroco reo di aver denunciato l'accaduto e di avere continui litigi con don Ruggero Conti da allontanarlo immediatamente dalla parrocchia». «In pratica il Vesco ha coperto don Ruggero Conti in quanto come dice il vice parroco don Pino Brichetto, sentito anche lui all'udienza del 20 maggio scorso, egli aveva insabbiato tutto per difendere Conti. Ma un vescovo aveva l'obbligo, in presenza di reati così gravi, di intervenire drasticamente ed energicamente in quanto, quando i vescovi tacciono, il prete pedofilo continua a commettere crimini ed il silenzio diventa una forma molto grave di complicità così come è avvenuto nel caso di specie ed invece il vescovo don Gino Reali addirittura riconferma don Conti allungando la sua permanenza presso quella parrocchia di altri 9 anni». L'avvocato Gallo ricorda in tal senso, rispetto all'obbligo del responsabile della diocesi, anche una nota diffusa dal Vaticano il 12 aprile e norme presenti sul sito internet della santa Sede rispetto a norme del 2003. «E lui invece non ha interessato l'autorità giudiziaria italiana e nemmeno la Congregazione per la dottrina della fede». Il penalista poi aggiunge: «Le parole del cardinale Angerlo Bagnasco mi hanno dato coraggio. Lui ha detto di recente che bisogna essere di sostegno alle vittime, alle loro famiglie. Gino Reali non l'ha fatto. Anzi secondo quanto riferito da un ragazzo in aula, nel 2005, quando il monsignore ascoltò certe cose avvertì che poteva scattere una denuncia per calunnia»
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