Uno dei fatti più sconvolgenti e inquietanti del XX° secolo fu senz’altro la morte improvvisa di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, ex arcivescovo di Venezia, avvenuta tra la sera del 28 Settembre 1978 e il successivo giorno, una morte allucinante che interroga tuttora la coscienza di tutti i cattolici e ci porta a riflessioni davvero terribili, ponendoci davanti ad un interrogativo angosciante: fu morte naturale o si trattò di un complotto sanguinoso per togliere di mezzo un uomo moralmente e intellettualmente assai distante dalla mentalità della gerarchia curiale che l’attorniava?
lunedì 6 dicembre 2010
Il probabile assassinio di Papa Luciani
Articolo di Vipom pubblicato sul Blog Riti e Rituali
Uno dei fatti più sconvolgenti e inquietanti del XX° secolo fu senz’altro la morte improvvisa di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, ex arcivescovo di Venezia, avvenuta tra la sera del 28 Settembre 1978 e il successivo giorno, una morte allucinante che interroga tuttora la coscienza di tutti i cattolici e ci porta a riflessioni davvero terribili, ponendoci davanti ad un interrogativo angosciante: fu morte naturale o si trattò di un complotto sanguinoso per togliere di mezzo un uomo moralmente e intellettualmente assai distante dalla mentalità della gerarchia curiale che l’attorniava?
Albino Luciani era stato eletto Papa il 26 Agosto del 1978 e sin dai primi giorni del suo brevissimo pontificato (appena 33 giorni) aveva cominciato a manifestare una sorta di insofferenza verso alcune prassi tradizionali vaticane: rifiuto della intronazione e della sua vuota magnificenza; rifiuto della sedia gestatoria e della tiara come inutili orpelli di nessun valore; uso dell’io al posto del Plurale Maiestatis; visione pauperistica della Chiesa e quindi auspicato ritorno alle origini evangeliche; apertura al mondo sociale e ai popoli della fame del terzo mondo…e infine un nuovo e rivoluzionario modo di intendere la figura papale, sganciandola dai Poteri della Curia e proiettandola con estrema autonomia e libertà sul palcoscenico del mondo in maniera tale da spogliarla di tutte le innumerevoli pastoie burocratiche che ne limitino il raggio d’azione e la missione caritatevole che dovrebbe essere l’unico valore cui ancorare qualsiasi pontificato. Inutile dire che queste ed altre sue iniziative venivano viste con sempre maggiore apprensione da parte delle gerarchie della Curia, specialmente allorché in alcuni interventi pubblici cominciò a prodigarsi in affermazioni
che offrivano il fianco ad innumerevoli sconcertanti interpretazioni: parlò di Dio non solo come figura paterna ma anche materna; supplicò gli astanti di pregare per lui affinché potesse compiere la sua missione, definendosi povero Cristo e quindi prestando il fianco a commenti assai conturbanti e peraltro sminuendo visibilmente e di proposito la propria stessa figura e funzione dinanzi alla società e con essa anche l’autorità della Chiesa stessa che l’aveva fatto eleggere.
Dopo questi pretesi strani discorsi, cominciò a montare contro Papa Luciani e alle sue spalle una polemica strisciante e sottile, lo si accusò di non essere degno dell’incarico immeritatamente ricoperto, che non sarebbe stato in grado di dirigere la barca di Pietro, si disse che forse era stato un errore eleggere una persona così semplice e allo stesso tempo
così ferma e rude nel prendere le decisioni, si vociferò malignamente che forse lo Spirito Santo, al momento della sua elezione, si era distratto un momento, si rideva addirittura di lui per le sue battute e per il suo tono scherzoso e persino per la sua camminata….tutte dicerie vergognose che giunsero alle orecchie e alla mente divenuta sensibilissima della vittima
di questi che in realtà erano divenuti ormai ingiurie e oltraggi deliberati e premeditati secondo
uno schema e un complotto ormai in funzione, elementi che convinsero sempre più il
Pontefice di essere piombato in una situazione di invivibilità e di incompatibilità
ambientale contro la quale comunque si armò potentemente, deciso ad ogni costo a fare
pulizia e a scardinare i potentati curiali che nell’apparente impunità garantita dall’essere la
Chiesa uno Stato a sé stante e indipendente, facevano il brutto e il cattivo tempo, incuranti di
qualsiasi freno alle loro malefatte.
Da non dimenticare anche il suo atteggiamento molto critico e in certi casi persino inquisitorio
contro gli affari finanziari poco chiari dello IOR (Istituto Opere Religiose) e della Chiesa in
generale, forse il tasto più pericoloso che il nuovo Pontefice abbia toccato, mosso in ciò
da informative che gli erano giunte e di cui parleremo più avanti, e a questo proposito non va
taciuto il suo rapporto pessimo e burrascoso col vescovo Paul Marcinkus, numero uno dello
IOR, contro il quale già nel 1972 il Papa, allora Patriarca di Venezia, si era scontrato
allorché aveva appreso che la Banca Cattolica del Veneto, della quale, per il suo incarico,
manteneva una sorta di guida spirituale, era stata ceduta contro il suo volere al Banco
Ambrosiano di Roberto Calvi, personaggio quanto mai oscuro che poi fu trovato impiccato a
Londra il 18 Giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri, come del resto morì avvelenato nel
supercarcere di Voghera nel 1986 Michele Sindona, altro personaggio inquietante della
finanza mondiale che non a caso era in stretti rapporti sia con Calvi e sia con Marcinkus.
Parte Seconda
E’ quindi indubbio che Papa Luciani qualche nemico se lo sia fatto ed anche molto potente, personaggi che naturalmente non potevano sopportare che un uomo umile e integro come
Giovanni Paolo I venisse ad intralciare le loro losche trame finanziarie e speculatorie, oltreché…massoniche. Sembra infatti che ad un certo punto il nuovo Papa venga informato (non si sa quanto direttamente o indirettamente) da un certo Mino Pecorelli (giornalista e fondatore della rivista Osservatorio Politico, assassinato nel 1979 in circostanze oscure mai
chiarite) della presunta esistenza in Vaticano di una sorta di propaggine della Loggia P2 diretta da Licio Gelli. Il 12 Settembre del 1978, puntuale, OP pubblica appunto ufficialmente un articolo dal titolo abbastanza altisonante, La Loggia Vaticana, nel quale venivano elencati più di un centinaio di esponenti vaticani indicati quali affiliati alla massoneria. Tra questi il Cardinale Segretario di Stato Jean Villot, il Vicario Generale di Roma Cardinale Ugo Poletti, il potente prelato e Presidente dello I.O.R. Paul Marcinkus, Pasquale Macchi, ex Segretario di Paolo VI, Monsignor Donato De Bonis, importante membro dello IOR, don Virgilio Levi, vicedirettore de “L’Osservatore Romano”, Roberto Tucci, Direttore di Radio Vaticana…
Conoscendo l’indole di Papa Luciani, non c’è dubbio che leggere l’elenco gli abbia procurato una certa allarmante sensazione, una sensazione amara e annunciatrice di infausti avvenimenti......quindi profetica. (E a proposito appunto di profezia bisogna fare una parentesi per quanto attiene ad un evento molto ma molto delicato, verificatosi durante il suo viaggio a Fatima nel 1977, dove si dice incontrò Suor Lucia e nel quale questa gli avrebbe rivelato una parte importante e sconosciuta del Terzo Segreto, quello in cui si parla di “un vescovo vestito di bianco”, aggiungendogli forse che questi sarebbe potuto essere ucciso in futuro “da altri vescovi e preti”,un’aggiunta, quest’ultima, che a quanto pare non risulta nell’originale che poi fu reso di pubblico dominio nel 2000. Un Segreto che quindi in quest’ottica difficilmente poteva essere applicato a Giovanni Paolo II che verrà sì colpito (nel Maggio 1981) ma non “ucciso”. Sembra che Papa Luciani uscì molto scosso da quell’incontro e per mesi e mesi non fece altro che meditare su quelle parole, convincendosi probabilmente che l’inedita segretissima postilla rivelategli da Suor Lucia era rivolta proprio a lui).Ritornando al discorso interrotto, occorre ricordare, tra l’altro, quasi a voler mettere subito alla prova il carattere di un uomo di cui erano
note le attitudini innate all’onestà, alla rettitudine, alla povertà e all’umiltà, che il 31 Agosto 1978 giunge puntuale una specie di lettera aperta, pubblicata su “Il Mondo”, nella quale si rivolgono quasi direttamente al nuovo Pontefice i seguenti pressanti interrogativi: “E’ giusto che il Vaticano operi sui mercati come un agente speculatore? E’ giusto che il Vaticano abbia una banca che interviene nei trasferimenti illegali di capitali dall’Italia in altri paesi? E’ giusto che quella banca aiuti ad evadere il fisco? Perchè la Chiesa tollera investimenti in società nazionali e multinazionali, il cui unico scopo è il lucro?Società che quando è necessario, sono pronte a violare e calpestare i diritti umani di milioni di poveri, specialmente del
terzo mondo che è così vicino al cuore di sua Santità? E’giusto che il Vescovo Paul Marcinkus Presidente dello IOR faccia parte del consiglio di amministrazione di una banca laica, la quale ha casualmente una filiale in uno dei più grandi paradisi fiscali del mondo capitalistico?”
A poco a poco in sostanza, il Papa viene convinto e si convince di avere attorno dei loschi figuri in grado di insidiare persino la sua vita. Ma egli non si spaventa (se Dio l’aveva voluto sul più alto gradino della Chiesa, sembra pensare, qualche motivo doveva pur esserci), sa che cedere sarebbe stato intollerabile per la sensibilità del suo temperamento combattivo, e così, facendosi forza, intraprende un vasto programma imperniato sull’urgenza di ammodernare la Chiesa e di rendere innocui quanti egli riteneva lontani dallo spirito evangelico ed invece succubi di una distorta visione della Chiesa, in questo modo distante mille miglia dalle vere esigenze di un’Istituzione nata originariamente solo con lo scopo di aiutare i poveri e i derelitti secondo la lettera dell’insegnamento di Cristo. Immediatamente comprese che il non
agire, il lasciar correre sarebbe stato il più grave errore, e peraltro lui doveva rispondere solo a Dio, non agli uomini. Passa quindi all’azione e man mano che i giorni trascorrono si fa sempre più audace, quasi sprezzante dei pericoli (o forse abbracciandoli come parte essenziale del proprio ministero-mistero) che pur vedeva materializzarsi dinanzi a sé.
Nella serata o nel tardo pomeriggio del 28 Settembre 1978 questa
audacia si materializza dinanzi allo sbigottito Cardinale Jean Villot, Segretario di Stato Vaticano, al quale prospetta i suoi intenti inderogabili e irrevocabili di rinnovamento radicale della Chiesa, comunicandogli di conseguenza impellenti e immediati cambiamenti, spostamenti e annullamenti di cariche e incarichi, probabilmente arrivando anche a consigliare al suo Segretario di Stato di farsi da parte, insieme ad altri prelati e cardinali che a suo dire avevano
fatto il loro tempo. Se dobbiamo credere a quanto ne scrissero scrittori giornalisti, sembra che quell’incontro con Jean Villot fu quanto mai acceso e burrascoso; questi, quasi incurante dell’altissima posizione ricoperta da chi gli stava dinanzi, si narra abbia affrontato a viso aperto il nuovo Pontefice,facendogli capire chiaro e tondo di non essere affatto d’accordo con i suoi progetti e che in ogni caso si sarebbe trattato di un programma che aveva bisogno di molto più tempo per essere messo in pratica. Qualcuno racconta che i toni si fecero ad un certo punto talmente infuocati che si sarebbe sentito persino gridare, una circostanza, che, se fosse dimostrata come vera, sarebbe la spia più inequivocabile che effettivamente i
propositi del Papa venivano ormai considerati, da alcuni alti esponenti vaticani, molto ma molto pericolosi e quindi da contrastare con notevole ardore; in sostanza Papa Luciani aveva
cominciato a picchiare duro senza guardare in faccia a nessuno, producendo una qualche minacciosa fibrillazione nell’ingranaggio oliato e inveterato in quella che nell’animo
del Papa appariva sempre più come una sorta di “Chiesa Alternativa” e “Parallela” a quella ufficiale. Non si trattava più di discorsi e prese di posizioni diciamo
“teologiche” o “religiose”, com’era avvenuto nei suoi interventi pubblici valutati già poco “ortodossi” (dai suoi “nemici”), pronunciati nei primi giorni del suo brevissimo Pontificato,
sermoni inconsueti che avevano provocato un certo scontento tra i suoi collaboratori più prossimi, qui stavolta il Papa, con una premura che in molti non si spiegavano, si stava intrufolando in qualcosa che nessuno dei suoi predecessori aveva osato affrontare con tanta fermezza e determinazione, qui egli andava a toccare questioni che non dovevano essere neppure sfiorate, qui si stava tentando di ledere interessi e prerogative di personaggi potentissimi, un comportamento certo molto coraggioso eppure potenzialmente in grado di procurare un terremoto…ovviamente da prevenire.
Parte Terza
E proprio su questo incontro-scontro con Jean Villot dobbiamo concentrare la nostra attenzione, sia per l’inaudita dinamica in cui si svolse e sia per una serie di incongruenze “assai misteriose” che a quanto pare si registrarono prima o dopo lo stesso, senza dimenticare
l’inquietante coincidenza che dopo poche ore dal colloquio Papa
Luciani fu poi trovato morto nel suo letto, in una postura della quale parleremo più avanti.
Prima di proseguire in questa Terza Puntata, devo comunque ribadire che le
mie sono ovviamente pure ipotesi, basate su diversi libri letti sulla morte di
Papa Luciani e su innumerevoli documenti tratti da internet.
Si tratta quindi di una ricostruzione tutta personale che naturalmente non si propone di rivelare la Verità, soltanto far riflettere approfonditamente sulle tante possibili cause
che portarono alla morte del Grandissimo e Immortale
Pontefice. Narrano comunque le cronache che quella fatidica riunione tra
Papa Luciani e Jean Villot si svolse a quanto sembra nel tardo pomeriggio, qualcuno ipotizza anche in serata, ad ogni modo comunque forse prima di cena, difatti si è scoperto che alcuni anni addietro Don Diego Lorenzi, Segretario particolare del Papa, ha pubblicato una sorta di memoriale nel quale avrebbe scritto che nella serata del 28 Settembre, mentre stava cenando col Papa e con l’altro Segretario aggiunto, Monsignor John Magee, il Pontefice, da seduto, avrebbe palesato ai due segretari di sentire come delle fitte al petto.
Da ricordare che in realtà il Lorenzi aveva già parlato delle fitte al petto del Papa durante la trasmissione televisiva “Giallo” condotta da Enzo Tortora, presente
il famoso scrittore inglese David Yallop, autore de “In nome di Dio”, un libro molto appassionato e penetrante nel quale si avanza in maniera a tratti molto convincente la terribile ipotesi dell’assassinio di Luciani mediante una sostanza venefica con proprietà cardiotoniche, forse la digitalina, una sostanza che non lascia tracce. In quell’occasione il prelato aveva anche misteriosamente precisato finanche un particolare forse ancora inedito e cioè che la famosa udienza che Giovanni Paolo I aveva accordato a Jean Villot sul calare del fatidico 28 Settembre sarebbe cominciata verso le 18:30 e si sarebbe protratta per circa un’ora, al termine della quale si sarebbero manifestate nel Pontefice le fitte al petto di cui sopra.
E’ strano: si tratta di due episodi diversi o siamo dinanzi allo stesso evento forse trasformato in ragione delle conseguenze sulla memoria dei lunghi anni trascorsi tra la prima e la seconda rivelazione? Come dice il proverbio, il Diavolo si annida nei dettagli, e peraltro, ad
avvalorare una tesi ovviamente assai eretica, è lo stesso Don Lorenzi
che afferma di non essere mai intervenuto nella faccenda in quanto
nessuno gli aveva mai chiesto “lumi” sulla misteriosa morte di
Giovanni Paolo I, quasi a volersi scusare o a voler rimproverare
qualcuno che avrebbe magari preferito che si sorvolasse appunto su
certi dettagli diabolici.
La circostanza è certamente potentemente inquietante, sia perché
viene dopo molti anni dalla morte del pontefice e sia perché potrebbe
nascondere un “gravissimo mistero”, un’allusione sibillina a quanto
potrebbe essere accaduto in quella serata fatale precedente la morte
di Luciani.
Se poi mettiamo insieme i due eventi (il diverbio con Jean Villot
e questa testimonianza postuma di Padre Lorenzi) appare
ipotizzabile che tra i due fatti ci siano inconfessabili e misteriose
assonanze, nel senso che il Segretario del Papa, che lo seguiva sin
dai tempi in cui questi era Cardinale di Venezia, abbia potuto
inconsapevolmente e innocentemente scivolare in una rivelazione
potenzialmente esplosiva; avrebbe cioè inconsciamente
ammesso che in realtà il malore di Giovanni Paolo I potrebbe in
realtà essere cominciato appunto subito dopo il faccia a faccia con
Jean Villot, la quale circostanza, ovviamente se fosse dimostrata
in maniera inequivocabile (ma naturalmente nessuno è in grado di
provarlo), potrebbe dare adito ad una interpretazione veramente
assai conturbante e tremenda: in sostanza, il malore di cui
parla Padre Lorenzi, potrebbe essere stato causato o dalle
conseguenze stressanti del colloquio appena sostenuto col
Segretario di Stato Vaticano o addirittura (ma ovviamente siamo nel campo delle pure ipotesi) dal qualche bevanda o vivanda manipolata e propinata all’ignaro
Luciani, proprio in quella precisa occasione, da mani ignote, mani che poi avrebbero
completato l’opera più tardi, nella notte profonda delle prime ore del 29 Settembre.
L’ipotesi di cui parlo trova comunque un ostacolo apparentemente
insormontabile nel fatto che nella tarda serata sempre del 28
Settembre, il Papa, chiamato al telefono dal suo medico
personale, Antonio da Ros, gli avrebbe detto che la giornata
sarebbe trascorsa nella normalità più assoluta, non accennando a
nessuna manifestazione dolorosa, dichiarazione telefonica avallata
successivamente anche da Suor Vincenza Taffarel, che sempre
nella stessa telefonata avrebbe ribadito che nel corso di quel
giorno tutto si era svolto serenamente come al solito, e tra l’altro,
sempre quella sera, il Pontefice si sarebbe intrattenuto telefonicamente anche col Cardinale di
Milano Giovanni Colombo, il quale avrebbe poi detto che il Papa si era mostrato tranquillo e
per nulla preoccupato.
Come spiegare questa apparente contraddizione? Le fitte al
petto di cui parla Don Lorenzi sono vere? Ha forse mentito?
E se non ha mentito, perché si è deciso a parlare dopo
tantissimi anni?; forse per motivi di “coscienza”, stante il
fatto che nessuno, come dice, era mai venuto a cercarlo per
fargli pronunciare quelle frasi davvero molto sconvolgenti?
Chi ha mentito davvero? Chi ha ragione? Ha ragione
Don Lorenzi? Hanno ragione il medico Antonio da Ros,
Suor Vincenza, il cardinale Colombo? Forse non lo
sapremo forse mai.
Ma una cosa va detta e sottolineata a caratteri cubitali: che cioè il prelato, con questa
rivelazione (apparentemente smentita dalle altre testimonianze riportate) si sia come levato un
peso dal cuore e abbia voluto come lanciare una sorta di messaggio cifrato in una
bottiglia, facendo balenare la terrificante ipotesi che, se anche fossero false le notizie sulle
fitte al petto di cui si assumeva la responsabilità e paternità, restava comunque il nodo di
quell’incontro nel quale potrebbe in sostanza celarsi la chiave del mistero.
Anche se la notizia delle fitte al petto fosse falsa,
potrebbe in sostanza darsi il caso che egli pronunciasse
quelle frasi sibilline per alludere a qualcosa d’altro che
forse non poteva dire in maniera chiara e inequivocabile,
un’allusione certamente molto ma molto inquietante e
terrificante. Don Lorenzi, in sostanza, avrebbe fatto
capire, questa è la mia interpretazione, che in
quell’incontro potrebbe essere accaduto un fatto molto
grave, un fatto cripticamente rivelato con quelle frasi
sulle pretese fitte al petto, come a dire che il malore del Papa potrebbe essere
cominciato anche più tardi, magari intorno alla mezzanotte, quando tutti dormivano
e quando la sostanza misteriosa magari già assunta cominciava lentamente a fare
effetto.
Parte Quarta
La persona che va a dormire in quella tarda serata del 28 Settembre 1978 è un uomo
apparentemente tranquillo, orgoglioso di quanto aveva appena detto a Jean Villot e di quello che aveva intenzione di fare. Si sente forte, abbastanza preparato
per affrontare la guerra che si prepara all’orizzonte, chiede a Dio
fermezza e perseveranza affinché non ceda alle lusinghe del
mondo, affinché non si pieghi a quanti lo attaccano, ma
improvvisamente sente come salire un’ansia dai precordi, quasi
che improvvisamente il suo animo gli facesse balenare pericoli in
agguato molto minacciosi, è come una spina che repentinamente
si materializza nella sua carne di combattente per la verità e la
santità. Sta un po’ soprappensiero, poi forse si decide a chiamare
qualcuno a cui ordina un calmante.
Egli assumeva forse l’Effortil, un cardiotonico usato normalmente per aumentare i valori
pressori, ma naturalmente in quell’occasione non faceva al suo caso. Forse una figura ignota si
introduce nella sua stanza con intenti omicidi e gli dà questo calmante che in realtà è un
medicinale rarissimo con potenzialità nocive e dannose per il cuore, forse egli stesso, senza
consultare nessuno, assume sbagliando l’Effortil che potrebbe essere stato manomesso con
l’aggiunta della famosa digitalina di cui parla Yallop, una sostanza gustativamente insensibile
al palato, forse non prende niente e si addormenta in preda al panico per un malore che
riteneva passeggero ma che poteva trovare la sua origine in qualcosa che aveva già ingerito
durante il colloquio con Jean Villot (a proposito di questo incontro non sono riuscito a
sapere se nella stanza dove si svolse fosse presente qualche altra personalità), forse
non ritiene di assumere alcunché e muore semplicemente di crepacuore per lo stress di quei 33
giorni di fuoco…tutto è possibile (anche in questo caso, comunque, si potrebbe parlare di morte
procurata indirettamente per l’enorme tensione psicofisica cui il Papa era stato sottoposto, una
specie di mobbing sempre moralmente e legalmente punibile dalla Legge).
Ad ogni modo, dopo qualche ora (io ritengo tra l’una e le due di notte) arriva la
morte, improvvisa, distruttiva, sommamente misteriosa, che lo demolisce
definitivamente sconvolgendo tutti i fedeli che alla notizia rimangono esterrefatti e
non si danno pace per quella dipartita inattesa e sconvolgente.
Non si dimentichi che in effetti a quanto sembra il Papa
soffriva saltuariamente di ipotensione cardiaca, per cui
assumeva come detto a volte l’Effortil. Ma non era una
vera e propria malattia. A sentire appunto Edoardo
Luciani, il fratello, che tra parentesi non credette mai
alla tesi dell’omicidio, il Papa, pur con qualche
acciacco, era ritenuto in famiglia un vero
stakanovista del lavoro e dell’impegno, era in grado
di stare sveglio senza mai stancarsi dalle quattro di
notte fino alle dieci-undici di
sera ed in pratica godeva di
una salute di ferro, pur se in
alcune interviste ha fatto cenno
a malori improvvisi che avrebbero colpito parenti stretti.
Anche il già citato Antonio da Ros, il medico personale, riferisce che
in quel periodo Giovanni Paolo I non soffriva di particolari patologie.
Resta il fatto che il Papa si spegne e immediatamente
avvengono cose davvero strane per una morte che si vuole
naturale.
Intanto spariscono dalla stanza da letto del Pontefice gli occhiali, le pantofole e il flaconcino dell’Effortil, fattori molto sospetti che la dicono
lunga sul fatto che qualcosa non quadra in quella pretesa morte per infarto. La
stanza sarebbe stata pulita da capo a fondo subito dopo il ritrovamento del cadavere
e il corpo del defunto viene trovato a quanto sembra composto e seduto sul letto con
dietro uno o due cuscini, quasi a voler far credere appunto ad una morte naturale
annichilente e repentina. Si narra dapprima che il Pontefice fosse stato trovato con
un libro in mano, “L’Imitazione di Cristo”, poi questo viene trasformato in un vago
foglio di appunti e tuttavia esistono esperti del caso che riferiscono che in realtà il
Papa era intento quella notte alla redazione di un documento che metteva nero su
bianco le sue irrevocabili decisioni di cambiamento nel sistema-Chiesa, che
prevedevano a quanto sembra l’allontanamento o la sostituzione di Jean Villot con
altro prelato alla Segreteria di Stato, la destituzione di Paul Marcinkus dal suo
incarico di Presidente dello I.O.R. ed altri progetti di radicale rifacimento della
Gerarchia vaticana.
Il comunicato vaticano che sancisce l’ufficialità della morte “naturale”, poi, è quanto di più
caotico si possa immaginare: “Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le cinque e
mezza, il segretario personale del Papa, padre John Magee, non avendo trovato il
santo Padre nella cappella privata, come d’abitudine, l’ha cercato nella sua stanza e
l’ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se leggesse ancora. Il medico,
dottor Renato Buzzonetti, che accorse immediatamente, ha constatato la sua morte,
accaduta probabilmente verso le ore 23 del giorno precedente a causa di un infarto
acuto al miocardio”.
Peccato che a sentire qualcuno, invece, la salma sarebbe
stata scoperta per prima da Suor Vincenza verso le ore
04:30 del mattino, la quale avrebbe anche affermato
(usiamo il condizionale perché in questa vicenda non c’è
niente di sicuro) che la fronte era ancora tiepida, la qual
cosa porta a ritenere che la morte sia arrivata qualche
ora prima, come già detto verso l’una o le due di notte.
Il corpo del defunto sarebbe stato poi lavato e
vestito in tutta fretta con gli abiti talari appropriati prima che chiunque potesse osservare
dal vivo la scena incontaminata della stanza papale così come si sarebbe presentata durante il
decorso del malore, è probabile quindi che ciò possa essere dovuto alla fretta di far sparire fatti
probanti sulla vera dinamica del decesso. Le Gerarchie vaticane, peraltro, vengono avvertite
con molto ritardo della morte del Pontefice e anche questo scatena una serie di polemiche su
quell’avvenimento tremendamente misterioso. Vengono quindi chiamati i fratelli Signoracci,
tecnici dell’Istituto di Medicina Legale di Roma e imbalsamatori di Pontefici, ai quali viene
ordinato di procedere appunto all’imbalsamazione entro la sera del 29 Settembre, una pratica
a quanto dicono gli esperti inaudita, visto che dovrebbero trascorrere almeno 24 ore dal
trapasso di un Papa. La stessa imbalsamazione, sempre a sentire gli studiosi del caso,
sarebbe avvenuta secondo tecniche inusuali, iniettando nel corpo del defunto delle
particolari sostanze in grado di contrastare durevolmente ed efficacemente il decorso
decompositivo post-mortem, altro “strano” dettaglio, in quanto tutti sanno che per eseguire
una imbalsamazione come si deve è necessario agire in maniera diversa e incisiva sugli organi
e sul sangue, a non tenere conto del fatto o meglio del sospetto che, iniettando queste
sostanze con proprietà imbalsamatorie, si potrebbe pensare che ciò sia stato dettato da
eventuali e naturalmente ipotetici timori che si potesse addivenire all’identificazione di presunti
veleni sconosciuti ingeriti o fatti ingerire alla vittima.
Parte quinta
Qualcuno, ad aggrovigliare la matassa dei sospetti, riferisce poi che
verso le ore sei del mattino sarebbe stato visto passeggiare
nei giardini vaticani nientemeno che lo stesso Paul
Marcinkus, a quanto si narra nemico acerrimo del Papa e secondo
diversi studiosi, tra cui il già citato Yallop, uno dei macchinatori del
complotto che avrebbe portato alla dipartita dello sfortunato
Pontefice. E’ un dettaglio, questo, da non sottovalutare, se si deve
dare credito a quanti raccontano che normalmente il Presidente
dello I.O.R. dormiva sino a tardi e poi, con il morto ancora caldo
e con la risaputa inimicizia reciproca che correva tra i due, la
circostanza non fa che accrescere il sospetto che qualcosa di
davvero terribile si sia portato a termine in quelle prime ore
dell’alba del 29 Settembre del 1978.
Ma perché il comunicato del Vaticano parla delle ore 23:00 del
28 Settembre come orario presunto della morte del Papa? Non
ci riporta forse questo dettaglio più vicino alle rivelazioni
postume di Don Diego Lorenzi di cui abbiamo parlato nella
terza parte? Si tratta di una valutazione scientifica oppure di
una dichiarazione basata su un esame superficiale del corpo del
defunto? Insomma, si aveva paura di ammettere che il
Papa era morto in piena notte? Si voleva coprire
qualcuno? Ma se fosse morto davvero alle 23:00 del 28
Settembre, in pratica dopo circa tre ore dal colloquio con Jean
Villot e da meno ancora dalla telefonata col Cardinale di Milano
Colombo, non si apre forse un’altra serie di interrogativi
inquietanti? Come poteva un uomo morire appena dopo
una-due ore aver parlato telefonicamente con gli
individui più volte menzionati? Le fitte al petto di cui
parla Don Lorenzi alludono forse ad un malore registratosi dopo le telefonate di cui
sopra? Mistero fitto come la pece.
Come ben si vede la questione dell’orario della morte di Papa
Luciani è fondamentale per stabilire eventuali misteriose
dinamiche che la provocarono, per cui la cosa più facile che
viene in mente all’uomo comune è l’autopsia, metodo di
indagine medico-legale post-mortem in grado di rivelare anche
approssimativamente cause e tempi di un decesso. Ma
stranamente l’autopsia è subito esclusa, al Vaticano allibiscono
soltanto a sentir parlare di una simile metodologia, anche se si
apprende che durante le esequie, a quanto sembra,
all’improvviso giunge dall’Alto una misteriosa direttiva, i
fedeli in pellegrinaggio davanti al feretro di Papa Luciani debbono
immediatamente sgomberare la sala per la necessità, da quel che
si dice, di una sorta di “ispezione medico-legale” sulla salma del
Pontefice, non si sa ancora per quale oscuro motivo, molti sospettano
forse di probabili improvvisi cangiamenti sulle spoglie del Papa che
potrebbero dare adito a dicerie inquietanti, anche se bisogna dire che
esistono persino opinioni che si spingono ad ipotizzare che in
realtà l’autopsia c’era già stata nel segreto delle camere vaticane,
un’eventualità mai accertata che anch’essa getta una luce sinistra sulle
vere cause del decesso.
Per avviarci alla conclusione, narrano le cronache che un giorno il fratello del Papa, Edoardo Luciani, si recò in Vaticano e rimase di stucco allorché il Pontefice, accompagnandolo
all’ascensore, lo abbracciò con enorme commozione, come per un addio. Edoardo si
commosse a sua volta ma non capì bene quel gesto che in effetti non si era mai o quasi mai
verificato tra i due fratelli con simile intensità fraterna, gli sembrò un comportamento assai
strano che non comprese. Lo comprese da lì a poco, quando pochi giorni dopo gli
comunicarono l’avvenuta morte del famoso sfortunato congiunto. Anche da questo dettaglio si
capisce che in realtà il Papa temeva seriamente per la sua vita, si era già creato
veementi e potenti inimicizie ormai inestirpabili, solo così si può spiegare quell’abbraccio
di addio che in quest’ottica getta una luce sinistra ma profetica su quanto doveva avvenire tra
qualche giorno.
Nel 2006, peraltro, viene pubblicato un romanzo, La
Morte del Papa, di un giovane sceneggiatore
portoghese, tale Luis Miguel Rocha, che sembra fatto
apposta per avallare le tesi di Yallop sull’assassinio di
Papa Luciani. L’autore, in una intervista, ha spiegato che
il libro sarebbe nato da contatti avuti con un individuo
misterioso, già membro della P2, che sarebbe stato
coinvolto direttamente nell’assassinio di Papa
Luciani. Sull’identità della sua fonte lo scrittore mantiene
il più stretto riserbo, ma afferma che il Pontefice
sarebbe stato ucciso perché voleva fare “pulizia”
tra gli esponenti vaticani implicati nella Loggia massonica.
Termino con due importanti commenti, uno del Cardinale brasiliano
Aloisio Lorscheider risalente al 1998, e l’altro di un utente
dell’aggregatore di notizie OKNO, username Slide. Il Cardinale: “Lo
dico con dolore: il sospetto rimane nel nostro cuore, è come
un'ombra amara, un interrogativo cui non si è data piena
risposta”. L’utente: “Nemmeno io oso credere ad un omicidio
proveniente dalle gerarchie. Se così fosse la Chiesa avrebbe
rinnegato Dio e Gesù Cristo”.
Alla fine di queste cinque parti, devo dire che la probabilità
che il Papa sia stato ucciso è molto alta, non siamo
ovviamente al cento per cento delle certezze, ma credo che un
buon 70/80% ci stia tutto, una percentuale che rende bene il
significato del titolo del presente scritto.
Post scriptum. Alla luce della meticolosa ciclopica ricostruzione dello scrittore inglese
Yallop, alla luce del romanzo dello scrittore portoghese Rocha, alla luce dell’immensa
bibliografia accumulatasi negli anni, alla luce delle migliaia di articoli scritti sulla
questione in esame (compreso il mio studio presente), ritengo in buona fede che la
Chiesa, ricalcando le orme di Papa Wojtyla, che a suo tempo chiese perdono per gli
errori da essa commessi nel passato, dovrebbe farsi un esame di coscienza ed
acconsentire a che la salma del più Grande Pontefice della Storia Ecclesiastica venga
riesumata ed affidata ad una equipe di esperti neutrali internazionali, che potrebbero
addivenire alla vera causa del decesso del Papa e quindi a fugare quel sospetto
grande quanto una montagna che pesa e peserà per sempre in eterno sulla coscienza
di quanti potrebbero essere stati implicati nell’eventuale e naturalmente indimostrabile assassinio del Pontefice, l’uomo del sorriso che nessuna lacrima
fattagli versare potrà mai spegnere.
FONTI
Articolo di Vipom pubblicato sul Blog Riti e Rituali
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