Lo stesso voto di Sansone che lo obbligava a non bere vino e non tagliarsi i capelli.
La sacra promessa di nazireato era incompatibile con la nuova dottrina cristiano gesuita: contrastava con il rito eucaristico della trasformazione del vino nel sangue.
Un vero “Nazireo”, vincolato dal voto “Nazir”, non avrebbe mai potuto bere il vino nell’ultima cena per poi trasformarlo in sangue da far bere ad altri Ebrei “Apostoli”, per giunta suoi fratelli.
In base alla Legge degli antichi Padri, i Giudei non attendevano “l’Unto di Yahwè” per crocifiggerlo, mangiarlo e berne il sangue; il Messia che attendevano doveva essere un Re condottiero: un Salvatore (Jeshùa) della terra d’Israele dalla dominazione pagana.
Il rituale teofagico eucaristico fu ripreso dalle dottrine pagane e innestato nella religione ebraica; venne adottato dai primi cristiani gesuiti nella seconda metà del II secolo, dopo la distruzione di Gerusalemme del 135 d.C. da parte dei Romani, mantenendo la liturgia degli Ebrei Esseni come documentata nei rotoli di Qumran.
Monaci e alto Clero, sin dall’inizio, sapevano di discendere dagli Esseni Terapeuti d’Alessandria come riferito, nel IV secolo, dai Vescovi Epifanio e Eusebio di Cesarea (HEc. II 16, 1-2).
Poiché i Vangeli non riportano la descrizione dell’aspetto del “Salvatore”, nei secoli futuri, “Gesù” fu da loro descritto, agli artisti che lo raffigurarono, vestito con il semplice camice bianco usato dagli adepti alla setta (Gue. II 123) e con i capelli e barba lunghi, obbligatori per un “Nazireo”, oppure con il manto color porpora come si conveniva ad un Re.
Pur di non farlo apparire “Nazireo”, particolare che avrebbe messo in crisi “la dottrina della salvezza”, i Padri fondatori vollero dimostrare che non lo era, ma esagerarono nel senso opposto…e a un “Dio”, disceso sulla terra per “salvare” l’umanità, prima gli fanno trasformare l’acqua in vino, poi, senza scrupolo alcuno, lo fanno passare per “beone” e “mangione” insieme a “peccatori” (per gli Ebrei peccava chi mangiava cibi proibiti) e a pubblicani, cioè gli esattori dei tributi dovuti dai Giudei a “Cesare”.
Al fine di impedirne la identificazione con gli Zeloti che lottarono contro i tributi, i falsari ideologi, con volgarità, preferirono far passare “Gesù” per un ebreo “crumiro mezzano” che, con i suoi “discepoli”, era dalla parte dei Romani anziché dei suoi connazionali, sino al punto di nominare un pubblicano, Matteo, suo “Apostolo”:
“Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”. (Lc. 5, 29-30).
Interrogato poi: “E’ lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?… egli disse: date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Lc. 20, 22/25) …
Risposta evasiva che vuol dire: pagate le tasse all’Imperatore e poi pregate.
I Padri fondatori, in un futuro ormai evoluto e diverso politicamente, da una verifica storica si resero conto che le vicende narrate traevano origine da una religione gnostica primitiva contenente fatti reali e, anche se mitizzati, col tempo, erano entrati in contrasto con la nuova dottrina proprio perché riguardavano persone veramente esistite e di tutt’altri ideali.
Andavano apportati cambiamenti per rendere più credibile il sacrificio di un “Salvatore”, in quanto incarnato in un vero uomo, diverso da quello delle religioni pagane basato solo su miti; sacrificio teofagico avente per fine la vita eterna che, unito alla speranza di guarigioni miracolose, era diventato il cavallo vincente del cristianesimo gesuita.
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne” (Gv. 6,51).
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò” (Gv. 6, 54).
Questa era la nuova dottrina che faceva presa su masse di nuovi proseliti: l’innesto del sacrificio del “Salvatore” pagano nella religione ebraica tramite il “Messia”, Salvatore dei Giudei … successivamente, non più “disceso dal cielo”, come postulato dai mistici creatori dei Vangeli primitivi e profetato dagli Esseni nel frammento manoscritto di Qumran (4 Q 286/7) “…lo Spirito Santo che si posa sul suo Messia…”, ma partorito in terra da una “vergine”, in una grotta, come riferito da Orìgene nel III secolo, e come avveniva in altri credi, con un sincretismo mirato, soprattutto con il Dio Mitra.
Ancora dopo, sconfitto e superato il mitraismo, la “grotta” sparirà dai Vangeli (quelli attuali sono traduzioni di codici risalenti al V secolo) proprio per recidere una delle matrici ideologiche pagane … ma essa rimarrà ugualmente nella memoria popolare, superando i secoli, smentendo gli stessi Vangeli canonici.
Non era più necessario uccidere animali e berne il sangue, rituale sacro troppo costoso per la plebe, ma bastava una liturgia con semplice frazione del “pane vivo consacrato” per avere diritto alla vita eterna. La stessa liturgia descritta dagli Esseni nella “Regola della Comunità” di Qumran.
Il Vangelo di Giuda, un manoscritto originale, sopravvissuto alle devastanti censure ecclesiastiche, venuto alla luce di recente e datato, al radio carbonio, fra il 230 e il 330 d.C., ci descrive un “Gesù” e un Dio Creatore diversi da quelli raffigurati dalla Chiesa: non parla di Pilato, né di rito eucaristico teofagico avvenuto nella “ultima cena”, tanto meno di “Resurrezione”.
Siamo di fronte ad un “Salvatore” ancora in parte giudaico, ma non condottiero di un popolo che lotta per liberare la sua terra invasa dai pagani.
Lo stesso vale per altri Vangeli scoperti a Nag Hammadi, in Egitto, nel 1945.
Questo per rimarcare le differenze teologiche, fra dottrine in embrione, seguite dai primi “Cristiani”, e quanto fu necessario per la “Chiesa”, a partire dai primi “Padri”, selezionare e unificare i diversi “Credi” cristiano-gesuiti con la distruzione dei rispettivi Vangeli.
Ancora prima della vittoria di Costantino sul pagano Massenzio nel 312 d.C., svariate correnti teologiche cristiane iniziarono una guerra fra loro, che si protrarrà per oltre un secolo, nella convinzione che ognuna di esse fosse depositaria della vera “Rivelazione” sulla “Verità della Salvezza”, o della vera “Sostanza del Salvatore”, o della “gnosi” del “Figlio a forma del Padre” o di quante “Potenze o Sostanze” dovesse essere composto “Il Verbo” o il “Logos”, se da un “Padre Ignoto, Infinito e Informe” o se dovesse essere Dio, tramite un “Battesimo Illuminante” a creare suo Figlio come “Umanizzazione dello Spirito”, o se dovesse essere lo Spirito Santo, in una “perfetta ipostasi col Padre e col Figlio”, a far generare da una Vergine “secondo la carne, il Verbo fatto carne”…“in una consustanziale e coeterna Trinità”… finché non fu coniato il “Verbo” definitivo, quello che verrà descritto dettagliatamente nelle enciclopedie ed i vocabolari di tutto il mondo: “Transustanziazione”, ovvero:
“Il rituale attraverso il quale si attua la presenza reale del Corpo e del Sangue di Gesù nell’Eucaristia, con la conversione della sostanza: del vino nel Sangue e del pane nel Corpo di Gesù Cristo…rimanendo immutate solo le apparenze del pane e del vino”.
E tutto ciò, grazie ad un universale lavaggio del cervello, fu introdotto in una “ostia”. “Hostia”: Vittima sacrificale che i pagani offrivano agli Dei” sopra un “Altare”: lastra di pietra, elevata dal suolo, su cui venivano consumati i sacrifici”.
Erano gli Episcopi, Patriarchi e Imperatori “Pontefici Massimi”, tutti auto nominatisi “Venerabilissimi e Santi”, che, fabulando, creavano le divinità da fare adorare agli uomini. Divinità così contrastanti fra loro, ideologicamente, da ingenerare tensioni e guerre; conflitti talmente cruenti che si rese necessario indire Concili su Concili per tentare di “conciliare” dottrine scismatiche che preferirono massacrarsi per eliminarsi, accusandosi, reciprocamente, come “eretiche”, “apostate” o “folli”, le une contro le altre…Santi contro Santi… uomini contro uomini, persecuzioni e martirii di cristiani contro cristiani, seguaci di Cristi diversi…potere contro potere …morte contro morte…per la vita eterna.
“Noi abbiamo sopportato da parte degli eretici le persecuzioni, le tribolazioni, le minacce per la fede … Si deve anatemizzare ogni eresia, specialmente quella degli Eunomiani o Amonei, degli Ariani o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sebelliani, dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi” … Basilidiani, Docetisti, Carpocraziani, Cleobiani, Cerintiani, Modalisti, Adozionisti, Dositei, Marcioniani, Masbotei, Montaniani, Maniani, Novaziani, Simoniaci, Donatisti, Priscilliani, Menandrianisti, Pelagiani, Monofisiti (Copti), Nestoriani, Abelliani, Valentiniani, Saturnilliani ecc…
Concepire una nuova figura teologica di “Salvatore”, sin dall’inizio, non fu semplice per le sette degli Esseni sparse a oriente dell’Impero … tenuto conto che, tutt’oggi, ognuno (non gli atei) immagina il suo “Dio” secondo le proprie “esigenze” o fantasie …
I nuovi Padri “evangelisti” studiano i manoscritti disponibili; eliminano la paccottiglia ridicola; dichiarano eretica quella astratta fondata su una “gnosi”, più adatta ad asceti portati all’esaltazione mistica, ma poco richiesta e poco praticata, perché incompresa, da un popolo bisognoso “di eternità” e di miracoli “terapeutici”.
Distruggono molti Vangeli con i relativi “Gesù”, diversi e in contrasto teologico fra loro, che dimostrano, troppo apertamente, i molteplici tentativi di “costruzione” della nuova religione. Li chiamano “apocrifi”, che vuol dire “celati”… sic! (locuzione ipocrita come chi la coniò).
Scrivono gli “Atti degli Apostoli” per raccordare la dottrina dei Vangeli primitivi giudaici alle esigenze “universali” del nuovo “Credo” e decidono di manipolare la compromettente identità dei “fratelli di Gesù”, replicandoli e trasformandoli in “Apostoli” incaricati di predicare e diffondere la Vera Fede voluta da Dio.
A conclusione di questa evoluzione adattativa dei manoscritti, nel tempo e nella dottrina, sono rimasti, sino a epoche recenti, nei Vangeli, termini e vocaboli originali (in passato non compresi) che denunciano l’origine zelota antiromana di una ideologia inizialmente filo giudaica.
Infatti, Giuda Theudas era un Profeta “sobillatore”, il quale, come sopra visto, era fratello di Giacomo, a sua volta fratello di Giovanni (At. 12, 1-2) che insieme a Simone e Giuseppe (l’ultimo) costituiscono la cerchia di “fratelli” evangelici tutti con nomi di tradizione giudaica.
Solo questi nomi, autenticamente ebraici - dalla lettura del “Novum Testamentum” A. Merk S.I., Roma, Pontificio Ist. Biblico, Anno 1933; e, “Novum Testamentum” H. Kaine, Paris, Edit. Ambrogio F. Didot, Anno 1861 – risultano accompagnati da qualifiche e attributi, quindi da atti, conformi allo stesso Profeta “sobillatore” Giuda Theudas ucciso da Cuspio Fado nel 45 d.C.:
“zeloti”, che, dall’interpretazione in greco di Giuseppe Flavio, significa “fanatici nazionalisti”; “bariona”, in aramaico, significa “latitante fuorilegge”; “iscariot” omofono di sicario o sicariota; “boanerghes”, significa “figli della collera” o “figli dell’ira”; “cananeo” da “qan ana” in aramaico, equivalente a “zelota”, e “galilei”, come “fuorilegge” (erano figli di Giuda, ideatore dello zelotismo antiromano, detto “il galileo”).
E’ d’obbligo rilevare che queste qualifiche o attributi sono riferite solo ad “apostoli-fratelli” che hanno lo stesso nome dei fratelli di Gesù.
Attributi e qualifiche che richiesero un intervento “correttivo”, da parte degli scribi cristiani, mano a mano la Chiesa ne comprese il vero significato, come dimostrato nel primo studio su riferito “Non sono esistiti gli apostoli”.
FONTE
http://www.vangeliestoria.eu/argomento.php?id=58
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