domenica 5 dicembre 2010

Don Carlo Rebagliati: il parroco del Businnes Savonese sotto inchiesta

Quando don Carlo Rebagliati, lo scorso primo aprile, ha varcato il portone del palazzo di giustizia, a tutto ha pensato fuorché a uno scherzo. Pensava di dover raccontare il suo passato accanto a don Nello Giraudo, indagato per molestie su ragazzini (oltre ai primi cinque accusatori, proprio negli ultimi giorni se ne sono aggiunti altri tre), e ai segnali che aveva inviato riservatamente alla Curia sul «comportamento anomalo» di quel sacerdote.
Per i magistrati è stata invece una formidabile occasione d’indagine sui business della Curia. Perché don Carlo è stato per vent’anni l’economo della chiesa savonese. L’uomo che sa tutto dei conti. Che sa tutto, in particolar modo, sulle operazioni immobiliari. E così sotto la lente d’ingrandimento dei pm, che già stavano scavando in alcuni interventi segnalati come sospetti, sono finiti tutti gli “affari” che hanno caratterizzato un arco temporale di vent’anni.

Per cinque ore don Carlo è stato davanti ai pm. Una domanda dopo l’altra. Sulla gestione del patrimonio, sugli investimenti immobiliari, sulla partecipazione a gare d’appalto da parte di cooperative “bianche" legate a doppio filo alla Curia. Ancora: su com’è stato gestito il flusso di denaro e di finanziamenti. Persino sull’ipotesi, adombrata dagli inquirenti, che i flussi di denaro venissero in qualche modo “diretti”. Per salvare l’attività di imprese considerate più amiche trascurando i pagamenti verso le realtà meno connesse e vicine alla stessa Curia.
Si è parlato anche dell’attività di alcune coop di cui don Carlo è stato presidente. Nate per offrire un lavoro ai più bisognosi, ha spiegato il sacerdote. Imprese che poi hanno iniziato a camminare sulle loro gambe, nel settore dell'edilizia, della ristorazione, degli stabilimenti balneari. Attività, ha assicurato don Rebagliati, autonome e separate dalla Curia. Ma i cui destini invece paiono intrecciarsi con i conti, sempre traballanti, della Diocesi savonesi.
Ed è così che i pm sono trasaliti di fronte al fragilissimo e vulnerabilissimo sistema di controllo del viavai di denaro transitato, per decenni, intorno alla Curia. A spese, come quella per il restauro di alcune chiese, lievitate all’improvviso e senza apparente ragione.
Ma i magistrati hanno voluto veder chiaro anche su un’operazione tra le più redditizie, ma anche discusse, degli ultimi anni. Come il restyling delle Colonie Bergamasche, la riqualificazione del complesso affacciato sull’Aurelia a Celle: 13 mila metri quadrati di edifici e 70 mila di parco. Dall’ottobre dello scorso anno la struttura è passata a un nuovo proprietario. Un’operazione immobiliare da 23 milioni di euro. Della società Punta dell’Olmo Spa, la cui maggioranza (il 51 per cento) è detenuta dall’Istituto diocesano per il sostentamento del Clero. Anche su questa vicenda i magistrati hanno chiesto a don Carlo chiarimenti, dettagli, conti. Passando al microscopio ogni movimento. E dando il via poi, dalle parole di don Rebagliati, a nuovi accertamenti.

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