di Giacomo Galeazzi
Il Vaticano in bolletta. A salvare i «sacri conti» sono i cinque milioni di turisti che annualmente affollano i musei e l'elemosina raccolta in tutto il mondo per il Papa. Cresce, infatti, l'«Obolo di San Pietro», cioè le offerte destinate direttamente a Benedetto XVI, indicatore del consenso e della fiducia dei fedeli. Nel complesso, però, la macchina curiale grava particolarmente in tempi di crisi.
E così il bilancio consolidato della Santa Sede per il 2011 chiude con un disavanzo di quasi 15 milioni di euro. «Per lo meno questi dati sfatano la falsa leggenda della nostra ricchezza», ironizzano in Curia. La preoccupazione maggiore viene dai media vaticani alle prese con perdite ingenti ma ritenuti strategici nella missione universale. «Su questo risultato ha influito l'andamento negativo dei mercati finanziari mondiali che non ha consentito di raggiungere gli obiettivi preventivati», ammettono i cardinali che hanno licenziato il dossier. «Per risparmiare non si è fatto ricorso a tagli dei posti di lavoro (2832 unità), nonostante la difficile situazione a livello economico», precisa il portavoce papale, padre Federico Lombardi. Tra i settori in rosso, appunto, Radio Vaticana e Osservatore romano. Per la Santa Sede, insomma, è un passo indietro. Il bilancio 2010 segnava un attivo di quasi 10 milioni di euro, primo risultato positivo dopo due bilanci precedenti in perdita: quello 2009, che aveva fatto registrare perdite per 4,1 milioni di euro e quello 2008 in cui il rosso era stato di 911mila euro. Nel 2009, poi, si era fatto ricorso al «riassorbimento» delle perdite lasciate fuori bilancio nel 2008 in seguito alla crisi finanziaria. Frutto di investimenti sbagliati a Wall Street.
Adesso, invece, note positive arrivano dal «municipio» del Papa. Il Governatorato della Città del Vaticano, che ha un'amministrazione autonoma da uffici, dicasteri, nunziature e organismi della Santa Sede, ha chiuso il 2011 con un attivo di quasi 22 milioni di euro. Conta 1.887 dipendenti, inclusi i gendarmi. Già nel 2010 il Governatorato aveva dato segni di ripresa dopo che negli anni precedenti il bilancio del «municipio» vaticano erano invece in pesante disavanzo (sette milioni nel 2009 e 15 milioni nel 2008). Era quello il «biennio nero» denunciato dall'ex segretario generale del Governatorato, Carlo Maria Viganò poi trasferito a Washington: con clamore mediatico le sue annotazioni riservate erano finite sui giornali nel quadro della fuga di notizie ribattezzata «Vatileaks». In realtà la fotografia finanziaria non è completa. Vengono resi pubblici soltanto i bilanci di alcune amministrazioni, ma con rendiconti frantumati senza un dato universale. La recessione, comunque, non ha risparmiato la gestione delle finanze del Vaticano il cui patrimonio è in gran parte formato da investimenti in titoli e obbligazioni e da proprietà immobiliari. Oltre ad una riserva aurea che fa del metallo prezioso una «garanzia» contro le turbolenze dei mercati globalizzati.
Negli ultimi tempi, inoltre, cifre rilevanti sono state sborsate per la sicurezza all'interno delle Mura leonine. Gli oneri ordinari e straordinari a cui far fronte sono così gravosi da rendere «indispensabile il massimo rigore economico», sottolineano in Segretaria di Stato. Senza, però, «macelleria sociale» sui costi del personale. E con qualche curiosità: la Santa Sede resta autorizzata dalla Pontificia commissione per la Città del Vaticano a dotarsi di una flotta per la navigazione marittima con diritto di avere uno sbocco al mare da individuare tra Ladispoli e Fiumicino. La colonna economica si rivela il tesoro artistico del Pontefice. Quest'anno i Musei vaticani hanno prodotto ricavi che passano da 82.400.000 euro del 2010, a 91.300.000, per un totale di oltre 5 milioni di visitatori, «cifra che, secondo le classifiche specializzate, colloca questa istituzione tra le più prestigiose ed importanti a livello mondiale», rivendica padre Lombardi. In ogni modo lo Ior ha tagliato il "dividendo", quindi alla carità del Papa sono stati devoluti sei milioni di euro in meno dell'anno scorso. Ciò è stato compensato dall'aumento del 7,5% delle offerte arrivate in Curia dalle diocesi per l'Obolo di San Pietro. Comunque vanno meglio i conti in altre confessioni. La quota dell'«otto per mille» che nel 2012 sarà corrisposta alla Chiesa valdese sulla base delle firme per la dichiarazione dei redditi del 2009, aumenta del 16,5% e ammonta a 14,1 milioni di euro. La cifra è di circa due milioni di euro superiore a quella dello scorso anno.
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