giovedì 28 giugno 2012

Satana intronizzato in Vaticano

SATANA
INTRONIZZATO”
IN VATICANO


All’inizio dell’articolo, riportiamo un estratto,
tratto dal libro di Malachi Martin: “Windswept house - A Vatican Novel”,
che descrive la doppia Messa nera, avvenuta contemporaneamente
a Roma e a Charleston (USA), il 29 giugno 1963, per intronizzare Lucifero in Vaticano.


L’intronizzazione di Lucifero, l’Arcangelo Decaduto, è avvenuta in seno alla Cittadella Cattolica Romana il 29 giugno 1963; una data ideale questa per la promessa storica che doveva essere prima o poi mantenuta. Come ben sapevano i principali agenti di questo Cerimoniale, la tradizione Satanista ha da sempre predetto che il Tempo del Principe sarebbe stato inaugurato nel momento in cui un Papa avrebbe preso il nome dell’Apostolo Paolo.
Da quando il Conclave era terminato, il 21 giugno 1963, con l’elezione di Paolo VI, il tempo per organizzare l’Evento era alquanto scarso; ma il Tribunale Supremo aveva decretato che nessun’altra data sarebbe stata più adatta per l’Intronizzazione del Principe se non la festa dei SS. Pietro e Paolo. E nessun altro luogo sarebbe stato migliore della Cappella di San Paolo, dal momento che si trovava nelle vicinanze del Palazzo Apostolico.
L’intera e delicata questione del Cerimoniale è stata affidata nelle sapienti mani del Guardiano di Roma, uomo fidato del Principe. Egli era un esperto dell’elaborato Cerimoniale della Chiesa cattolica Romana, l’Esperto del Cerimoniale del Principe delle Tenebre e del Fuoco, prelato dal volto di pietra e dalla lingua biforcuta.
Il fine di ogni Cerimoniale, come lui ben sapeva, era quello di venerare “l’abominio della desolazione”. Ma i fini ultimi erano quelli di assicurare che si compisse l’Ascesa del Principe nella Cittadella come una forza ineluttabile.
Il Guardiano affrontò di petto il problema della sicurezza. Gli elementi non appariscenti come il Pentagramma, le candele nere e i drappeggi, adatti all’occasione, potevano anche essere utilizzati nel Cerimoniale di Roma. Ma altre Rubriche, come il Contenitore di Ossa e il Frastuono Rituale, ad esempio, o le Bestie sacrificali e la Vittima, avrebbero dato troppo nell’occhio. Avrebbero dovuto compiersi una Intronizzazione Parallela e una Concelebrazione con gli stessi effetti da un Confratello in una Cappella Satellite Autorizzata.

Una volta trovati tutti i partecipanti in entrambe le Cappelle e individuati gli elementi necessari alla Cerimonia nella Cappella Romana, allora l’Evento si sarebbe svolto nella sua pienezza nell’area interessata. Erano necessari un’unanimità di cuori, un’unità d’intenti e una perfetta sincronia di parole e gesti tra la Cappella Satellite e la Cappella Madre. Le volontà e le menti dei Partecipanti dovevano concentrarsi per raggiungere lo Scopo del Principe, superando così ogni distanza.

La scelta della Cappella Satellite è stata piuttosto facile. Nel corso degli anni, i fedeli del Principe a Roma avevano sviluppato un’unanimità di spirito impeccabile e una continua unione d’intenti con l’amico del Guardiano, Leo, Vescovo della Cappella nella Carolina del Sud.
Leo non era il suo vero nome. Era solo un soprannome che lo descriveva. La folta chioma brizzolata sulla sua testa grande sembravano, agli occhi di tutti, la cresta incolta di un leone. Durante i quasi quarant’anni da quando Sua Eccellenza fondò questa Cappella, il seguito e la blasfemia delle sue Cerimonie avevano imposto la sua supremazia in questi riti tanto che la sua Cappella era considerata da tutti come la Cappella Madre degli Stati Uniti.
Leo fu gratificato dalla scelta della sua Cappella come Cappella satellite e non ci fu nemmeno bisogno di spiegare che il fine ultimo non era quello di uccidere l’organizzazione Cattolico-Romana ma di trasformarla in qualcosa di veramente utile, rendendola omogenea e assimilabile ad un grande ordine mondiale che si fosse occupato esclusivamente di questioni umane con obiettivi prettamente umanistici.
Come esperti del loro calibro, il Guardiano e il Vescovo americano cominciarono a predisporre il doppio Evento Cerimoniale con una lista di nomi e un inventario di Rubriche.

La lista dei nomi del Guardiano, che conteneva i nomi dei Partecipanti nella Cappella Romana, era formata dagli uomini più illustri. Uomini di Chiesa di alto livello e laici importanti. Erano Servitori fedeli del Principe in seno alla Cittadella. Alcuni di loro furono selezionati, cooptati, istruiti e promossi nella Falange Romana nel corso degli anni, mentre altri erano rappresentanti della nuova generazione, istruita a portare avanti il volere del Principe per i prossimi decenni. Tutti sapevano che dovevano rimanere inosservati, questo perché la Legge dice: «La Garanzia del Nostro Domani è quella di Far Credere, Oggi, che Noi Non Esistiamo».

La lista dei Partecipanti di Leo, contenente sia uomini che donne che avevano lasciato il loro segno nella vita corporativa, governativa e sociale, fu proprio come il Guardiano se l’aspettava. Ma la Vittima, una bambina, doveva essere il prezzo degno per la Violazione dell’Innocenza.
La lista delle Rubriche, richiesta per il Cerimoniale Parallelo, si concentrava soprattutto sugli elementi che non dovevano effettuarsi a Roma. La Cappella Satellite di Leo doveva avere i seguenti oggetti: un set di Fiale contenenti Terra, Aria, Fuoco e Acqua. Il Contenitore di Ossa. I Pilastri Rossi e Neri. Lo Scudo.
Il problema della sincronia della Cerimonie tra le due Cappelle era familiare a Leo. I fascicoli in carta stampata, irreligiosamente chiamati Messali, sarebbero stati preparati per i Partecipanti di entrambe le Cappelle e, come di consueto, sarebbero stati redatti in impeccabile latino.
Il Messaggero Cerimoniale avrebbe avuto un collegamento telefonico in modo che i Partecipanti potessero prender parte alla Cerimonia, al momento opportuno.
Durante l’Evento, il battito del cuore di ciascun Partecipante doveva essere in perfetta sintonia per generare Odio e non amore.
La gratificazione del Dolore e la Consumazione dovevano essere raggiunti sotto il controllo di Leo, nella Cappella Satellite.
L’Autorizzazione, le Istruzioni e la Prova, ovvero i momenti culminanti dell’Evento, sarebbero stati diretti invece dal Guardiano, in Vaticano. Infine, se ognuno avesse fatto tutto il necessario nel rispetto della Legge, il Principe avrebbe finalmente Consumato la sua Vendetta più Antica, sconfiggendo il Debole.

L’Evento dell’Intronizzazione avrebbe creato una perfetta copertura, senza alcun intoppo, per nascondere il Principe all’interno della Chiesa ufficiale della Cittadella Romana. Intronizzato nelle Tenebre, il Principe sarebbe stato in grado di alimentare quella stessa oscurità come non mai. Amici e nemici sarebbero stati colpiti allo stesso modo. L’Oscurità della volontà sarebbe diventata così profonda da oscurare anche l’oggettività ufficiale dell’esistenza della Cittadella: la costante adorazione del Senza Nome. In tempo e alla fine, la Capra avrebbe espulso l’Agnello e sarebbe entrata in Possesso della Cittadella.
Il Vescovo Leo era fuori di sé dall’emozione. «L’incompiuto si sarebbe compiuto. Questo sarà l’apice della mia carriera, l’evento culminante del XX secolo!».

Era notte. Il Guardiano e alcuni Accoliti lavoravano in silenzio per preparare il tutto nella Cappella Madre di San Paolo. Un semicerchio di inginocchiatoi rivolto verso l’Altare. Sull’Altare vi erano cinque candelieri con delle candele nere. Un Pentagramma d’argento era posto sul Tabernacolo ed era coperto da un velo rosso sangue. Un Trono, simbolo del Principe Regnante, era stato posizionato alla sinistra dell’Altare. Le mura, con i fastosi affreschi rappresentanti gli eventi della vita di Gesù e degli apostoli, erano state ricoperte di tessuto nero ricamato d’oro con i simboli della storia del Principe.
Quando l’Ora era ormai vicina, i fedeli Servitori del Principe, in seno alla Cittadella, cominciarono ad arrivare. La Falange Romana. Tra loro, alcuni tra gli uomini più illustri che si potevano trovare nel Collegio, Gerarchia e burocrazia della Chiesa Cattolica Romana. Tra loro, inoltre, rappresentanti secolari della Falange, di pari importanza dei membri della Gerarchia.
Come, ad esempio, quell’uomo Prussiano che stava per entrare. Un primissimo campione della nuova razza umana, semmai ce ne fosse stata una. Non ancora quarantenne, era già un uomo importante in certi critici affari internazionali. La luce delle candele nere risplendeva sulle lenti degli occhiali con montatura in acciaio e sulla sua testa calva, come fosse stato scelto. Scelto come Delegato Internazionale e Straordinario Detentore del Potere per l’intronizzazione, il Prussiano stava portando una borsa di pelle contenente le Lettere di Autorizzazione e le Istruzioni all’Altare, prima di prendere posto nel semicerchio.
A circa trenta minuti dalla mezzanotte, tutti gli inginocchiatoi erano occupati dall’attuale raccolto di una Tradizione del Principe, che era stata piantata, nutrita e coltivata in seno alla Cittadella, nel corso di circa ottant’anni.

La Cappella Satellite, una grande sala che si trova nei sotterranei di una scuola parrocchiale, era stata allestita osservando tutti i dettami delle Regole.
Prima l’Altare, posizionato sul lato nord della Cappella. Sull’Altare, un grande Crocifisso con la testa rivolta a nord. Poco più avanti, il Pentagramma coperto da un velo rosso e ai lati due candele nere. Sopra, una Lampada del santuario rossa, accesa dalla Fiamma Rituale. Sul lato destro dell’Altare, una gabbia; dentro di essa, Flinnie, un cucciolo di sette settimane, sotto effetto di sedativo, per essere pronto al servizio del breve momento della sua utilità al Principe. Dietro l’Altare, ceri d’ebano in attesa di essere illuminati dalla Fiamma rituale.
Ora le mura sud. Su di una credenza, il Turibolo e il recipiente contenente pezzi di carbone e di incenso. Di fronte alla credenza, i Cuscini Rossi e Neri con sopra lo Scudo del Serpente e la Campanella dell’Eternità.
Ora le mura est. C’erano le Fiale contenenti Terra, Aria, Fuoco e Acqua che circondavano una seconda gabbia. Nella gabbia, una colomba, inconsapevole del suo destino, come simbolo non solo del Debole Senza Nome, ma anche dell’intera Trinità.
Il Leggio e il Libro pronti, di fronte alle mura ovest. Il semicerchio formato dagli inginocchiatoi rivolti a nord verso l’Altare. Vicino agli inginocchiatoi, gli Emblemi dell’Entrata: il Contenitore di Ossa sul lato ovest vicino alla porta; la Luna Crescente e la Stella a Cinque Punte con le Punte di Capra rivolte verso l’alto. Sopra ogni sedia, vi era una copia del Messale per l’uso dei Partecipanti.
I Partecipanti entrarono dalla porta. L’Arciprete e il Fratello Medico avevano già pronta la Vittima. Ancora una mezz’ora e il suo Messaggero Cerimoniale avrebbe cominciato a collegarsi telefonicamente con la Cappella Madre in Vaticano.

Vi erano requisiti differenti tra le due Cappelle sia per quanto riguarda l’allestimento sia per i Partecipanti.
Quelli della cappella di San Paolo, tutti uomini, indossavano vesti e fusciacche di rango ecclesiastico o impeccabili vestiti neri di rango secolare. Concentrati su un unico scopo, i loro occhi fissavano l’Altare e il Trono vuoto, sembravano veri fedeli e sembrava rappresentassero il clero più pio di Roma.
I Partecipanti americani nella Cappella Satellite erano sia uomini che donne, e, invece di sontuosi abiti, essi, una volta arrivati, si toglievano i loro abiti e indossavano l’abito rosso intero, senza cuciture e senza maniche, fino alle ginocchia, col collo a V e aperto davanti, prescritto per il Sacrificio dell’Intronizzazione. Una volta vestiti, i Partecipanti passavano di fronte al Contenitore di Ossa e, da lì, ne prendevano un mucchietto e poi prendevano posto in semicerchio sugli inginocchiatoi rivolti verso l’Altare. Dopo che il Contenitore di Ossa fu quasi vuoto e gli inginocchiatoi quasi riempiti, ebbe inizio il Frastuono Rituale, rompendo il silenzio. Allo sbattere incessante delle Ossa, ogni Partecipante iniziò a parlare, a se stesso, al Principe o a nessuno. Non parlavano in modo sommesso, ma in una cadenza rituale inquietante. Il crescente borbottio di preghiere e suppliche e il continuo sbattere delle Ossa svilupparono una sorta di calore controllato. Il suono divenne rabbioso, come in ascesa verso la violenza. Divenne un concerto controllato del caos. Un lamento all’unisono di Odio e Rivolta. Un preludio concentrato della celebrazione dell’Intronizzazione del Principe di questo Mondo in seno alla Cittadella del Debole.

Leo uscì dallo spogliatoio con passo cadenzato e con indosso le vesti rosso sangue. Per un istante, gli sembrò che tutto fosse finalmente pronto per l’occasione. Il suo Concelebrante, l’Arciprete pelato e occhialuto, già vestito, accese un cero nero come primo segnale che l’Evento stava per iniziare. Aveva poi riempito un ampio Calice d’oro con del vino rosso e l’aveva coperto con un fazzoletto d’oro. Sopra il fazzoletto mise un’enorme ostia bianca di pane azzimo.
Un terzo uomo, Fratello Medico, era seduto su una panca. Vestito come gli altri due Confratelli, teneva una bambina in grembo. Era sua figlia Agnes. Leo la guardava con soddisfazione perché sembrava calma e accondiscendente. Indossava un camice largo bianco che le arrivava alle ginocchia. E, come il suo cucciolo sull’Altare, fu leggermente sedata per adempiere al ruolo di Vittima sacrificale dei Misteri.

Consapevole del fatto che la Cappella Madre in Vaticano stava per essere collegata per iniziare il Cerimoniale, Leo fece un cenno col capo all’Arciprete, il quale si sedette vicino a Fratello Medico, prese la povera Agnes e la mise sul suo grembo.
Giunse l’Ora. Al rintocco della Campana dell’Eternità, tutti i Partecipanti nella Cappella di Leo si alzarono in piedi all’unisono. Messali alla mano, lo sbattere incessante delle Ossa di sottofondo, cominciarono a cantare a squarciagola la profanazione dell’Inno dell’Apostolo Paolo. «Maran Atha! Vieni, Signore! Vieni, Principe! Vieni! Vieni!».
Gli Accoliti, uomini e donne, ben preparati, si fecero strada dal vestibolo all’Altare. Dietro di loro, Fratello Medico che portava la Vittima all’Altare e la riponeva vicino al Crocifisso. Nell’ombra del Pentagramma velato, i capelli di Agnes che quasi toccavano la gabbia che conteneva il suo piccolo cagnolino. Dopo Medico, in ordine di rango, arrivò l’Arciprete che teneva il cero nero tra le mani e che prendeva posto alla sinistra dell’Altare. Per ultimo, il Vescovo Leo, che portava il Calice e l’Ostia, mentre cantava: «Falla diventare polvere!». Queste furono le ultime parole dell’antico canto sull’Altare, nella Cappella Satellite.

Il Messaggero Cerimoniale informò la sua Controparte Vaticana che le Invocazioni stavano per cominciare. Un silenzio improvviso avvolse la Cappella Americana. Il Vescovo Leo alzò solennemente il Crocifisso, che stava vicino al corpo di Agnes, lo capovolse contro la parte anteriore dell’Altare e, rivolto alla congregazione, alzò la sua mano sinistra invertendo i segni di benedizione: il dorso della mano verso i Partecipanti; il pollice e le due dita centrali contro il palmo; indice e mignolo alzati ad indicare le corna della Capra. «Invochiamo!».
In un’atmosfera di oscurità e fuoco, il Capo Celebrante, in ciascuna Cappella, intonò una serie di Invocazioni al Principe. I Partecipanti delle Cappelle rispondevano in coro.
Attento ad ogni dettaglio, il Vescovo Leo cominciò a guardare la Vittima. Anche se in uno stato semicosciente, Agnes ancora lottava. Ancora protestava. Ancora sentiva dolore. Ancora pregava con estrema tenacia. Leo rimase esterrefatto e pensò: «Che vittima perfetta. Così gradevole agli occhi del Principe». Senza fermarsi, Leo e il Guardiano proseguirono con le 14 Invocazioni, mentre i Gesti Convenienti che seguivano ogni Risposta divennero un teatro osceno di perversità.
Alla fine, il Vescovo Leo chiuse la prima parte del Cerimoniale con la Grande Invocazione: «Credo che il Principe di questo Mondo sarà Insediato questa notte nell’Antica Cittadella e, da lì, Egli creerà una Nuova Comunità».
La Risposta venne immediatamente dopo con voce tonante: «E il Suo Nome sarà la “Chiesa Universale dell’Uomo”».
Era il momento per il Vescovo Leo di prendere Agnes nelle sue braccia e di portarla all’Altare. Era il momento per l’Arciprete di alzare il Calice con la mano destra e la grande Ostia con la sinistra. Era il momento per Leo di condurre la Preghiera dell’Offertorio, attendendo dopo ciascuna Domanda Rituale la risposta dei Partecipanti, presa dai loro Messali.
Leo mise Agnes sull’Altare e premette l’indice della sua mano sinistra fino a quando il sangue iniziò a gocciolare dalla piccola ferita.
Trafitta dal freddo e dal crescere della nausea, Agnes si sentì sollevare dall’Altare, ma senza essere in grado di concentrare il suo sguardo. Sobbalzò all’improvvisa puntura sulla mano sinistra. Riuscì a capire solo alcune parole: “Vittima … Agnes … nata tre volte … Rahab Jericho …”.
Leo premette l’indice sul sangue di Agnes, lo mostrò ai Partecipanti perché vedessero, e cominciarono i Canti dell’Offertorio.
«Questo sangue della nostra Vittima è stato versato. Perché il nostro servizio al Principe possa essere completo. Perché Egli possa regnare supremo nella Casa di Giacobbe. Nella Nuova Terra dell’Eletto».
Ora era il turno dell’Arciprete. Calice e Ostia ancora alzati, egli diede la Risposta Rituale dell’Offertorio.
«Ti porto con me, Vittima Pura. Ti porto nel Profano nord. Ti porto al Cospetto del Principe».
L’Arciprete mise l’Ostia sul petto di Agnes e tenne il Calice con il vino sul suo inguine. Con vicini a sé l’Arciprete e l’Accolito Medico, il Vescovo Leo si mise a guardare il Messaggero Cerimoniale. Una volta rassicurato che il Guardiano dal volto di pietra e la sua Falange Romana erano in perfetta sincronia, egli e i suoi celebranti iniziarono a intonare la Preghiera della Supplica.
«Ti chiediamo, nostro Signore Lucifero, Principe dell’Oscurità, Raccoglitore di tutte le nostre Vittime, di accettare la nostra offerta, sulla Commissione di tanti Peccati».
Poi, in perfetta sintonia, il Vescovo e l’Arciprete pronunciarono le parole più sacre della Messa latina. Quando alzarono l’Ostia, recitarono le seguenti parole: «HOC EST ENIM CORPUS MEUM”. Quando alzarono il Calice: «HIC EST ENIM CALIX SANGUINIS MEI, NOVI ET AETERNI TESTAMENTI, MYSTERIUM FIDEI QUI PRO VOBIS ET PRO MULTIS EFFUNDETUR IN REMISSIONEM PECCATORUM. HAEC QUOTIESCUMQUE FECERITIS IN MEI MEMORIAM FACIETIS».
Immediatamente, i Partecipanti riposero rinnovando il Frastuono Rituale; un diluvio di confusione, una babele di parole e sbattere di Ossa, con gesti sparsi di ogni genere, mentre il Vescovo mangiava un piccolo frammento di Ostia e prendeva un piccolo sorso dal Calice.
Al segnale di Leo – ancora il Segno della benedizione invertita – il Frastuono Rituale si trasformò in un caos più ordinato nel momento in cui i Partecipanti cominciarono ubbidientemente a formare delle file. Passando accanto all’Altare per ricevere la Comunione – un pezzo d’Ostia e un sorso dal Calice – essi avevano anche l’opportunità di guardare Agnes. Poi, ansiosi di non perdere nemmeno un istante della Violazione Rituale della Vittima, essi tornarono velocemente ai loro posti e guardarono il Vescovo con ammirazione, quando questi concentrò tutta la sua attenzione sulla bambina.

Agnes provò con tutte le sue forze a liberarsi quando il Vescovo le si avvicinò. Anche in quel momento, Agnes girò il capo come per cercare aiuto, in quel posto spietato. Infatti, non c’era un barlume di speranza per lei. C’era l’Arciprete che aspettava il suo turno per compiere il sacrilegio. Suo padre era lì ad aspettare. C’era il fuoco che proveniva dai ceri neri che rifletteva il rosso nei loro occhi. Il fuoco stesso bruciava in quegli occhi. Dentro i loro occhi. Fuoco che sarebbe rimasto acceso anche dopo che lo spegnimento delle candele. Un Fuoco che sarebbe bruciato per sempre…

Leo si rizzò all’Altare, il suo volto coperto di sudore ed eccitato, il suo momento supremo di trionfo personale. Un cenno del capo al Messaggero Cerimoniale al telefono. Un momento di pausa. Un cenno del capo di risposta: Roma era pronta.
«Dal potere conferitomi come Celebrante Parallelo del Sacrificio e come Esecutore Parallelo dell’Intronizzazione, io guido tutti i Partecipanti qui e di Roma ad invocarTi, Principe di tutte le Creature! Nel nome di tutti i qui presenti nella Cappella e di tutti i Fratelli della Cappella di Roma, Ti invoco, o Principe!».

La seconda Preghiera di Investitura la condusse stavolta l’Arciprete. E disse: «Vieni, prendi possesso della Casa del Nemico. Entra nel palazzo che è stato preparato per Te. Discendi tra i Tuoi Fedeli Servitori, che hanno preparato il Tuo letto, che hanno eretto il Tuo Altare e lo hanno benedetto con infamia».

Era giusto e adeguato che il Vescovo Leo offrisse l’Ultima Preghiera d’Investitura della Cappella Satellite: «Nel rispetto delle Istruzioni Sacrosante della Vetta della Montagna, nel nome di tutti i Confratelli, ora Ti adoro, Principe delle Tenebre. Con la Stola di tutte le Empietà, io ora pongo nelle Tue mani la Triplice Corona di Pietro, secondo la adamantina volontà di Lucifero, cosicché Tu possa regnare qui, cosicché ci possa essere un’unica Chiesa, una Chiesa Universale, una Vasta e Potente Congregazione fatta di Uomini e Donne, di animali e piante, cosicché il nostro Cosmo possa essere di nuovo uno, immenso e libero».
Dopo queste ultime preghiere e dopo l’ultimo gesto di Leo, tutti si sedettero. Il Rito passò alla Cappella Madre di Roma.
L’Intronizzazione del Principe in seno alla Cittadella del Debole era ormai quasi terminata. Rimanevano ancora la Legge di Autorizzazione, la Legge delle Istruzioni e la Prova. Il Guardiano guardò dall’Altare il Delegato Internazionale Prussiano che aveva portato la Borsa di pelle con le Lettere di Autorizzazione e le Istruzioni. Tutti cominciarono a guardarlo quando egli lasciò il suo posto e si diresse verso l’Altare. Prese la borsa in mano, rimosse le carte e lesse la Legge di Autorizzazione con un forte accento:
«Come voluto dagli Anziani Sacrosanti e dall’Assemblea, istituisco, autorizzo e riconosco questa Cappella da ora in avanti come la Cappella Interna, presa, posseduta e appropriata da Lui, Colui il quale abbiamo insediato Signore e Comandante del nostro destino umano. Chiunque, attraverso questa Cappella Interna, sarà designato e scelto come successore finale dell’Ufficio Papale, dovrà giurare lui stesso e tutti coloro che egli comanderà di essere il volonteroso strumento e collaboratore dei Fondatori della “Casa dell’Uomo sulla Terra” e su tutto il Cosmo dell’Uomo. Dovrà trasformare l’antica Ostilità in Amicizia, Tolleranza e Assimilazione, perché queste saranno applicate ai modelli di nascita, educazione, lavoro, economia, commercio, industria, apprendimento, cultura, modi di vita e dare la vita, morte e come affrontare la morte. Così sarà modellata la “Nuova Era dell’Uomo”».

Il successivo ordine dei Rituali, la Legge delle Istruzioni, era una promessa solenne di tradimento con la quale ciascun chierico, presente nella Cappella di San Paolo, Cardinale, Vescovo o Monsignore che fosse, avrebbe dissacrato intenzionalmente e deliberatamente il Sacramento dell’Ordine Sacerdotale con cui gli erano stati conferiti grazie e potere.
Il Delegato Internazionale alzò la mano sinistra. «Voi tutti, avendo udito questa autorizzazione, ora giurate solennemente di accettarla intenzionalmente, inequivocabilmente, immediatamente e senza alcuna riserva?».
«Lo giuriamo!».
«Voi tutti giurate solennemente che la vostra amministrazione sarà volta a soddisfare il volere della “Chiesa Universale dell’Uomo?”».
«Lo giuriamo solennemente!».
«Voi tutti siete pronti a firmare questa volontà con il vostro stesso sangue, che Lucifero vi punisca se non siete stati fedeli a questa Promessa d’Impegno?».
«Siamo pronti e disposti!».
«Voi tutti accettate che, con tale Promessa, trasferirete la vostra Anima dall’Antico Nemico, il Debole Supremo, nelle mani dell’Onnipotente nostro Signore Lucifero?».
«Lo accettiamo!».
Poi fu il momento del Rito Finale, la Prova.
Con i due documenti posti sull’Altare, il Delegato porse la sua mano sinistra al Guardiano. Con uno spillo d’oro, il Guardiano punse il pollice sinistro del Delegato e fece imprimere l’impronta del dito insanguinato sul nome del Delegato scritto sulla Legge di Autorizzazione.
Subito dopo, fu il turno di tutti gli altri Partecipanti del Vaticano. Quando tutti i membri della Falange ebbero soddisfatto quest’ultima richiesta Rituale, una piccola campana d’argento suonò nella Cappella di San Paolo.

Nella Cappella Americana, la Campanella dell’Eternità suonò tre volte. Din! Don! Dan!
In ordine di rango i Partecipanti iniziarono ad uscire: prima, gli Accoliti; poi, Fratello Medico, con Agnes tra le braccia; alla fine, l’Arciprete e il Vescovo Leo che continuavano a cantare, mentre si stavano ritirando in sagrestia.
I membri della Falange Romana uscirono dalla Corte di San Damaso, all’alba della festa dei SS. Pietro e Paolo. Alcuni dei Cardinali e alcuni Vescovi ricambiarono i saluti delle rispettose guardie di sicurezza con un distratto segno di croce di benedizione sacerdotale tracciato in aria, mentre entrarono nelle loro limousine. Dopo poco, le mura della Cappella di San Paolo brillarono di luce, come sempre, con i meravigliosi affreschi e dipinti di Cristo e dell’Apostolo Paolo, il cui nome è stato preso dall’ultimo discendente di Pietro».

***

Perché Paolo VI scelse proprio la data del 29 giugno 1972 per fare il Suo discorso sul “fumo di Satana che è entrato nella Chiesa”? Perché i festeggiamenti del 15° anno di Pontificato di Paolo VI si tennero il 29 giugno 1978? Perché non scegliere la data della Sua incoronazione invece che quella dell’intronizzazione di Lucifero?

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Il Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, così descrive l’importanza della Cappella Paolina come “cuore” della Cristianità: «In un certo senso, la Cappella Paolina, più ancora della Sistina, è il luogo identitario della Chiesa cattolica e quando sull’Altare viene esposto il Santissimo Sacramento, il ruolo del Papa, custode del Corpus Christi, nella legittimità della sequela Apostolica e nella fedeltà dell’ortodossia, vi è perfettamente significato».

Nell’estate di due anni fa, la stampa riportava:
«Il 30 giugno 2009 viene presentata alla stampa la Cappella Paolina restaurata nel cuore del Palazzo Vaticano. Da molti anni chiusa e inutilizzata, sebbene presenti due affreschi di grandissima importanza artistica, dipinti da Michelangelo. Anche l’altare è stato tolto e ricollocato.
La Cappella Paolina è anche il luogo dove si riuniscono i Cardinali all’inizio di un conclave, prima di spostarsi nella Cappella Sistina, per i giuramenti solenni e l’inizio delle procedure previste.
Proprio su questo luogo grandioso, ma sconosciuto ai più, proprio sul fatto che l’altare fosse stato tolto e ricollocato erano circolate varie ipotesi, tra cui quella che l’intera Cappella fosse stata riconsacrata, con un lungo rito, da Benedetto XVI».
A leggere queste righe, si rimane perplessi al pensiero che la Capella “cuore” della Cristianità, il “luogo identitario della Chiesa cattolica”, la “Cappella dove risiede il ruolo del Papa come custode del Corpus Christi”, il “Luogo dove si riuniscono i Cardinali all’inizio di un conclave” fosse “da molti anni inutilizzata”.
La voce, poi, che la Cappella fosse stata riconsacrata da Benedetto XVI “fosse solo una delle ipotesi che circolavano” con la scoperta che i ceri, il Crocifisso e l’immagine della Madonna fossero stati rimossi, non fanno altro che rafforzare l’idea che i “misteri vaticani” stanno perdendo il loro alone di “mistero”, lasciando intravedere una realtà agghiacciante che si sta affermando e confermando sempre più celermente e pesantemente sulla depravazione di un Clero che oltrepassa la corruzione del corpo e dell’anima per perdersi nella corruzione dello spirito!

Nel suo libro “Windswept house”, l’autore gesuita ed esorcista, Malachi Martin, alle pagine 492-493, scrive:
«Improvvisamente, divenne indiscutibile che ora, durante questo papato (di Giovanni Paolo II), l’organizzazione della Chiesa Cattolica Romana portava dentro di sè una permanente presenza di chierici che praticavano il culto di Satana e lo apprezzavano; di Vescovi e Preti che si sodomizzavano a vicenda e sodomizzavano bambini; di suore che praticavano i “Riti Neri” della Wicca e che vivevano in relazioni lesbiche... Ogni giorno, inclusa la domenica e i giorni santi, atti di eresia e blasfemia erano commessi e permessi ai sacri Altari da uomini che un tempo erano chiamati preti. Atti e riti sacrileghi non solo erano effettuati dinanzi ai sacri Altari, ma avevano la connivenza, o almeno il tacito permesso, di alcuni Cardinali, Arcivescovi e Vescovi... Il loro numero totale era minoritario – qualcosa come dall’uno al dieci percento dei consacrati. Ma di questa minoranza, molti occupavano sorprendentemente alte posizioni o ranghi... I fatti gravi e inquietanti erano principalmente due: i sistematici legami organizzativi – la rete, in altre parole – che era stata stabilita fra alcuni gruppi di chierici omosessuali e congreghe di satanisti, e la disordinata potenza ed influenza di questa rete».

Nell’anno 2006, negli Stati Uniti fu dato alle stampe il libro della famosa ricercatrice americana, dott.ssa Randy Engel, intitolato: “The Rite of Sodomy - Homosexuality and the Roman Catholic Church”. Più che un libro, è un’enciclopedia dell’orrore che, con 1.282 pagine, 4.523 note e più di 350 libri di bibliografia, descrive, anche nei dettagli più scabrosi, il mondo di corruzione e perversione sessuale di una parte del clero cattolico americano che sembra aver raggiunto limiti inimmaginabili.
Dopo aver illustrato, nelle due prime Sezioni, la prospettiva storica e l’omosessualità maschile, individuale e collettiva, le Sezioni III e IV del libro hanno rispettivamente i titoli: “La Chiesa americana e la Rivoluzione omosessuale” e “L’omosessualizzazione della Chiesa americana”.
Il libro termina con la Sezione V: “Il Vaticano e i pezzi finali del puzzle” che esordisce dicendo: «Nessun cambiamento significativo nella dottrina o nella disciplina della Chiesa può aver luogo senza la volontà di un Papa!».
Anche la Massoneria conosce bene questa regola; infatti, sin dai tempi del Nubius, Capo dell’Alta Vendita e cioè Capo del satanico Ordine degli Illuminati di Baviera, ha stilato un piano di distruzione dall’interno della Chiesa Cattolica, che prevedeva una Rivoluzione che doveva partire dall’alto. Tutti i loro sforzi, infatti, erano tesi a far eleggere un Papa che fosse uno di loro!
Tale Papa fu Paolo VI. Il Papa che cambiò la Chiesa!
Anche Padre Gabriele Amorth, esorcista ufficiale della Diocesi di Roma, è al corrente dell’esistenza di sètte sataniche, tra il Clero, a Roma. In un estratto delle sue “Memorie” si legge:

– Satanisti in Vaticano?
«Sì, anche in Vaticano ci sono membri di sètte sataniche».
E chi vi è coinvolto? Si tratta di preti o di semplici laici?
«Ci sono Preti, Monsignori e anche Cardinali!».
Mi perdoni, don Gabriele, ma Lei come lo sa?
«Lo so dalle persone che me l’hanno potuto riferire perché hanno avuto modo di saperlo direttamente. Ed è una cosa “confessata” più volte dal Demonio stesso sotto obbedienza, durante gli esorcismi».
Il Papa ne è informato?
«Certo che ne è stato informato! Ma fa quello che può. È una cosa agghiacciante. Tenga presente poi che Benedetto XVI è un Papa tedesco, viene da una nazione decisamente avversa a queste cose. In Germania, infatti, praticamente non ci sono esorcisti, eppure il Papa ci crede: ho avuto occasione di parlare con lui tre volte, quando ancora era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Altroché se ci crede!..».
­– Allora è vero quello che diceva Paolo VI: che il “fumo di Satana” è entrato nella chiesa?
«È vero, purtroppo, perché anche nella Chiesa ci sono adepti alle sètte sataniche. Questo particolare del “fumo di Satana” lo riferì Paolo VI il 29 giugno 1972. Certo, ha rotto il ghiaccio, sollevando un velo di silenzio e censura che durava da troppo tempo, però non ha avuto conseguenze pratiche. Ci voleva uno come me, che non valeva niente, per spargere l’allarme, per ottenere conseguenze pratiche».

Quindi, come affermato da padre Amorth, Benedetto XVI è al corrente del fatto che, in Vaticano, ci sono Cardinali, Vescovi e Preti che sono membri di sètte sataniche, “ma fa quello che può”!
Ma anche Paolo VI sapeva che il “fumo di Satana” era entrato nella Chiesa, e per dirlo, scelse proprio lo stesso giorno, 29 giugno, in cui furono celebrate le due Messe nere per intronizzare Satana in Vaticano! Sebbene “avesse sollevato un velo di silenzio e censura che durava da troppo tempo”, ciò “però non ha avuto conseguenze pratiche”!
Si potrebbe pensare che, dopo l’invocazione a Lucifero del ex Vescovo di Charleston, mons. John Joyce Russell: «... Con la Stola di tutte le Empietà, io ora pongo nelle Tue mani la Triplice Corona di Pietro, secondo la adamantina volontà di Lucifero, cosicché Tu possa regnare qui...», e dopo la deposizione della Tiara da parte di Paolo VI, il 23 novembre 1964, e ancora dopo l’eliminazione della Tiara dal simbolo Apostolico, da parte di Benedetto XVI, questi due Papi non potessero che rassegnarsi a “parlare senza avere conseguenze pratiche” e a “fare quello che si può”, perché, eliminando la Tiara, Essi hanno espresso la loro volontà di non voler più governare la Chiesa!
E perché, allora, la decisione di deporre la Tiara e di eliminarla dallo Stemma della Santa Sede?
È stata una scelta personale oppure imposta da qualcuno?
Una risposta precisa la troviamo nelle parole del Delegato Internazionale Prussiano quando, al termine della Messa nera celebrata nella Cappella Paolina, lesse la Legge di Autorizzazione: «... Chiunque, attraverso questa Cappella Interna, sarà designato e scelto come successore finale dell’Ufficio Papale, dovrà giurare lui stesso e tutti coloro che egli comanderà di essere il volonteroso strumento e collaboratore dei Fondatori della “Casa dell’Uomo sulla Terra” e su tutto il Cosmo dell’Uomo...». Poco prima, aveva detto che questa Cappella Interna era stata «presa, posseduta e appropriata da Lui, Colui il quale abbiamo insediato Signore e Comandante del nostro destino umano (Lucifero)».
Fanno ormai parte della storia i seguenti fatti:

la decisione di eleggere Papa il card. Roncalli fu presa dalla Massoneria;
l’elezione a Papa del card. Montini fu dovuta all’intervento di alcuni membri dell’Alta Massoneria ebraica dei B’nai B’rith;
la scelta del card. Karrol Wojtyla come successore sul soglio pontificio fu fatta da Zbigniev Brzezinski, capo dei B’nai Brith in Polonia, e il suo grande elettore, in conclave, fu il massone card. Köenig.
che fosse la Massoneria a eleggere il Pontefice lo prova anche la lettera del card. Baggio, scritta al Gran Maestro della Massoneria italiana, subito dopo la morte di Paolo VI, nella quale gli offriva i suoi servigi, ricordandogli, però, la sua promessa di farlo Papa.

Fa anche parte della storia tutta la documentazione pubblicata e mai smentita che prova l’appartenenza alla Massoneria di Roncalli, Montini, Baggio come pure i Prelati che Montini pose nei posti chiave del Vaticano e della Chiesa nel mondo.
Quindi, non si può affermare che questi Papi, poveretti, “fanno quello che possono” e “parlano ma senza conseguenze pratiche”, perché, invece, questi Papi sapevano e sanno chi comanda in Vaticano, a chi devono realmente obbedire, chi li ha realmente eletti e in quale Cappella è stata presa questa decisione!
Ci si potrebbe porre la domanda se Paolo VI abbia realmente partecipato alla Messa nera officiata nella Cappella Paolina, in quel lontano 29 giugno 1963, ma questa sarebbe solo una curiosità d’importanza secondaria.
Quando sappiamo che l’opera di demolizione della Chiesa cattolica – come ben sapeva mons. John Joyce Russell – non era quella di «uccidere l’organizzazione Cattolico-Romana, ma di trasformarla in qualcosa di veramente utile, rendendola omogenea e assimilabile ad un grande ordine mondiale che si fosse occupato esclusivamente di questioni umane con obiettivi prettamente umanistici», e questo con la creazione di una “Casa dell’Uomo sulla Terra”, una “Nuova Era dell’Uomo” ed una “Chiesa Universale dell’Uomo”, ci dobbiamo chiedere se è più importante prestare un giuramento al Delegato Internazionale Prussiano oppure, per tutto un Pontificato durato quindici anni, mettere in atto la sostanza e il contenuto di questi diabolici giuramenti.
Si legga il capitolo “La Sua nuova Religione” del libro di don Luigi Villa, “Paolo VI beato?” per scoprire come Paolo VI ha inventato un cristianesimo nuovo schiodato dalla Croce; ha sostituito il “Culto di Dio” col “Culto dell’Uomo”, il primato del soprannaturale col primato del naturale e del temporale, il primato della “Legge di Dio” col primato della “coscienza”, il primato del “Regno di Dio” e della “vita eterna” col primato del “mondo”, della “Pace” e del “paradiso in terra”!
Un cristianesimo che considera Cristo come un “liberatore” non dal peccato ma dalla sofferenza e dall’asservimento; un Vangelo confuso con la “Carta dei Diritti dell’uomo” e messo al servizio della “giustizia sociale”, i “Diritti di Dio” aboliti a profitto dell’esaltazione dei “Diritti” e dei “gusti” dell’uomo; l’evangelizzazione del soprannaturale “docete” ridotta a un “dialogo” che poggia solo sui mezzi umani e non mira alla conversione.
Un cristianesimo che, idolatrando l’uomo, ha fatto proclamare la “Libertà Religiosa” come diritto fondamentale e assoluto dell’uomo ed ha promosso un falso amore per l’uomo sul quale Paolo VI ha fondato la Sua “religione dell’Uomo”:

«L’uomo moderno non arriverà, un giorno (...) a tendere l’orecchio alla voce meravigliosa dello Spirito che palpita in essa? Non sarà la religione del domani?».

«L’umanesimo laico e profano è apparso, infine, nella sua terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione di Dio che S’è fatto uomo si è incontrata con la religione dell’uomo che si è fatto Dio ... Noi più di chiunque altro, NOI ABBIAMO IL CULTO DELL’UOMO!».

«Tutte queste ricchezze dottrinali (del Concilio) non mirano che a una cosa: servire l’uomo».

«Il Nostro Umanesimo diventa Cristianesimo e il Nostro Cristianesimo diventa teocentrico, tanto che possiamo ugualmente affermare: per conoscere Dio, bisogna conoscere l’uomo»!

«L’uomo ci si rivela gigante. Ci si rivela divino. Ci si rivela divino non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino. Onore all’uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita»! «Onore all’uomo; onore al pensiero! Onore alla scienza! ... Onore all’uomo, Re della Terra ed ora anche Principe del cielo!».

Ma nella Sacra Scrittura sta scritto: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e fa suo braccio la carne e il cui cuore rifugge dal Signore»!

Quello che è importante chiedersi, invece, è il significato delle parole della Madonna di Fatima quando, nel Suo Terzo Segreto, pronunciò questa frase: «Satana effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa!».
La Madonna non si riferiva al fatto che Satana sarebbe stato intronizzato nella Cappella Paolina, o nel “cuore” della Chiesa, perché la “sommità della Chiesa” non è un luogo o una Cappella, ma è una sola persona: il Papa! E allora, cosa significa che “Satana si introdurrà fino al Papa”?
Poiché Satana, o Lucifero, è il “dio” della Massoneria, poiché la sua superbia lo spinge a sostituirsi in tutto a Gesù Cristo, e poiché la sommità della Chiesa è il Vicario di Cristo, la frase della Madonna non può significare altro che Satana riuscirà a fare del Papa il suo Vicario!
E come si può dimostrare questo?
L’Apocalisse afferma che l’Anticristo è formato dalle tre Bestie: il Drago, la prima Bestia salita dal mare, la seconda Bestia salita dalla terra che ha due corna simili a quelle di un agnello, ma che parla come un Drago.
La Massoneria, o meglio gli ebrei cabalisti, esprimono questa realtà con la loro Terza Trinità massonica, che è composta da: Lucifero, Imperatore del Mondo, Patriarca del Mondo.
Il Vicario di Satana quindi, è la Seconda Bestia salita dalla terra, detta dalla Massoneria: Patriarca del Mondo.
Poiché il compito di demolire la Chiesa con la sua trasformazione in un “grande ordine mondiale che si occupa solo di questioni umane con obiettivi umanistici” è il compito che il fondatore degli Illuminati di Baviera, Adam Weishaupt, ha affidato a se stesso e ai suoi successori, il Patriarca del Mondo, automaticamente, assume anche la carica di Capo dell’Ordine degli Illuminati, che viene chiamato: Supremo Pontefice della Massoneria Universale e anche Patriarca della Massoneria.

Se un Papa diventasse il Vicario di Lucifero, per la superbia di Lucifero e per l’obbligo dell’obbedienza che Lucifero impone ai suoi sudditi, è quasi una certezza che questa realtà sia impressa o rappresentata in un qualche modo occulto, anche se “impenetrabilmente nascosto” sotto la simbologia cabalistico-massonica.
Il monumento massonico a Paolo VI sul Sacro Monte di Varese è un esempio di questa regola, come pure lo è la Stella a 5 punte scolpita sul dorso della mano di Paolo VI, nella formella n. 12 della “Porta di bronzo” della Basilica di San Pietro.
Ma una rappresentazione del Vicario di Lucifero, Seconda Bestia dell’Apocalisse salita dalla terra, Patriarca del Mondo o Patriarca della Massoneria implica una simbologia specifica che non si possa confondere con qualsiasi altra idea.
Nella pagina precedente, è riportata la simbologia della Croce Templare con fiaccola di traverso, che definisce Paolo VI come Patriarca della Massoneria e Patriarca del Mondo.
A fianco, si è analizzata la strana firma di Paolo VI sul Suo ritratto ufficiale e i suoi significati di Guerra a Dio, Anticristo e Seconda Bestia dell’Apocalisse.

Rimane il punto fondamentale: come si fa a dimostrare che Paolo VI, pur avendo agito, durante tutto il Suo Pontificato, in piena conformità ai giuramenti diabolici fatti al Delegato Internazionale, al termine della Messa nera del 29 giugno 1963, fosse, a quel tempo o anche precedentemente, a conoscenza della figura cabalistica del Patriarca del Mondo e che, in un qualche modo, abbia manifestato l’intenzione di aspirare a tale posizione?
Nel 1943, morì Giuditta Alghisi, la madre di Paolo VI. Nel cimitero di Verolavecchia (Brescia) le venne posto un tombale, presente ancora oggi, senza alcun simbolo cristiano, ma con, alla base, un insieme di simboli massonici apparentemente confusi e indecifrabili.
Dopo diversi anni, don Luigi Villa scoprì questo strano tombale e lo riportò al Sant’Uffizio. In seguito, ricevette l’informazione dal card. Ottaviani e dal card. Palazzini che i simboli del tombale li aveva disegnati personalmente mons. Giovanni Battista Montini.

Nella pagina successiva, riportiamo la fotografia dei simboli che appaiono sulla base del tombale della madre. Lo studio su questi simboli ha portato alla scoperta della blasfema e satanica Triplice Trinità massonica!
Ora, che significato può avere l’imprimere sul tombale della propria madre questa terribile e satanica rappresentazione cabalistica, se non per focalizzarla sulla Terza Trinità e sull’unico ruolo che un Monsignore, un giorno divenuto Papa, avrebbe potuto ricoprire?
Il ruolo poteva essere uno solo: il Patriarca del Mondo!




DIDASCALIE

«Roma perderà la Fede
e diventerà la sede
dell’Anticristo!»

(Madonna de La Salette)



La Cappella Paolina in Vaticano, 1960. Sull’altare,
ci sono i ceri, il Crocifisso e l’immagine della Vergine.
Questo è il luogo che identifica la Chiesa Cattolica
e in, modo particolare, il ruolo del Papa
come “Custode” del “Corpus Christi”.

Mons. John Joyce Russell (1897-1993) Vescovo di Charleston (1950-1958) e poi di Richmond (1958-1973) fu accusato, insieme al card. Joseph Bernardin, da una donna dallo pseudonimo “Agnes”, di perversione sessuale nei suoi confronti, in un rito satanico, a Greenville nel 1957. Inoltre, la stessa donna li accusò di essere stata violentata, all’età di 11 anni, durante una cerimonia occulta, alla quale fu costretta a partecipare perché suo padre, membro della sètta che organizzò l’evento, l’aveva offerta al gruppo come “Vittima”.

Il card. Joseph Bernardin (1928-1996) dopo la sua ordinazione fu, per anni, segretario personale di mons. John Joyce Russell, Vescovo di Charleston. Bernardin, nominato da Paolo VI Arcivescovo di Cincinnati, divenne poi Segretario e Presidente della Conferenza Episcopale Americana e Arcivescovo di Chicago. Bernardin era omosessuale e fu accusato di violenza carnale da un certo Steven Cook il quale, senza ritirare le sue accuse, concluse la causa con un accordo che prevedeva un pagamento di milioni di dollari. Bernardin fu inoltre accusato, da una donna dallo pseudonimo “Agnes”, di perversione sessuale nei suoi confronti, quando era una bambina, nel 1957 a Greenville e di essere stata violentata da lui e da mons. John Joyce Russell, all’età di 11 anni, durante una cerimonia occulta, alla quale fu costretta a partecipare perché suo padre, membro della sètta che organizzò l’evento, l’aveva offerta al gruppo come “Vittima”.

La mano, con indice e mignolo alzati e il pollice nascosto sotto le due dita medie pressate contro il palmo, simboleggia il “dio con le corna”, e cioè il Dio-Pan degli gnostici, o il Baphomet, il “dio” della Massoneria. Il dorso di questa mano è il segno di saluto al Diavolo.

La mano, con indice e mignolo alzati e il pollice posto sopra le due dita medie pressate contro il palmo, è un segno di riconoscimento tra persone membri di società sataniche occulte. Il dorso di questa mano è il segno di saluto al Diavolo.

Il card. Jean-Marie Villot, Segretario di Stato di .. Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II fino alla morte avvenuta nel 1979.
Il card. Villot, massone della “Lista Pecorelli” con i dati: 6/8/166, 041/3, JEANNI, era figlio di genitori che appartenevano alla Loggia Rosa-Croce e lui stesso un Rosa-Croce.
Nel recente libro di G. Galeazzi e F. Pinotti, “Wojtyla segreto”, il card. Villot e mons. Marcinkus, sono indicati come gli esecutori materiali dell’assassinio di Giovanni Paolo I.
Malachi Martin, nel suo libro “Windswept house”, indica Jean-Marie Villot come uno dei partecipanti alla Messa nera officiata nella Cappella Paolina in Vaticano, il 29 giugno 1963.

Il card. Agostino Casaroli, massone della “Lista Pecorelli” coi dati: 28/9/1957, 41/076, CASA, fu Ministro degli Affari Esteri di Paolo VI e principale propugnatore ed esecutore della Sua Ostpolitik, che costò la vita a milioni di cattolici, che furono consegnati al Comunismo.
Dal 1979, il card. Casaroli fu segretario di Stato di Giovanni Paolo II.
Nel recente libro “Attentato al Papa”, l’Autore, il giudice Ferdinando Imposimato, afferma che il card. Casaroli era al corrente dell’attentato a Giovanni Paolo II, ma non fece nulla per impedirlo.
Malachi Martin, nel suo libro “Windswept house”, indica il card. Agostino Casaroli come uno dei partecipanti alla Messa nera officiata nella Cappella Paolina in Vaticano, il 29 giugno 1963.

La Cappella Paolina in Vaticano, 1978.
Conclave di Giovanni Paolo II. L’altare è spoglio,
manca il Crocifisso e l’immagine della Vergine è scomparsa.

La Cappella Paolina in Vaticano, 2009.
L’altare è staccato dal muro. Sono ricomparsi e ceri,
il Crocifisso e l’immagine della Vergine.

Copertina del libro: “The Rite of Sodomy”, della famosa e pluripremiata ricercatrice cattolica americana dott.ssa Randy Engel. Il libro, di 1282 pagine, fornisce i nomi e i dettagli di tutti i Cardinali, Vescovi e Preti che hanno avuto problemi con la giustizia americana, per il loro vizio impuro e contro natura

Padre Gabriele Amorth, esorcista ufficiale della Diocesi di Roma, nelle sue “Memorie”, afferma che in Vaticano ci sono Cardinali, Vescovi e Preti che appartengono a sètte sataniche, e le fonti sono persone che glielo hanno detto, perchè direttamente coinvolte, e dalle dichiarazioni del Demonio, durante gli esorcismi.

Sulla parte anteriore del Pallio di Paolo VI appaiono delle Croci Templari di color nero di cui una sormontata da una “fiaccola” che l’attraversa, in diagonale. Dai testi degli esperti di simbologia massonica, la Croce Templare assume i seguenti significati:

1. Culto del Fallo («La Croce Templare rivela l’idea Madre della Cabala: è il segno della quadruplice generazione che produsse i 4 mondi… è il Fallo, la forza generatrice che apre tutti i tesori della natura»);
2. Culto dell’Uomo («La Croce Templare esprime, nell’unità dei triangoli convergenti al centro, i significati di spiritualità divina e della sua immanenza nell’uomo»);
3. Culto di Lucifero («La Croce Templare cela il Tetragramma Sacro Ebraico con le lettere del Nome Divino JHWH» - e cioè del Dio-cabalistico Lucifero – n.d.r.).

Questi tre Culti sono i tre princìpi animatori delle tre serie di 11 gradi della Massoneria R.S.A.A. per ottenere la corruzione del corpo, dell’anima e dello spirito del massone.
Il massone Gorel Porciatti, attribuisce alla Croce Templare un altro significato interessante: «Mentre la Croce Latina corrisponde al cubo, simbolo della Terra sul piano sottostante, la Croce Templare corrisponde allo sviluppo della piramide, simbolo del Fuoco Universale sul piano sovrastante».
Per la sua caratteristica di simboleggiare il “vertice” e il “fuoco” che sovrasta la Terra, la “piramide” è stata presa come simbolo del satanico Ordine degli Illuminati di Baviera, il quale, infatti, è al vertice di tutte le Obbedienze massoniche.
Gli Illuminati, però, hanno anche un altro noto simbolo: la “fiaccola”, che è rappresentata in tanti dipinti, quadri, stampe che glorificano lo “spirito” e il “genio” della Rivoluzione Francese, e cioè l’Ordine degli Illuminati che fu la vera anima e il vero motore di questa Rivoluzione, e che porta ed offre la “fiaccola” all’uomo, per liberarlo da Dio e dalle catene della Sua Legge.
La “fiaccola”, inoltre, appare anche tra le corna del Baphomet, il dio panteistico della Massoneria.
Nella simbologia massonica, quando un simbolo è posto sopra un altro significa che il simbolo che sta sopra “trascende” quello sottostante, cioè “supera”, “oltrepassa”, “esiste al di fuori e a di sopra della realtà sottostante”!
Ordinando tutta questa simbologia, in senso gerarchico massonico, in campo spirituale, si ottiene la successione:

1. la Croce Latina, sul petto di Paolo VI, indica la Religione cattolica, per l’uso dei profani;
2. la Croce Templare, sul petto di Paolo VI, indica la Religione gnostico-massonica con i suoi tre Culti massonici, per l’uso dei massoni;
3. la Croce Templare, intesa come Piramide, indica la Dottrina Atea comunista degli Illuminati di Baviera;
4. la Fiaccola, sopra la Croce Templare, indica il Supremo Pontefice della Massoneria Universale o Patriarca del Mondo.

Il ritratto ufficiale di Paolo VI.
Sotto la fotografia,
appare la strana firma di Paolo VI.

Le tre strane lettere P, prese insieme, formano il numero 999. Poiché il numero 9 esprime il numero 18 (1 + 8 = 9). Inoltre, e il numero 18, è la somma di 6 + 6 + 6 = 18, che rimanda al Marchio della Bestia e al Numero dell’Anticristo 666. Pertanto, le tre lettere P, simboleggiano il numero 3 volte 666, che è la “firma” della Massoneria che esprime la dichiarazione di guerra a Dio!

Capovolgendo la firma di Paolo VI, i tre 9 diventano tre 6 = 666, che rappresentano il Marchio della Bestia e il Numero dell’Anticristo.

La firma di Paolo VI è costituita dalla parola “Paulus”, formata da 6 lettere; dalle lettere P e P. dai numeri romani V e I, dalla barra che sovrasta il numero romano VI e da un’altra barra curvilinea a fianco del numero romano VI. In totale, sono 6 simboli. Le lettere, numeri e segni della firma, quindi, totalizzano il numero 2 volte 6.
Quale significato dare a questi due 6?
Nell’Apocalisse di San Giovanni, è chiamata “la seconda bestia salita dalla terra che ha corna come un agnello”, cioè la seconda bestia dell’Anticristo, dopo il “Drago” e la “prima Bestia salita dal mare”.


LA BLASFEMA E SATANICA TRIPLICE TRINITÀ MASSONICA
sul tombale di Giuditta Alghisi, progettata da Paolo VI

L’asse della figura, che passa per il centro del foro della squadra che spicca in primo piano, è parallelo agli assi verticali delle due anfore, poste alle estremità della livella.
Significativi sono gli angoli dei principali oggetti rappresentati:

l’asse del cannocchiale (o cannone): 33° = Massoneria di RSAA;
l’asse del righello: 27° = 3 volte 9 = 3 volte 18 = 3 volte 666 = dichiarazione di guerra a Dio;
l’angolo dell’oggetto a forma di “V”, che appare sotto la squadra: 65° = 6 +5 = 11 = numero mistico della Cabala, ma anche: 6 e 5 = Stella a 6 punte e Stella a 5 punte;
i tre lati della squadra, rispettivamente, sono:
8° = Stella a 8 punte = Stella di Lucifero;
39° = 3 volte 13 = Lucifero trinitario;
54° = 6 volte 9 = 6 volte 18 = 108 = Occhio di Lucifero.

I significati degli angoli dell’oggetto a forma di “V” e dei tre lati della squadra, suggeriscono la presenza del segreto più gelosamente custodito dalla Massoneria: la Triplice Trinità massonica.

Consideriamo il cerchio tangente, esternamente, alle due anfore e passante per il punto A, estremità superiore del compasso. I due oggetti che non sono contenuti completamente in questo cerchio sono il cannocchiale (o cannone) e il righello. Ciò suggerisce una “intersezione”. Infatti, l’asse del cannocchiale e l’asse del righello intersecano il cerchio esterno nei punti di intersezione superiore degli assi delle due anfore col cerchio, mentre le intersezioni inferiori individuano altri due punti sul cerchio.
Aggiungendo a questi 4 punti di intersezione, i due punti di intersezione del cerchio con l’asse della figura, che passa per il centro del foro sulla squadra, si ottengono i 6 vertici di una Stella a 6 punte (linee nere).
Inscrivendo una Stella a 5 punte, nell’esagono centrale della Stella a 6 punte, si nota che i centri delle due Stelle non coincidono. Se si disegna un cerchio col raggio uguale alla distanza tra i due centri, si ottiene un cerchio che rappresenta l’Occhio di Lucifero. Questo cerchio ha lo stesso diametro dei due fori su squadra e righello.
Ora, congiungendo i due vertici inferiori della Stella a 5 punte col centro dell’Occhio di Lucifero, si ottiene la costruzione completa della blasfema e satanica Triplice Trinità massonica.
La Prima Trinità (il massone del 1° grado o Pietra grezza) è costituita dal triangolo con linea a tratto nera, che ha come vertice superiore il centro dell’Occhio di Lucifero.
La Seconda Trinità (il massone del 15° grado o Maestro, o Uomo-Dio o Pietra perfetta) è costituita dalla Stella a 5 punte, Stella a 6 punte e il Cerchio centrale, chiamato Spirito Santo.
La Terza Trinità, chiamata dai vertici della Massoneria Santissima e Indivisibile Trinità è costituita dal Triangolo rovesciato (linee gialle) della Stella a 5 punte e contenente, al centro, l’Occhio di Lucifero.
I lati di questo triangolo rappresentano: Lucifero (lato orizzontale), l’Imperatore del Mondo, il Patriarca del Mondo.
Questa Terza Trinità non è altro che l’Anticristo dell’Apocalisse, cioè l’insieme delle tre Bestie: il Drago (Lucifero), la prima Bestia salita dal mare (Imperatore del Mondo), la seconda bestia salita dalla terra (Patriarca del Mondo).
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