Il maggiore e singolo detentore di lingotti (ingot/bullion) rispetto a qualsiasi altra organizzazione nel corso dei trascorsi 1.000 anni è, ed è sempre stato, il Culto Romano che controlla la Chiesa Cattolica.
La Chiesa Cattolica Romana controlla approssimativamente 60.350 tonnellate d’oro, due volte la dimensione delle riserve ufficiali totali di oro di tutto il mondo, o approssimativamente il 30,2% di tutto l’oro mai estratto/prodotto. A prezzi correnti, è possibile stimare il valore di tali beni che costituiscono il più grande tesoro della storia dell’umanità in oltre 1.245 miliardi di dollari statunitensi ($).
Ai nostri giorni, la Chiesa Cattolica Romana è tornata a numeri che l’hanno condotta nuovamente ad una posizione dominante nel settore dell’oro di cui non si era testimoni dalla caduta del Sacro Romano Impero (intorno al 1100), fase in cui Essa controllava poco meno del 30% dell’oro complessivamente presente nel mondo.
Per la maggior parte dei trascorsi 1.000 anni, la Chiesa Cattolica ha assunto una posizione dominante che gli ha permesso di controllare i mercati dell’oro a livello mondiale, in relazione al fatto di aver posseduto oltre il 50% di tutto l’oro, ed in una posizione talmente dominante, a partire dal XIV secolo fino a giungere al XVII secolo, da controllare oltre il 60% di tutto l’oro mai estratto.
Tale tesoro nella sua totalità è stato suddiviso tra numerose riserve dichiarate ed altrettanto numerose riserve non dichiarate. Soltanto il 20% delle riserve d’oro totali è immagazzinato tramite ‘partiti terzi’ in riserve ufficiali, la maggiore riserva dichiarata è rappresentata dalla Federal Reserve Bank, seguita dalle riserve presenti in Italia, Svizzera, Germania e Francia. Le più importanti riserve private non dichiarate sono sconosciute, ma paiono essere collocate anche in paesi dell’Occidente e a quanto pare risulterebbero associabili alle più importanti riserve private delle più antiche banche private e società finanziarie d’Europa. Potrebbero inoltre esistere riserve private gestite direttamente dal Vaticano, seppure quest’ultima resti un’ipotesi poco probabile.
Mi nasce spontaneo un pensiero: con tutto l’oro che il Vaticano quindi l’Italia possiede, si riuscirebbe ad azzerare il deficit pubblico, e con gli avanzi si potrebbe sfamare intere nazoni bisognose, a cosa serve accumulare queste enormi quantità di oro?….nella parola di Dio in Luca 9 : 25 sta scritto: Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
Fonte
Chi volesse approfondire il tema dell'oro posseduto dal Vaticano e le sue ricchezze non può perdersi il libro "L'oro del Vaticano" di Claudio Rendina.
Descrizione del libro
Dai tesori inestimabili dei primi secoli fino alla fondazione dei grandi istituti bancari. Ricchezze nascoste, scandali e affari della Santa Sede.
Nel corso dei secoli, le proprietà della Santa Sede si sono accumulate fino a formare un vero e proprio tesoro. Ben lontani dallo spirito apostolico e dallo spirito di umiltà e povertà raccomandato da Cristo, i rappresentanti di Dio in terra hanno edificato una complessa amministrazione per preservare, accrescere e controllare immobili, opere d’arte, monumenti, ori e denari.
Vi sono le tombe faraoniche in marmo e oro di cardinali e papi, le decorazioni inestimabili di altari e volte, le collezioni di quadri, statue e preziosi esposte nei Musei Vaticani, nel Museo Lateranense e in altre collezioni della Santa Sede, i sigilli d’oro custoditi nell’Archivio Segreto e i tesori della Biblioteca.
C’è il denaro accumulato dallo Stato Pontificio dalle origini al 1870, e poi la fondazione degli istituti bancari dello IOR e dell’APSA e i capitali custoditi nelle Isole Cayman, un autentico Fort Knox fuori da ogni legge. Inoltre le prelature come l’Opus Dei, solo teoricamente autonome dalla Santa Sede, in realtà costituiscono una fonte ulteriore di ricchezza. Gli scandali, le rivelazioni e i sospetti su questo patrimonio immenso sono sotto gli occhi di tutti e alla ribalta delle cronache più recenti.
Forse è arrivato il momento di fare i conti in tasca al Vaticano.
«All’indomani dell’inchiesta sul cardinale Sepe, un libro di Claudio Rendina vuole far luce sugli affari (noti e no) del Vaticano. Tra conti offshore e canzoni.»
Vanity Fair
«È il primo censimento completo delle finanze, dei beni e degli scandali del regno dei Papi.»
L’Espresso
«All’indomani dell’inchiesta sul cardinale Sepe, un libro di Claudio Rendina vuole far luce sugli affari (noti e no) del Vaticano. Tra conti offshore e canzoni.»
Vanity Fair
«Rendina ricostruisce la complessa rete patrimoniale della Chiesa Cattolica fornendo un utile strumento di comprensione anche per le vicende che negli ultimi mesi hanno coinvolto diversi appartenenti alle gerarchie ecclesiastiche.»
Left
«Una lettura legata alla potenza, all’affare, ma anche al malaffare del Vaticano.»
Panorama
Hanno scritto di La santa casta della Chiesa:
«La scrittura di Rendina è chiara e vivace, capace di alternare sintesi storica, aneddoti e curiosità.»
Gian Antonio Stella, autore di La casta
«La storia vergognosa e nascosta dello Stato vaticano.»
Corrado Augias, Il Venerdì di Repubblica
«Claudio Rendina fa sembrare Dan Brown un principiante.»
Filippo Ceccarelli, la Repubblica
«Duemila anni di intrighi, delitti, lussuria, inganni e mercimonio.»
Corriere della Sera
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