I documenti riservati spediti dal segretario del consiglio della banca vaticana Carl Anderson e dal vicepresidente Hermann Schmitz. Poi la "perizia" del medico che gli si era seduto accanto a una festa di Natale: "Egocentrico e narcisista: evidenzia accidia sociale".
di Redazione - Il Fatto Quotidiano |Carl Anderson a Bertone: “Gotti abbandona le riunioni” (maggio 2012).
Sebbene abbia iniziato a prestare servizio come membro del Consiglio di Sovrintendenza solo di recente, da tempo sono consapevole dell’importanza dell’Istituto delle Opere Religiose rispetto alla missione della Chiesa Universale. Come membro del Consiglio, spero di poter fornire un punto di vista fresco e permeato dalla conoscenza del mondo finanziario degli Stati Uniti.
In qualità di presidente e amministratore delegato dei Cavalieri di Colombo, che è la più grande compagnia di assicurazioni cattolica e che si occupa di raccogliere donazioni e soddisfare esigenze filantropiche in tutto il mondo, conosco l’importanza dello Ior come strumento della volontà del Santo Padre.
Naturalmente lavoro a stretto contatto, quando ne vengo sollecitato, con la Segreteria di Stato per contribuire a realizzare le opere buone essenziali alla missione e alla reputazione della Chiesa. In questa luce, è stato con grande ansia e trepidazione che ho letto negli ultimi mesi le voci sull’Istituto, in particolare per quanto concerne l’interruzione dei rapporti bancari con istituzioni di grande rilievo quali la JP Morgan. Queste voci allarmano il mondo finanziario e il crescente scetticismo nei confronti dello Ior non è di aiuto, ma getta una luce negativa sull’opera del Santo Padre. Ciò che mi ha sconcertato e profondamente preoccupato in quanto membro del Consiglio, è la mancanza da parte dell’Istituto di una risposta all’altezza di queste affermazioni. E ora vengo alla parte triste della mia lettera. Sono giunto alla conclusione, dopo molte preghiere e riflessioni, che Gotti Tedeschi non sia in grado di guidare l’Istituto in tempi difficili come questi. Come ho avuto modo di dire ai miei colleghi del Consiglio, Gotti Tedeschi non ha saputo difendere l’Istituto con il necessario vigore e, non fosse che per questo, l’Istituto ne ha sofferto.
Dal mio punto di vista di membro del Consiglio, a prescindere dall’attuale situazione, è mancata da parte del presidente una direzione e una progettualità, le sue occasionali comunicazioni a me dirette sembrano incentrate non sulla vita dell’Istituto, ma sulle manovre politiche interne e sulla denigrazione degli altri. Accanto a questa sciagurata retorica, c’è stato un comportamento via via più stravagante caratterizzato dal non fornire informazioni complete al Consiglio e, a volte, dal disertare o dall’abbandonare le riunioni del Consiglio. Non ho fiducia in Gotti Tedeschi ed è con grande riluttanza che informo Sua Eminenza che sarebbe per me un enorme sacrificio continuare a servire in questo Consiglio con Gotti Tedeschi. Lasciando da parte il mio personale disagio, e’ mia opinioneprofessionaleedimembrodel Consiglio nei cui confronti ho un dovere fiduciario e indipendente, che la permanenza in qualsivoglia forma di Gotti Tedeschi in seno all’Istituto, con ogni probabilità danneggerebbe l’Istituto e influirebbe in maniera significativa sulla possibilità di realizzarla sua missione.
Le garantisco che in occasione della riunione del Consiglio di Sovrintendenza del 24 maggio 2012, voterò la mozione di sfiducia che il vicepresidente Ronaldo Schmitz presenterà nei confronti del presidente Gotti Tedeschi. Così facendo sono certo di appoggiare la corretta decisione di Sua Eminenza e il modo in cui ha condotto la vicenda. (…)
Lo psichiatra Lasalvia: “È egocentrico e narciso” (18 marzo 2012)
Per completezza del mio intervento professionale sullo stress lavoro (…) per la valutazione di rischio stress correlato e con la sensibilità comunitaria per tale questione Le scrivo di seguito alcune riflessioni; Le devo inoltre dire che ho scritto solo ora perché la delicatezza dell’argomento ha determinato in me l’esigenza di una lunga ed attenta riflessione.
In occasione di un convivio organizzato dalla Direzione per salutare i dipendenti Ior prima delle Sante festività natalizie, sono stato da Lei invitato ed ho avuto l’occasione di sedere accanto al Presidente Gotti Tedeschi fino a quel momento mai conosciuto. Mi ha sorpreso il distacco dall’oggetto di tale situazione, cioè il materiale umano che vivificava l’organico Ior, e lo scollamento con la direzione che invece partecipava come un buon padre di famiglia a una occasione di unione tra la sacralità del contesto e la profanità del lavoro che si svolge quotidianamente. Inoltre il Presidente ha monopolizzato completamente la mia attenzione celebrando la sua persona con a mio avviso inopportune osservazioni sia sulla moralità dei dipendenti sia sulle capacità del clero. Devo dire che tutto ciò mi ha reso sbigotto soprattutto in funzione delle mie aspettative condizionate anche dalla bella presentazione che elegantemente Lei, Direttore, anche indirettamente mi ha sempre fatto.
Per la professione che svolgo e per l’incarico affidatomi non potevo esimermi ad evidenziarLe una certa incongruenza tra i tratti di personalità emersi, anche se in un colloquio occasionale e non strutturato, ed il delicato ruolo di rappresentanza che il Dr. Gotti Tedeschi ricopre; nel merito si sono evidenziati tratti di egocentrismo, narcisismo ed un parziale scollamento dal piano di realtà assimilabile a una disfunzione psicopatologica nota come “accidia sociale”, termine mutuato dalla letteratura cristiana ma che ben interpreta alcuni modelli comportamentali patologici secondo le attuali cognizioni del cervello sociale. La mia osservazione si è resa opportuna poiché come obiettivo professionale ho il compito di diagnosi, prevenzione e terapia dello stress lavoro correlato e tale situazione rappresenta sia per il soggetto, che tra l’altro non si è sottoposto al protocollo, sia per la comunità lavorativa una fonte di stress; in aggiunta, in un ottica di “unione” in cui il modello cristiano della famiglia ne è il principale volano tale scollamento potrebbe ingenerare confusione e quindi malessere.
In conclusione tali osservazioni non vogliono rappresentare una diagnosi ma un punto di osservazione professionale di cui mi è sembrato corretto dare rilevanza in relazione all’incarico che sto svolgendo ed in sintonia con la mia Fede Cristiana, sia per la salute dell’Istituto che per la salute di ogni singolo costituente compreso il presidente.
Schmitz al Segretario di Stato: “Siamo in pericolo” (22 maggio 2012)
Le scrivo con il cuore colmo di pena. Faccio parte del Consiglio di Sovrintendenza delle Opere Religiose dal 2006. In questi sei anni di servizio ho assistito a meravigliosi progressi per ciò che concerne le Opere dell’Istituto e ho affiancato il direttore generale nel suo lavoro. Mi auguro di continuare a far parte del Consiglio nel prossimo futuro.
Tuttavia, come ho avuto modo di dire nella mia precedente corrispondenza, sono convinto che al momento l’Istituto si trovi in una situazione estremamente fragile e rischiosa. Le ho già in precedenza confidato con sincerità le mie preoccupazioni, ma ora ritengo che la situazione sia degenerata al punto di far temere un pericolo imminente.
Forse le mie parole potranno sembrare forti, ma le ho scelte con cura. Ho esaminato la posizione e la percezione dell’Istituto dalla prospettiva di chi opera nel campo della finanza internazionale da circa 45 anni e negli ultimi mesi ho raccolto con particolare attenzione fatti concernenti tanto il funzionamento quanto la rappresentanza dell’Istituto. È proprio in situazioni di pericolo come questa che una istituzione finanziaria deve avere una guida ferma e affidabile. A mio giudizio, il presidente dell’Istituto, Ettore Gotti Tedeschi, non ha le qualità necessarie per guidare l’Istituto. Inoltre ha aggravato la situazione con la sua inerzia e con la mancanza di lealtà nei confronti dei dipendenti e di trasparenza nei confronti del Consiglio. Di fatto nel momento in cui ci aspetta che un capo si faccia avanti e si metta al servizio, Gotti Tedeschi ha evitato o abbandonato gli incontri previsti dallo statuto del Consiglio semplicemente per non fare i conti con le questioni che vanno affrontate. Come Lei ben sa, in occasione della riunione del Consiglio dello Ior del 24 maggio prossimo è prevista la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del presidente Gotti Tedeschi.
La mozione fornirà i presupposti di fatto sulla base dei quali la maggioranza del Consiglio dovrebbe rimuovere Gotti Tedeschi dalla carica di presidente e da membro del Consiglio dello Ior. Mi aspetto con fiducia che Sua Eminenza ponga fine immediatamente al mandato del presidente Gotti. Non desidero continuare a prestare servizio in un Consiglio con Gotti Tedeschi. Pertanto nel caso in cui il presidente non fosse sollevato dall’incarico dopo un voto di sfiducia da parte del Consiglio, rassegnerò le dimissioni entro e non oltre la fine di maggio 2012. Onestamente mi auguro che la mia carriera nel campo del sistema bancario internazionale e l’aver fatto il mio dovere in seno all’Istituto, convincano Sua Eminenza che va interrotto immediatamente il rapporto con Gotti Tedeschi e che questo è il solo modo per tentare di dare nuovo slancio all’Istituto.
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