Una volontaria scrive:
Sono appena rientrata a Trento dall’Emilia. Avrei molto da scrivere. Sono andata di persona dove stanno montando il palco x il Papa, a Rovereto. Ho parlato di persona con la gente nella tendopoli lì attaccata. La digos voleva che si togliessero di lì da stasera fino a quando il Papa fosse ripartito. Motivazione: la Rai non voleva che si vedessero le tende nelle inquadrature, davano fastidio. I terr…emotati si sono ribellati, la Digos ha ceduto solo quando la gente ha minacciato di rendere pubblico quanto stava accadendo, facendolo girare in rete e chiamando altre televisioni e giornali. I terremotati erano incazzati neri, il Papa lì non lo vogliono! Non vogliono aggiungere casino al casino, vogliono essere lasciati ho pace x cercare di tornare alla normalità, se pur dentro una tenda!Ci sono aneddoti passati alla storia della tivù per quel che riguarda i rapporti fra la gente, la Rai e i programmi sul Papa. Famoso il caso di quell’operatore che disse al Papa di allora “se per favore non poteva cambiarsi d’abito. Sa, il bianco spara”. Vecchio aneddoto che fa capire quanto l’immagine valga più della realtà e che chi vive facendo quel lavoro sull’immagine. Oggi la questione è molto più complicata ma quel che viene raccontato dalla volontaria mette solo amarezza. Chi soffre viene trattato come se avesse solo bisogno di vedere il Papa far bella figura in tivù.
Le tendopoli danno fastidio. Le tende sono segno di problemi irrisolti, la Rai vuole evidentemente organizzare una trasmissione rassicurante “che dia speranza”, immagino. Come al solito l’improvvisazione non giova e non vengono tenuti in considerazioni gli umori, i sentimenti, il bisogno di rispetto che chi ha perso tutto o quasi nel terremoto merita. Si costruiscono a tavolino i programmi televisivi senza confrontarsi col territorio e con la gente del posto. Bel modo di fare.
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