“Banca Vaticana colpita da scandali finanziari… di nuovo“, così nel dicembre 2010 titolava il giornale inglese Independent,facendo una bella inchiesta su come l’istituto finanziario del Vaticano conduce i suoi affari. Affari, non sempre, degni di un’Opera Pia.
CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE E A DIO? - Questa non è una banca. Gli ATM (i bancomat) sono in latino, i sacerdoti utilizzano un ingresso privato, ed un ritratto a grandezza naturale di Papa Benedetto XVI è appeso al muro. L’Istituto per le Opere Religiose (il famigerato IOR) è una banca, ed è di nuovo sotto osservazione, tra accuse di riciclaggio di denaro sporco che hanno portato a settembre 2010 la polizia a sequestrare 23 milioni di Euro in attività del Vaticano. I critici sostengono che anche questo caso dimostra come la “Banca del Vaticano” non ha mai perso la sua propensione per la segretezza e per gli scandali. Il Vaticano sostiene il sequestro dei beni è un “malinteso” ed esprime ottimismo, “sarà tutto chiarito in fretta”. Ma i documenti del tribunale presentati da procuratori affermano che la Banca Vaticana deliberatamente violi le leggi anti-riciclaggio“, con lo scopo di nascondere “destinazione, proprietà e l’origine del capitale”.
I documenti, secondo gli investigatori rivelano “che il clero può avere intrattenuto rapporti per conto di uomini d’affari corrotti e con la mafia”. In particolare, emergono due operazioni poco chiare: una nel 2009 in cui è stato fatto uso di un nome falso e un altro nel 2010 in cui la Banca Vaticana ha ritirato 650.000 euro da un conto bancario italiano, ma ha ignorato le richieste della banca (italiana) di rivelare dove il denaro era diretto. Sembra di capire non nel Regno dei Cieli…
I RICCHI, IL CAMMELLO E LA CRUNA DELL’AGO… – ”Le nuove accuse di irregolarità finanziarie non potevavo arrivare in un momento peggiore per il Vaticano, già colpito dalle rivelazioni sui preti pedofili che ha regolarmente protetto”. L’indagine di corruzione ha anche dato una nuova speranza ai sopravvissuti dell’Olocausto che hanno cercato, finora senza successo, di citare in giudizio il Vaticano negli Stati Uniti, sostenendo che il bottino dei loro beni trafugato dai nazisti è stato conservato, in tutti questi anni, nella banca vaticana. Ma questo non è certamente il primo scandalo in cui si trova coinvolto lo IOR. “Nel 1986, un consulente finanziario del Vaticano è morto in carcere dopo aver bevuto caffè allungato col cianuro” (Michele Sindona). Un altro è stato trovato penzolante da una corda sotto il Blackfriars Bridge (Il Ponte dei Frati neri) di Londra nel 1982, le sue tasche erano piene di soldi e di pietre, il suo nome Roberto Calvi. Gli “incidenti” hanno offuscato la reputazione della banca ed hanno sollevato sospetti di legami con la mafia. Non solo, è lievitato di centinaia di milioni di dollari anche il costo sostenuto dal Vaticano negli scontri legali con le autorità italiane”.
GLI AFFARI DI DIO - Il 21 settembre 2010, la polizia ha sequestrato beni finanziari da un conto della Banca Vaticana presso la filiale di Roma del Credito Artigiano. Gli investigatori hanno detto che il Vaticano aveva omesso di fornire informazioni sull’origine o la destinazione dei fondi, come richiesto dalla legge italiana. La maggior parte del denaro, 20 milioni di euro, era destinata alla filiale di Francoforte dell’americana JP Morgan, in Germania, mentre il resto andava alla Banca del Fucino, una piccola banca italiana. I procuratori presumono che il Vaticano abbia ignorato deliberatamente i regolamentari che le banche estere sono tenute ad osservare, come quello di comunicare alle autorità finanziarie italiane, da dove il denaro proviene. Tutte le banche coinvolte del “giroconto” hanno rifiutato di commentare. In un altro caso, La Guardia di Finanza in Sicilia, alla fine di ottobre, ha scoperto un giro di riciclaggio di denaro su un conto dello IOR, utilizzato da un sacerdote a Roma, il cui zio è stato condannato per associazione mafiosa. “Le autorità sostengono che circa 250.000 euro, sono stati ottenuti illegalmente dal governo regionale della Sicilia per una società di piscicoltura”. Il giroconto avrebbe seguito il seguente percorso. I soldi sarebbero arrivati al sacerdote dal padre come una “donazione”, per poi essere rimandati in Sicilia dalla Banca del Vaticano utilizzando una serie di operazioni di home-banking per rendere difficile rintracciare tutto il “giro”. La banca del Vaticano sostiene che l’operazione è conforme alle norme internazionali. Tutta questa opacità sarebbe diretta conseguenza dello status speciale del Vaticano come Stato indipendente in Italia. Questa volta, gli investigatori sono stati in grado di muoversi contro la Banca Vaticana, perché la Banca d’Italia ha classificato lo IOR come un istituto finanziario estero che opera in Italia. Comunque, in uno degli scandali 1980, i pubblici ministeri non potettero arrestare l’allora capo della banca Paul Marcinkus, arcivescovo americano, “perché la più Alta corte d’Italia aveva dichiarato che aveva l’immunità”. Marcinkus, morto nel 2006, ha sempre proclamato la sua innocenza. Sembra che a lui si fosse ispirato per il ruolo dell’arcivescovo Gilday, Francis Ford Coppola per il suo Padrino parte III.
DAL FRUTTO SI CONOSCE L’ALBERO - Il Vaticano si è impegnato a rispettare le norme finanziarie dell’UE e a creare un’autorità di controllo. Gianluigi Nuzzi, autore di Vaticano Spa, un libro uscito nel 2009 che illustra i rapporti della banca, ha detto che è possibile che il Vaticano ne sia uscito pulito, ma non è ottimista. “Non mi fido di loro”, ha detto. “Dopo i grandi scandali passati, hanno detto ‘noi cambieremo’ e non lo hanno fatto. E ‘successo troppe volte.” La struttura e la cultura delle istituzioni è tale che i “potenti” titolari di conti possono esercitare una pressione sul management. Inoltre, alcuni loro manager sono semplicemente resistenti al cambiamento”. Sia fatta la volontà di Dio… denaro. Del resto, l’elenco dei titolari di un conto è segreto, anche se i funzionari della banca dicono che ci sono in tutto 40.000-45.000 correntisti tra le Congregazioni religiose, il clero, i funzionari del Vaticano e laici con connessioni in Vaticano. Il presidente della banca, Ettore Gotti Tedeschi, che è anche presidente delle attività italiane di Santander, è stato obbligato nel 2009 a portare la Banca Vaticana in linea con le normative italiane ed internazionali. Gotti Tedeschi ha esaltato i vantaggi di un sistema morale basato sulla finanziaria. “È andato a vendere la nuova immagine … non sapendo che dentro, le stesse cose di prima stanno ancora accadendo”, ha detto Nuzzi. “Hanno continuato a fare questi trasferimenti senza i nomi, non necessariamente in cattiva fede, ma per abitudine”. E tutti i salmi finirono in gloria. Amen.
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