Dal prossimo primo ottobre la competenza per le cause di dispensa del matrimonio rato e non consumato e di dichiarazione di nullità passa in via esclusiva al tribunale della Rota romana, mentre prima era della Congregazione per il culto divino.La novità, nell’aria da alcuni mesi, si realizza con il motu proprio di Benedetto XVI «Quaerit semper», della cui pubblicazione dà notizia sull’Osservatore romano il decano della Rota, mons. Antoni Stankiewicz. L’ Osservatore romano pubblica il testo del motu proprio sia in latino che in italiano.
Il documento pontificio porta la data del 30 agosto e stabilisce nel primo ottobre 2011 l’entrata in vigore delle nuove norme.
Mons. Stankiewicz definisce il passaggio di competenze una «innovazione normativa di portata storica», pur ricordando che «tale trasferimento poggia su precedenti di ordine storico-giuridico i quali attestano che le materie ora devolute alla Rota non sono certo aliene al contesto del Tribunale papale».
In particolare il vescovo ricorda che la Rota, fin dall’ epoca della sua restaurazione sotto Pio X, è stata considerata titolare della competenza a trattare delle materie in questione. E che già oggi il decano della Rota Romana è titolare, nelle cause di nullità matrimoniale trattate davanti alla Rota, della facoltà di aggiungere subordinatamente la questione de matrimonio rato et non consummato e di proporre al Sommo Pontefice la concessione della dispensa.
Il motu proprio dunque dispone nel primo articolo l’abrogazione degli articoli 67 e 68 della costituzione apostolica Pastor bonus, che attribuivano le competenze in materia di dispensa super rato e di nullità della sacra ordinazione alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. I procedimenti passano ad un ufficio appositamente costituito presso il Tribunale della Rota romana. Tale ufficio, come specifica l’art. 3 del motu proprio, è presieduto dal decano della Rota, coadiuvato da officiali, commissari deputati e consultori. L’ufficio, precisa il decano, ha natura e competenze amministrative.
«La Rota Romana - ha spiegato il decano - accoglie le competenze assegnatele dal Papa con filiale gratitudine per la fiducia manifestata verso il suo Tribunale e col conforto di una plurisecolare esperienza giuridica, a cui attingere nella trattazione di materie così rilevanti per la vita dei singoli e dell’intera comunità cristiana».
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